Guida ragionata al Festival di Venezia 2024: quali film attendere e quali no (e perché)

Tra poche ore si apre la Mostra del cinema di Venezia: ecco i film più attesi e quelli meno chiacchierati, ma che gli addetti ai lavori tengono già d’occhio.

di Elisa Giudici

A meno di 24 ore dal via ufficiale dell’ottantunesima Mostra d’Arte cinematografica di Venezia - il festival cinematografico più longevo e antico al mondo - il mondo cinematografico sta convergendo al Lido. Nelle prossime 2 settimane, oltre a scoprire i film che si contenderanno il Leone d’Oro (e in prospettiva, qualche Oscar), avremo modo di capire chi darà una svolta alla sua carriera, tra registi, interpreti, sceneggiatori.

Ai nastri di partenza è inevitabile che ad attirare l’attenzione siano i film dei nomi più in vista ma, se c’è una cosa che i Festival cinematografici insegnano piuttosto in fretta a chi li segue, è che spesso le sorprese arrivano da dove meno te le aspetti. Spesso poi, sono proprio i grandi nomi a sorprendere in negativo, a deludere.

Tra screener, visioni anticipate, gossip e strani calcoli che sanno tanto di cabala, gli addetti ai lavori dell’industria e della stampa sanno già a quali titoli guardare, oltre a quelli in grado di generare l’hype. Per il pubblico invece talvolta è difficile capire anzitempo quali film tenere d’occhio. Per tenervi aggiornati in tempo reale sui titoli imperdibili dell’edizione, anche quest’anno seguirò per Gamesurf la Mostra del cinema di Venezia, raccontandovi giornalmente i film dell’edizione, i titoli caldi di giornata, con aggiornamenti quotidiani.

In attesa di dirvi come sarà il film d’apertura Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton, ho compilato per voi una piccola guida ragionata ai 10 film tenere d’occhio dell’edizione, sulla base del chiacchiericcio dei colleghi, dei rumor e delle sensazioni che si fanno palpabili in queste ore al Lido. In attesa di scoprire se tra i film segnalati si nasconda, chissà, anche il Leone d’Oro.

I film usato sicuro

The Room Next Door di Pedro Almodóvar

Almodóvar si prende un rischio col suo primo lungometraggio in lingua inglese. Un rischio calcolato, dato che si porta dietro due stelle lesbo-chic come Tilda Swinton e Julianne Moore in una strana relazione di coppia che già dal primo trailer promette un (melo?)dramma altoborghese dai colori vividissimi.

Se Almodóvar rimane il regista spagnolo vivente più influente e amato al mondo, un motivo c’è: raramente sbaglia, scrive sempre con grande acume e, nonostante l’età, non ha paura di nuove sfide. Nelle sue ultime prove veneziane (Madres Parallelas) non ha sbagliato. Difficlmente deluderà.

Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton

Tim Burton invece è un regista che da un po’ non tira fuori dal cappello un film impressionante e all’altezza dei suoi fasti. La designazione del suo ritorno come film apertura fuori concorso dà l’impressione che anche questo rivangare nel suo passato da giovane regista sarà - tutto sommato - abbordabile, nella migliore delle ipotesi. Dovesse andare tutto malissimo, avremo il battesimo bartoniano di Jenna Ortega su grande schermo dopo la serie Mercoledì (e lei è una che sembra creata in laboratorio per diventare la nuova musa gen z del regista) e la presenza super glamour di Monica Bellucci nelle doppie vesti d’interprete e attuale fiamma del regista. Se il cinema dovesse latitare, il tappeto rosso e il gossip ci salveranno.

Maria di Pablo Larraín

Fa un po’ strano definire il regista cileno un usato sicuro quando si trova incastrato in questo limbo in cui il mondo cinefilo lo ama sfrenatamente ma il pubblico generalista ancora ignora la sua esistenza. Con El Conde l’anno scorso ha dimostrato di essere un cineasta incredibile, a livello visivo e narrativo, ardito e sfrontato come pochi. Il problema è che Maria è uno dei suoi progetti statunitensi, una misteriosa corvée tutta principesse e first lady tristi che continua a fare per portare questa o quell’attrice alla nomination agli Oscar.

Stavolta tocca a Angelina Jolie nei panni della soprano Maria Callas. Le vibrazioni sono simili a quelle del precedente Spencer, in cui Kristen Stewart tentava senza successo di convincerci di essere una nuova Lady D. Di quel film però si salvava proprio la regia sopraffina di Larraín che, anche nel peggiore degli scenari, non sbaglierà la sua parte. Noi italiani ci consoleremo con il resto del cast - dal sempiterno Pierfrancesco Favino alla prezzemolina festivaliera Alba Rohrwacher - al grido di “c’è anche un po’ d’Italia”.

Joker: Folie à Deux di Todd Phillips

Contro ogni pronostico il precedente fim di Phillips vinse il Leone d’Oro, conquistandosi le stime di una fetta di publico lontana dalla cinefilia ma impressionata dal ritratto del personaggio di Joker - compiaciutissimo - escogitato dal regista e da Joaquin Phoenix.

L’attore nel frattempo è incappato in uno scandalo (fuggendo dal set del film di Todd Haynes di cui doveva essere protagonista a 5 giorni dall’inizio delle riprese) che renderà la conferenza stampa di Joker: Folie à Deux esplosiva, sempre che ovviamente si presenti al Lido. Basterebbe questo per assicurare l’evento, ma mettiamo nel cast Lady Gaga come improbabile ma attesissima Harley Quinn, il rumors sul fatto che sia più o meno (e quanto?) un musical (con pezzi inediti della pop star) e il fatto che il direttore della Mostra Alberto Barbera sembrava sinceramente impressionato dal risultato finale e state tranquilli che nel giorno della presentazione non si parlarerà d’altro.

I film che faranno parlare di sé

Queer di Luca Guadagnino

Sono le assenze a dirci quanto questo film lascerà il segno: l’assenza di una distribuzione internazionale, l’assenza di un trailer a pochi giorni dalla prima mondiale, l’assenza di 20 minuti di montaggio tagliati all’ultimo - Barbera conferma che sono rimaste fuori le avventure amorose degli omosessuali di Città del Messico.

Quanto sarà rimasto dentro il film scandalo di Guadagnino con protagonista Daniel Craig dello scandalo tratto dal libro per lo più autobiografico di William S. Burroughs? Si spera parecchio, perché dopo aver avuto le mani legate da Hollywood, dopo aver sognato per una vita di girare questo film, vogliamo vedere il regista italiano meno italiano di tutti a briglia sciolta, scatenato, eccessivo e sfrontato quanto vuole.

Occhio a Daniel Craig che si è preso ben più di un rischio calcolato e, da rumors, se tutto va bene rivedremo agli Oscar.

Babygirl di Halina Reijn

La regista del piccolo cult Bodies Bodies Bodies esce allo scoperto con un triangolo amoroso si dice rovente tra tre interpreti che ti puntano per forza gli occhi di tutti addosso: Nicole Kidman moglie di Antonio Banderas che, insoddisfatta dalle performance tra le lenzuola del marito, trova conforto tra le braccia del ben più giovane Harris Dickinson. Le voci di corridoio dicono che il film si apra con un amplesso rovente tra Kidman e Banderas, che infiammerà la Mostra. L’impressione è che, dietro lo scandalo, potrebbe esserci anche il film.

The Brutalist di Brady Corbet

Barbera si è voluto accaparrare il suo Megalopolis? Considerando la durata di 215 minuti (vicina al sequestro di persona) e la trama del film di Brady Corbert, l’impressione è quella. Come nel controverso film di Coppola, si parla di un architetto che sogna la città ideale dopo essere sopravvissuto all’Olocausto, scontrandosi frontalmente con luci e ombre del sogno americano.

O la va o la spacca, soprattutto per Corbet. Considerando il cast (Adrien Brody, Felicity Jones, Joe Alwyn, Alessandro Nivola, Guy Pearce), difficile passi inosservato.

Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt

L’inizio di carriera di Giulia Louise Steigerwalt come regista è una delle vittime eccellenti del COVID. Ora che la pandemia è passata, il suo film con Pietro Castellitto nei panni di Riccardo Schicchi - circondato da iconiche pornostar - le permetterà di stare sotto i riflettori e di regalarci un film italiano fuori dai soliti stereotipi veneziani. Barbera l’ha definito pop: lo speriamo con tutto il cuore.

M. Il figlio del secolo (serie)

Sky ci ha messo una produzione imponente e un regista internazionale (Joe Wright), l'attore Luca Marinelli nei panni del Duce si è preso un rischio enorme e l’autore del romanzo Antonio Scurati nel frattempo si è riuscito a infilare in uno scandalo tutto censura e regime in casa Rai che non poteva abbinarsi meglio a questa serie.

Se fai una serie - in Italia - sul giovane duce Mussolini, sai che affronterai la tempesta. L’impressione è che la serie Sky abbia molto da dire e possa uscirne a testa alta, guadagnandosi gli onori delle cronache mondiali.

I film possibili sorprese dell’edizione

Stranger Eyes di Yeo Siew Hua

Il secondo film di un cineasta è sempre una faccenda delicata. Il fatto che il singaporegno Yeo Siew Hua atterri immediatamente in competizione per il Leone senza passare dal via - primo film di questa nazionalità a raggiungere questo traguardo - e il fatto che il suo esordio A Land Imagined rimane tra le cose migliori viste negli ultimi 10 anni al Festival di Locarno dà molto da pensare.

Una bambina rapita, una coppia di genitori presi di mira da un voyeur che neppure la polizia riesce a fermare, filmata nei suo dolore e nei suoi momenti più intimi. Profuma di primo Haneke, di Cronenberg e di possibile sorpresa. Yeo Siew Hua già all’esordio aveva un’estetica e una padronanza stilistica da mozzare il fiato. Se azzecca la sceneggiatura, attenzione davvero.

Kill the Jockey di Luis Ortega

Le speranze segrete dei cinefili duri e puri sono riposte in questo film che dovrebbe essere delirante e folle: un fantino che beve troppo, corre per un boss, è sesso-dipendente e a un certo punto decide di cambiare sesso? Non può che ricordare uno dei film rivelazione dell’ultima Cannes, Emilia Perez. Certo Luis Ortega non è un maestro come Jacques Audiard ma il suo precedente El Angel, visto qui in Mostra qualche anno fa, aveva impressionato in positivo.