Mass Effect 3

di Sonny Ubertini
Passando alla vera novità, il quarto finale si presenta, più che una scelta, una non scelta. Quando infatti il Catalizzatore avrà spiegato tutte le scelte disponibili, Shepard avrà la possibilità di rifiutare e far andare avanti la guerra. Da qui ci sarà uno scambio di battute molto interessante, con un enigmatico “So it be” da parte del Catalizzatore che pronuncerà la frase con la voce dell'Araldo, quasi come se i produttori ci stessero stuzzicando con la teoria dell'indottrinamento. A seguito di questa scelta, Shepard se ne andrà, la guerra verrà persa e lo scenario si sposterà molto tempo dopo, dove l'ologramma di Liara esporrà informazioni ed aiuti per i futuri nemici dei Razziatori in uno scenario molto simile a quello visto coi Prothean. Discorso analogo per chi sceglierà di sparare al Catalizzatore, rendendo un dato di fatto il ripetersi del ciclo di distruzione. Una cosa molto interessante da notare é che i portali invece di essere distrutti ora verranno solo disattivati, indipendentemente dal finale ottenuto.



Giunti nuovamente a questi titoli di coda, cosa possiamo dire di avere ottenuto? Soddisfazione? Dipende. Sono presenti approfondimenti e chiarimenti su diversi punti oscuri chiesti dai fan, ma questo ha effettivamente rafforzato l'esperienza? Si e no. Se prima i finali di Mass Effect 3 cercavano un sub significato, ora l'hanno letteralmente perso. Bioware ha tentato un approccio al simbolismo che questo DLC distrugge completamente. Il Catalizzatore ora ha una storia che ci spiega il perché della sua esistenza, perdendo l'immagine dell'essere superiore; le scelte che prima si rivelavano incerte (dando quel dubbio che rimane alla fine del gioco, insomma) ora sono spiegate e definite; l'immagine della Normandy che fugge dal cambiamento andando a schiantarsi in un Eden cristallino ora non é più tale, con la magia che si spezza quando la nave riprende il volo successivamente al funerale di Shepard, e così via. Se prima la vicenda si concludeva con una metafora, ora lo fa con un dato di fatto. C'é poco da dire se non che sotto questo punto di vista abbiano vinto i giocatori, ottenendo quello che bene o male hanno richiesto.

Ingiustizia o meno, da recriminare a Bioware é sicuramente il modo in cui ha deciso di approcciarsi con i vecchi finali. Non é tanto la conclusione di per sé, quanto la preparazione del videogiocatore stesso. Che sia un libro o un film, un reindirizzamento é d'obbligo, marcato o meno, altrimenti oltre a rendere impreparato l'utente, si danneggia anche il significato dell'opera che non verrà afferrato. In 3 episodi abbiamo assistito ad un'avventura ricca di momenti e situazioni di sorta, con una quantità di argomenti veramente elevata ed interessante, come ad esempio quelli bellici, politici o sociali, andando a formare un insieme splendido e sempre interessante.

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Il videogiocatore era preparato a tutto questo, ma non alla riflessione scelta da Bioware. Questo, unito ad un certo trauma che si prova inevitabilmente nel trovarsi in una situazione così inaspettata, ha creato questa chiaccherata situazione. In ogni caso, ormai ciò che é successo é passato, la saga completata ed il pubblico soddisfatto, almeno teoricamente parlando. Ciò che invece é realmente importante da far notare é come questo evento possa rivelarsi il futuro dell'attuale industria videoludica. Citando un nome che un tempo era appartenuto proprio a Bioware, KOTOR 2 (realizzato da Obsidian), possiamo dire che esso sia storicamente ricordato per come sia uscito incompleto e soprattutto senza una vera e propria conclusione. Se ciò fosse avvenuto oggi al posto di Mass Effect, di cosa staremmo parlando ora? Sarebbe stato giusto lo stesso trattamento che oggi noi videogiocatori abbiamo ricevuto da Bioware? O semplicemente il prodotto finito deve rimanere intoccabile, nel bene o nel male che sia? A voi la sentenza. Di certo Mass Effect non sarà il primo dei tanti, ma nemmeno il solo ed unico. Ma questo si sa, dipende dal videogiocatore, e se la delusione é figlia delle aspettative, ci sarà sempre qualcuno, in futuro, pronto a ripetere il ciclo.