Napoli/New York è anche un fumetto: la recensione
Se vi sembra di aver già sentito parlare di Napoli/New York, ma non nel contesto del fumetto, non siete nel torto. In questi giorni, infatti, è arrivato in sala anche l’omonimo film di Gabriele Salvatores. Cos’hanno in comune le due opere? Questa è una storia nella storia. Per il suo inizio bisogna tornare indietro a più di trent’anni fa, agli ultimi anni di vita di Federico Fellini. Tra le sue ultime opere, infatti, il regista nato a Rimini, ma romano di adozione, scrisse insieme al suo compagno di molte lavorazioni Tullio Pinelli una sceneggiatura intitolata, per l'appunto, Napoli/New York. Il progetto, mai realizzato dal maestro Fellini, è così rimasto per quasi tre decenni nel cassetto, fino alla comparsa in scena di Arancia Studio.
La media company piemontese infatti ha acquistato i diritti della sceneggiatura inedita per trasformarla in una graphic novel e, insieme a Paco Cinematografica, anche in film. Mentre la pellicola è stata affidata al Premio Oscar Gabriele Salvatores, per la graphic novel (pubblicata in Italia da Star Comics) la scelta è ricaduta sul celebre e talentuoso sceneggiatore francese Jean-David Morvan e al giovane illustratore italiano Ste Tirasso, già visto all’opera per Bao Publishing e Il Castoro.
Il racconto inizia a Napoli sul finire della Seconda Guerra Mondiale, in una città che ha accolto libera l’arrivo deli Alleati avendo già scacciato i nazisti con le proprie forze, ma lacerata da mesi e mesi di bombardamenti. È proprio il crollo di un palazzo a privare Celestina dell’ultima persona amica al mondo. Non le resta quindi che rifugiarsi da Carmine, scugnizzo che sta pensando di passare a una vita più tranquilla. Per allontanarsi da un fratello approfittatore, Celestina decide così insieme a Carmine di salpare da clandestina su una nave diretta a New York, dove spera di riunirsi con la sorella. Nonostante vengano scoperti, Celestina e Carmine entrano nelle grazie di Joseph Garofalo, ufficiale di Marina di bordo a cui salvano la vita.
Arrivati a New York, la vita di Celestina e Carmine non si risolve, anzi si complica. Prima bloccati a Ellis Island e poi separati nelle grande metropoli, le strade di Carmine, Celestina e Garofalo si riuniscono in tribunale, nel tentativo di salvare Agnese, la sorella di Celestina incastrata in un crimine che non ha commesso.
Napoli/New York è un viaggio nel tempo
Nelle parole di Jean-David Morvan all’annuncio della lavorazione della graphic novel si può cogliere tutta l’attenzione posta dallo sceneggiatore francese nel maneggiare il materiale originale di Fellini: ““Nel corso della mia carriera, ho dato vita a storie e universi, mi sono dedicato a biografie e adattamenti, ma mai mi era capitata l’occasione di trasformare in graphic novel una sceneggiatura pensata per il grande schermo, e tanto meno una che portasse la firma di un maestro come Fellini”. E in effetti Morvan ha riservato una piega decisamente cinematografica alla sua sceneggiatura.
Lo si avverte già nell’incipit, nella folle corsa dei vigili del fuoco attraverso una Napoli piegata dalla guerra verso l’edificio crollato, dove le vignette vanno lentamente a cercare Celestina, l’unica a curarsi delle sorti di Zia Amelia, la vicina che si è occupata di lei una volta rimasta sola. Gli esempi dell’approccio cinematografico non mancano: già nella sequenza successiva Morvan e Tirasso sfruttano il riflesso del finestrino posteriore dell’ambulanza per raccontare in rewind i tragici eventi appena accaduti.
Pur trattandosi di una vicenda piuttosto lineare, Morvan si diverte a disallineare un po’ gli eventi, giocando con rapidi balzi avanti e indietro: sarei curioso di leggere come Fellini aveva immaginato la sua storia, perché devo dire che su carta non sempre questi scarti risultano chiarissimi al primo colpo. Il fumetto ad ogni modo ha un’anima composita e ci pensano sempre le matite di Ste Tirasso a districare eventi, luoghi e scansione temporale, schiarendo la mente del lettore e allietandone la vista con figure morbide, che anche nel contesto di una rappresentazione realistica non rinunciano a dettagli più cartooneschi o a influenze manga. Ci sono poi istanti in cui un personaggio di colpo alza i toni in cui è facile richiamare alla mente le celebri obiezioni dell’avvocato Phoenix Wright, protagonista di una celebre serie di videogiochi.
Il connubio franco-italico tra Jean-David Morvan e Ste Tirasso funziona. Lo sceneggiatore francese sincopa il ritmo del racconto, alternando sequenze vorticose a lunghi momenti di quiete in cui il disegnatore italiano può mettere in mostra le sue doti, tanto nell’illustrazione di alcune scene statiche, quanto nella movimentazione della tavola, che all’occorrenza si spezzetta in riquadri più piccoli che si incastrano, come nella sequenza muta in cui Garofalo insegue i giovani clandestini per gli spazi angusti della nave.
I colori che lo stesso Tirasso applica sulle sue matite posano sul racconto un velo di calore che si sposa perfettamente con i toni di una vicenda che ha il sapore del cinema italiano di trent’anni fa, con tutto ciò che ne comporta. A qualcuno farà piacere riabbracciare quelle sensazioni dei bei tempi andati, quando la raffigurazione di buoni e cattivi era netta, il matto urlava la verità che non si può dire e in fondo a noi italiani piaceva immaginarci come gente di buon cuore; per qualcun altro invece Napoli/New York potrà suonare fuori tempo (massimo). A prescindere dalla valutazione, resta in ogni caso negli occhi il lavoro grafico di Ste Tirasso, che attraverso la contaminazione personalizza volti ed espressioni, rimandando a un immaginario geograficamente lontano da quello felliniano, ma inaspettatamente vicino per efficacia.