Wicked è il perfetto film Disney di Natale, pur non essendo né natalizio né disneyano
Wicked è involontariamente il film più natalizio che vedremo in sala in queste settimane.
I risultati poco incoraggianti del primo fine settimana di Wicked nei cinema italiani confermano quanto si sospettava alla vigilia: per lo studio produttore e distributore Universal la sfida era quella di raggiungere un pubblico quasi del tutto estraneo alle radici teatrali di questo film e comunque poco familiare con la sua origine letteraria.
La storia negli Stati Uniti invece è molto diversa: Il mago di Oz è un classico letterario amatissimo e ancor oggi molto letto, così come gode di un certo successo il retelling del 1995 di Gregory Maguire, che rilegge la storia ribaltandone la prospettiva. Nel romanzo Wicked la malvagia strega dell’Ovest tanto “wicked” non è. Prima che Dorothy lasciasse il Kansas e salvasse Oz, era lei ad aver immaginato una versione di quel mondo molto differente da quella imposta e dettata dal mago.
Dal 2003 ad oggi il musical ispirato a questa rivisitazione del classico letterario e della controparte cinematografica con protagonista Judy Garland è diventato a sua volta un classico. In vent’anni di repliche a Broadway Wicked è diventato parte dell’immaginario collettivo culturale statunitense, rendendo le interpreti del cast originale delle vere icone musicali, lanciando canzoni come Popular e Defying Gravity nell’olimpo musicale statunitense. Qualcosa ovviamente è filtrato anche da noi, dove però il musical originale non è mai arrivato, né in lingua inglese né via adattamento.
Non è così difficile capire dunque perché il film negli Stati Uniti ha già macinato più di 110 milioni di dollari d’incassi, quasi ripagando il suo costo nel primo fine settimana di sfruttamento, mentre nel resto del mondo ha incassato poco più di 60 milioni (in Italia fatica ad avvicinare il milione e mezzo). Così mentre i social sono ostaggio dell’entusiasmo statunitense, che si spinge a predire nomination a premi importanti, viene da chiedersi se Wicked abbia sbagliato strategia, mancando il suo pubblico o se il pubblico per un film del genere, in Italia, semplicemente non c’è.
Wicked è un successo, ma solo negli Stati Uniti
La risposta è complessa, perché ormai viviamo in un mondo il maggior incasso 2024 è un film d’animazione come Inside Out 2, che ha sfiorato i 50 milioni di euro, raddoppiando l’incasso del primo film, a fronte di una contrazione generale del mercato e di un’accoglienza della critica meno trionfale. Sappiamo che hanno pesato TikTok e i social, che si è creata una cassa di risonanza tale che le persone hanno deciso di andare in sala anche per non venir tagliate fuori dal “discorso”, dal tema del momento.
Come funzioni questo meccanismo però non è chiaro, non fino in fondo. Anche perché Wicked ha avuto una campagna promozionale martellante, le due protagoniste Cynthia Erivo e Ariana Grande hanno rilasciato una quantità d’interviste e ospitate social enorme, non sottraendosi a giochini, meme, macchine della verità e momenti ad alto potenziale virale. I social sono pieni di clip e di polemiche, ma le sale rimangono vuote per metà.
Sicuramente Wicked è più complesso da rendere accettabile di un film animato Disney Pixar. È un musical (anche se finge di non esserlo), dura oltre due ore e mezza, è la prima parte di due parti (anche se la locandina glissa su questo fatto). Sappiamo che se c’è la volontà di vedere un titolo, non sono veramente ostacoli per il pubblico, ma rimane il fatto che è differente presentare questo tipo di film e un film Disney animato per famiglie sotto le due ore, di cui si conoscono già i personaggi.
Oppure no? Perché l’equivoco sta lì e forse ciò che è davvero mancato: Wicked agli occhi del pubblico italiano medio - per cui i riferimenti al film degli anni ‘30 o alla scena dei Broadway sono difficili da cogliere - somiglia molto, moltissimo a un film live action Disney. Si presenta in un periodo storicamente forte per i live action Disney con una storia che veda protagoniste due giovani donne dotate di poteri magici e con sfavillanti abiti colorati, alle prese con animali parlanti e scuole di magia, fasciate in abiti da sogno di tulle e organza, con la tendenza a esprimere i propri sentimenti con canzone orecchiabili di stampo teatrale piuttosto che in monologhi e dialoghi. È l’epitome del film Disney addizionata da molta ironia. Ironia che ritorna anche in questa considerazione: essendo la Casa del Topo un’azienda d’intrattenimento statunitense, i suoi creativi negli ultimi vent’anni sono stati più o meno consciamente influenzati dal successo di Wicked.
Agli occhi del pubblico italiano è una sorta di “effetto John Carter”, classicone della fantascienza da cui tutti hanno pescato al cinema per decenni, a partire da George Lucas con le due trilogie di Guerre Stellari. Quando poi il film di John Carter è arrivato, è stato accusato di aver copiato le sue idee dai titoli che si erano largamente ispirati alla sua storia.
Wicked è la miglior incarnazione di quello che ci aspettiamo da una principessa Disney
Non mancano testimonianze di quanti sono andati al cinema per Wicked convinti di vedere un film Disney e ne sono usciti senza grandi smentite. A torto o a ragione, con i suoi costumi elaborati, i suoi messaggi espliciti d’inclusione, amicizia e rispetto del diverso, le sue sue musiche con crescendo emozionali di ragazze che capiscono come definirsi e cosa vogliono veramente dalla vita - oltre le aspettative del mondo nei loro confronti - Wicked è la miglior incarnazione di quello che ci aspettiamo da una principessa Disney oggi. Sulla carta non ci sono principesse nella storia. Eppure sentire Ariana Grande raggiungere note inumane gorgeggiando amabilmente avvolta in una nuvola di tulle rosa e glitter è la cosa più vicina allo stereotipo di una principessa Disney che si riesca a immaginare. Il che crea una quadra perfetta con la trama stessa del film, che contrappone personaggi che sanno realmente utilizzare la magia a personaggi che con espedienti elaborati si presentano come magici.
Qualche tempo fa diventò virale sulla rete un video di due ragazzi che litigavano furiosamente se in Wicked ci fosse o meno una principessa. Uno dei due, irritato, sbottava: “Galinda scende dal cielo in un bolla rosa! Con un abito rosa! Ha in testa una corona!”. Ha torto, come sottolinea il suo amico che gli urla di “farsi una cultura”, ma ha anche ragione: Galinda, il personaggio di Ariana Grande, è fatta della sostanza rosa, pettinata, civettuola delle più stereotipiche principesse Disney. Elphaba invece ricorda da vicino i moti di ribellione di Elsa, la principessa “diversa” e incapace di controllare la sua potentissima magia per antonomasia dell’ultima era Disney. Solo che appunto, è una percezione temporale sfasata, perché in realtà è la protagonista di Frozen ad essere figlia di un clima culturale e di un gusto molto influenzato da il successo di Wicked negli Stati Uniti. Tra l'altro la canzone Let It Go, chiave del successo di Frozen, viene cantata dall'interprete originale di Elphaba nel musical di Wicked.
Senza contare che Wicked è una storia emozionale, in cui i personaggi imparano ad accettarsi nella loro diversità, in cui si crea un sodalizio femminile e in generale c’è un messaggio esplicito, inclusivo, volto a emozionare e rassicurare. Insomma, la quintessenza di quel che vogliamo e ci aspettiamo da un classico da vedere a Natale, senza nemmeno citare le sue atmosfere fiabesche e il grandore della sua produzione colorata e opulenta.
Tra qualche settimana in molti andranno in sala alla ricerca di un film come Wicked
Verrebbe quasi da rimproverare a Universal il come ha presentato Wicked in Italia, anche se in realtà si è mossa piuttosto bene: presenza sui social costante, dialogo con il pubblico cinefilo e dei musical propositivo, promessa (mantenuta) di proporre il film in doppia versione. Una completamente doppiata (anche nelle canzoni), l’altra tutta in lingua originale sottotitolata, con una diffusione più capillare rispetto a qualche sala sperimentale del passato. Certo sarebbe bello conoscere esattamente i numeri delle sale, la proporzione tra originale e doppiato, la media per sala divisa tra le due versioni. Il punto è che a fronte di tanta buona volontà Universal non ha potuto battere sul vero appeal del film, ovvero la sua contiguità all’immaginario disneyano, perché sarebbe stato un giocare in casa della concorrenza, così come l’atmosfera natalizia è una sorta di percezione, un mood, direbbero i commentatori sui social.
La speranza era quindi che si scatenasse il passaparola, che ci fosse quel corto circuito che ha funzionato per altri film, rendendoli i titoli da vedere per poter capire e partecipare al dibattito. Per ora così non è stato, almeno non in Italia (e in generale al di fuori degli Stati Uniti). Il che è un peccato e un’occasione sprecata, perché c’è da giurare che nelle prossime settimane in molti andranno al cinema sedotti dall’atmosfera natalizia, alla ricerca di un film con esattamente le stesse caratteristiche di Wicked e saranno destinati probabilmente a rimanere a bocca asciutta. Infatti l’offerta dicembrina di Disney - Mufasa e Oceania 2 - è insolitamente poco natalizia e anche gli altri distributori si sono giocati i titoli più affini alle festività (vedi Uno Rosso) ben prima delle Feste.