Resident Evil: La storia

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Era il lontano 1996 quando Capcom pubblicò il primissimo Resident Evil sulla vecchia, cara PlayStation. Mai prima di allora lo scatolotto grigio targato Sony era stato così foriero di tensione e di mutande irrimediabilmente rovinate dal farsela addosso. Con fondali fissi (o meglio pre-renderizzati) e personaggi poligonali realizzati con una certa crudezza (all'epoca non si potevano certo pretendere chissà quali meraviglie tecnologiche), la creatura di Shinji Mikami riusciva a ricreare una notevole sensazione di oppressione e di paura, grazie ai suoi zombi lentissimi ma letali e alla constante penuria di proiettili per farli fuori.

Ed ecco che il giocatore si industriava studiando itinerari arditi tra le stanze della decadente Villa Spencer, schivando nemici mostruosi e centellinando l'utilizzo dei colpi e dei nastri d'inchiostro, necessari a salvare la posizione. Trappoloni, enigmi e boss completavano il quadro di un gioco eccellente, costellato di momenti memorabili e terrificanti. Unico neo era forse la trama un po' sempliciotta, ma che all'epoca colpiva comunque la massa giocante non abituata a degli intrecci e dei colpi di scena in stile Anime all'interno di un gioco come questo, capace di miscelare sapientemente azione ed avventura. Era la nascita del Survival Horror.

Ma non tutti sanno che Mikami si ispirò ad un altro grande gioco occidentale: Alone in the Dark del 1992, pubblicato dalla francese Infogrames prima che cambiasse nome in Atari (acquistandone i diritti dalla defunta azienda americana). Guai a fare questo accostamento al signor Mikami, però. Anche di fronte all'evidenza, continuerà a dire che l'ispirazione di Resident Evil venne direttamente da un altro titolo Capcom: Sweet Home, un JRPG dove un team di quattro personaggi dovevano bonificare un'antica magione da creature di varia natura.



Alone in the Dark, originariamente uscito solo su Pc, era ispirato agli scritti di H.P. Lovecraft e sfruttava la medesima formula che fece la fortuna di Resident Evil: fondali fissi e personaggi poligonali, controlli relativi (ruota, avanza, ecc.) ed inquadrature ben studiate, talvolta suggestive o assurde. Il gioco Capcom si può definire a tutti gli effetti un'evoluzione del primo AitD, e le similitudini sono talmente tante che é impossibile non notarle. E' vero che molti giochi degli anni '90 sfruttavano una rappresentazione grafica assimilabile, ma nella sostanza differivano totalmente. Solo Resident Evil ed un altro gioco misconosciuto, il pessimo Doctor Hauzer per 3DO, erano estremamente simili anche nelle meccaniche.

Ben presto il successo di Resident Evil (o Biohazard come era conosciuto in Giappone) fu tale che il gioco venne convertito su altre piattaforme, come Saturn e Pc. L'edizione per la console Sega era inferiore, con un brutto effetto dithering al posto delle trasparenze e filmati decisamente meno fluidi e definiti. Riguardo il Pc, nonostante la risoluzione maggiore ed il supporto all'accelerazione hardware, era comunque meno piacevole da fruire che non su PSX, in quanto alcuni elementi diventavano “cubettosi” rimanendo al dettaglio originale, come ad esempio i fondali ed i filmati di intermezzo. A proposito di questi ultimi, molti di essi erano realizzati dal vivo con attori veri, tecnica che non é mai più stata riproposta nell'arco dell'intera serie.

Ma andiamo avanti: in seguito all'enorme successo del primo gioco, ecco che Capcom si industria per creare un sequel all'altezza delle aspettative. Decide di virare più sull'action e di ambientare il tutto in una grande stazione di polizia infestata, ma ben presto il progetto viene abbandonato ed il gioco viene riprogrammato completamente da zero. Questo sequel scartato dà vita alla leggenda del fantomatico Resident Evil 1.5, di cui si trovano diversi filmati in rete e, udite udite, probabilmente sta per essere rilasciata una versione alpha da alcuni baldi collezionisti che ne sono venuti in possesso. “Chissà se é davvero tutto veramente vero”, ci viene da dire.


DLC2 Trailer


Resident Evil: La storia

Resident Evil: La storia

La saga di Resident Evil ci ha regalato grandi emozioni, grossi spaventi ma soprattutto delle esperienze di gioco estremamente appaganti e divertenti. Nonostante alcune “pecore nere”, ed un quinto capitolo che ha diviso pubblico e critica raccogliendo sia ampi consensi che feroci critiche, siamo fiduciosi che l'imminente Resident Evil 6 sarà un ottimo compromesso tra il passato ed il futuro della saga, e che sarà in grado di offrire un'esperienza di gioco valida e coinvolgente. Avremo ragione o siamo troppo ottimisti?

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