Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

Famoso per il suo complicatissimo tutorial, Driver è una delle migliori esperienze di guida dell'epoca PSX, riscopriamolo insieme

Driver spegne 25 candeline il mondo fuori quel maledetto garage

Il 1999 è stato un grande anno per il mondo dei videogiochi, il quale si preparava a dare il benvenuto alla neo-presentata PlayStation 2 che avrebbe cambiato totalmente l’industria videoludica.
Tra i canti del cigno del millennio che si avviava verso la sua fine vi sono stati titoli che con il tempo sono diventati veri e propri pezzi di storia della cultura pop come Pokemon Rosso, Blu e Giallo, Legacy of Kain Soul Reaver, Final Fantasy VIII, Age Of Empires 2, Spyro 2, Syphon Filter, Silent Hill e tanti altri titoli che hanno reso felici milioni di giocatori nel mondo.

Tra i tantissimi pezzi da 90 dell’epoca, vi era un titolo che è riuscito sin da subito a imporsi nell'olimpo dei videogiochi: Driver.
Sviluppato da Reflections Interactive e pubblicato da GT Interactive Software Driver, Driver arriva 3 anni dopo Destruction Derby 1 e 2 per affermarsi come un miglioramento di questi piuttosto che un erede spirituale.

Nell’occasione del 25esimo anniversario dalla sua  pubblicazione, andiamo a riscorprire insieme questo piccolo capolavoro dell’epoca PSX

C’era una volta, prima di Driver…

Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

La serie di Destruction Derby ha portato per la prima volta i giocatori in un mondo di gare automobilistiche adrenaliniche, con una fisica realistica e, soprattutto, auto realmente distruttibili. Ogni parte dell’auto era infatti danneggiabile, i finestrini andavano in frantumi, il cofano volava e il motore diventava una palla di fuoco.
Tuttavia la saga aveva anche dei punti deboli, come ad esempio il fatto che le macchine potevano ricevere un enorme ammontare di danni, ma avrebbero continuato ad andare avanti come se nulla fosse fino all’ultima botta decisiva.

Nei 3 anni passati tra Destruction Derby 2 e Driver, Reflections Interactive ha preso quanto di buono fatto con i primi titoli pubblicati e ha limato le varie imperfezioni; Driver è stato il risultato di questo lavoro: un titolo che abbraccia la realizzazione tecnica di Destruction Derby, con il suo realismo e la sua fisica, e l’abbina a una narrazione che ha le proprie radici nelle serie TV americane degli anni ‘70 - come Starsky e Hutch, Hazzard o Bullit.
Il risultato è un gioco capace di vendere 1.6 milioni di copie e portare a casa il 5 posto nella classifica dei giochi che hanno guadagnato di più durante l’anno.

Polizia, criminalità, politica e automobili

Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

In Driver ci troviamo nei panni di Tanner, un poliziotto sotto copertura mandato a investigare su una rete criminale scalando le posizioni all’interno dell’organizzazione attraverso le sue abilità al volante.

Tuttavia, prima di mettersi al volante doveva superare una prova che ben presto sarebbe entrato nella legenda e avrebbe intaccato il sistema nervoso di tantissimi giocatori: il tutorial del garage.
La prova del garage non era nient altro che il tutorial del gioco: dove al nostro Tanner era richiesto di effettuare un 180, un 360, un 180 in retromarcia, uno slalom, una sgommata bella pesante e tante altre cose che anche un campione mondiale come Lewis Hamilton non è riuscito a superare.

Una volta superata questa prova da girone infernale dantesco, Tanner si trova a scalare la scala gerarchica della criminalità organizzata facendo dei lavoretti per i vari gangster locali fino raggiungere uno dei pezzi grossi della mala Rufus, il quale incarica Tanner salvare uno dei suoi soci in un inseguimento per tutta Miami

Dopodiché l’azione si sposterà a San Francisco, dove Tanner incontrerà uno dei capi della mala e primo obiettivo della sua indagine; Castaldi. 
A San Francisco, Tanner diventerà uno dei driver di Castaldi e lo aiuterà in vari lavori; dal distruggere ristoranti dei nemici di Castaldi, a inseguire personaggi vari. Dopo una serie di lavori, Tanner scopre che Castaldi non si trova al vertice della mala, bensì questo lavora per Don Hancock, un pezzo grosso della politica che è in corsa per la Casa Bianca. 
Una serie di avvenimenti porteranno Castaldi e Tanner a spostarsi a Los Angeles, dove Tanner scopre che Castaldi sta pianificando un omicidio di alto livello.

Conscio della gravità della cosa, Tanner decide di collaborare sia con l’FBI che con la Polizia e la cos alo porta a scoprire che Castaldi e Don Hancock sono in combutta con alcuni agenti dell’FBI. Coscio della fragilità della sua copertura, Tanner segue i due boss della mala a New York dove scopre che la persona nel mirino di Castaldi è il Presidente degli Stati Uniti in persona.

Tanner si trova a scortare il Presidente in una rocambolesca fuga per New York con polizia e gli uomini di Castaldi e Hancock alle calcagna, tuttavia riesce a portare in salvo il Presidente per poi sparire dai radar della polizia e dell’FBI poiché non si fida più delle due istituzioni che si sono vendute senza alcun ritegno alla malavita.

Un tipico film americano

Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

La prima cosa che salta all’occhio guardando alla trama di Driver è come questa segua il canovaccio del tipico film d’azione statunitense.
Il gioco, infatti, guarda molto alle produzioni statunitensi degli anni 70, come Hazzard o Starsky and Hutch, con auto muscle di grossa cilindrata che corrono all’impazzata.

Driver prende questa ispirazione e vi aggiunge elementi da poliziesco; seguendo passo dopo passo tutti gli escamotage della cinematografia d’azione del tempo per tenere sempre alta l’attenzione dello spettatore.

Come ogni film che si rispetti, Driver è accompagnato da delle cinematografiche che per l’epoca erano oro puro, con angoli olandesi, scene in tilt e jib shot fino ad arrivare a riprese aeree che tendono a rendere perfettamente l’adrenalina dei vari inseguimenti

Alle riprese dal taglio cinematografico, si accompagna una colonna sonora originale capace di portare il giocatore negli Stati Uniti dell’epoca, alternando alla vaporwave tipica di Miami un jazz-funky New Yorkese.
Nonostante la colonna sonora sia fatta di pezzi della durata di poco più di un minuto, questa riesce a esprimere perfettamente il mood delle varie città in cui il nostro Tanner si trova a operare, dando al giocatore un senso di immersività che pochi giochi al tempo riuscivano a ricreare.

Volante (pad) alla mano

Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

Nel suo girare il giro per Miami, San Francisco, Los Angeles e New York, Tanner non è sempre al soldo dei vari gangster di turno, ma potrà decidere di dedicarsi a una lunga serie di attività diverse, seppur sempre a bordo del suo fidato bolide.

Alla modalità “sotto copertura” che rappresenta la storia del gioco, vi sono tante altre modalità quali:

  • Inseguimenti: dove potremo divertirci in inseguimenti vari, sia come guardia che come ladro, per poi rivedere i video dei nostri inseguimenti e farci un’idea su come diventare registi di un corto cinematografico;
  • Training: che ci porterà di nuovo in quel maledetto garage o in un deserto per testare le nostre abilità;
  • Driving Games: tutta una serie di minigiochi che ci aiuteranno a migliorare le nostre capacità al volante, come ad esempio inseguire e distruggere un’auto della polizia, seminare una o più auto della polizia, raggiungere quanti più checkpoint possibili in giro per la città, una corsa sfrenata in varie prove a tempo e poi - la mia preferita - “sopravvivenza”, dove una serie di poliziotti in overdose di anfetamina inseguono Tanner con l’unico obiettivo di ammazzarlo;
  • Giro Libero: che ci dà la possibilità di andare a zonzo per le varie città del gioco

Insomma, per un gioco uscito nel 1999 vi è tanta carne a cuore.

E ognuna di queste modalità raggiunge il proprio apice nel momento in cui si comincia a guidare.
Reflections Interactive è riuscita a donare a Driver una fisica invidiabilissima per l’epoca. L’esperienza pad alla mano riesce a trasmettere la pesantezza dei vari veicoli, che certamente non sono city car. Così, mentre una pressione prolungata sull’acceleratore ci permette di raggiungere senza alcun problema 150/170, allo stesso modo avviarsi a una curva a queste velocità significherà andare a schiantarsi.

Qui Driver cala il suo secondo asso: la distruttibilità.
Esattamente come la saga di Destruction Derby, che offriva un altissimo livello di distruttibilità della macchina, Driver ci permette di distruggere il nostro veicolo nei minimi particolari, tuttavia, diversamente da Destruction Derby che ci permetteva di guidare senza alcun problema fino ultimo incidente che avrebbe fatto esplodere l’auto, in Driver i danni alle automobili impattano sulle prestazioni di queste.

Tale distruttibilità si trovava anche negli ambienti e nelle auto degli NCP (tra cui anche quelle della polizia), e la cosa rende il gioco solo più divertente: cioè, chi non si divertiva a schiantarsi a 140 all’ora contro una volante della polizia?

Graficamente parlando, Driver ha forse rappresentato la miglior esperienza di guida di fine degli anni 90 - contendendosi il primato con Gran Turismo, il quale però offriva un’esperienza totalmente diversa e con minori elementi sullo schermo.
Il gioco si divide in quattro città, che pur non essendo ricostruite fedelmente, riescono ad avere una propria identità e trasmetterla al giocatore. 
Le mappe di gioco sono poi enormi e danno al giocatore una enorme libertà di azione, tra vicoli, vicoletti, stradine, ponti e autostrade in cui darsi alla pazza gioia.

Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

Vera e propria ciliegina sulla torta è la Director’s Mode che ci permette al giocatore di sbizzarrirsi con i replay del proprio gameplay e creare dei veri e propri piccoli cortometraggi grazie ai tantissimi strumenti messi a disposizione dal gioco.
Dalla possibilità di posizionare telecamere, cambiare sfondi, colori e inquadrature, il gioco ci mette dall’altro lato della telecamera offrendo un’esperienza che a mia memoria nessun altro titolo era in grado di offrire all’epoca.

Perché giocare Driver dopo 25 anni

Driver spegne 25 candeline: il mondo fuori quel maledetto garage

Come già scritto, Driver rappresenta una delle migliori esperienze di guida sulla prima PlayStation - alla pari di Gran Turismo, ma anche sul piano tecnico il gioco riesce a dire la sua.

Ad oggi è ancora possibile trovare Driver su i vari eBay e Amazon, a patto chiaramente che abbiate una PSX funzionante, in alternativa è possibile trovarlo nei vari store online. 
In qualsiasi modo vogliate provare a giocarlo, il mio consiglio è di farlo essendo però ben coscienti che si parla di un gioco di 25 anni fa.

Nonostante Driver fosse 100 passi avanti rispetto ai giochi dell’epoca, oggi qualcuno potrebbe storcere il naso dinanzi a delle mappe enormi sì, ma anche vuote di contenuti, o a una intelligenza artificiale della polizia che sembra più ispirata ai kamikaze giapponesi che a dei poliziotti statunitensi.
Tuttavia, una volta superati certi ostacoli, sono sicuro che Driver sarà in grado di regalarvi ore di puro divertimento con la sua storia che fa più di un occhiolino a Hollywood e i suoi inseguimenti al cardiopalma. 

Per tanti anni, giornalisti, critici e appassionati si sono accaniti nel cercare di paragonare Driver ad altri titoli del suo tempo; alcuni l’hanno paragonato a GTA, dimenticandosi che Driver ha portato quello stile di open world alla guida in terza persona quasi 3 anni prima di GTA 3, altri invece hanno provato ad affibbiargli il titolo di erede di Destruction Derby.

La realtà è che Driver è una gemma unica del suo tempo ed è quasi impossibile trovare qualcosa a cui compararlo; provandoci, vi dire che Driver abbina i migliori punti di forza di Crazy Taxi e i primi Need For Speed, ma molto probabilmente anche questa definizione non rende giustizia al titolo di  Reflections Interactive.

Driver

Versione Testata: Playstation

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Driver

 

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