Joker: Il Mondo - In vacanza col pagliaccio di Gotham

di Redazione

Replicando l’esperimento che ha fatto il suo esordio nel 2021, un volume antologico dedicato a Batman composto da storie brevi realizzate da artisti provenienti da ogni parte del globo, per il Batman Day 2024 si è deciso in casa Panini di invitare un nuovo gruppo di artisti a scatenare la propria fantasia immaginando il Joker in giro per il globo. Joker: Il Mondo è un volume di 168 pagine, edito da Panini Comics, che include al suo interno 12 storie. Andiamo dunque ad analizzarle una per una

Il piatto forte: Strategia della tensione
Di Brizzi, Bacilieri & Filosa

Concedeteci un po’ di sano campanilismo: la storia realizzata dagli autori italiani è senza dubbio alcuno la migliore del volume. E non solo per i disegni di Paolo Bacilieri, che rappresentano lo strappo più forte e significativo rispetto alla tradizione, che poi sarebbe il motivo per cui un volume di questo tipo ha senso di esistere, ma più in generale per l'approccio fuori dagli schemi. La sceneggiatura di Enrico Brizzi (lo scrittore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo) porta Joker in vacanza/lavoro a Bologna durante i ‘70, anni di proteste studentesche e violenza di Stato. Il nostro clown si improvvisa dunque professore di teatro, prendendo davvero a cuore i suoi studenti. Strategia della tensione è una storia che mostra una dose di coraggio che non si ritrova in (quasi) nessuna delle altre storie e se la voce scelta da Brizzi per il Joker funziona, pur ricordandomi troppo alcune versioni cinematografiche, le illustrazioni di Bacilieri coi colori di Filosa valgono da sole il prezzo del biglietto per il viaggio in una bellissima Bologna coi suoi graffiti, i suoi tossici (omaggio a Pazienza, ovvio) e i cori contro i carabinieri scanditi in marcia. Per l’occasione Panini ha pubblicato questa storia anche in un volume a parte, extra-size e con un sacco di extra.  


Le altre storie di Joker: Il Mondo

 Il volume si apre con L’epilogo è il prologo, storia di Geoff Johns e Jason Fabok, di cui non si sentiva un gran bisogno, in primis perché di storie americane del Joker ne leggiamo ogni settimana e per di più perché strizza l’occhio alla trama dei tre Joker di cui non sembra importare nulla a nessuno. Fabok però è sempre un bel vedere e le atmosfere sono azzeccate. 

Vacanze primaverili, di David Rubin, è ambientata in Spagna ed è una delle poche storie oltre a quella italiana a toccare temi di attualità. Rubin gioca con la deriva xenofoba e razzista che attraversa il suo paese, rileggendo per contrasto la deviata normalità di Gotham, attraverso uno stile cartoonesco in cui il Joker brilla con le decine di pieghe che appaiono sulla sua faccia. 

Niente Jazz, la storia di Torsten Strater e Ingo Romling, coppia di autori tedeschi, è la meno decifrabile: il Joker è in vacanza in Germania, sequestra uno scienziato esperto di clima e per sbaglio causa un nubifragio su un festival metal. I disegni , molto morbidi nel loro realismo, sono però una delizia. 

 Il racconto dei brasiliani Felipe Castilho, Tainan Rocha e Mariane Gusmao si intitola Città dei pazzi, cimitero dei vivi  (forse un richiamo a City of God?) e anch’essa presenta un grosso gancio con la realtà facendo riferimento al Hospital Colônia, ospedale psichiatrico in cui più che cure sono state somministrate disumane atrocità. Il parallelismo tra Storia e storia funziona, anche grazie alle illustrazione “alla McKean” che ricostruiscono un forte clima di turbamento in cui si muove un Joker decisamente riconoscibile. 

Il lottatore, dei messicani Alvaro Fong Varela e Oscar Pinto affonda nell’iconografia della lucha libre, ma non va mai troppo in profondità e il wrestling è solo una scusa per far indossare le maschere tradizionali a grossi scagnozzi. Non male la resa tra il fotografico e il dipinto di Pinto, ma c’è molto di meglio, anche solo in questo volume. 

 A proposito di stereotipi, Kafka, birra, semtex gioca proprio suoi luoghi comuni che accompagnano la Repubblica Ceca. I due autori, Štepán Kopiva e Michal Suchánek mettono in scena dei provini per il nuovo Joker ceco (che ricorda un po’ il concorso in cui Chaplin arrivò secondo imitando se stesso). Lo stile grafico è fin troppo banale, ma l’idea di un franchise internazionale del Joker è carina.

Metin Akdülger e Ethem Onur Bilgiç ci portano invece nell’Impero Ottomano di fine ‘800. La trama non brilla: il Joker lustrascarpe elabora un piano per sterminare un teatro di ricconi con del lucido per cuoio che si trasforma in gas letale. La svolta è l'arrivo di un Batman ante litteram e del divertente confronto col Joker che tuttavia si risolve troppo frettolosamente. 

Da Parasite a Squid Game, l’intrattenimento coreano si è lentamente infiltrato nelle nostre abitudini di consumo e forse è per questo che Imitatore di Inpyo Jeon e Jae Kwang Park ci risulta in fondo in qualche modo familiare, per quanto obbedisca a canoni diversi da quelli del fumetto occidentale. Ritroviamo però quel gusto per il noir e i toni da thriller di una certa cinematografia coreana. In poche pagine la copia di autori tratteggia chiaramente la discesa nella follia di un detective assillato dalle morti causate da imitatori di Joker. Ma l’imitazione, si sa, è la più sincera forma di ammirazione. 

Un po’ troppo scolastica invece è l’avventura argentina di Matias Timarchi e German Peralta (già disegnatore per Marvel, DC e Image) che se la cavano con una storia di maniera. Il Joker questa volta è l’identità assunta dal ragazzino, figlio del capo di un gruppo ultras, che alla morte del padre decide si scalare la scala gerarchica e prendere il controllo di tutto il business. Sembra la trasposizione dell’indagine sulle curve milanesi, invece è la conferma che tutti sanno ciò che succede nei bassifondi, facendo finta di niente. 

Di Terapia oscura dei camerunensi Dr. Ejob Gaius, Bertrand Mbozo’o Zeh e E.N. Ejob colpisce invece la distanza culturale che si percepisce in un racconto che potrebbe svolgersi identico quasi ovunque nel mondo, ma che con due o tre accorgimenti gli autori riescono a rendere ancorato alla quotidianità che conoscono. Anche in questo caso il Joker fa proseliti, ma attraverso un libro che svela la verità. Uhm, forse forse ho visto una metafora. 

Molto, molto interessante infine la storia polacca di Tomasz Koodziejczak e Jacek Michalski, gli unici a portare Joker nel contesto di una struttura narrativa già esistente composta dagli alleati polacchi di Batman. L’obiettivo del clown è il ritratto di un pagliaccio di corte diventato dopo la morte simbolo nazionale di saggezza: fu il solo ad accorgersi dei segni della caduta dell’impero. Ad ogni modo, il Cavaliere di Cracovia è decisamente più violento di quello di Gotham, ma il Joker pur senza quadro non torna a casa a mani vuote: la lezione è che basta la caduta di una città a far crollare un impero. 

 

Tirando le somme, l’esperimento e il volume sono decisamente interessanti e la ripetizione col Joker appare giustificata. Forse avrei apprezzato una punta di coraggio in più, inteso come volontà di uscire dagli schemi sia della narrativa che dell’illustrazione, come fatto dagli autori nostrani, ma in fondo si tratta di un personaggio di proprietà di un’azienda gigantesca che ha tutto l’interesse a custodirne l’immagine, perciò penso che in conclusione si possa osservare il bicchiere mezzo pieno e apprezzare i tentativi più riuscito, che in Joker: Il Mondo in fondo comunque non mancano.