I peggiori giochi del 2024 finora

I giochi che meno hanno mantenuto le promesse fatte o che si sono rivelati essere delle sorprese in negativo

di Domenico Colantuono

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la lista dei giochi che più hanno rispettato, in alcuni casi anche superato, le aspettative di sviluppatori, critica e giocatori, tanto da poterli definire i migliori giochi del 2024 fino a ora.

Tuttavia il 2024 non ci ha donato solo giochi divertentissimi, ma anche dei titoli che ci hanno fatto storcere il naso e lasciato solo una domanda in testa “ma perché?”

Ecco quindi che oggi andiamo a farci una bella ripassata dei peggiori giochi del 2024 fino a oggi.

Jujutsu Kaisen: Cursed Clash

L’anime e il manga ideato da Gege Akutami sta guadagnando sempre più fan e ciò ha spinto Byking e Bandai Namco a creare in fretta e furia un gioco che potesse cavalcare il successo dell’opera principale.

Il risultato è qualitativamente ben lontano dal’anime e ci consegna un gioco con pochissimi personaggi giocabili, aree di combattimento vuote e pochissime mosse: tutto ciò si traduce in combattimenti blandi risolvibili premendo tasti a caso.
La trama del gioco è poi è raccontata tramite l’uso di immagine fisse con un doppiaggio da rivedere accompagnate da pochissime scene d’intermezzo.

Insomma Jujutsu Kaisen: Cursed Clash ha potenziale ma non si impegna

Die by the blade

Leggendo la descrizione di Steam di Die by the blade, in tanto avranno avuto l’acquolina in bocca. Il titolo sviluppato da Grindstone, Triple Hill Interactive e Toko Midori Games promette un mondo “samuraipunk” dove potersi immergere in scontri 1vs1 con tantissime armi e abilità a disposizione da padroneggiare fino a essere in grado di sconfiggere l’avversario con un colpo solo.

L’idea di base degli sviluppatori era quella di un titolo che si differenziasse dai vari Soul Calibur e Mortal Kombat e abbracciasse un maggiore realismo, con colpi che hanno degli effetti reali e un’importanza maggiore per schivate e strategia.

Il risultato finale si è però scontrato duramente con quello che Die by the blade è realmente; un gioco che graficamente sembra appartenere a due generazioni fa e con un gameplay che non è poi così elettrizzante come la descrizione degli sviluppatori faceva pensare. A ciò c’è da aggiungere che il single player ha solo 3 modalità di gioco e alla lunga diventa veramente noioso.

Roba da seppukku.

Crown Wars: The Black Prince

Ritorniamo su Steam per parlare di questo strategico a turni dove cavalieri e briganti si scontrano in giro per il regno e noi dall’alto del nostro castello dovremo guidare la battaglia contro le forze del male. Una descrizione abbastanza generale che però lascia subito lo spazio a un trailer dove cavalieri vari si scontrano in un castello in fiamme con colpi di ascia, spade e scudo tra teste che volano e pance infilzate.

Questa insicurezza creata da una descrizione non esaltante e un trailer basato sugli scontri, scompare nel momento in cui si mette mano al gioco.
Il primo dubbio è se il gioco non sia un porting di un titolo mobile, data la sua qualità grafica non proprio all’avanguardia.
Il secondo dubbio è se il gioco non sia stato sviluppato nel 2010, dato un gameplay capace di far incavolare anche un monaco buddista.
A questi due dubbi, ci aggiungo anche delle animazioni dei vari personaggi che definirei “burrose” per come sti poveri NPC muoiono e un doppiaggio non da rivedere, ma da fare da zero.

Insomma, Crown Wars è una guerra persa in partenza.

Graven

Fantasy, dungeon, combattimento macchinoso e bug. no, non sto parlando di Skyrim, ma di Graven, gioco sviluppato da Slipgate Ironworks che ci porta in un mondo “dark fantasy” dove tra armi bianche e magia ci troviamo a impersonare un prete dell’ordine ortogonale che è stato esiliato per aver sacrificato sua figlia.
In questa condizione, il nostro prete si trova a dare la caccia a delle sette eretiche colpevoli di evocare delle piaghe tra gli uomini e di distorcere l’ordine naturale delle stagioni.

Ecco, se la trama vi è sembrata un po’ abbozzata, pad alla mano potreste rivalutarla. in peggio però.
Graven è un titolo confusionario che cerca di mascherare la sua confusione e i suoi difetti con vari rimandi ai giochi degli anni 90. 
Il problema è che anche questo effetto nostalgia non riesce perfettamente: l’utilizzo di una grafica pixellata mixata a quella normale del gioco è semplicemente un qualcosa di brutto da vedere; inoltre il continuo backtracking e l’assenza di istruzioni chiare sul da farsi rendono il gioco noioso.

E nemmeno affettare e lanciare incantesimi verso i nemici è divertente: questi semplicemente si lanciano contro di noi come dei kamikaze.

Uscito a inizio anno su PC, Graven non è stato in grado di conquistare i fan e a oggi il suo imminente arrivo su console sembra un qualcosa che nessuno sta realmente attendendo.


South Park: Snow Day

Negli ultimi anni la serie di South Park ci ha regalato una serie di ottimi titoli come Scontri Di-Retti e Il Bastone della verità che hanno incarnato alla perfezione lo stile della serie di Matt Stone e Trey Parker, riuscendo a creare una serie di fan della serie anche sul piano videoludico.

Ecco quindi che l’annuncio di Snow Day, titolo che ha deciso di virare verso la grafica 3D e focalizzarsi maggiormente su un combattimento in tempo reale, abbandonando quello a turno dei precedenti capitoli, ha creato tantissimo hype nei fan, i quali si aspettavano di trovarsi tra le mani il miglior titolo della serie.
Eppure, Snow Day non è stato in grado di rispettare le aspettative dei fan e della critica.

Il combattimento in tempo reale, che avrebbe dovuto dare maggior velocità e dinamicità all’azione, si è rivelato essere ripetitivo e impreciso e la longevità del gioco non supera le 5 ore.
Anche sul piano comico, vero cavallo di battaglia della serie, ci si aspettava di più.
Sarà che forse siamo cresciuti noi e quindi abbiamo bisogno di battute più mature, diciamo per i bambini di 7 anni in su, ma Snow Day si basa ancora su battute a sfondo sessuale e razziste.

Insomma, ci manca qualche scoreggia e lo possiamo chiamare Natale a South Park.

Devil May Cry: Peak Of Combat

Da fan di Del May Cry, ho solo una domanda: Perché?
Ok che si parla di un titolo mobile, e quindi in molti potrebbero obiettare riguardo le aspettative a riguardo, però in un mondo dove Resident Evil 4 Remake, Resident Evil 8 e Death Stranding sono godibilissimi su smartphone, Peak of Combat è un qualcosa di impresentabile.

Peak of Combat è caos puro. La storia è abbozzata e non riesce a essere immersiva, i personaggi - tanti eh - vanno e vengono nell’azione senza un vero senso, il comparto grafico è totalmente da rivedere - a maggior ragione dei titoli prima citati su mobile - e il gameplay è semplicemente un minestrone di altri titoli; cosa che toglie qualsiasi tipo di personalità a un franchise che fa del suo gameplay adrenalinico il suo marchio di fabbrica.

Devil May Cry: Peak of Combat è arrivato sul mercato mobile con qualche anno di ritardo poiché nonostante l’abbia paragonato ai titoli di Capcom e Kojima Productions, forse i reali metri di paragone vanno ricercati nelle produzioni di 5 o 10 anni fa.
Ciliegina sulla torta è il modo in cui il gioco cerca di monetizzare. Per procedere nel gioco abbiamo bisogno di usare la stamina, tuttavia una barra piena di questa permette di giocare una mezz’ora. 
Inutile dire che il gioco cerca di spingere ad acquistare pacchetti di stamina sin dal primo minuto.

Ok che il Devil May Cry non navighi nell’oro, ma manco a ridursi all’elemosina.

Suicide Squad: Kill the Justice League

Le aspettative di tanti erano alle stelle quando Rocksteady, dopo averci donato la trilogia di Arkham, ha annunciato un gioco in cui nei panni della Suicide Squad avremmo dovuto sconfiggere i vari membri della Justice League diventati cattivi.

Peccato che poi Suicide Squad: Kill the Justice League sia arrivato sul mercato distruggendo le aspettative di tutti.
Sin dal suo lancio il gioco si è dimostrato ben distante dai livelli raggiunti dalla trilogia dell’uomo pipistrello, anzi quasi agli opposti. Se la saga di Batman faceva forza su una Gotham oscura, un’ottima trama e un ottimo combat system, Kill the Justice league è caotico, manca di personalità e sposa il filone dei giochi live service.

Alla bassa qualità del gioco si accompagna poi il fatto che Warner Bros ha deciso di non dare codici d’accesso per le recensioni, di conseguenza tanti fan hanno acquistato il gioco a occhi chiusi, per trovarsi poi tra le mani un titolo che ha tradito ampiamente il franchise di Batman, andando a mettere una pesante pietra su questo.

Va bene che è la Suicide Squad, ma questo è più un suicidio assistito.

Skull and Bones

Se pensavate che Kill the Justice League fosse il peggio che il 2024 ci ha riservato finora, vi sbagliavate di grosso e molto probabilmente perché il vostro cervello ha rimosso Skull and Bones.

Titolo annunciato come quadrupla A per regalare ai giocatori un’esperienza piratesca fatta di cacce al tesoro, battaglie navali e scontri all’arma bianca; peccato che poi il gioco si sia rivelato essere tutto il contrario.
Le navi ci sono - almeno questo - ma vagano per un mare di attività ripetitive, una trama assente e assenza di meccaniche innovative capaci di intrattenere i giocatori.

Nato sulla base di Assassin's Creed Black flag, Skull and Bones riesce a fare sua parte di quell'adrenalina che accompagnava gli scontri marittimi della saga di Assassin's Creed, ma lo fa senza riuscire a crearsi una propria forte identità.

Sul piano tecnico, c'è poco da dire, il gioco funziona bene e il gameplay diverte per le prime ore, però il rischio di cadere nella ripetitività è altissimo.

Skull and Bones è un titolo vecchia scuola, nel senso che l’idea di base ci rimanda ai giochi per PS2. Hai una nave, sconfiggi altre navi, migliori la tua nave e sconfiggi altre navi.
Ci sono anche sezioni sulla terra ferma, ma sono prive di nemici, non invitano all’esplorazione e con NPC inespressivi.

Nonostante non si possa definire Skull and Bones un brutto gioco, bisogna ammettere che le aspettative erano ben altre, sia per i tempi di sviluppo che per l'investimento fatto; tant'è che a oggi il gioco ha creato un buco di 200 milioni nelle casse di Ubisoft