Revenant - Redivivo

di Roberto Vicario
In occasione dell'uscita in DVD e Blu Ray di Revenant, vi proponiamo un'interessante intervista a Domhnall Gleeson, uno dei protagonisti principali della pellicola. Gleeson é un attore, regista e sceneggiatore di origini irlandesi. Nonostante abbia solamente 33 anni, Gleeson può già vantare diverse partecipazioni all'interno di film molto importanti. Lo ricorderete infatti in film come Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 e 2, piuttosto che nel recente Brooklyn diretto da John Crowley, o nel bellissimo Ex Machina di Alex Garland. Il suo nome però é entrato di diritto nel cuore degli appassionati dell'universo di Guerre Stellari. E' sua infatti l'interpretazione del Generale Hux all'interno di Star Wars Episodio VII: Il Risveglio della Forza.

Molto intenso e importante é stato però il ruolo che ha recitato nei panni del Captain Andrew Henry In The Revenant di Alejandro Inarritu. Ruolo che a messo ha dura prova la sua forza fisica e mentale. Come raccontato in questa intervista.



E' stata veramente dura. Inarritu voleva a tutti i costi far percepire il freddo ed il dolore al pubblico, e vi assicuro che girare é stato veramente difficile.

Lo stesso Inaritturu aveva avvertito il cast di queste difficoltà, lui compreso.

Alejandro ci aveva detto che sarebbe stato difficile, ma un conto é sentirselo dire, un altro é svegliarsi alle 4 del mattino per fare 2 ore di strada per arrivare in un punto non precisato, raggiunto da pochissime persone prima. Siamo stati in posti molto lontani dai sentieri battuti, e molto differenti da location in cui i responsabili di set ti dicono “ehi, quella é la stanza del catering”. Detto questo però, nonostante le difficoltà, é stato davvero incredibile! un modo di fare cinema che non esiste più probabilmente, ma allo stesso tempo qualcosa di nuovo e diverso dal solito.

In situazioni così estreme l'importanza del regista acquista ancora più valore e come racconta proprio Gleeson, il ruolo di Inarritu é stato a dir poco fondamentale.

Fortunatamente eravamo un gruppo di persone simpatiche, e lo stesso Alejandro lo é moltissimo. Ha una bellissima risata, oltre ad essere parecchio irriverente. Non é uno di quei commedianti che si prende troppo sul serio e anche nelle interviste non ride mai, e uno di quelli che riesce a girare con il sorriso film incredibilmente tristi e drammatici. Anche Leo (DiCaprio) e Tom (Hardy) sono stati molti simpatici. Questo ci ha aiutato parecchio. Lavorare con attori di questo calibro e bravura ci ha permesso di recitare al top, ed il gruppo é stato davvero incredibile.



Superato lo scoglio delle difficoltà di recitazione e direzione all'interno di questi luoghi naturali così impervi, é stato chiesto a a Gleeson se era in grado di tracciare una comparazione tra DiCaprio e Hardy.

Certo che posso. Sono due persone molto differenti che lavorano molto bene insieme. Tom é sempre costantemente sul filo della tensione, vive tutto in maniera molto intensa, si vede che é il suo ambiente, ma allo stesso riesce ad essere anche molto divertente. Leo é più Zen ma condivide la stessa intensità e la stesa passione di Tom nel momento in cui viene chiamata l'azione. Ognuno di noi, me compreso, ha i propri processi recitativi ma Alejandro ci ha messo nelle condizioni di lavorare tutti in maniera perfetta. Sono due grandissimi attori, ed ero costantemente affascinato da quello che accadeva sul set con loro.

L'intervista vira poi su domande più personali, che riguardano il rapporto con l'arte e il padre, e se si ricorda quando ha capito che questo era quello che voleva fare.

Mi ricordo di una volta, finito uno spettacolo, mi portò nel suo camerino quando tutti se ne erano andati. Mi mostro il suo kit del trucco e mi dipinse un livido sul volto per mostarmi cosa voleva dire recitare una parte, perché la sua prevedeva un livido. Tornai a casa e dissi a mia madre che ero caduto dalle scale. Ripensando a quello che avevo visto sul palco, trovavo veramente affascinante quel lavoro che andava oltre la realtà. Tuttavia da piccolo non volevo fare l'attore. Quella passione arrivò dopo.

A quel punto gli viene chiesto quando, esattamente, ha pensato che fare l'attore poteva diventare la sua professione.

Un giorno volevo fare il veterinario, l'altro ancora l'architetto. Non ho mai avuto le idee molto chiare. Non sono mai stato uno di quei ragazzi che sapevano già da piccoli cosa volevano, e provavo in tutti i modi a realizzarlo. Verso la fine della scuola secondaria, intorno ai 17 anni, quando devi davvero iniziare a pensare cosa fare al college, decisi di fare scrittura e regia, perché era quello che mi piaceva fare. Poi lessi un script e mi fece venire voglia di diventare attore…

Infine é giusto tirare le somme di un anno, il 2015, che ha visto Gleeson lavorare ad un sacco di progetti molto interessanti.

E' stato davvero un anno fantastico. E' iniziato con Unbroken per poi continuare con Ex Machina e poi la tripletta Brooklyn, The Revenant e Star Wars. Senza contare che nel mezzo di The Revenant ho recitato una parte con mio padre e mio fratello in un teatro a Dublino durante la pausa Natalizia, é stata una cosa che ho sempre desiderato fare e di cui vado orgoglioso. E' davvero difficile arrivare alla fine di un anno e dire, sono davvero orgoglioso di tutto quello che ho fatto, e devo ammettere di essere stato particolarmente fortunato.

L'intervista si chiude con una domanda molto particolare, ovvero le differenze che a trovato nel recitare in film che The Revenant e Star Wars. Due stili completamente differenti…

Diciamo che sul set di Star Wars ero più al caldo (ride) ma l'obiettivo era assolutamente lo stesso: girare e fare del buon cinema. Sono cose che percepisci, ci sono giorni in cui cerchi solo di portare a casa la scena e questa cosa vi assicuro che non é mai capitata in nessun dei due film.