Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

Dopo 20 anni ho rimesso mano a Cold Fear e tra mostri e russi che mi urlavano contro, mi sono divertito tantissimo

Cold Fear  lhorror dimenticato di Ubisoft

Tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000, l’industria dei videogiochi ha dato il via a una vera e propria corsa all’horror: gli ottimi risultati registrati da Resident Evil avevano fatto di Capcom la regina del mercato e tutti, piccoli e grandi software house, volevano sfruttare il caos creativo della casa di Osaka, per prendersi una fetta di quella torta.

Come ho raccontato in una delle ultime puntate di Just Play, Capcom aveva intuito che il genere aveva bisogno di una svolta che lo allontanasse dagli zombie che abitavano Villa Spencer e le strade di Raccon City.  Svolta che sarebbe arrivata con Resident Evil 4 solo nel 2005, dando quindi ampio spazio alle altre software house di proporre le loro visioni dell’horror.

E se tutti ricordano Silent Hill 2 per l’aver portato la saga di Konami a diventare il principale competitor di Resident Evil, il mercato ha visto l’arrivo di tanti altri titoli che hanno declinato il genere horror in salse diverse: Obscure con l’approccio co-op, Fatal Frame con i suoi fantasmi, Forbidden Siren e la sua narrazione atipica, per citarne alcuni.

Ed è di uno di queste piccole gemme di cui voglio parlarvi oggi.
Cold Fear, il primo horror pubblicato da Ubisoft e dimenticato per un piccolo, grande errore: arrivare sul mercato quasi contemporaneamente a Resident Evil 4.

I fatti narrati in Cold Fear

Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

La storia raccontata in Cold Fear avviene nello stretto di Bering e riprende uno dei tipici canovacci narrativi del tempo: Un bel mascellone americano che deve risolvere un problemone creato dai russi, e di mezzo ovviamente c’è una bella pulzella da salvare.

Il nostro mascellone è Tom hansen, membro della guardia costiera statunitense, che un bel giorno, mentre è in ricognizione con la sua squadra, riceve l’ordine via radio da parte di un alto funzionario statunitense di dirigersi verso la nave “Eastern Spirit”.

Una volta a bordo, Tom scopre che la sua squadra è stata totalmente eliminata e che l’equipaggio russo ha dovuto fronteggiare, e i pochi superstiti fronteggiano ancora, un qualcosa che non appartiene a questo mondo.

Guidato via radio dal funzionario della CIA Jason Bennett, Tom scopre che i russi, comandati dall’ex Maggiore Yuri Anischenko e dal colonello Dmitriy Yusupov, appartenente alla mafia russia, hanno scoperto un organismo parassita, le exocelle, capaci di rendere l’ospite potentissimo, con la piccola controindicazione che l’ospite muore.

Con l’intento di fermare la cosa prima che arrivi sulla terra ferma, Hansen si riunisce con Anna, figlia del Dr.Kamsky, che guida gli studi sulle exocelle.
I due si dirigono quindi verso la piattaforma petrolifera “Stella di Sakhalin”, dove le exocelle sono state trovate.

Li Hansen scoprirà di essere tra 2 fuochi: la mafia russa che vuole utilizzare le exocelle a scopri di lucro e la CIA che vuole utilizzarle a scopi militari. 

La cosa darà il via a un finale rocambolesco che come potete immaginare finirà a suon di bombe varie.

Cosa fa di buono Cold Fear

Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

Come potete notare, Cold Fear non ha rivoluzionato la narrazione nel mondo dei videogiochi; tuttavia, la sua trama per quanto semplice, e alle volte “telefonata”, riesce a fare da ottimo collante agli eventi di gioco.

Se si riesce a chiudere un occhio sulla trama, allora si può cominciare ad apprezzare al meglio Cold Fear e i suoi ambienti.
Come nelle migliori produzioni horror, Cold Fear ci trascina in ambientazioni claustrofobiche, dove la luce è tante volte un optional e il silenzio viene sovente rotto da urla stridule o i rumori metallici provocati dalle onde che si infrangono contro la “Eastern Spirit” o le mura della “Stella di Sakhalin”.

Gli ambienti di Cold Fear sono essenzialmente deliziosi. La nave è asfissiante e tante volte il nostro Hansen si trova ad affrontare tantissimi nemici in corridoi strettissimi, mentre la tempesta ci sballottala a destra e sinistra, rendendo per nulla semplice affrontare i vari nemici.

Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

Nello sviluppo del gioco, una enorme attenzione è stata posta alla fisica della nave. 
Durante lo sviluppo, gli sviluppatori notarono che se far muovere la nave era abbastanza semplice, ben più complesso era farla rispondere ai movimenti delle onde e della tempesta.
Per ovviare alla cosa è stato creato il motore Darkwave, che ha permesso di controllare la nave su due assi diversi separatamente.

Così facendo, gli sviluppatori sono riusciti a donare una sensazione ancora oggi realistica. I vari personaggi su schermo balzano da un lato all’altro della mappa, e negli spazi esterni bisogna sempre porre estrema attenzione ai vari oggetti che vagano in balia delle onde o delle stesse onde che possono buttarci in acqua.

Nonostante la piattaforma petrolifera non goda della stessa fisica, questa dà comunque un ottimo feedback, con spazi minuscoli e l’impressione che qualsiasi cosa possa sbucare fuori in ogni momento.

Cold Fear non è un survival horror, ma un action horror

Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

Nonostante le ambientazioni di Cold Fear puntino tutto sul creare un senso di ansia e tensione nel giocatore, il nostro Tom Hansen spara tantissimo.
Il gioco non perde tanto tempo a metterci nelle mani mitragliatori, fucili, lanciagranate e tante altre belle leccornie con le quali sparare i vari nemici che ci troviamo davanti.
Altre due caratteristiche che allontanano Cold Fear dai survival horror sono l’assenza di un inventario e la generosa quantità di munizioni che si trovano in giro o sui corpi dei nemici; cosa che non pone alcun limite alla sperimentazione: perché affrontare un nemico normale con una pistola quando gli si può usare un lanciafiamme contro?

Ciò non deve però tirarvi in inganno e farvi pensare che Cold Fear sia un videogioco semplice. 
Le grandi quantità di munizioni si scontrano con la difficoltà nel fronteggiare i nemici più comuni: i quali sono veloci, tantissime volte brandiscono mannaie - alle volte anche armi da fuoco - e alle volte sarà necessario mezzo caricatore della pistola per buttarli a terra.

Ah, la cosa più figa: l’unico modo per essere sicuri che i nemici non si rialzino, è fargli esplodere la testa, se ciò non accade, i nemici si rialzano dopo pochi secondi.

Exocelle e tanti altri amici fantastici in Cold Fear

Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

Come ogni horror che si rispetti, i nemici controllati dalle exocelle non sono altro che il pane quotidiano per Tom Hansen. 
Durante la sua gita per i mari, Tom scopre ben presto che le exocelle possono evolvere e che, soprattutto, i vari esperimenti fatti su cavie umane e non hanno dato vita a tantissime mutazioni.

Questa esplosione di character design viene fuori sin dai primi minuti in cui mettiamo piede sulla piattaforma petrolifera, dove Hansen si scontra con nemici capaci di arrampicarsi sulle pareti, altri capaci di scomparire alla vista e altri ancora con proprietà fisiche particolari.

Da sottolineare come l’asticella della difficoltà si alzi decisamente nella seconda parte del gioco, che coincide con l’arrivo sulla piattaforma petrolifera, con la quantità di munizioni in giro che si riduce considerevolmente spingendo il giocatore a usare maggiormente l’ingegno e utilizzare l’ambiente circostante.

Perché giocare Cold Fear nel 2025

Cold Fear - l'horror dimenticato di Ubisoft

Tagliamo la testa al toro, a oggi Cold Fear è disponibile su Steam a 2 euro.

Ecco, non avete scuse.

Detto questo.

Cold Fear è un gioco che sente il peso dei suoi anni, e sicuramente non è il top del top che il parco titoli PlayStation 2 ha da offrire, al contempo è un titolo da giocare se si è appassionati del genere horror e del retrogaming.

Questo perché come ho scritto all’inizio, Cold Fear cerca di portare una nuova visione nel genere, con un maggiore focus sulle ambientazioni e sul design in generale.
Di conseguenza risulta interessante analizzare pad alla mano le innovazioni, piccole e grandi, che il gioco ha portato e come queste siano state poi migliorate e utilizzate in altri titoli.

Mettere mano all’avventura di Tom Hansen 20 anni dopo mi ha fatto notare quanto potenziale questa opera avesse e, soprattutto, di quanta passione gli sviluppatori ci abbiano messo dentro: creando un universo che avrebbe potuto dare vita a sequel e spin-off.

Giocare a Cold Fear è anche utile a comprendere che 20 anni fa vi era un mondo parallelo a Resident Evil 4, il quale ha sì segnato il periodo PlayStation 2 ma ha anche offuscato il lavoro fatto da altri team di sviluppo, ponendo un livello qualitativo difficile da raggiungere per chi non disponeva del budget di Capcom.

Ed è col pesantissimo paragone con Resident Evil 4 che voglio chiudere questo ricordo di Cold Fear.
Una delle pecche dell’horror di Ubisoft è forse di essersi fermato letteralmente un passo prima del capolavoro di Capcom. 
Cold Fear con i suoi tank control e la sua dollycam che segue il personaggio per poi posizionarsi sulla spalla nelle sezioni di shooting ricorda tantissimo quel Resident Evil 3.5 che Capcom era sul punto di pubblicare. 

Magari l’osare di più gli avrebbe permesso di rifinire una serie di meccaniche che l’avrebbero portato a competere non ad armi pari ma sicuramente meglio attrezzato con Resident Evil 4, con la consapevolezza che lo scontro sarebbe stato perso comunque.

Ma in fondo, anche l’essere posto come un diretto competitor del capolavoro Capcom rappresenta una piccola medaglia al valore.

 

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