Sam & Max: The Devil's Playhouse
di
Sam&Max - Stagione 1
Sarà anche passata più di una decade, saranno anche cambiati gli sviluppatori, ma l'universo di Sam e Max é ancora vivo, tangibile e - per molti aspetti - immutato. L'enigmatico Commissario che affida ai due i compiti più strani, il leggendario ufficio in cui i poliziotti vivono e la strada adiacente: tutto é lì dove l'avevamo lasciato, ovviamente con qualche novità. Ad esempio, appare per la prima volta Bosco, il rivenditore dell'Inconvenient Store giù all'angolo, citato solo di striscio in Hit the Road. É proprio lui l'obbiettivo della nostra ricerca, visto che il suo negozio é stato preso di mira da un gruppo di ex-star televisive, intente a distribuire materiale non richiesto sui suoi scaffali.
Di fronte a questo particolare caso di “furto al contrario”, gli investigatori dovranno trovare un modo per liberarsi dei tre rompiscatole, scoprendo al contempo la mente dietro al complotto. La comicità che permea Culture Shock, primo capitolo della Stagione, é solo un assaggio di quello che ci aspetterà in futuro: frasi complesse e pensieri altolocati saranno la regola, mentre i nuovi personaggi scaldano i motori, si fanno conoscere e promettono faville negli episodi futuri. L'egocentrismo di Bosco e la sua perenne paura giocheranno un ruolo fondamentale in seguito, idem per Sybil Pandemik, “terapista”. L'umorismo é sottile, tagliente e - spesso e volentieri - sfocia nella satira più sfacciata, prendendo per i fondelli la società reale e i suoi “punti deboli” con vicende assurdamente sopra le righe ma mai troppo astratte.
Già il secondo capitolo, Situation Comedy, attacca duramente i reality show odierni e il suo pubblico, letteralmente “ipnotizzato” dalla stupidità dei programmi che é costretto a vedere fino all'esplosione delle sinapsi. Sam e Max, nel tentativo di salvarli da quella tortura, si lanceranno nei retroscena dei più famosi show televisivi, come La Prova del Cuoco, Saranno Famosi e Chi Vuol Esser Milionario. Tra domande truccate, vincite stratosferiche sperperate e ricette culinarie che - grazie alla “magia della TV” - si preparano in un batter d'occhio (Fatto fatto?), c'é davvero di che sollazzarsi. Dopo esser diventati campioni di canto, di intelligenza e di popolarità (imbrogliando spudoratamente, ovvio) ed aver salvato la nazione americana da un'esistenza di stupidità e nullafacenza, la situazione inizia a farsi chiara: qualcuno sta sottomettendo gli Stati Uniti tramite la televisione, la politica e internet. Concetti non così irreali, appunto.
Dopo aver incrociato le armi con la Mafia dei Giocattoli in The Mole, The Mob and The Meatball, un nuovo caso di ipnotismo colpisce questa volta il Presidente degli Stati Uniti d'America, ora intento ad emanare leggi assurde, a governare con poco giudizio e ad occupare la Camera Ovale solo come scalda-posto. Inutile dire che le frecciatine su come non si comporti diversamente da prima si sprecano. É la quarta parte, ed é proprio con Abe Lincoln Must Die che la Stagione 1 consacra una volta per tutte la sua genialità. La satira politica raggiunge livelli inaspettati, gli sfottò ai capi di stato si susseguono senza sosta, così come i richiami ai “momenti bui” della storia americana. Sono infatti citati i rapporti “sotto la scrivania” tra Clinton e Monica Lewinsky, ci si battaglia in una lotta alle elezioni presidenziali senza esclusioni di colpi, si imbroglia sui sondaggi mettendo in cattiva luce i concorrenti con i metodi più subdoli e, dulcis in fundo, si combatte contro la statua del Lincoln Memorial. Momento clue: la War Song intonata da Superball, new entry e particolarissima guardia del corpo presidenziale, in cui sono tessute le lodi della guerra su larga scala, il vero ingranaggio portante dell'economia mondiale. Citando il testo, “La guerra rafforza l'economia, mostra agli altri che siamo potenti. La guerra é come il miagolio in un gatto”. Chi diceva che c'é bisogno di un Metal Gear Solid per ragionare su queste cose?