The Misadventures of P.B. Winterbottom

di Davide Ottagono
IL GIORNO E' FINITO, IL SOLE STA CALANDO. ATTENTI, BAMBINI: WINTERBOTTOM STA ARRIVANDO...
Mettetevi comodi se le fiabe sono la vostra passione, perché oggi siete finiti in uno strano racconto, non in una recensione. La stella della nostra storia é tale P.B. Winterbottom, mite galantuomo agli occhi del mondo tutto: chi poteva immaginare che, con il calar delle tenebre, diventasse un tal farabutto? Più di ogni altra cosa amava i dolciumi, soprattutto le torte: non gli importava di non avere amici, o che le donne non gli facessero la corte. Aiutato dalle ombre sgattaiolava sui tetti, quando la mezzanotte era passata da poche ore. Delle casalinghe, P.B. Winterbottom, era il più grande terrore. Arraffava e divorava, senza rimorso, senza rimpianto, finché ogni torta non spariva e ciascun davanzale tornava vuoto, come d'incanto. La città, impaurita, era ben accorta nell'evitare il mostro che mai riusciva a vedere, ma la situazione era destinata a peggiorare: Winterbottom stava infatti per acquisire un nuovo, spaventoso potere.



WINTERBOTTOM ERA IL PIU' SPAVENTOSO MOSTRO DEL REAME. NIENTE AL MONDO AVREBBE MAI E POI MAI SAZIATO LA SUA FAME...
A dispetto di quanto molti potrebbero ora aspettarsi, il nostro scopo ultimo non sarà quello di fermare l'avanzata di Winterbottom, ma anzi di aiutarlo. L'idea di dover accompagnare per mano un buffissimo e affamato pazzoide nella sua ricerca per il cibo può sembrare assurdo - e in effetti lo é - ma é proprio questo che gli Odd Gentlemen ci vogliono raccontare con The Misadventures of P.B. Winterbottom, seppur con tutta la leggerezza del caso. Con uno stile che ripesca a piene mani nel cinema muto, gli sviluppatori hanno confezionato quello che sicuramente é uno dei migliori puzzle game degli ultimi anni, capace di unire il carisma dei tempi passati ad un concept di gioco intelligente, seppur non del tutto innovativo. Superati velocemente i primi livelli di presentazione, capiremo subito cosa il titolo pretenderà da noi nelle ore a venire: tanto, ma tanto utilizzo di materia grigia. Se dovessimo riassumere le meccaniche di questo downloadable in un unico concetto, preferiremmo bollarlo come un platform 2D in cui, esplorando una schermata per volta, si dovrà trovare un modo per raccogliere tutte le torte sparse in giro, per poi così proseguire al puzzle successivo. Sembra facile, detto così, e magari continuerà a sembrarlo per una buona mezz'ora, almeno fino a quando ci sarà il tutorial ad indirizzarci e ad insegnarci i rudimenti, utilizzo dei cloni in primis.


P.B. WINTERBOTTOM RIUSCIVA A PENSARE SOLO A SE'. PER SGRAFFIGNARE MEGLIO DIVENTO' DUE, POI TRE...
É proprio la possibilità del protagonista di sdoppiarsi in svariate copie a diventare ben presto il centro del gameplay. Così come accade in Braid o nell'ultimo Ratchet&Clank (quest'ultimo su PS3), solo un intelligente controllo del tempo ci permetterà di superare una serie apparentemente insormontabile di ostacoli. In che modo? Registrando le proprie azioni e poi facendole ripetere a delle nostre repliche, ovviamente. Se all'inizio basterà crearne una in modo che ci apra una porta dalla distanza, le cose cominceranno a complicarsi ben prima di quanto possiate immaginare. Coordinare i movimenti di tre o più doppioni che, con tempismo perfetto, tentano di sgombrare il cammino del loro “papà” é tutt'altro che facile, e possiamo assicurare che Winterbottom rappresenterà una sfida più che degna anche per i più navigati in materia. Il level design é impeccabile, la struttura degli enigmi é spesso così geniale ed imprevedibile che é impossibile annoiarsi, o sentire puzza di già visto. Anche perché, nel momento in cui più saremo convinti di aver padroneggiato le regole fondamentali, sarà il gioco stesso a sorprenderci con repentini cambi di rotta. In linea di massima, possiamo dividere l'avventura principale in alcuni grandi capitoli, ognuno di essi frammentato a sua volta in singoli livelli: avanzando nei rompicapi non sarà infatti raro imbattersi in simpatiche eccezioni. Capiterà così di dover raccogliere le torte in un certo ordine e in un certo tempo, o che le torte stesse possano essere mangiate esclusivamente dai cloni, o ancora che le copie temporali si trasformino in pericolosi assassini, una volta in vita.





WINTERBOTTOM MANGIAVA E MANGIAVA, COME INDEMONIATO. MA NESSUNO AVREBBE PREVISTO QUANTO PRESTO SI SAREBBE STANCATO...
Superare incolumi gli oltre 70 livelli, come dicevamo in precedenza, non sarà certamente uno scherzo. Ma come dare un voto oggettivo alla longevità, quindi, in un gioco in cui il fattore predominante é la sola abilità del giocatore? Non possiamo dare numeri precisi, certo, ma in linea di massima una persona media archivierà il tutto in un tempo compreso tra le quattro e le sei ore. Accettabile se si considera il prezzo ridotto, anche se - come ogni puzzle - il fattore rigiocabilità gira completamente a suo sfavore: difficile infatti che, una volta arrivati ai titoli di coda, non lo si lasci a prender polvere in qualche buio meandro dell'Hard Disk. Winterbottom é un degno esponente del genere e quindi, come tale, é ovvio che si porti dietro ogni sua “croce e delizia”. Non é un vero e proprio difetto, é un neo che per forza di cose un titolo simile deve avere, ma é giusto che chiunque voglia mettere mano al portafoglio sia messo prima in guardia. Ci pensano però le missioni extra a rinfoltire un po' l'offerta. Parliamo di poca roba, premettiamolo, di corse al cardiopalma per assicurarsi il maggior numero di punti nel limite di tempo prestabilito, anche se il supporto alle classifiche online spingerebbe più di una persona a non passare subito ad altro. Peccato per la linea di difficoltà non sempre equilibratissima, ultima lacuna che abbiamo trovato in Winterbottom. Probabilmente, lo scopo degli sviluppatori era quello di aprire il gioco a tutti, fans degli enigmi tosti o meno. Il risultato, però, non convince sempre appieno, con mondi oggettivamente difficili e sopra le righe che si alternano ad altri archiviabili in pochi minuti. Niente di così grave, in fin dei conti, se si considera questi ultimi come dei semplici diversivi per rilassarsi un po', soprattutto dopo le sezioni più intricate.


WINTERBOTTOM NON VIVE IN UNA CITTA' VERA. QUESTA E' BUIA, TETRA, COME LA SUA ANIMA. LA SUA ANIMA NERA...
Winterbottom, oltre che essere un ottimo esercizio per il cervello, é anche e soprattutto un campione di stile. La colorazione smorta richiama palesemente il cinema muto, oltre che i lavori dell'illustratore Edward Gorey. Winterbottom é adorabile e carismatico nel suo essere fumettoso, privo di proporzione, vittoriano. L'indimenticabile accompagnamento musicale incornicia alla perfezione un prodotto che, più che mostrare i muscoli nel lato tecnico, preferisce dare agli altri un'encomiabile lezione artistica. Come non pensare subito ai capolavori di Charlie Chaplin o di Buster Keaton, del resto, quando ci si ritrova dinanzi una storia senza alcun doppiaggio e raccontata tramite le storiche didascalie su fondo scuro?