15 anni di Heavy Rain. Riscopriamo il capolavoro di Quantic Dream
15 anni di scelte, emozioni e innovazioni: come Heavy Rain ha rivoluzionato la narrazione nei videogiochi e perché vale ancora la pena giocarlo oggi

Alla fine del 2009 i giocatori di tutto il mondo gongolavano forti di un anno che aveva dato loro titoli di altissimo livello tra i quali spiccavano Uncharted 2, Batman Arkham Asylum, Demon’s Souls, Assassin’s Creed 2 ed Empire Total War.
L’industria dei videogiochi andava fortissimo e le software house erano continuamente alla ricerca di nuovi modi di trasmettere le proprie opere.
Sull’onda di questa esplosione creativa, nel febbraio del 2010 Quantic Dream pubblica Heavy Rain, titolo che ha ridefinito il concetto di immersione videoludica e ha riscritto le regole della narrazione nei videogiochi.
Nato come esclusiva per PlayStation 3, Heavy Rain ha rappresentato il trampolino di lancio per il game director David Cage, il quale aveva dato dimostrazione delle sue capacità già nel 2005 con Fahrenheit, thriller psicologico con delle vene paranormali, che nonostante sia stato limitato dalle capacità tecniche di allora, risulta una delle migliori esperienze su PlayStation 2 e Xbox.
Heavy Rain continua, artisticamente parlando, dove si era fermato Fahrenheit.
Forte dell’esperienza maturata e della maggior potenza offerta da PlayStation 3, David Cage 15 anni fa ha fatto sì che potessimo mettere le mani su un’esperienza videoludica capace di stravolgere il modo di intendere i videogiochi narrativi e lasciare il segno nell’industria del gaming.
La caccia al killer degli origami: la trama di Heavy Rain
Heavy Rain ci mette nei panni di quattro personaggi: Ethan Mars, padre che vive quotidianamente col senso di colpa per non essere stato in grado di salvare suo figlio da un incidente. Norman Jayden, un profiler dell’FBI che soffre di dipendenza dalla triptocaina. Madison Paige, giornalista con forti problemi di insonnia. Scott Shelby, un investigatore privato che dà la caccia al killer degli origami.
I quattro personaggi sono tutti, per motivi diversi, sulle tracce di un killer che rapisce dei bambini durante la stagione autunnale per poi farli annegare nell’acqua piovana durante i giorni di forte pioggia e lasciare un’orchidea sul loro petto e un origami accanto al cadavere: da qui il nome Killer degli origami.
Un giorno il secondo figlio di Ethan, Shaun, viene rapito dal killer degli origami e denunciata la cosa alle forze dell’ordine, Norman Jayder dell’FBI gli comunica che seguendo il modus operandi del killer, il bambino ha solo tre giorni di vita prima della prossima tempesta.
Assalito dai giornalisti, Ethan si rifugia in un motel, dove incontra la giornalista Madison Paige, che si interessa alla vicenda.
In motel, Ethan riceve anche una lettera dal Killer degli origami, contenente un telefono, una pistola e 5 origami e la famosa frase: fin dove sei disposto a spingerti per salvare qualcuno che ami?.
Il killer chiama Ethan e gli spiega che ogni origami rappresenta una sfida, e ogni sfida completata gli svelerà parte dell’indirizzo del luogo dove si trova Shaun.
Ciò dà il via a una caccia all’uomo fatta di colpi di scena e scelte complesse, dove ogni decisione può decidere le sorti dei vari personaggi, sancendone anche la morte, e soprattutto il destino di Shaun.
Scelte, Conseguenze e Immersione: La Rivoluzione di Heavy Rain
Ad alcuni la scelta di utilizzare la parola “rivoluzione” per Heavy Rain potrà sembrare esagerata poiché già prima del titolo di Quantic Dream vi sono stati videogiochi dove le scelte del giocatore potevano avere esiti sul, o sui, finali.
Basti pensare a Chrono Trigger e il primo Fallout, dove le scelte del giocatore impattavano sugli esiti del mondo di gioco, oppure a Silent Hill 2, che porta il peso delle azioni a un piano maggiormente personale, con le conseguenze delle azioni del giocatore che impattano sulle sorti di specifici personaggi.
Ma lo stesso Fahrenheit ha lasciato intravedere quali idee girassero per la testa di David Cage.
Quindi, perché nonostante altri avessero già messo tale potere nelle mani del giocatore, uso la parola “rivoluzione” per Heavy Rain?
I videogiochi, includendo quelli appena citati, si basavano su una struttura molto semplice: si partiva da un punto A per arrivare a un punto B - in alcuni casi vi potevano essere anche un punto C, D e D: tuttavia, tutti questi si basavano sulla centralità del personaggio principale.
Il fallimento di tale personaggio principale non era contemplato, di conseguenza la morte di questo durante gli eventi di gioco portava al “game over” e conseguente ritorno a un checkpoint o salvataggio.
Heavy Rain va oltre la presenza di più punti finali, offrendo la possibilità per questi di mescolarsi tra loro.
Ognuno dei quattro personaggi può concludere la storia in maniera diversa e ognuno dei suoi finali può mescolarsi con quello di un altro, moltiplicando i 17 finali del gioco in maniera esponenziale.
Inoltre, nel suo cercare di rappresentare quanto più possibile la realtà, David Cage ha creato un’esperienza dove il fallimento, o morte, di uno dei personaggi impatta sulla trama senza bloccarla. Insomma, se uno dei personaggi muore, o viene arrestato o si arrende a determinate sfide, il gioco va avanti tenendo conto di quanto accaduto a quel personaggio; eliminando di conseguenza la schermata di game over.
Mettetevi nei panni di un giocatore che fino a quel momento era abituato a partire dall’ultimo checkpoint e tutto d’un tratto si trova a dover fare i conti per l’intero resto del gioco con il peso delle sue azioni.
La caccia al realismo e l’uso del motion capture
La voglia di Cage di portare su console un’esperienza quanto più cinematografica e vicina alla realtà non si fermò all’eliminazione del game over e una enorme stratificazione della trama, ma si spinse fino a creare quella che Guillaume de Fondaumière (CFO di Quantic Dream) ha poi definito “il più grande progetto di motion capture” fino a quel momento.
Forte di un budget di 40 milioni di euro, Cage ha stilato più di 2000 pagine di sceneggiatura, la quale ha richiesto la presenza di 70 attori e 170 giorni di riprese, più 60 giorni per gestire le animazioni.
Diversamente dalle altre produzioni del tempo, come ad esempio L.A Noire, pubblicato nel 2011 ma già in sviluppo al tempo, che prevedevano l’uso del motion capture per determinate sezioni di gioco o solamente alcune parti del corpo, durante lo sviluppo di Heavy Rain gli attori furono registrati in performance completa.
Paradossalmente, tale spinta sul dare un taglio cinematografico alle performance degli attori si scontrò con i limiti dell’hardware di PlayStation 3, con la conseguenza che il gioco dava vita a una serie di glitch che portavano i personaggi a fare delle stranissime smorfie; dando vita a decine di meme che ancora oggi popolano il web.
L’eredità di Heavy Rain 15 anni dopo
A 15 anni dalla sua pubblicazione Heavy Rain è ancora una pietra miliare del mondo dei videogiochi.
Esattamente come accaduto precedentemente con Fahrenheit, Heavy Rain ha offerto le basi a Quantic Dream per altri lavori come Beyond:Two Souls e Detroit become Human.
L’importanza del titolo va però ben oltre il semplice impatto sullo stesso team di sviluppo. Heavy Rain ha mostrato come vi fosse una fetta di pubblico pronto a vivere esperienze più mature e vicine al mondo cinematografico; cosa non scontata all’epoca se si pensa che il gioco è stato inizialmente proposto a Microsoft che lo rifiutò per il tema del rapimento di minori.
Il successo di Heavy Rain ha fatto quindi sì che altre software house sviluppassero le proprie storie scegliendo il format dell’avventura grafica, dando vita a serie come The Walking Dead di Telltale, Life Is Strange di Dontnod o Until Dawn e altri lavori di Supermassive Games.
Insomma, a 15 anni di distanza è innegabile come Heavy Rain abbia permesso all’industria dei videogiochi di fare un passo in avanti sia sul piano del game design che della narrazione videoludica.
Giocare a Heavy Rain 15 oggi
Rigettarmi alla ricerca del killer degli origami nel 2025 mi ha lasciato più sensazioni positive che negative.
Heavy Rain ha l’ottimo pregio di essere invecchiato benissimo sul piano grafico, frutto dell’ottimo lavoro svolto da Quantic Dream, e anche l’infrastruttura narrativa resta ben solida e di altissimo livello, nonostante alcuni momenti oggi possano sembrare scontati per via del fatto che sia il cinema che i videogiochi a tinte crime hanno poi fatto uso degli stessi escamotage narrativi presenti nel gioco.
Il gameplay sente invece il peso degli anni. I comandi macchinosi e l’eccessiva presenza di quick time events possono forse allontanare i nuovi giocatori che sono abituati a un gameplay più veloce e dinamico.
Eppure se siete amanti dei giochi narrativi, che oggi latitano tra le grandi produzioni, Heavy Rain offre ancora una ottima storia che vi terrà attaccati alla TV per qualche ora e farà nascere, sicuramente, in voi il dubbio riguardo: fino a dove siete disposti a spingervi per salvare qualcuno che amate?