Dead Nation

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A Dead Nation mancavano solo i ninja, per essere un “more of the same” completo. Ha i classici protagonisti in lotta contro bizzeffe di nemici, ha la solita ondata di zombie mangia-cervelli che scorrazza indisturbata per la città, ha un gameplay da sparatutto con visuale a volo d'aquila che ormai vediamo ovunque (soprattutto in prodotti dal prezzo così contenuto), e gli immancabili elementi ruolistici che - oggi come oggi - sembrano voler intaccare a tutti i costi anche la “purezza” dei TPS. Insomma, ovunque ci voltiamo non c'é niente che non si sia già visto. Non é per forza di cose un male, ma la sensazione di rigiocare sempre le stesse scene e sempre gli stessi cliché é fortissima per tutta la durata dell'avventura.



Housemarque, le menti dietro al geniale Super Stardust HD, ha messo su questo accattivante spettacolino senza puntare più di tanto all'innovazione, e questo é palese. Quali sono allora i cavalli da battaglia di Dead Nation? Non tanto le fondamenta, ma quanto i pistoni rombanti del motore. In linea di massima, siamo di fronte ad un titolo che fa dell'impatto e della prestanza tecnica i suoi baluardi principali, mettendo momentaneamente da parte scelte più fresche in favore della vera essenza di questo genere: sparare, sparare e sparare.

Nei panni di uno dei due protagonisti disponibili, dovremo sopravvivere a 10 intensissimi livelli facendoci strada tra metropoli infestate, lugubri cimiteri e persino enormi autostrade semi-distrutte, per arrivare alla verità dietro lo scoppio della minaccia virulenta. Nonostante la trama non brilli per inventiva (e di certo non ci aspettavamo di meglio) le tavole dipinte a mano che fungono da intermezzi risultano di lodevole fattura, riuscendo a spezzettare bene le scene d'azione. Ovviamente, la storia di fondo non é altro che un semplice collante tra uno scontro a fuoco e l'altro, essendo questi le vere star del gioco.

L'idea alla base di Dead Nation é quella stra-abusata da tanti altri suoi colleghi: catapultare il poveraccio di turno in un mondo senza sopravvissuti, dargli qualche arma per difendersi e costringerlo a nuotare letteralmente tra le vagonate di cadaveri che mieterà lungo il suo cammino. La telecamera rialzata regala sempre un'ottima visione dell'insieme, mentre il gameplay alterna (poche) sessioni esplorative a sparatorie forsennate contro decine di zombie in contemporanea. Caricare a testa bassa non pagherà in alcun caso, neanche alle difficoltà iniziali, e girare l'angolo con una scappatoia sempre pronta sarà sempre la cosa più saggia da fare.



Imparare a riconoscere bene i vari tipi di nemici, e quindi i loro punti forti debolezze, sarà vitale per proseguire senza troppi intoppi, tanto quanto capire al volo quale arma si adatta meglio alla situazione che si ha davanti. Gli strumenti di morte sono ben differenziati tra loro: saranno disponibili versatili mitra e più distruttivi fucili a pompa, oltre che carabine, lanciafiamme, granate, mine di prossimità, spara-lame, molotov ed altro ancora. Tramite il denaro reperito in giro, inoltre, potremo persino acquistare potenziamenti per le sputafuoco agli appositi negozi, migliorandone magari la potenza, la velocità di ripetizione oppure la capienza dei caricatori, per non restare mai a secco al momento meno opportuno.

La presenza della cooperativa, sia offline che online, alleggerisce la leggera piattezza e prevedibilità che aleggia nell'aria. Giocare in compagnia di un amico aggiunge sicuramente una nuova dimensione tattica al gameplay, mentre il supporto alle classifiche mondiali spinge almeno un pizzico a rigiocare l'avventura. Bene o male, i motivi per riallacciarsi le cinture per un secondo giro non si discostano troppo dai soliti livelli di difficoltà sbloccabili e da alcuni segreti nascosti in forzieri sparsi. La campagna principale (che poi é l'unica disponibile) non brilla di certo per qualità generale e, nonostante proponga sempre scontri sul filo del rasoio, non fa altro che ripetere le stesse “situazioni da incubo” per tutte le 5-6 ore necessarie al suo completamento. L'impressione generale é che non sia cambiato granché dalla versione d'anteprima che provammo qualche mese fa. Il gioco resta tosto e “asfissiante”, ma perde di interesse dopo poco, soprattutto se lo si gioca da soli.

Tecnicamente, non c'é nulla da ridire. La veste grafica é di altissima qualità, specie se paragonata a quella di altri giochi a prezzo budget, mentre il motore riesce a gestire un'elevata quantità di nemici a schermo in contemporanea assolutamente senza pari (forse solo Dead Rising ha osato tanto, negli ultimi tempi). Gli effetti di luce ed ombra lasciano a bocca aperta, così come le esplosioni e fuoco annesso. Il risultato finale, aiutato anche dalla colonna sonora e dagli ansiolitici versi degli zombie, é uno splatter dal retrogusto horror e dall'atmosfera ben riuscita, in cui anche una semplice ombra che sguscia nel vicoletto antistante é capace di generare ansia. Non parliamo certo di paura vera e propria, ma più di una perenne pressione dettata dalla costrizione di dover sempre tenere gli occhi aperti (oltre che di doversi controllare continuamente le spalle).



Dead Nation

Dead Nation

Dead Nation non aggiunge niente di nuovo alla storica formula “romeriana”, ma quello che fa é più che accettabile, tranne in alcuni casi. I numerosissimi nemici a schermo assicurano centinaia di sparatorie forsennate, mentre il comparto tecnico lo innalza nell'Olimpo dei prodotti scaricabili, almeno per quanto riguarda la veste grafica. Il resto é piuttosto nella norma, dagli elementi ruolistici ad una pesante linearità che da un certo punto in poi si fa sentire un po' troppo, dal sistema di controllo a doppio analogico ad una trama non proprio ammaliante. Se si ha qualcuno con cui giocarlo può anche risultare appagante, ma in solitario rischia di perdere buona parte dell'appeal a metà strada, causa eccessiva ripetitività e mancanza di idee innovative.

Voto: 7.5