Alla scoperta di Emmanuel Lubezki
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Il diretto della fotografia é un ruolo a dir poco fondamentale tra tutte le figure che compongono una troupe cinematografica. Il suo lavoro condiziona in maniera incredibile l'impatto visivo che le immagini possono avere sullo spettatore. La scelta delle luci, i contrasti cromatici e altre variabili di questo tipo, sono alcuni degli elementi che si devono tenere in considerazione durante la lavorazione di un film. Il lavoro del direttore é sinergico con quello del regista, dello scenografo e dell'operatore di macchina. Insomma, una posizione delicata e importantissima.
In questo ruolo, andando a ritroso nel tempo, possiamo ricordare grandissimi direttori della fotografia (alcuni ancora in attività) come ad esempio Gregg Toland, John Alcott o il nostro bravissimo Vittorio Storano, tre volte vincitore di un Oscar.
Tra questi pilastri della fotografia cinematografica c'é anche Emmanuel Lubezki Morgenstern, tra gli addetti ai lavori chiamato più semplicemente “Chivo”. Nato a Città del Messico é il responsabile della fotografia di tantissimi film di registi messicani tra cui: Alfonso Arau, Alfonso Cuaron, Alejandro Gonzalez Inarritu. Nel suo palmares vanta collaborazioni con altri grandi registi dell'industria cinematografica americana come i fratelli Coen, Brest e Tim Burton.
Nella sua carriera, iniziata nel 1991 con Bandidos, Lubezki ha sempre cercato nuove sfide. Se andiamo a guardare la sua filmografia troviamo ad esempio Il Profumo del Mosto Selvatico con i suoi colori caldi ed avvolgenti, oppure Il Mistero di Sleepy Hollow che gioca moltissimo sui contrasti dell'oscurità. Film che hanno messo in luce la bravura di Lubezki nel sapere leggere in maniera piuttosto nitida quello che vuole la sceneggiatura, e offrendo spessissimo immagini in grado di far perdere il fiato e toccare il cuore. Pensate agli scorci di The New World - Il Nuovo Mondo o Gravity, due esempi chedimostrano perché Lubezki é uno dei migliori direttori della fotografia attualmente in circolazione…se non il migliore.
Con The Revenant - Redivivo, il direttore della fotografia messicano é arrivato alla sua ottava nomination all'Oscar, la terza consecutiva. Inoltre, se dovesse vincere anche quest'anno la statuetta più ambita del cinema, potrebbe entrare a far parte di un club prestigiosissimo, essendo il primo direttore della fotografia a vincere tre Oscar consecutivi: nel 2014 per Gravity, nel 2015 per Birdman e quest'anno per Revenant.
Un premio che tra l'altro sembra essere sempre più vicino visto che lo scorso 10 gennaio, Revenant ha fatto incetta di premi durante i Golden Globes, trasformandolo di conseguenza nel front runner di quest'anno alla cerimonia degli Academy Awards insieme a Mad Max. Un premio che al di là di ogni ragionevole dubbio, sarebbe comunque estremamente meritato.
Come abbiamo detto nella nostra recensione, la fotografia di Lubezki si erge come elemento fondamentale all'interno dell'economia della pellicola. Lui e Inarritu hanno sposato una causa affascinante ma allo stesso tempo estremamente complessa da realizzare: girare tutto il film con luce naturale e all'aperto, nella natura selvaggia. Questa scelta ha comportato enormi difficoltà per Lubezki che doveva costantemente adattare l'immagine alla luce del momento in cui si stava girando.
Il risultato però é stato qualcosa di sontuoso, immenso e coinvolgente come pochi altri film hanno saputo fare. In più di una occasione la regia ci regala scorci in grado di trasmetterci la natura selvaggia di quei luoghi, con immagini nitide, dettagliate ed estremamente pulite, tanto da sembrare quasi un documentario. Non bisogna inoltre dimenticare che a lavorare con lui c'era un certo Inarritu, che con i suoi piani sequenza ha reso ancora più complesso il compito del direttore della fotografia. Se con Birman si é lavorato principalmente su un fotografia quasi teatrale (essendo ambientato quasi tutto all'interno di un teatro) con Revenant é stato quasi impossibile scegliere “a tavolino” quello che si voleva.
Sinceramente, nonostante l'ottima concorrenza nella sua categoria, sarà davvero difficile non premiare quest'anno uno come Lubezki. Il lavoro svolto é di un impatto devastante e le difficoltà che tutta la troupe ha dovuto superare per la realizzazione di questo film, verranno con moltissima probabilità premiate dalla Academy.
Una (probabile) vittoria che oltre ad elevare nell'Olimpo di Hollywood Lubezki, e sarebbe un ulteriore segnale dell'ormai sempre più crescente potere di un movimento messicano che sta lentamente conquistando Hollywood. Infatti, se pensiamo a questi ultimi anni, la scuola messicana é stata prese sempre più in considerazione dalla Academy, e i lavori come quelli di Emmanuel Lubezki sono li a testimoniare il motivo di tutto questo interesse.
Una fotografia chiamata dettaglio
In questo ruolo, andando a ritroso nel tempo, possiamo ricordare grandissimi direttori della fotografia (alcuni ancora in attività) come ad esempio Gregg Toland, John Alcott o il nostro bravissimo Vittorio Storano, tre volte vincitore di un Oscar.
Tra questi pilastri della fotografia cinematografica c'é anche Emmanuel Lubezki Morgenstern, tra gli addetti ai lavori chiamato più semplicemente “Chivo”. Nato a Città del Messico é il responsabile della fotografia di tantissimi film di registi messicani tra cui: Alfonso Arau, Alfonso Cuaron, Alejandro Gonzalez Inarritu. Nel suo palmares vanta collaborazioni con altri grandi registi dell'industria cinematografica americana come i fratelli Coen, Brest e Tim Burton.
Nella sua carriera, iniziata nel 1991 con Bandidos, Lubezki ha sempre cercato nuove sfide. Se andiamo a guardare la sua filmografia troviamo ad esempio Il Profumo del Mosto Selvatico con i suoi colori caldi ed avvolgenti, oppure Il Mistero di Sleepy Hollow che gioca moltissimo sui contrasti dell'oscurità. Film che hanno messo in luce la bravura di Lubezki nel sapere leggere in maniera piuttosto nitida quello che vuole la sceneggiatura, e offrendo spessissimo immagini in grado di far perdere il fiato e toccare il cuore. Pensate agli scorci di The New World - Il Nuovo Mondo o Gravity, due esempi chedimostrano perché Lubezki é uno dei migliori direttori della fotografia attualmente in circolazione…se non il migliore.
Con The Revenant - Redivivo, il direttore della fotografia messicano é arrivato alla sua ottava nomination all'Oscar, la terza consecutiva. Inoltre, se dovesse vincere anche quest'anno la statuetta più ambita del cinema, potrebbe entrare a far parte di un club prestigiosissimo, essendo il primo direttore della fotografia a vincere tre Oscar consecutivi: nel 2014 per Gravity, nel 2015 per Birdman e quest'anno per Revenant.
Un premio che tra l'altro sembra essere sempre più vicino visto che lo scorso 10 gennaio, Revenant ha fatto incetta di premi durante i Golden Globes, trasformandolo di conseguenza nel front runner di quest'anno alla cerimonia degli Academy Awards insieme a Mad Max. Un premio che al di là di ogni ragionevole dubbio, sarebbe comunque estremamente meritato.
Come abbiamo detto nella nostra recensione, la fotografia di Lubezki si erge come elemento fondamentale all'interno dell'economia della pellicola. Lui e Inarritu hanno sposato una causa affascinante ma allo stesso tempo estremamente complessa da realizzare: girare tutto il film con luce naturale e all'aperto, nella natura selvaggia. Questa scelta ha comportato enormi difficoltà per Lubezki che doveva costantemente adattare l'immagine alla luce del momento in cui si stava girando.
Il risultato però é stato qualcosa di sontuoso, immenso e coinvolgente come pochi altri film hanno saputo fare. In più di una occasione la regia ci regala scorci in grado di trasmetterci la natura selvaggia di quei luoghi, con immagini nitide, dettagliate ed estremamente pulite, tanto da sembrare quasi un documentario. Non bisogna inoltre dimenticare che a lavorare con lui c'era un certo Inarritu, che con i suoi piani sequenza ha reso ancora più complesso il compito del direttore della fotografia. Se con Birman si é lavorato principalmente su un fotografia quasi teatrale (essendo ambientato quasi tutto all'interno di un teatro) con Revenant é stato quasi impossibile scegliere “a tavolino” quello che si voleva.
Sinceramente, nonostante l'ottima concorrenza nella sua categoria, sarà davvero difficile non premiare quest'anno uno come Lubezki. Il lavoro svolto é di un impatto devastante e le difficoltà che tutta la troupe ha dovuto superare per la realizzazione di questo film, verranno con moltissima probabilità premiate dalla Academy.
Una (probabile) vittoria che oltre ad elevare nell'Olimpo di Hollywood Lubezki, e sarebbe un ulteriore segnale dell'ormai sempre più crescente potere di un movimento messicano che sta lentamente conquistando Hollywood. Infatti, se pensiamo a questi ultimi anni, la scuola messicana é stata prese sempre più in considerazione dalla Academy, e i lavori come quelli di Emmanuel Lubezki sono li a testimoniare il motivo di tutto questo interesse.