Ma quanto era bello Bully? Riscopriamo il gioiellino di Rockstar
Rituffiamoci tra i corridoi della Bullworth Academy e ripercorriamo le gesta di Jimmy Hopkins
I vari leak pubblicati nel corso del 2023 hanno reso l’anno appena passato uno dei peggiori in casa Rockstar, che si è trovata addirittura obbligata a rilasciare il trailer di GTA VI con largo anticipo a causa dell’ennesimo furto di dati, video e immagini.
Tuttavia, i vari leak che hanno toccato la casa madre di GTA e Red Dead Redemption non hanno interessato solo GTA VI, ma hanno svelato una serie di notizie riguardanti anche altri titoli Rockstar, tra cui Bully, conosciuto in europa come Canis Canim Edit.
Secondo i leak di fine 2023, Rockstar avrebbe avviato i lavori per il tanto sperato sequel delle avventure di Jimmy Hopkins, tuttavia la necessità di concentrarsi sulla gestione di GTA V e sulla creazione di GTA VI ha fatto sì che Bully 2 venisse messo da parte, avendo lo stesso destino dei vari DLC legati a GTA V.
La pubblicazione del trailer di GTA VI ha riportato un barlume di speranza nei cuori dei fan di Jimmy Hopkins, i quali auspicano che una volta conclusi i lavori su GTA VI, Rockstar possa decidere di dare attenzione ai vari progetti finiti nel dimenticatoio.
Quale occasione migliore quindi per rigettarci tra i corridoi della Bullworth Academy e ricordare quel gioiellino che è stato Bully.
- Benvenuti alla Bullworth Academy
- Non un GTA ambientato a scuola
- Una novità ancora oggi attuale
- Che cura per i dettagli
- Gli indimenticabili personaggi secondari
- Il coraggio di raccontare il proprio tempo
- Perché rigiocarlo oggi
Benvenuti alla Bullworth Academy
Bully ci mette nei panni di Jimmy Hopkins, un adolescente difficile, dall’animo ribelle, che viene abbandonato da sua madre, al suo 5° matrimonio, alla Bullworth Academy; una scuola privata situata nella città di Bullworth, nel New England.
Essendo già stato espluso da varie scuole, Jimmy inizia la sua avventura con il proposito di far andare tutto per il meglio e di non cercare rogne con nessuno, tuttavia questa idea svanisce nel moment esatto in cui incontra Gary Smith, uno studente più grande che porta Jimmy ad uno scontro con le varie fazioni della scuola con l’obiettivo di diventare il capo di questa.
La trama del gioco si divide in 6 capitoli, i quali seguono l’andamento delle stagioni e ci portano a incontrare e scontrarci con i vari capi delle fazioni che vivono nella scuola.
Durante il primo capitolo ci guadagneremo il rispetto dei bulli e del loro capo Russel. Il secondo capitolo vede l’aperture dei cancelli della scuola e lo scontro con la fazione dei fighetti e del suo boss Derby Harringhton.
Il terzo capitolo, forse quello più bello, è ambientato durante il periodo natalizio e ci porta a conoscere la fazione dei grezzi e ad aiutare il suo leader Johnny Vincent, durante questo capitolo conosciamo anche un Babbo Natale alcolizzato che ricorda molto il personaggio di “Babbo Bastardo”.
Il quarto capitolo vede Jimmy allearsi con i secchioni, capitanati da Earnest Jones, con l’obiettivo di sconfiggere i palestrati capitanati dal quarterback Ted Thompson.
Il quinto capitolo del gioco vede Gary distuggere l’impero creato da Jimmy con l’aiuto dei reietti, ragazzi esterni alla scuola guidati da Edgar Munsen. Nella parte finale del gioco, Jimmy deve sconfiggere di nuovo tutti i capi delle varie fazioni e Gary.
L’ultima parte del gioco, l’estate infinita, non è altro che l’intera scuola e città a nostra disposizione per divertirci e portare a termine le varie missioni secondarie.
Non è un GTA ambientato a scuola
Nonostante in tanti tendano a definire Bully come un GTA ambientato in una scuola, questa è forse la peggior definizione che si possa dare all’opera di Rockstar.
Se da un lato è vero che la struttura del gioco e delle sue missioni sono quelle tipiche dei giochi Rockstar, dall’altro lato Bully si distacca totalmente dal tipico canovaccio delle storie legate a GTA.
Jimmy non è un criminale, bensì un adolescente proveniente da una famiglia che non è minimamente interessata a lui e che, come qualsiasi adolescente, sfoga la propria rabbia con marachelle e azioni un tantino sconsiderate.
L’enorme differenza con la saga di GTA è che Jimmy agisce per lo più da protettore dei più deboli; infatti sono i secchioni l’unica fazione con la quale si coalizza e più volte lo vediamo difendere gli studenti più giocani e più deboli della scuola.
Anche sul piano delle relazioni romatiche Jimmy mostra una certa attenzione ai più deboli. Invece di porre le sue attenzioni alle varie ragazze della scuola, Jimmy prende a cuore la storia di Zoe, la quale era stata espulsa a causa delle pervesioni del professor Burton, chiedendo al preside di reintegrarla.
Se proprio volessimo trovare un qualche personaggio in cui rispecchiare il giovane Jimmy, questo potrebbe essere al massimo Arthur Morgan. Esattamente come il personaggio di Red Dead Redemption 2, Jimmy acquisisce consapevolezza dei suoi errori e cerca di rimediare a questi aiutando chi ne ha più bisogno; esempio di questo atteggiamento è il suo cambiamento nei confronti di Pete.
Una novità ancora oggi attuale
Non un GTA come scritto, ma un gioco con una sua fortissima identità.
Bully si regge su una serie di pilastri ben solidi: Un personaggio principale in crescita, un nemico subdolo e psicopatico, una serie di fazioni caratterizzate perfettamente, personaggi secondari memorabili e una location ricca di luoghi d’interesse.
La forte identità del gioco la si nota anche nell’armamentario di Jimmy Hopkins. Dato l’ambiente scolastico in cui è ambientata la storia, Rockstar ha dovuto lasciare a casa le armi da fuoco per mettere sul tavolo una vasta gamma di strumenti da marachella.
Ecco quindi che Jimmy può dare vita a vere e proprie risse con mazze da baseball, fare scherzi lanciando bombe puzzolenti o polvere urticante agli altri studenti, usare delle biglie per far scivolare i suoi inseguitori, lanciare delle uova alla casa di qualche professore, o affrontare i nemici più grossi con dei petardi e lo sparapatate.
Lo stesso si può dire dei mezzi di trasporto. Come qualsiasi teenager che si rispetti, Jimmy è armato del suo scateboard, il quale alle volte può essere lasciato in dormitorio per uscire con una delle tante biciclette acquistabili e modificabili. Verso la seconda metà del gioco è poi acquistabile un motorino pronto a portarci in giro per la città.
A quanto scritto, va aggiunta l’enorme mole di personaggi secondari, ognuno con una sua storia e una sua stravagante caratterizzazione, o le tantissime attività secondarie che vanno dalla possibilità di piccoli lavoretti per guadagnare qualche soldo extra, come il tagliare l’erba o consegnare i giornali, fino ai vari giochi del Luna Park, le corse in bicicletta, la creazione di graffiti e tanto ancora.
Un’impressionante cura per i dettagli
Ciò che rende Bully un vero e proprio gioiello è l’enorme attenzione prestata ad ogni singolo elemento di gioco.
Basti pensare all’importanza del seguire le varie lezioni durante il giorno: seguire una lezione d’inglese permette a Jimmy di essere in grado di calmare gli studenti più grandi, le lezioni di chimica insegnano a creare nuove “armi”, quelle di meccanica a modificare le biciclette e così via.
La Bullworth Academy è poi un vero e proprio teatro in continua trasformazione. La scuola cambia in ogni suo piccolo particolare con il passare delle stagioni. Il periodo autunnale sembra essere coperto da un nostalgico filtro arancione, con zucche e foglie rosse ovunque, che culmina nella serata di Halloween.
L’inverno porta con sé l’aria natalizia, fatta di luci, alberi e maglioni brutti, la primavera invece lascia lo spazio alle corse in bici e le attività in spiaggia.
La città di Bullworth e i suoi abitanti, compresi personaggi secondari, cambiano in base al periodo dell’anno, dando sempre l’impressione di un qualcosa di nuovo e pronto a stupire.
È però nella caratterizzazione delle fazioni che Bully dà il suo meglio.
Le varie fazioni della Bullworth Academy hanno studenti così ben caratterizati e con una propria storia alle spalle al punto che passeggiando per i corridoi della scuola ci sembra riconoscere tutte le facce che incontriamo.
Se è vero che la maggiore attenzione ai dettagli è data ai capi e alle “reginette” delle varie fazioni, è altrettanto vero che anche gli altri membri hanno caratteristiche uniche che li distinguono.
È questo il caso di Davis, che da piccolo era obbligato a mangiare gli insetti da suo cugino, o Trent e Kirby, appartenenti rispettivamente alle fazioni dei bulli e dei palestrati e che nascondono la loro relazione omosessuale.
Tra le fila dei fighetti troviamo Tad che prova vergogna per il non essere inglese o Bif che non prende le sue medicine, mentre per i grezzi c’è Larry che non sopporta il suo soprannome “peanut” poiché in italiano significa nocciolina o Lola, che se ascoltata attentamente tra i corridoi si può dedurra che è incinta.
E così via per ogni singolo studente che incontriamo, possiamo cogliere una frase o un atteggiamento atto a raccontare parte del loro passato.
Gli indimenticabili personaggi secondari
Parlando di caratterizzazione dei personaggi, non si può non citare i vari personaggi secondari presenti in Bully.
Dai professori al preside e la sua segretaria, passando per la cuoca della mensa fino al vagabondo di Bullworth, ogni personaggio ha un suo perché e si inserisce in maniera perfetta nella storia di Jimmy Hopkins.
I due più importanti sono sicuramente Gary e Pete, rispettivamente antagonista e alleato di Jimmy.
Gary è un ragazzo con evidenti problemi psicologici che più volte esprime il suo disagio per la società occidentale. Perennemente sopra le righe, ha una storia legata a psicofarmaci e idee leggermente poco accettabili, che esprime durante la notte di Halloween con il suo vestito da ufficiale nazista.
Pete, al contrario, è forse l’unico sano di mente in quella zona di guerra che è la Bullworth. Copre la funzione di “consigliere” di Jimmy e fa dell’intelligenza la sia forza.
Altri personaggi caratterizzati magistralmente sono il Preside Crabblesnitch, il quale tende continuamente a sminuire il clima di bullismo della scuola giustificandolo come “spirito goliardico”, Il Prof. Galloway, che da buon docente d’inglese ha seri problemi con l’alcol, la dolce Professoressa di fotografia Philips, il super creepy signor Harrington, Il falso puritano Hattrick e il pervertito e violento professor Burton.
Chiudono il cerchio la cuoca della mensa Edna e le sue ricetta dalla dubbia qualità e il senzatetto di Bullworth che insegna a Jimmy numerose mosse d’arti marziali per essere poi prelevato dagli alieni.
Ognuno di questi personaggi rappresenta un cliché ed è funzionale alla narrazione della storia mantenendo alto il livello di questa.
Il coraggio di raccontare il proprio tempo
Al netto di quanto scritto, c’è da dir che una delle più grandi qualità di Bully è stata quella di raccontare il proprio tempo, facendo uso di cliché e talvolta andando un po’ sopra le righe.
Attraverso le parole e le azioni dei vari studenti della Bullworth Academy Rockstar è riuscita a raccontare cosa è la bulimia o la gravidanza in età adolescenziale, oppure a mostrarci come i giovani vivano una relazione omosessuale o come i figli troppo spesso debbano convivere con l’enorme pressione data dai genitori.
Al contempo, agli adulti presenti nel gioco è spettato il compito di rappresentare le ambiguità e le criticità della società dell’epoca; tra corruzione, falsa purità, classismo e perversioni.
La stessa natura di Bully, più leggera rispetto ai canoni appartenenti alla serie di GTA, ha fatto sì che il titolo potesse lasciarsi andare a qualche stravaganza di troppo come il già citato vestito da SS di Gary, i vari calci nei testicoli a degli studenti minorenni, le alzate di gonna e palpate alle studentesse e tante altre cose che oggi alimenterebbero i palinsesti televisivi per settimane intere.
Perché giocare Bully oggi
La stessa capacità di raccontare la società dei primi del 2000 è forse il motivo principale per riscoprire Bully nel 2024.
Bully è stato uno degli ultimi titoli a prendersi poco sul serio e fare cose che da lì a poco sarebbero state considerate bannate dal mondo dei videogiochi; pensiamo alla possibilità di intrufolarsi nello spogliatoio delle ragazze o all’utilizzo del revenge porn per una missione.
Guardando alle questioni prettamente tecniche, Bully è un gioco che si lascia ancora oggi giocare piacevolmente, a patto di scendere a dei compromessi con la qualità grafica che sente decisamente il peso degli anni.
La struttura delle missioni è geniale, la scuola di Bullworth è viva e divertentissima, le attività in game sono letteralmente tantissime così come la possibilità di fare scherzi a coetanei e adulti.
Insomma, Bully riesce a trasmettere quella sensazione nostalgica che i portoghesi chiamano “saudade”. Una malinconia per un tempo ormai andato, ma che nel nostro caso può essere facilmente recuperato avviando di nuovo il titolo Rockstar.