Musou Monografia

Gli Spin-Off: XL, Empires, Orochi e Altri


Nel frattempo che la serie macinava capitoli “ufficiali”, la richiesta da parte dei fan ha portato a riempire i tempi tra l'uno e l'altro con la realizzazione di Spin-Off. DW3 fu il primo titolo a ricevere il capitolo Xtreme Legends (XL), pratica poi ripetuta con tutti i giochi successivi (eccezion fatta per DW6): la serie XL consiste sostanzialmente in una sorta di espansione indipendente (all'epoca non esistevano i DLC) in cui la Storia ufficiale veniva messa da parte in favore di altre modalità, come le arene Survival. Ben presto la serie XL accolse anche l'editor dei personaggi e con esso la possibilità di vivere storie originali in stile RPG, ma ultimamente il concept si é evoluto in Samurai Warriors 4-II, che nella nostra Recensione abbiamo definito un “Sequel complementare”.

Arrivò invece con DW4 il primo Spin-Off Empires (E), in cui la serie affrontava per la prima volta una concezione strategica, anche se naturalmente ben lungi da brand come Nobunaga's Ambition o Romance of the Three Kingdoms. Nel filone Empires il giocatore é chiamato ad assumere il controllo di uno schieramento, gestirne le risorse tramite i briefing mensili, stabilire gli attacchi sulla mappa del territorio e insomma guidarlo ad un'ipotetica unificazione. Da DW6E in poi, inoltre, lo Spin-Off assunse un respiro più ampio, permettendo al giocatore di vivere l'esperienza di un personaggio nella sua intera carriera, passando da guerriero girovago a ufficiale e ricoprendo vari ruoli fino a Ruler o addirittura imperatore.

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Samurai Warriors 4


Contemporaneamente, la software house decise di giocare abbondantemente di fantasia e nel 2007 creò il crossover Musou Orochi, in Occidente Warriors Orochi (WO): la storia parla del demone-serpente Orochi (ispirato alla leggenda Giapponese di Yamata no Orochi) che apre dei portali nello spazio-tempo per trascinare nel suo mondo demoniaco i più famosi guerrieri della Cina e del Giappone. Il risultato fu un “minestrone” di ben 79 personaggi tratti dalle due serie DW e SW, con qualche minimo arrangiamento necessario per far collimare eventuali discrepanze nel gameplay. Cosa molto importante, in WO si scendeva in campo con un team di tre personaggi e si passava dall'uno all'altro anche con particolari mosse di gruppo.

Quello che doveva essere uno spin-off estemporaneo ottenne invece un grande successo, tanto che nel 2008 arrivò il sequel Musou Orochi Mao Sairin, da noi WO2 (creando una nuova discrepanza numerica), con un roster di 92 personaggi, tra cui alcuni originali creati appositamente per il nuovo universo. La serie é poi continuata con WO3, in cui sono stati tra l'altro introdotti personaggi provenienti da altri universi: Dead or Alive, Ninja Gaiden, Bladestorm, Troy, persino Soul Calibur (su licenza Bandai Namco); questo ha portato il roster alla titanica cifra di 145 lottatori nell'ultima incarnazione su PS4.

Altri spin-off della saga sono individuabili sul mercato portable: su PSP nacque una sfortunata serie DW Strikeforce, mentre su PS Vita si cerco di sfruttare il touch per un capitolo DW Next; questi esperimenti non eccellenti hanno convinto la software house del fatto che, sulla nuova portatile Sony, i giochi potessero arrivare “intonsi” nelle meccaniche e ritoccati solo nell'aspetto tecnico. In casa Nintendo riscosse invece un buon successo la serie SW Chronicles, ormai giunta al terzo capitolo. Anche Wii ha avuto il suo capitolo esclusivo in SW Katana, ma il motion-control non é assolutamente nel DNA della serie…

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Hyrule Warriors


Gli Altri Musou


Se da un lato generazione PS3 é iniziata con il periodo più “buio” delle serie DW e SW, dall'altro é stata il banco di prova in cui il concept Musou é stato applicato anche ad altre ambientazioni, esperimento in precedenza tentato con Mystic Heroes su Gamecube e PS2. Tralasciando Bladestorm – che di Musou non ha proprio niente, contrariamente a quanto pensano alcuni – il primo esperimento di lavoro su licenza fu Gundam Musou (DW Gundam) del 2007: malgrado alcuni fondamentalisti della serie Manga/Anime abbiano storto il naso, l'idea piacque ai fan del brand, tanto che ne seguirono altri tre capitoli (DWG2, DWG3 e DWG Reborn).
Lo sdoganamento definitivo del concept é avvenuto con One Piece


Di tiepido successo, ma comunque di successo, fu Hokuto Musou, alias Fist of the North Star: Ken's Rage, ambientato nel mondo della celeberrima serie Ken il Guerriero di Tetsuo Hara e Borunson, a cui fece seguito un secondo capitolo. Molto meno fortunato fu invece Troy Musou, da noi Warriors: Legends of Troy, sviluppato nel 2011 da Koei Canada anziché il classico team Omega Force.

La consacrazione del concept e lo “sdoganamento” al di fuori dei mondi di Cina e Giappone arrivò nel 2012 con One Piece: Kaizoku Musou, ovvero One Piece: Pirate Warriors, realizzato con Bandai Namco: l'alchimia tra il gameplay di Omega Force e la serie di Eiichiro Oda apparve immediatamente esplosiva, tanto da dare origine ad altri due capitoli e aprire le porte ad altre collaborazioni. Il brand Musou ha così conquistato persino i fan i Nintendo con Zelda Musou, alias Hyrule Warriors, mentre in collaborazione con Square Enix sta per arrivare in Europa Dragon Quest Heroes (e già un secondo é in arrivo in Giappone), anche se in questo titolo sono previste più influenze dal mondo dell'RPG, tali da renderlo “meno Musou” della norma.

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Il mostruoso roster di Warriors Orochi 3


La Concorrenza


Naturalmente, la concorrenza non poteva stare a guardare mentre Koei Tecmo creava e consolidava il proprio monopolio su un nuovo genere videoludico: non passò molto tempo prima che comparissero sul mercato titoli più o meno ispirati. L'esempio più immediato é la serie Sengoku Basara di Capcom, nata nel 2005 e arrivata in Occidente inizialmente col titolo Devil Kings: ambientata come SW nel periodo Sengoku, la serie si differenziava per un'impronta più marcatamente “Anime”, tanto da produrne poi proprio una serie animata. Ora Sengoku Basara é al quarto capitolo e col tempo ha raffinato le differenze rispetto a SW diventando per certi versi più simile ma conservando un'identità propria.

Nel 2006 Phantagram sviluppò per Microsoft Ninety-Nine Nights, un titolo di stampo fantasy più vicino ai gusti del mercato Americano. Le critiche e l'apprezzamento del pubblico furono piuttosto tiepidi, ma ciò non impedì a Microsoft e Konami di commissionare ai team Feelplus e Q Entertainment N3II: un sequel dalle tinte maggiormente “dark” uscito nel 2010 esclusivamente in formato digitale e nel quasi totale disinteresse di pubblico e critica.

Conclusioni


A che deve, dunque, il suo successo questa serie, così longeva e prolifica? Chi non ha simpatia per il brand asserisce spesso – troppo spesso – che i Musou siano “tutti uguali e ripetutivi”: con questa trattazione speriamo invece di aver illustrato come dar vita a un Musou sia ben differente dal limitarsi a dare una mano di vernice al gioco precedente. Ogni capitolo cambia qualcosa dal precedente, alcuni esperimenti portano un miglioramento e una crescita al Concept, altri lo affossano e vanno ripensati o eliminati. E' qualcosa che Koei Tecmo ha appreso nel tempo e con cui anche la concorrenza, chi più chi meno, ha dovuto imparare a fare i conti: per realizzare un Musou (o simili) ben fatto occorre il giusto Know-How, e Omega Force l'ha indubbiamente acquisito.
…e poi é sempre una soddisfazione quando, giocando a un qualsiasi Dynasty Warriors, il counter delle uccisioni raggiunge il numero 1000 e veniamo apostrofati dalla frase: “You are a True Warrior of the Three Kingdoms!”.

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Dragon Quest Heroes - Musou o non Musou?

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A partire da Dynasty Warriors 2, nato in realtà come Spin-Off di un picchiaduro, Koei ha dato origine a un genere completamente nuovo di gioco, che adesso viene per l'appunto denominato Musou. In 15 anni di vita il brand ha vissuto alti e bassi, ricevendo numerose critiche ma anche scroscianti applausi dalla sua nicchia di fan. La nostra analisi cerca di individuare i punti di forza della serie, le sue influenze esterne, i suoi errori e in generale i motivi del suo successo.