Chi è Red Guardian? Dallo Scudo Sovietico alle Crisi Moderne

Prima di chiamarsi Red Guardian, il collaudatore russo Alexei Shostakov era l’eroe dei cieli sovietici. La fama di Alexei come pilota collaudatore—missioni record, sangue freddo in quota e un palmarès di decorazioni militari—lo rese il testimonial perfetto per la propaganda sovietica. Questo profilo impeccabile attirò l’interesse diretto del KGB, che vedeva in lui non solo un simbolo da esibire, ma anche una pedina da plasmare: un agente capace di competere, in uniforme e ideologia, con l’americano Captain America. In altre parole, la sua «fedeltà incrollabile alla Patria» fu la moneta di scambio che convinse i servizi segreti a offrirgli un ruolo nell’élite delle loro operazioni clandestine.
Fu proprio il servizio segreto a orchestrare il suo matrimonio con Natasha Romanoff, recluta d’élite della Stanza Rossa destinata a diventare la Vedova Nera. Poi l’inganno: un’esplosione di razzo simulata, “morte” di Shostakov agli occhi del mondo, Natasha spinta ancor più a fondo nel controspionaggio. In realtà, Alexei venne reclutato nei programmi speciali del Cremlino: nacque così il Red Guardian, risposta sovietica a Captain America, simbolo propagandistico forgiato per incarnare l’ideale del super-soldato comunista.
Il personaggio nei fumetti fa il suo debutto in The Avengers n. 43 (agosto 1967) di Roy Thomas e John Buscema, albo tradotto in Italia negli anni ’70 sulle testate “tutto-Marvel” dedicate ai Vendicatori.

L’Epopea di Shostakov (1967-1983)
Dopo l’esordio, la saga di Alexei Shostakov si sviluppa in Avengers nn. 43-44 (1967). Spedito dal generale Yuri Brushov in una base ricavata dentro un vulcano dormiente sul suolo cinese, il Red Guardian supervisiona la costruzione del Psychotron, arma psico-induttiva progettata dal colonnello Wai Ling per generare allucinazioni di massa. L’operazione attira lo S.H.I.E.L.D. e, sulle sue tracce, gli Avengers: Hawkeye, Ercole e infine Captain America arrivano per salvare la prigioniera Black Widow, catturata durante la ricognizione. Nel duello corpo-a-corpo Shostakov dimostra di reggere l’arco di Hawkeye e di mettere fuori combattimento Ercole sfruttando proprio il Psychotron, confermando doti marziali non inferiori a quelle di Steve Rogers.
Quando Ling tenta di giustiziare Natasha, Alexei antepone la missione alla patria: si frappone, incassa il colpo di pistola destinato alla moglie e, subito dopo, impedisce al colonnello di colpire alle spalle Captain America. Il gesto di sacrificio innesca l’autodistruzione del complesso: il Psychotron esplode, il vulcano si risveglia e gli Avengers fuggono mentre Shostakov—dato per morto tra le macerie—viene in realtà recuperato in segreto dalle autorità sovietiche.
Da quel momento la cronologia di Alexei diventa frammentata: apparizioni come consigliere ombra in Bulgaria, un android-shostakov creato da ex agenti KGB per ricattare Natasha, perfino un reclutamento nella Legione dei non-viventi del Grandmaster. Ogni ritorno riafferma il concetto cardine: il “Red Guardian” è un ruolo prima ancora che una persona, e l’originale Shostakov resta un fantasma politico usato dal Cremlino quando serve opporre uno “scudo rosso” a quello stellato di Steve Rogers.
Il Costume che Cambia Mani … e lo Scudo dall’Altra Parte
Così come lo scudo di Captain America è passato di mano – da Steve Rogers a John Walker, Bucky Barnes e Sam Wilson – anche il titolo (e il costume) di Red Guardian si è rivelato un simbolo statale da riassegnare al bisogno. Ogni nuovo portatore ne aggiorna il messaggio politico, riflettendo l’evoluzione dell’ex URSS tanto quanto i diversi Cap incarnano epoche e crisi dell’America.
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Dr. Tania Belinskaya – Neurochirurga dissidente introdotta in Defenders #35 (1976). Indossa il costume rosso per difendere il popolo più che il Cremlino; dopo un’esposizione a radiazioni cosmiche muta in Starlight, eroina capace di manipolare energia luminosa, e lascia la veste di Guardiano per unirsi stabilmente ai Defenders.
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Josef Petkus – Guardia cerimoniale del Cremlino apparsa in Captain America #352 (1989). Con il crollo sovietico guida i Soviet Super-Soldiers, poi la Winter Guard; negli anni 2000 si rebrandizza come Steel Guardian, tenendo lo scudo rosso ma sostituendo falce e martello con stemmi nazionalisti, segno di una Russia che cerca nuova identità.
Versioni minori – come Krassno Granit o Khronok negli anni ’90 – sottolineano che il Red Guardian non è una persona, bensì una carica, proprio come il “Cap” può cambiare volto quando l’America ne ha bisogno. In entrambi i casi, il costume diventa specchio dei mutamenti storici: stelle e strisce o stella rossa, ciò che conta è l’eroe (o l’ideologia) che lo brandisce.
Red Guardian e la Winter Guard (2000-2010)
Con l’alba del nuovo millennio il titolo di Red Guardian diventa il fulcro della squadra di super-eroi russa Winter Guard, nata per modernizzare l’immagine dei Soviet Super-Soldiers. Il primo a vestire il costume in questa fase è ancora Josef Petkus, rilanciato negli archi di Iron Man vol. 3 e nelle miniserie dedicate alla Guard. Da paladino del Cremlino, Petkus evolve in leader pragmatico, pronto a collaborare con gli Avengers contro minacce globali — segno che lo “scudo rosso” non è più soltanto propaganda, ma uno strumento di diplomazia hard-power.
Nel 2008 fa il suo ingresso la settima incarnazione, Anton Ivanov: un ingegnere veterano dei primi programmi Crimson Dynamo che trasferisce coscienza e schemi neurali in un Life Model Decoy per “superare i limiti umani”. Ivanov guida la Winter Guard durante l’invasione Skrull e l’era Dark Reign, ma la sua natura di androide lo pone al centro di un dilemma identitario: può un corpo sintetico incarnare un simbolo nazionale?
Parallelamente, l’ex Red Guardian Nikolai Krylenko (mutante manipolatore d’energia già noto come Vanguard) assume la leadership tattica del team, usando scudo e falce energetica per bilanciare l’arrogante Ivanov e mantenere la squadra fedele al popolo più che ai politici di Mosca.
In questo decennio il costume del Red Guardian si carica di nuovi significati: da emblema di orgoglio post-sovietico a badge di “soft power” russo, specchio dei molteplici portatori dello scudo di Captain America (Bucky Barnes e Sam Wilson su tutti) che ridefiniscono, dall’altra parte dell’oceano, cosa significhi rappresentare una nazione in calzamaglia.
Rilancio Moderno (2019-Presente): Un Red Guardian Fuori Controllo
Il ritorno di Alexei Shostakov prende slancio con il one-shot Widowmakers: Red Guardian & Yelena Belova (2020) di Devin Grayson e Michele Bandini. Prigioniero in un sito black-ops antartico, Alexei viene liberato dalla White Widow e coinvolto nel furto di un drive top-secret su Operazione Snowblind. La missione sfocia in doppio tradimento: Shostakov sabota l’armatura del Crimson Dynamo, ruba i file e abbandona Yelena, inaugurando un rapporto “padre-figlia” fatto di alleanze lampo e coltellate ideologiche.

Le conseguenze detonano nella miniserie Winter Guard (2021, Ryan Cady & Jan Bazaldua): Mosca mette una taglia sul proprio ex simbolo, costringendo Red Guardian a rientrare clandestinamente in Russia insieme a Yelena, solo per scontrarsi con i nuovi agenti statali. Il duello culmina con la distruzione del drive e la fuga a Madripoor, sancendo la trasformazione di Alexei in lupo solitario più che in pedina governativa.
In parallelo, la serie Black Widow di Kelly Thompson (2020-2023) utilizza Shostakov come ago della bussola morale di Natasha: ora alleato protettivo, ora complice riluttante quando la Vedova combatte contro il condizionamento mentale che l’aveva intrappolata in una falsa vita familiare. Il Red Guardian resta affezionato ma diffidente, sospeso fra senso di colpa e patriottismo eroso.
Il ciclo moderno depura il personaggio dal dogma sovietico: la stella rossa rimane sul petto, ma lo scudo di Alexei riflette soprattutto conflitti interiori.