Unbroken
Siamo riusciti ad incontrare Maddalena Ischiale e Vincenzo Amato, due degli attori appartenenti al cast nella pellicola “Unbroken” diretta da Angelina Jolie, che ci hanno dichiarato, in una riservata roundtable, alcuni particolari della loro esperienza lavorativa insieme all'esordiente regista.
Partiamo da Maddalena Ischiale, che nel film interpreta la madre di Louis Zamperini:
- Come ti sei trovata coinvolta all'interno del progetto?
“Direi che la vicenda più interessante riguarda il provino. La storia é molto atipica, soprattutto per i canoni di Hollywood, praticamente stavano facendo il casting per la parte della madre nel film e cercavano una persona che parlasse molto bene l'italiano. Inoltre doveva essere molto passionale, insomma una playful beauty, una bellezza divertente.
Dopo un po' di ore a riflettere, ho deciso di chiamare per cercare di ottenere la parte, visto che la storia descritta nel film era proprio il tipo di materiale che amo, una storia che non riesce a passare inosservata.
Un solo provino e non é servito più che mi vedessero. Sono stata emozionata da subito, Angie mi ha scelto perché ha visto in me la persona perfetta per interpretare il ruolo. Ricevere un complimento del genere da una persona come lei é sicuramente una cosa molto emozionante..”
vimager2
- Qual'é stata la scena più difficile del film?
“Paradossalmente é stata la scena finale, che però noi abbiamo girato all'inizio. Strano vero? Avevo immaginato di poter fare un percorso organico, e quindi colmare tutta l'esperienza vissuta cronologicamente in un unico atto finale, ma quando ci siamo trovati al momento di dover fare questo passo inverso ho avuto paura di non essere all'altezza. Fortunatamente, invece, tutte le capacità erano lì e dovevo solo concentrarmi per tirarle fuori..”
- Com'é Angelina Jolie sul set?
“Una persona molto attenta ai particolari. Lei sceglieva tutto, dai colori dei vestiti ad ogni minimo particolare. Ho dovuto indossare delle lenti a contatto per uguagliare il colore degli occhi della madre di Zamperini, perché Angie voleva essere fedele ad ogni piccolo espediente. Comunque lavorare con lei é stato semplice perché, se sei lì sul set, é lei che ti ha scelto, quindi da quel momento in poi hai la libertà di fare la scena autonomamente. una donna molto amorevole e materna..”
- Sei riuscita a portare un contributo italiano alla pellicola? Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?
“E' stato difficile portare un personaggio italiano sul grande schermo, soprattutto perché in quel di Hollywood non hai grossi esempi veramente italiani, ma piuttosto delle parti che presentano un po' la parte negativa del nostro paese. Il gangster insomma, tanto per farla breve. Io mi sono impegnata, invece, per far venir fuori una di quelle madri vecchio stampo che il resto del mondo ci invidia, e spero di esserci riuscita. Per quanto riguarda la mia ispirazione, mi sono ispirata a mia nonna, soprattutto per alcune scene che ritraggono la madre di Zamperini alle prese con le faccende di casa..é stato divertente perché molti dei miei amici, dopo aver visto la pellicola, non mi riconoscevano nemmeno!”
- Qual'é secondo te il messaggio del film?
“Beh, il messaggio é molto diverso a seconda dello spettatore che va a vedere il film in sala. Secondo me sottolinea l'importanza di lottare, di non demordere fino all'ultimo. Zamperini aveva una grossa passione per la vita, ha imparato ad andare sullo skateboard ad 80 anni pensate un po'. Era veramente un grand'uomo..”
- If you can take it, you can make it, cosa ne pensi?
“Se resisti ce la fai, ma hai bisogno dell'ispirazione giusta. Per Zamperini era la sua famiglia..
- E per lei?
“Le mie nipotine!”
Abbiamo poi cambiato tavolo per parlare con Vincenzo Amato
- Come ti sei trovato a lavorare insieme ad Angelina Jolie sul set?
“Una volta che la conosci, lei si fa chiamare Angie. Quando siamo arrivati la prima volta sul set, ci siamo messi in un angolo ad aspettare che lei si liberasse per incontrarla e parlare con lei del progetto. E' stato divertente, abbiamo parlato di cinema e lei mi ha detto che era appassionata del cinema francese, inoltre aveva visto tutti i film di Crialese. Poi mi ha invitato a vedere tutte le scene che aveva girato, mi é sembrata una persona che trasmette molta serenità.”
- Come ti sei avvicinato al mondo del cinema?
“Io vivo da vent'anni a New York, mi ci sono trasferito perché io faccio lo scultore e lavoro con il ferro. Lì ho conosciuto Emanuele Crialese che mi ha fatto avvicinare a questo mondo visto che era il mio vicino di casa e faceva la scuola di cinema. Poi mi propose di lavorare al suo primo film, insegnandomi a recitare.
Ancora oggi non capisco come faccio a recitare. Non ho studiato, ed il metodo di lavoro impostato non funziona con me, che sono un italiano molto pratico. Se penso alla tecnica, mi blocco. Anche ad una scuola di recitazione mi hanno proprio detto semplicemente “non é cosa tua!” quindi continuo a recitare come mi sento, e sembra che la cosa vada bene.”
- Cosa ne pensi del progetto, e del personaggio in generale? Lei ha conosciuto il padre?
“Una cosa che mi ha colpito molto é stata proprio la storia. Jack O'Connell mi é sembrato molto preparato nel recitare il ruolo del protagonista, mentre per quanto riguarda il vero Louis Zamperini, ho letto che molte delle sue vicissitudini é riuscite a superarle grazie agli schiaffi che prendeva da piccolo dal padre. Era stato forgiato mentalmente proprio, quindi era stato rafforzato quasi fino ai limiti. Angie però mi ha guidato in modo di tirar fuori la parte come si deve, senza uscire fuori come un semplice padre violento. Per quanto riguarda me, personalmente, sono contrario agli schiaffi”
- Qual'é stata per lei la scena più difficile?
“Io penso che le scene più difficili sono quelle in realtà più facili. Mi spiego meglio. Penso che una scena difficile da esporre sia più una dove ci troviamo fissi a guardare il vuoto piuttosto che una dove dobbiamo interagire con qualcuno o qualcosa. Quando ti trovi a fissare la camera senza nulla davanti devi fidarti molto della tua mimica facciale, ti trovi un po' lì imbambolato a dire speriamo che non viene fuori una faccia da cretino..
La magia del cinema é fantastica perché basta pensare una cosa, per farla sembrare reale”
- Ed altri lavori?
“Ho lavorato a molte serie televisive come guest star, noti molta differenza soprattutto sui dialoghi e sulla sceneggiatura. Si può dire che spendono molti più soldi proprio per gli sceneggiatori, al fine di portare un prodotto attraente sul palinsesto del piccolo schermo.
Nel cinema americano vengo considerato un attore etnico. Siamo un po' indietro nel cinema a dispetto della realtà, considerando che il loro presidente é un afro americano e molti ministri sono addirittura giapponesi. Nel mondo del cinema, invece, il protagonista quest'oggi risulta sempre il biondino, come diceva il buon Troisi, quindi vediamo attori come Matt Damon a fare da primalista.
Oggi un attore come Cary Grant non riscuoterebbe il successo che merita, e non lo si vedrebbe così valorizzato com'era ai tempi del cinema in bianco e nero”
Partiamo da Maddalena Ischiale, che nel film interpreta la madre di Louis Zamperini:
- Come ti sei trovata coinvolta all'interno del progetto?
“Direi che la vicenda più interessante riguarda il provino. La storia é molto atipica, soprattutto per i canoni di Hollywood, praticamente stavano facendo il casting per la parte della madre nel film e cercavano una persona che parlasse molto bene l'italiano. Inoltre doveva essere molto passionale, insomma una playful beauty, una bellezza divertente.
Dopo un po' di ore a riflettere, ho deciso di chiamare per cercare di ottenere la parte, visto che la storia descritta nel film era proprio il tipo di materiale che amo, una storia che non riesce a passare inosservata.
Un solo provino e non é servito più che mi vedessero. Sono stata emozionata da subito, Angie mi ha scelto perché ha visto in me la persona perfetta per interpretare il ruolo. Ricevere un complimento del genere da una persona come lei é sicuramente una cosa molto emozionante..”
vimager2
- Qual'é stata la scena più difficile del film?
“Paradossalmente é stata la scena finale, che però noi abbiamo girato all'inizio. Strano vero? Avevo immaginato di poter fare un percorso organico, e quindi colmare tutta l'esperienza vissuta cronologicamente in un unico atto finale, ma quando ci siamo trovati al momento di dover fare questo passo inverso ho avuto paura di non essere all'altezza. Fortunatamente, invece, tutte le capacità erano lì e dovevo solo concentrarmi per tirarle fuori..”
- Com'é Angelina Jolie sul set?
“Una persona molto attenta ai particolari. Lei sceglieva tutto, dai colori dei vestiti ad ogni minimo particolare. Ho dovuto indossare delle lenti a contatto per uguagliare il colore degli occhi della madre di Zamperini, perché Angie voleva essere fedele ad ogni piccolo espediente. Comunque lavorare con lei é stato semplice perché, se sei lì sul set, é lei che ti ha scelto, quindi da quel momento in poi hai la libertà di fare la scena autonomamente. una donna molto amorevole e materna..”
- Sei riuscita a portare un contributo italiano alla pellicola? Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?
“E' stato difficile portare un personaggio italiano sul grande schermo, soprattutto perché in quel di Hollywood non hai grossi esempi veramente italiani, ma piuttosto delle parti che presentano un po' la parte negativa del nostro paese. Il gangster insomma, tanto per farla breve. Io mi sono impegnata, invece, per far venir fuori una di quelle madri vecchio stampo che il resto del mondo ci invidia, e spero di esserci riuscita. Per quanto riguarda la mia ispirazione, mi sono ispirata a mia nonna, soprattutto per alcune scene che ritraggono la madre di Zamperini alle prese con le faccende di casa..é stato divertente perché molti dei miei amici, dopo aver visto la pellicola, non mi riconoscevano nemmeno!”
- Qual'é secondo te il messaggio del film?
“Beh, il messaggio é molto diverso a seconda dello spettatore che va a vedere il film in sala. Secondo me sottolinea l'importanza di lottare, di non demordere fino all'ultimo. Zamperini aveva una grossa passione per la vita, ha imparato ad andare sullo skateboard ad 80 anni pensate un po'. Era veramente un grand'uomo..”
- If you can take it, you can make it, cosa ne pensi?
“Se resisti ce la fai, ma hai bisogno dell'ispirazione giusta. Per Zamperini era la sua famiglia..
- E per lei?
“Le mie nipotine!”
Abbiamo poi cambiato tavolo per parlare con Vincenzo Amato
- Come ti sei trovato a lavorare insieme ad Angelina Jolie sul set?
“Una volta che la conosci, lei si fa chiamare Angie. Quando siamo arrivati la prima volta sul set, ci siamo messi in un angolo ad aspettare che lei si liberasse per incontrarla e parlare con lei del progetto. E' stato divertente, abbiamo parlato di cinema e lei mi ha detto che era appassionata del cinema francese, inoltre aveva visto tutti i film di Crialese. Poi mi ha invitato a vedere tutte le scene che aveva girato, mi é sembrata una persona che trasmette molta serenità.”
- Come ti sei avvicinato al mondo del cinema?
“Io vivo da vent'anni a New York, mi ci sono trasferito perché io faccio lo scultore e lavoro con il ferro. Lì ho conosciuto Emanuele Crialese che mi ha fatto avvicinare a questo mondo visto che era il mio vicino di casa e faceva la scuola di cinema. Poi mi propose di lavorare al suo primo film, insegnandomi a recitare.
Ancora oggi non capisco come faccio a recitare. Non ho studiato, ed il metodo di lavoro impostato non funziona con me, che sono un italiano molto pratico. Se penso alla tecnica, mi blocco. Anche ad una scuola di recitazione mi hanno proprio detto semplicemente “non é cosa tua!” quindi continuo a recitare come mi sento, e sembra che la cosa vada bene.”
- Cosa ne pensi del progetto, e del personaggio in generale? Lei ha conosciuto il padre?
“Una cosa che mi ha colpito molto é stata proprio la storia. Jack O'Connell mi é sembrato molto preparato nel recitare il ruolo del protagonista, mentre per quanto riguarda il vero Louis Zamperini, ho letto che molte delle sue vicissitudini é riuscite a superarle grazie agli schiaffi che prendeva da piccolo dal padre. Era stato forgiato mentalmente proprio, quindi era stato rafforzato quasi fino ai limiti. Angie però mi ha guidato in modo di tirar fuori la parte come si deve, senza uscire fuori come un semplice padre violento. Per quanto riguarda me, personalmente, sono contrario agli schiaffi”
- Qual'é stata per lei la scena più difficile?
“Io penso che le scene più difficili sono quelle in realtà più facili. Mi spiego meglio. Penso che una scena difficile da esporre sia più una dove ci troviamo fissi a guardare il vuoto piuttosto che una dove dobbiamo interagire con qualcuno o qualcosa. Quando ti trovi a fissare la camera senza nulla davanti devi fidarti molto della tua mimica facciale, ti trovi un po' lì imbambolato a dire speriamo che non viene fuori una faccia da cretino..
La magia del cinema é fantastica perché basta pensare una cosa, per farla sembrare reale”
- Ed altri lavori?
“Ho lavorato a molte serie televisive come guest star, noti molta differenza soprattutto sui dialoghi e sulla sceneggiatura. Si può dire che spendono molti più soldi proprio per gli sceneggiatori, al fine di portare un prodotto attraente sul palinsesto del piccolo schermo.
Nel cinema americano vengo considerato un attore etnico. Siamo un po' indietro nel cinema a dispetto della realtà, considerando che il loro presidente é un afro americano e molti ministri sono addirittura giapponesi. Nel mondo del cinema, invece, il protagonista quest'oggi risulta sempre il biondino, come diceva il buon Troisi, quindi vediamo attori come Matt Damon a fare da primalista.
Oggi un attore come Cary Grant non riscuoterebbe il successo che merita, e non lo si vedrebbe così valorizzato com'era ai tempi del cinema in bianco e nero”