Vermiglio è il candidato italiano per la corsa agli Oscar 2025: è la scelta giusta, nonostante Sorrentino

Tra i 19 film finalisti, l’Italia sceglie Vermiglio come suo rappresentante nella corsa all’Oscar di miglior film internazionale, snobbando Sorrentino. È stata la scelta giusta? Sì, per molti motivi.

di Elisa Giudici

Il giorno dei verdetti è arrivato e, come molti addetti ai lavori pronosticavano, è stato Vermiglio ad avere la meglio. Il film di Maura Dalpero, vincitore del Leone d'argento - Gran Premio della Giuria all'ultimo festival di Venezia, batte la concorrenza di Parthenope di Paolo Sorrentino e degli altri diciassette film in lizza per questa designazione. Vermiglio sarà il candidato italiano agli Oscar 2025. 

Vermiglio rappresenterà l'Italia agli Oscar 2025: cosa significa in concreto

Cosa significa in concreto? Che Vermiglio è stato scelto per rappresentare l’Italia in una categoria unica agli Oscar, che funziona in modo particolare. L’Oscar a miglior film internazionale (ex miglior film straniero) premia la miglior pellicola prodotta fuori dagli Stati Uniti e recitata in lingua non inglese. Ogni nazione ha la facoltà di candidare un proprio rappresentante alla vittoria. Ogni anno un numero ristretto di membri dell’Academy, coadiuvati da una commissione qualitativa, vede le decine e decine di pellicole inviate da tutto il mondo e crea una longlist, una lista di 15 titoli che si giocheranno i 5, ambitissimi posti nella cinquina di miglior film internazionale, per poi volare alla notte delle stelle.

Le regole sono un po’ cambiate rispetto al 2014 quando, con La grande bellezza, Paolo Sorrentino mise a segno l’ultima vittoria per l’Italia in questa categoria, ma il procedimento all’incirca rimane lo stesso. Così come le valutazioni da fare per scegliere il film da candidare. Quest’anno il comitato di selezione per il film italiano da designare istituito dall’ANICA su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences era formato da un gruppo di 11 professionisti di settore: Pedro Armocida, Maria Rita Barbera, Cristina Battocletti, Giorgia Farina, Francesca Manieri, Guglielmo Marchetti, Paola Mencuccini, Giacomo Scarpelli, Giulia Louise Steigerwalt, Alessandro Usai e Cecilia Zanuso. Sono loro ad aver scelto Vermiglio con la seguente motivazione: “per la sua capacità di raccontare l’Italia rurale del passato, i cui sentimenti e temi vengono resi universali e attuali”.

Perché Vermiglio - e non il nuovo Sorrentino - è la scelta giusta per gli Oscar

Vermiglio dunque è il film italiano più bello dell’annata? Non necessariamente. Se la qualità di un titolo è sicuramente prerequisito essenziale per puntare a una nomination agli Oscar, le commissioni più capaci sono quelle che sanno valutare anche altri fattori. Dopo anni di scelte interessanti, ficcanti ma talvolta anche catastrofiche, l’Italia sembra aver capito come muoversi. Prova ne é la nomination raggiunta da Io capitano di Matteo Garrone, che finì in cinquina in questa stessa categoria agli Oscar 2024.

Gli Oscar sono un evento molto, molto complesso da orchestrare per ogni potenziale candidato, come ha spiegato Paolo Del Brocco di Rai Cinema, tra i fautori di quello storico risultato. C’è tantissimo lavoro da fare, tra più responsabili sulle due sponde dell’oceano:

L’Oscar è una cosa molto complicata: ci voglio tanti soldi. Bisogna affittare sale, organizzare proiezioni, serve qualcuno di pagato si occupa di far venire i votanti a vedere il film.

Stasera abbiamo già organizzato un meeting con i produttori di Vermiglio per capire il da farsi. Rispetto all’anno scorso sappiamo che c’è già un distributore americano, che porterà il film nelle sale a stelle e striscie. Questo vuol dire che la strategia la faranno loro. Noi saremo al loro fianco, cercando di pungolarli. Io metterò a disposizione la mia esperienza di 4 mesi trascorsi con Matteo (Garrone) in giro per Europa e per l‘America. Matteo era il produttore i quel film e quindi aveva bisogno di un sostegno esterno per affrontare quella sfida e io lo sono stato per lui. Qui per fortuna i produttori ci sono e sono entusiasti, capaci.

L’anno scorso siamo arrivati alla prima proiezione di “Io capitano” a New York senza sapere nulla, abbiamo imparato strada facendo. Qui invece abbiamo un co-produttore americano e distributore americano che sanno come funziona questa macchina. Secondo me poi Maura ha già l’atteggiamento giusto. Maura dovrà essere molto brava a rimanere serena rispondendo le domande che le faranno.

Bisognerà battere in prima istanza gli altri competitor europei perché in Europa ci sono tanti votanti è questo è un film molto europeo, deve trovare sul continente il suo primo sostegno. La mia impressione è che quest’anno ci sono candidati così forti come l’anno scorso.

Il candidato all’Oscar ideale infatti non deve essere solo bello: deve essere adatto al pubblico dell’Academy, incontrare i loro gusti, suscitare il loro interesse. Spesso metà del lavoro è portare i votanti a vedere il tuo film quando ci sono decine di titoli interessanti di cui tutti parlano.

La domanda quindi sorge spontanea: perché non scegliere Parthenope di Paolo Sorrentino, regista premio Oscar che ha una sua fama internazionale, che poterà molti a vedere il film a scatola chiusa, perché porta la sua firma.

Ci sono molte valutazioni da fare in merito. La prima che è che sia Vermiglio sia Parthenope hanno partecipato a due festival di grande levatura: il primo è andato a Venezia, il secondo a Cannes. È un passaggio che aiuta i film a ottenere visibilità presso il pubblico internazionale. Un film "festivaliero" è più forte, in partenza: per i titoli stranieri è virtualmente impossibile arrivare a gli Oscar senza questo traino.

Vermiglio però è finito nel palmares finale con un premio pesantissimo, forte di critiche stellari anche dalla stampa internazionale. Parthenope ha convinto meno ed è tornato a casa a mani vuote.

Un’altra considerazione importante è, appunto, quella della distribuzione. Vermiglio ha già trovato qualcuno che lo porti negli Stati Uniti. Trovare una distribuzione così presto significa avere qualcuno che farà di tutto per dare visibilità al film, per fare in modo che finisca agli Oscar, affinché vada ancora meglio in sala. Un distributore statunitense conosce le logiche del premio, il parterre dei votanti, ha i contatti con la stampa per raccontare il film come “uno di quelli da non perdere”.

Vermiglio e la scommessa di Maura Delpero, fuori dai circoli del cinema italiano

Maura Delpero è quasi sconosciuta, anche in Italia. È al suo secondo film non documentaristico, in pochissimi conoscono il suo precedente lavoro Maternal (2019). Quel film però girò i festival di mezzo mondo, quindi Delpero, seppur ignorata dal grande pubblico, è già sul radar degli addetti ai lavori. Candidare un film diretto a una donna e da una persona considerata “giovane” e fuori dalle logiche di certi circoletti del cinema italiano può sembrare rischioso, ma significa cogliere l’onda del cambiamento d’Oltreoceano. Significa presentarsi come una nazione che vuole mettere in risalto anche i suoi talenti femminili, anche i suoi nomi meno noti, che vengono dalla provincia, che raccontano la periferia. Lo spiega la stessa Delpero:

Purtroppo siamo ancora qui a parlare di registe donne come di una specie protetta. Io, di mio, come un piccolo mulo ho fatto il mio lavoro, a testa bassa. Certo poi quando alzavo la testa vedevo davanti a me quasi solo esempi maschili. Ancora oggi mi irrita che il mestiere di regista e sceneggiatrice venga considerato “un lavoro maschile”, quando non c’è niente in questo lavoro che sia men che femminile.

Poi sia chiaro: la cinematografia è un monopolio di tanti gruppi. Per più di un secolo è stata appannaggio quasi solo di bianchi, benestanti, occidentali, etereosessuali. Io ho alcuni privilegi e ne sono consapevole, ma il mio background mi ha costretto a lavorare tantissimo per emergere. Ho dovuto lavorare più duramente perché sono nata in provincia, perché non c’era nessuno in famiglia che facesse quel mestiere…è stata un sentiero in salita e ora me la godo. Spero di essere nell’ultima generazione che vive questa salita, per questi motivi.

Non solo fa onore a Delpero avercela fatta nonostante questa difficoltà: è il tipo di storia che arriva e intriga anche Oltreoceano. Specie perché si riflette nel film che presenta: un racconto di vita quotidiana e rurale in un paesino di montagna, nel pieno della Prima guerra mondiale, dove però la guerra non si vede mai. Una storia locale e particolare, italiana, ma capace di essere universale in ciò che racconta delle persone e delle comunità, interpretata da un cast che fonde professionisti come Tommaso Ragno e Roberta Rovelli con abitanti del luogo e giovanissimi interpreti non professionisti.

Un film che, fino a qualche tempo fa, si diceva non avrebbe interessato nessuno, che non aveva potenziale, come ricorda Del Brocco:

In passato si è detto che questi film “non interessano”, invece Vermiglio sta smentendo questa dichiarazione e non solo in Italia, ma nel mondo. Ne sono davvero felice, dovremmo fare tesoro con questo spirito. Il merito è anche dei produttori, che hanno trovato il modo giusto di andar al Ministero, di venire da noi e argomentare bene perché puntare su questo film, per dare loro soldi e fiducia. Ricordiamoci poi che, anche se qui non se ne è parlato molto, Maternal ha girato tutto il mondo. Vermiglio è stato un passo in avanti, ma comunque una piccola produzione: non le si sono messi in mano un film 10 milioni di euro. Credo che quel tipo di approccio tutto e subito abbia fatto male al nostro cinema: serve una crescita graduale. Anche Maura avrà ancora modo di crescere.

Un po’ come i produttori che hanno scommesso sul film, la commissione italiana ha visto il potenziale “silente” di Vermiglio. In realtà il film sta già facendo molto rumore per chi si ferma ad ascoltare: ha un’impressionante sequela di partecipazioni a Festival nei prossimi mesi, molte dell quali come film in concorso per importanti premi. Vermiglio girerà mezzo mondo: nelle prossime settimane Maura Dalpero lo presenterà a Busan, Chicago, New York, Amburgo, Montpellier e decine di altre città, in attesa che si definisca quando arriverà negli Stati Uniti, in una data indicata ad aiutare la corsa alla nomination.

Il più lungimirante di tutti forse è lo stesso Paolo Sorrentino, che a pochi minuti dall’annuncio si è subito complimentato con Delpero, condividendo la scelta della commissione ed elogiando la qualità di Vermiglio. Delpero ha così incassato il primo endorsement di pregio. Lei di Sorrentino racconta:

Io l’ho incontrato una sola volta, ai David di Donatello. Eravamo tutti insieme, un gruppetto di finalisti nella categoria miglior film esordio e lo incrociammo. Uno dei candidati gli ha fatto una battuta scherzosa e lui cavellerescamente ha detto “adesso lo spazio è vostro”. Già allora era stato molto magnanimo, quindi questa sua dichiarazione conferma la sua generosità.

Le prossime tappe verso una possibile nomination sono già segnate sul calendario: 17 dicembre 2024 e 17 gennaio 2025. A fine anno verrà resa nota la longlist, i 15 titoli che si contenderanno un posto in finale. Le nomination agli Oscar invece verranno annunciate a gennaio.

Delpero intanto si gode il momento e affronta un passo alla volta la lunga marcia verso gli Oscar:

In momenti come questo penso a una lezione di vita che ho imparato dall’arrampicata. Non bisogna mai guardare su o giù, ma solo il chiodo che si sta battendo sennò si rischia lo shock d’abisso. A me aiuta ricordare che devo sempre guardare il chiodo che ho davanti, che in questo caso è la shortlist. Adesso faccio il mio lavoro e cerco di farlo al meglio.

Mi sono arrivati messaggi sia da colleghi che conosco da poco, sia da persone che mi seguono da tantissimo. Siamo in un’industria che può essere davvero faticosa dal punto di vista umano, ma venendo io da un entroterra diverso, il mio baricentro sta altrove, non dipende dal giudizio altrui. Ho visto colleghi che hanno molto, molto sofferto di risultati mancati, di momenti no, per questo sono grata di essere arrivata a questo traguardo anche un po’ tardi, non proprio da esordiente.