Costume Quest

di Davide Ottagono
Immaginate questo grande calderone. Buttateci dentro un pizzico di gioco di ruolo, una bella spruzzata d'esplorazione ed il fascino fanciullesco della festa più spaventosa dell'anno. Mescolate con forza e ne otterrete Costume Quest. L'idea alla base é piuttosto particolare, e va ad unire l'esplorazione più classica degli RPG americani (con visuale dall'alto) e gli scontri a turni che tanto fanno impazzire gli orientali. Insomma, c'é un po' di tutto, e la commistione di generi é indubbiamente riuscita, pur con qualche riserva. Ma cominciamo dall'inizio.



Wren e Reynold sono due fratelli appena trasferitisi in città. É la notte di Halloween, e quale modo migliore di fare conoscenza se non lanciarsi in un buffo vestito ed andare a chiedere dolcetti ai vicini? Purtroppo, la situazione prende fin da subito una svolta inaspettata. Dei mostri hanno invaso la Terra e, come noi, sono alla ricerca dei deliziosi dolcetti. Una volta scelto il personaggio tra i due, starà a noi salvare il fratello rapito, ovviamente restando nello spirito della festa.

L'unico modo per arrivare al parente scomparso senza che i nostri genitori lo scoprano sarà di liberare tutte le case dai nemici, così da poter cambiare ambientazione e proseguire nella storia. Gli stessi dolcetti sono la vera e propria moneta corrente nel mondo di Costume Quest. Questi ultimi saranno sparsi in giro per la mappa di gioco, oppure diventeranno premi di fine battaglia, oppure ancora semplici regali ottenuti bussando alle porte delle case circostanti. Esplorare ogni anfratto della zona sarà vitale non solo per riempire la nostra busta, ma anche per entrare in possesso degli ingredienti necessari per costruirci nuovi costumi.

Nonostante siano fatti di cartapesta, i vari travestimenti prendono vita durante le numerose battaglie per donarci il potere necessario per fronteggiare l'invasione nemica. I combattimenti, con il classico schema delle due fazioni su lati opposti, non si discostano troppo da quelli dei soliti Jrpg a turni. Azzeccando i Quick Time Event incrementeremo il nostro potere, mentre aspettando qualche round potremo usufruire delle mosse speciali.



I costumi non differiscono quindi solo visivamente, ma anche nelle loro doti da battaglia. Il robot é massiccio, il cavaliere é difensivo, la statua della libertà é curativa e così via. Avremo anche la possibilità di equipaggiare i membri del party con un'abilità appositamente comprata al negozio, sia offensiva che passiva. Purtroppo, gli scontri non eccelleranno mai troppo per profondità, e in un Gioco di Ruolo - per quanto a prezzo contenuto - é sempre un difetto piuttosto pesante.

Per svariate ore, ogni lotta si ridurrà ai soliti attacchi, alla pressione dei tasti a schermo e a qualche cura quando ce ne sarà bisogno. Persino salire di livello non peserà più di tanto sull'economia del tutto, con statistiche che aumentano da sole e nessuna abilità extra all'infuori di quelle acquistabili. Fortunatamente, con il proseguire dell'avventura entreremo in possesso di sempre più costumi e di nuovi alleati, così che la tattica in battaglia possa ampliarsi il necessario per non annoiare mai troppo.

La lunghezza della main-quest lascia l'amaro in bocca, ma gli incarichi secondari correggono un po' il tiro. Girovagare per la mappa ed utilizzare i poteri unici di ogni vestito per poterci aprire strade prima bloccate ha un fascino tutto suo, tra la ricerca di un bambino scomparso e l'altro (altra missione opzionale). Pur avendo collezionato tutti i costumi, però, la sensazione che si potesse osare di più in termini di longevità é rimasta.

Graficamente, abbiamo per le mani un titolo tracciato con linee decise e riempito da colori sempre accesi, pur in linea con lo spirito di Halloween. Il risultato finale é un prodotto più vicino ad un cartone animato interattivo che ad un classico videogioco. Ottimi anche i modelli dei personaggi in battaglia, così come le loro animazioni. Le colonne sonore completano il quadro. A volte sembra davvero di giocare più ad un Dragon Quest che a Costume Quest. Ma magari le somiglianze, palesi anche nel titolo, sono volute.