Natalie Brooks

di Davide Ottagono
Partiamo subito col dire che Natalie Brooks é un tipo di avventura pensata appositamente per i più giovani. Nonostante sia basata esclusivamente su oggetti da trovare ed enigmi da risolvere, é raro che ci si ritrovi a ponderare per più di qualche minuto sulla prossima mossa. Chi ha vissuto di punta e clicca fin dai tempi di Loom, quindi, farà meglio a non aspettarsi troppo. Nonostante tutto, però, ammettiamo che la saga (attualmente composta da tre capitoli) meriti ben più di uno sguardo. Quasi come un fumetto interattivo, il gioco ci catapulta nei panni della giovane avventuriera Natalie Brooks (appunto), costretta spesso suo malgrado a girare il mondo per scongiurare catastrofi più o meno globali. Con la giusta carica di simpatia, quindi, si parte per interessanti avventure, avvicinandosi sempre più all'obiettivo indizio dopo indizio. Oggi tratteremo due episodi, I Tesori del Regno Perduto e Il Mistero di Hillcrest High, gli ultimi in ordine cronologico.



I Tesori del Regno Perduto parla di un'inestimabile mappa bramata da un gruppo di individui poco raccomandabili. Gli individui stessi rapiscono il nonno di Natalie proprio il giorno del suo compleanno, sperando che il vecchio - uno studioso rinomato - possa aiutarli nella ricerca. Purtroppo, neanche quest'ultimo riuscirà a fare molto, quindi i malviventi ricorrono al piano B: contattare Natalie. Con il ricatto di ucciderle il nonno, la ragazza sarà costretta a trovare la mappa per loro nel giro di poco tempo. Spostandosi dall'Austria all'Italia, da Londra alla prigione di Alcatraz, il giocatore dovrà seguire la pista di enigmi e codici lasciata alle spalle niente poco di meno che da Al Capone. Personaggi adorabili e qualche dialogo ben studiato rendono la trama una piccola chicca per grandi e piccini, anche se il gameplay non riesce sempre a tenere il passo.

Natalie Brooks fa parte di quella schiera di giochi definibile come “casual adventure”. Con una visuale in prima persona e sfondi statici, il nostro obbiettivo sarà quello di interagire con il puntatore in zone precise della mappa, così da poter proseguire nell'avventura. Bene o male, possiamo dividere i rompicapi in tre gruppi. Quelli in cui dovremo trovare in giro per lo schermo gli oggetti segnalati, in primis. Capiterà spesso infatti che, per poter mettere mano sulle cose più utili, bisogni prima fare un po' di ordine in giro. La lista in alto a sinistra ci servirà da promemoria, mentre i nostri occhi controllano ogni millimetro dello schermo in cerca degli arnesi richiesti. Più facile a dirsi che a farsi, in realtà, vista la complessità visiva di ogni ambientazione. A volte capiterà anche di impossessarsi di un oggetto e di doverlo usare con qualcun altro, in perfetta tradizione adventure. Anche qui, però, sarà più questione di pazienza che di astuzia. Il poter esplorare una sola scena per volta e i pochi elementi interattivi a schermo riducono le possibilità ad una piccola manciata, quindi é davvero difficile impantanarsi.



Ultimi ma non ultimi, i veri e propri rompicapi. Questi si presentano con frequenza assidua e sono di certo il pezzo forte del gioco. Per rompicapi intendiamo veri e propri “puzzle” che richiedono l'uso del cervello. Non tutti rappresentano una vera sfida, ma vi assicuriamo che ce ne saranno altrettanti che vi faranno dannare. Tra questi non possiamo non citare l'enigma della ricostruzione dei cavi elettrici, o quello dell'allineamento delle biglie dello stesso colore. Il sistema di aiuti, però, si rivela fin da subito fin troppo permissivo. Non solo potremo infatti richiedere generosissimi suggerimenti sulla prossima mossa da fare, ma - in caso di eccessiva frustrazione - potremo persino decidere di saltare l'intero enigma. Certo, non utilizzare questi “indizi” renderà il tutto più accattivante, ma é indubbio che la tentazione possa colpire chiunque, nei momenti di difficoltà.

Il comparto tecnico si adatta perfettamente alla natura del racconto, con tavole da fumetto che narrano gli intermezzi e sfondi dipinti a mano ben curati. Tutto questo, come potete già immaginare, per il minimo dello sforzo hardware, trattandosi di semplici scenografie bidimensionali, e quindi leggerissime anche per il più vetusto dei PC. In linea di massima, abbiamo un'avventura molto classica, bella da vedere ed immediata da giocare, ma che raramente raggiunge i picchi di interesse dei mostri sacri del genere. É un'esperienza serena e leggera, terminabile in tutta comodità nel giro di qualche giorno, ma che comunque merita una bella occhiata, visto anche il prezzo competitivo a cui la si trova sul mercato.

Voto: 6.5


Il Mistero di Hillcrest High é il terzo ed ultimo capitolo del filone. Natalie, archiviata la ricerca del tesoro di Al Capone, deve vedersela con un omicidio correlato alla scuola che frequenta. I fatti, narrati tramite flashback, prendono subito una piega ben più grossa a causa di una misteriosa lettera. Il gioco si fregia praticamente degli stessi pregi e difetti del predecessore, pur limando qualche aspetto minore. La base resta però la stessa, con rompicapi che spaziano dal semplice reperimento di materiale in giro per l'area ad enigmi più complessi. Il permissivo sistema di aiuti é rimasto lì, così come non sembra essere stata ritoccata la facilità di fondo. Le sequenze filmate hanno abbandonato parzialmente quell'aria da striscia a fumetti per abbracciarne una più “hollywoodiana”, pur sempre nei limiti del cartoon. Il carisma finale risulta così inalterato, con bei personaggi che recitano in una sceneggiatura tutto sommato onesta, maggiormente incalzante. Ma, in definitiva, se non avete apprezzato il precedente, Hillcrest High difficilmente vi farà cambiare idea, nonostante gli accorgimenti di sorta.

Voto: 7