Playstation Classic
Correva l'anno 1994 quando Sony presentava al mondo quella che da lì a poco avrebbe inaugurato una vera e propria rivoluzione culturale. Pensata come un "semplice" upgrade del NES di Nintendo e diventata una realtà a sé stante dopo la querelle con la casa di Super Mario (a sorpresa Nintendo decise di non ratificare l'accordo per una questione legata ai diritti sui giochi prodotti su formato CDROM/XA), la Playstation ebbe, infatti, non solo il merito di portare una ventata di aria fresca in un panorama dominato al tempo da Nintendo ed un SEGA sempre più in crisi di identità, ma soprattutto quello di trasformare il concetto stesso di videogioco attraverso un sapiente uso del marketing.
[ADV=Tiscali]
Nell'immaginario collettivo giocare "alla Playstation" diventava, infatti, sinonimo di cimentarsi con una console da gioco a prescindere dal fatto che fosse o meno targata Sony, abile anche nel trasformare il concetto stesso di "oggetto per bambini" in un ben più appagante "complemento d'arredo" equiparabile alla televisione o al telefono di casa.
Il resto è storia, una storia costellata di successi tali da trasformare il marchio Playstation in una delle fonti più redditizie dell'intero mercato targato Sony e che con ogni probabilità proseguirà anche nell'immediato futuro grazie alla quinta generazione di console.
In attesa del futuro targato PS5, Sony ha tuttavia ben veduto di dare una spolverata ai cimeli di famiglia, riportando alla luce proprio come già fatto da Nintendo (per ben due volte), Commodore e più recentemente da SNK una delle console più rappresentative degli anni 90'. Il risultato prende il nome di Playstation Classic, operazione amarcord che permetterà ai vecchi giocatori e non solo a mettere le mani su un vero e proprio pezzo di storia dei videogames, ovviamente in formato "mini".
Tutto cambia, niente cambia
Come era logico che fosse, l'operazione nostalgia varata da Sony ha tenuto ovviamente conto del passare degli anni. Non a caso, sotto l'iconica veste estetica della prima versione di Playstation si nasconde un sistema di connessione più al passo coi tempi e dotato quindi sia della classica uscita video HDMI che dell'altrettanto immancabile alimentazione via microUSB che, in questo caso, necessiterà tuttavia di un tradizionale alimentatore da rete elettrica (quello per smartphone), non incluso nella confezione.
A livello di packaging (del tutto identico all'originale) Playstation Classic include, invece, sia il cavo HDMI che il cavo microUSB / USB per l'alimentazione, così come due repliche degli immancabili PAD di colore grigio (pre-dualshock), dotati anch'essi di una ben più moderno connettore di tipo USB.
Per quanto concerne il layout generale ci troviamo, invece, di fronte alla "solita" Playstation, sebbene in una forma decisamente più compressa. La console è, infatti, il 45% più piccola e decisamente più leggera della Playstation originale, ma presenta sia il classico sportello del lettore CD che i tre pulsanti deputati rispettivamente all'accensione della console, al reset ed all'apertura dello sportello del lettore. Trattandosi di una "versione vintage", in questo caso sia lo sportello che il pulsante ad esso dedicato assumono una funzionalità prettamente estetica (il lettore, assente, non sarà ovviamente accessibile mentre il pulsante di apertura potrà essere utilizzato per simulare il cambio disco ove richiesto), al contrario dei restanti pulsanti che potranno essere utilizzati rispettivamente per accendere / spegnere la console e per accedere sia alla libreria dei giochi che al menu delle impostazioni generali (lingua, gestione salvataggi).
A questo proposito è bene precisare che Playstation Classic include esclusivamente (e senza possibilità di ulteriori upgrade) 20 titoli preinstallati che hanno fatto la storia del marchio e che per quanto concerne l'Europa saranno Battle Arena Toshinden, Cool Boarders 2, Mr. Driller, Oddworld Abe's Oddysee, Rayman, Resident Evil Director's Cut, Revelations Persona, Ridge Racer Type 4, Super Puzzle Fighter II Turbo, Syphon Filter, Tekken 3, Tom Clancy’s Rainbow Six, Twisted Metal, Wild Arms, Destruction Derby, Final Fantasy VII, Grand Theft Auto, Intelligent Qube, Jumping Flash! e Metal Gear Solid.
Un salto nel passato
Terminata la fase di connessione della console, avviare Playstation Classic equivale a confrontarsi con un passato molto, molto, lontano. L'accensione della console comprensiva del classico jingle Playstation per chi come il sottoscritto ha vissuto "quella svolta", non può non far affiorare ricordi di un modo di giocare decisamente diverso da quello attuale, ed in cui l'immaginazione aveva ancora una componente a dir poco fondamentale.
Chi più chi meno, tutti i giochi (anche quelli più rappresentativi) erano, infatti, dotati di un comparto grafico decisamente approssimativo oltreché di un sistema di gioco che per forza di cosa doveva scendere a patti con potenze di calcolo distanti anni luce da quelle attuali.
Eppure, nonostante tutto i giochi di punta presenti all'interno della libreria di Playstation Classic avevano ed hanno il loro perchè ancora oggi. Seppur figlio di una grafica da TV anni 90' Resident Evil Director's Cut riesce, infatti, ad appassionare ed affascinare l'utilizzatore di turno, esattamente come il vecchio -blocchettoso- Tekken 3 o "l'adrenalinico" racing game Ridge Racer Type 4,comunque coinvolgente nonostante gli evidenti limiti sul fronte del gameplay.
In questo senso Playstation Classic rappresenta davvero una bella opportunità per tutti: riportare alla memoria sensazioni ed esperienze dei tempi che furono ed offrire al contrario l'opportunità a quanti non hanno avuto modo di vivere la generazione Playstation in prima persona di comprendere da dove siano partite saghe videoludiche universalmente riconosciute come GTA o Metal Gear Solid.
In entrambi i casi bisognerà tuttavia chiudere un occhio sul prezzo. Poco meno di 100 Euro per una console non aggiornabile basata su un emulatore open source (una versione aggiornata del PCSX denominata ReARMed) potrebbe, infatti, far storcere il naso a molti.