Il Lato Oscuro di Hank McCoy emerge in Wolverine: Il Programma della Bestia
L’universo Marvel ha sempre esplorato i confini tra bene e male, ma poche storie incarnano questa dualità come Wolverine: Il Programma della Bestia. Pubblicato in Italia da Panini Comics nella linea Marvel Deluxe, il volume riunisce alcuni dei capitoli più controversi e intensi della saga di Wolverine, scritti da Benjamin Percy e illustrati da Juan José Ryp.
Il conflitto centrale ruota attorno alla figura di Bestia, un personaggio che incarna l’ambiguità morale. Da scienziato brillante e alleato fidato degli X-Men, si trasforma qui in un antagonista capace di spingersi oltre ogni limite pur di garantire quello che, nella sua visione distorta, rappresenta il bene superiore dei mutanti. Il suo piano prevede manipolazioni genetiche e resurrezioni forzate, mostrando fino a che punto sia disposto a sacrificare la propria umanità per raggiungere i suoi scopi.
Questa caccia globale, che coinvolge anche personaggi iconici come Deadpool insieme alla squadra X-Force, non è solo un conflitto fisico ma anche un’esplorazione psicologica delle scelte morali che dividono eroi e antieroi.
La saga mette in scena una delle rappresentazioni più complesse del personaggio di Bestia, rendendo difficile distinguere se le sue azioni siano il frutto di una giustizia distorta o di una vera e propria caduta nella malvagità.
Wolverine contro Tutti (come sempre)
La trama di Wolverine: Il Programma della Bestia si sviluppa come un intreccio di azione, tradimento e riflessioni morali. Al centro della vicenda troviamo per l’appunto Wolverine, trasformato in una pedina inconsapevole del piano di Bestia, un -finto- alleato che lo considera come uno strumento da manipolare piuttosto che un partner.
All’inizio non sappiamo bene quali siano i suoi obiettivi, ma quello che ci viene esposto in poche pagine sin dall’inizio del racconto è che Bestia non vuole fermarsi davanti a nulla, arrivando persino a compiere l'impensabile: uccidere Logan, interrompere il suo processo di resurrezione standard di nascosto e riportarlo in vita come una versione ferale e primitiva, priva di memoria e di capacità di giudizio. Questa creatura, guidata dall’istinto e controllata da un collare biotecnologico krakoano, diventa un’arma al servizio di Bestia, impiegata in missioni tanto segrete da essere sconosciute a tutti, persino al resto di X-Force.
Quando la nazione mutante di Krakoa è stata fondata, Charles Xavier ha assegnato a Hank McCoy il compito di guidare l’intelligence e proteggere i mutanti dai loro nemici. In questa posizione, Bestia ha adottato un approccio utilitaristico, giustificando manipolazioni, inganni e perfino omicidi in nome del "bene superiore". Ma questa filosofia lo ha condotto a un punto di non ritorno. Il personaggio si spinge oltre ogni limite, trasformandosi in un despota calcolatore che considera il sacrificio individuale come un prezzo accettabile per garantire la sopravvivenza della comunità (soprattutto in funzione dei protocolli di resurrezione). La sua evoluzione morale e psicologica è il cuore pulsante della saga, un’evoluzione che mette in discussione i confini tra necessità e follia.
Parallelamente, Bestia avvia il progetto Weapons of X, un programma che spinge ulteriormente la sua discesa nella follia scientifica. Attraverso questo piano, Bestia crea un esercito di cloni, non solo di Wolverine ma anche di sé stesso. Questi duplicati sono concepiti come strumenti di guerra, ma riflettono anche la completa perdita di umanità del loro creatore, che si considera ormai una figura al di sopra delle leggi della vita e della morte (spesso anche al di sopra di sé stesso e dei suoi cloni).
Tuttavia, il controllo di Bestia non è assoluto: tra i suoi cloni emergono segni di ribellione, un presagio di una possibile caduta del tirannico "padre". Questo sviluppo apre interrogativi inquietanti: fino a che punto è giustificabile sacrificare la moralità per il bene collettivo? E chi o cosa può fermare un uomo che crede di essere l'unico artefice della salvezza mutante?
Benjamin Percy, autore di questa saga, ha orchestrato la trama con un approccio a lungo termine, seminando indizi e sviluppando le dinamiche tra i personaggi sin dai primi numeri di X-Force. La tensione tra Wolverine e Bestia rappresenta uno degli aspetti più interessanti di questa vicenda, anche se non del tutto sfruttata. Personalmente, ho trovato la rappresentazione della malvagità di Bestia troppo fine a sé stessa e forse non abbastanza sviluppata come visto in altre storie (quando ci ridaranno Bestia Nera?). Pur essendo credibile come antagonista, manca una maggiore introspezione che renda pienamente comprensibili le sue azioni.
La storia parte con le premesse di un thriller ben articolato, con elementi di tensione e intrighi che tengono il lettore incollato alle pagine. Tuttavia, il crescendo finale risulta un po' scontato: l’idea di un gigante guidato dall’interno si rivela meno incisiva di quanto si potesse sperare. Inoltre, sebbene l’idea di introdurre i cloni di Bestia sia intrigante, si ha la sensazione che il concept non venga sfruttato appieno. Si poteva fare di più per esplorare le dinamiche tra i cloni e il loro creatore, approfondendo il tema della ribellione e delle conseguenze etiche (tra l’altro l’albo non conclude la storia, ci tengo a precisarlo).
Nonostante questi limiti, la saga offre momenti di grande intensità emotiva e una narrazione che, pur con qualche prevedibilità, riesce a mantenere un buon livello di coinvolgimento. Rimane un capitolo significativo per Wolverine e un’analisi interessante, seppur imperfetta, della complessità morale di Bestia.
La Caduta di Bestia: una parabola di speranza e disillusione
La trasformazione di Bestia in uno dei principali antagonisti della saga di Wolverine non è un colpo di scena improvviso, ma il risultato di una lenta evoluzione costruita nel corso di anni di storie. Benjamin Percy, con le sue run su X-Force e Wolverine, ha messo in luce come Hank McCoy sia passato dall’essere uno degli eroi più ottimisti del panorama Marvel a un personaggio completamente disilluso. La discesa di Bestia nel lato oscuro inizia con la sua adozione del principio secondo cui "il fine giustifica i mezzi", un’ideologia che lo ha portato a compiere atti sempre più spaventosi, spesso rivolti contro i suoi stessi amici e alleati.
Questa deriva morale, però, non è priva di contesto. Il percorso di Bestia è disseminato di momenti chiave che hanno definito il suo declino. Una delle sue avventure più significative, raccolta nel volume Endangered Species, si colloca subito dopo gli eventi di M-Day, quando Wanda Maximoff ha ridotto il numero di mutanti a un'esigua minoranza. In questa storia, Bestia tenta in ogni modo di invertire ciò che Wanda ha fatto, ma fallisce, e la frustrazione per l’impotenza è evidente persino nei suoi tratti felini, descritti con una simbiosi perfetta tra scrittura e disegni. Uno dei momenti più toccanti arriva quando Hank visita Neverland, una struttura di Weapon X dove migliaia di mutanti sono stati uccisi. Invece di lasciare quei corpi insepolti, scava le loro tombe, mostrando un profondo rispetto per le vite perdute.
Questo senso di cura e responsabilità, però, si è lentamente trasformato in un peso insostenibile. La creazione di Krakoa rappresenta per Bestia una svolta radicale: una terra promessa per i mutanti che lo ha spinto ad abbandonare ogni scrupolo etico, trasformandolo che, per quanto grottesca e incomprensibile, salva delle vite. La sua convinzione che il bene collettivo giustifichi ogni mezzo lo ha portato a un punto di non ritorno.
Paradossalmente, questa trasformazione contrasta con il ruolo che Hank aveva assunto dopo lo scontro tra Avengers e X-Men. All’epoca, fu lui a cercare di dimostrare a Scott Summers quanto il suo estremismo avesse distrutto i suoi ideali. Ora, tuttavia, è Bestia a impartire ordini brutali su base quotidiana, dimostrando quanto sia facile perdere la bussola morale quando si è consumati dalla necessità di sopravvivere.
Bestia non è diventato malvagio da un giorno all’altro. Il suo percorso ricorda quello di un moderno Magneto, ma con una differenza fondamentale: i lettori hanno potuto osservare da vicino il suo graduale declino, passo dopo passo. L’insieme di insicurezze represse, fallimenti personali e un’insicurezza cronica si è combinato con il piacere del controllo che gli è stato dato come leader della "CIA Mutante". Questo potere, anziché liberarlo, lo ha trasformato in un despota egoista che giustifica ogni atrocità in nome del bene collettivo, pur agendo spesso per il proprio tornaconto personale.
La parabola di Hank McCoy è una tragedia moderna, che dimostra come anche l’eroe più nobile possa soccombere sotto il peso della disillusione. Le sue azioni sono una riflessione cupa sul potere, sull’etica e sulla fragilità della speranza in un mondo dove i confini tra giusto e sbagliato si confondono con inquietante facilità. Questo rende Bestia un personaggio complesso, ma anche profondamente umano, un antieroe il cui viaggio parla non solo ai mutanti, ma alla condizione umana stessa.