Yakuza: uno speciale per celebrare la saga del Ryu Ga Gotoku Studio!
Ripercorriamo la strada di una saga che dopo tanti anni continua a farci divertire e emozionare, in attesa del nuovo capitolo Infinite Wealth!
Sweet Home Kamurocho
In principio era Kiryu. Kazuma Kiryu. Un nome che per molti videogiocatori è ormai scolpito nella pietra. Il primo Yakuza arrivò sulle PlayStation 2 europee nel 2006, dopo essere uscito quasi un anno prima in Giappone, per mostrarci il mondo moderno visto dagli occhi, appunto, di Kazuma, uno yakuza vecchio stile tanto fedele al clan Tojo, quanto restio a scendere a patti con il proprio ferreo codice morale. La yakuza, che potremmo definire come la mafia nipponica, vista come metafora del mondo che cambia e della società che si evolve, con i valori che mutano e rendono ancora più immorale un ambiente come quello della malavita, che già di suo non è certo una associazione di volontariato.
Per Kazuma uscire di prigione dopo dieci anni e notare tutti i cambiamenti avvenuti, a partire dal fatto che senza uno smartphone ci si ritrova praticamente tagliati fuori da tutto, è uno shock, come per me e molti altri giocatori lo fu entrare in contatto con quel nuovo brand SEGA, dietro di cui si trovava la geniale mente di Toshiro Nagoshi. Stiamo parlando di qualcuno che ha iniziato a lavorare sotto l’ala di un certo Yu Suzuki (Shenmue vi dice nulla?), per poi iniziare a ritagliarsi sempre più spazio sino ad arrivare a lavorare spalla a spalla con il leggendario Shigeru Miyamoto per dare vita a F-Zero GX. Proprio dopo l’esperienza su Game Cube prese forma un nuovo progetto nella testa di Toshiro e come ben sapete stiamo proprio parlando di Yakuza, saga che merita assolutamente una piccola celebrazione per chiamare a raccolta tutti i suoi fan e far venire un po' di curiosità in chi ancora non l'ha mai approcciata. Indossate un bel completo appariscente che copra tutti i vostri tatuaggi e preparatevi a percorrere le strade più pericolose del Giappone!
Action in tre dimensioni con esplorazione free roaming e combattimenti picchiaduro (e qualche quick time event sparso), Yakuza ha piantato saldamente le sue radici nel quartiere fittizio di Kamurocho, copia carbone di Kabukicho, la zona a luci rosse di Tokyo dove è possibile trovare qualsiasi tipologia di divertimento e a tirare le fila di tutto è, appunto, la yakuza. Con il passare degli anni, Kamurocho è entrato così prepotentemente nell’immaginario collettivo dei giocatori che, a ogni nuovo episodio della saga, rivedere l’arco rosso che ne indica l’entrata ha rappresentato una sensazione simile a quando, dopo una lunga vacanza, si torna finalmente a casa e si riassapora tutto quello che ci è più familiare. Così, mentre stiamo aspettando impazientemente il prossimo 26 Gennaio per scoprire tutto quello che ha in serbo per noi Like a Dragon: Infinite Wealth, ottavo capitolo della serie principale di Yakuza, non possiamo che tornare agli albori del tutto e alle prime righe di questo articolo: “In principio era Kiryu”.
Giovane, come forse troppo “giovane” era il pubblico italiano quando il gioco arrivò sul nostro mercato, tanto che nonostante un grande impegno dal punto di vista della distribuzione e della localizzazione (tutti i testi tradotti in italiano) evidentemente non premiò il titolo con un sufficiente numero di vendite, visto che dal secondo episodio in poi ci dovemmo accontentare solo dei testi in inglese e di discreti ritardi di esportazione che in alcuni capitoli arrivarono a sfiorare i tre anni tra edizione nipponica e quella occidentale.
Pian piano, però, la fan base occidentale stava sempre più crescendo nel sottobosco dei gamer, nonostante molti facessero fatica a capire come in estremo Oriente potesse piacere così tanto un marchio che continuava a collezionare capitoli principali e spin-off assortiti, tra cui persino Dead Souls, un titolo in cui Kazuma e compagni si trovavano a cercare di sopravvivere in una Kamurocho invasa… dagli zombi, senza però scordare Kenzan, episodio mai arrivato in occidente che ci portava all'epoca dei samurai.
Per capire il successo in patria, pensate che nel 2007 uscì persino un film basato su Yakuza diretto dal leggendario regista Takashi Miike, un vero e proprio monumento del cinema orientale e non solo.Quello che probabilmente è stato il momento in cui gamer occidentali si sono scoperti interessati alla creazione di Nagoshi (fermo restante uno zoccolo duro di fan sempre fedele a Kazuma), potrebbe probabilmente essere inserito tra l'uscita di Yakuza 5 e Yakuza 0, con quest'ultimo che si è posto come prequel di tutta la saga, non ché uno dei suoi migliori episodi, per molti il migliore in assoluto.
Così sempre più persone hanno scoperto che tutto il buono che c'era in Yakuza non era solo ad appannaggio dei giapponesi, ma poteva appassionare anche il pubblico nostrano. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente di un sapientissimo mix dove il free roaming (ambientato in aree cittadine limitate) si fonde alla perfezione con trame sempre degne di grandi opere poliziesche, fatte di drammi, violenza, intrighi politici e tradimenti. Tutto è gestito quasi sempre con intelligenza da parte della sceneggiatura e a parte rare occasioni, le storie sono sempre risultate, se non realistiche, quantomeno verosimiglianti.
Oltre a questo, uno dei tratti distintivi della saga è la sua anima squisitamente giapponese che incredibilmente riesce a racchiudere insieme due tratti distintivi delle produzioni del sol levante, solitamente agli antipodi tra loro: da un lato la drammaticità e la serietà delle trame principali unite ai conflitti interni dei protagonisti, dall’altro uno sconfinato sottobosco di trame secondarie e minigame (alcuni non proprio “mini”) che spesso rasentano la follia più totale, mettendoci in situazioni che davvero poco hanno a che vedere con la vita di un malavitoso tutto d’un pezzo. Con il passare degli anni ne abbiamo viste davvero di tutti i colori: ci siamo lanciati in campionati di Mini 4WD, abbiamo conosciuto conosciuto pericolosi criminali con l’hobby di vestirsi da neonati con tanto di ciuccio e pannolino, siamo diventati gestori di night club, ci siamo improvvisati cosplayer della mascotte della città di Hiroshima e via dicendo.
Senza scordare altrettante attività più normali come giocare a biliardo, a freccette o magari trovare una salagiochi dove dilettarsi con ufo catcher e alcune vecchie glorie di casa SEGA come Virtua Fighters o OutRun. Insomma, in qualsiasi episodio della serie c’è sempre stato l’imbarazzo della scelta su cosa fare e sebbene gli NPC siano sempre stati abbastanza “statici” e senza routine particolarmente elaborate, il gamer ha sempre trovato modo per crearsi una piccola “vita” virtuale capace di tenere impegnati per decine e decine di ore anche al di fuori della storia principale.
Più che una trama, una epopea moderna!
Inutile cercare riassunti sulla trama o “spiegoni” in queste righe: se siete fan di Yakuza sapete bene di cosa stiamo parlando, mentre se ne siete a digiuno avete tutto il diritto di non ricevere fastidiosi spoiler e godervi una saga che potete perfettamente recuperare in versione rimasterizzata e corretta (i primi due episodi in edizione chiamata “Kiwami” e gli altri in classiche remastered) su PC, Xbox e PlayStation 4. Inutile sottolineare che se SEGA ha deciso di riproporre ben sei titoli è appunto perché l'interesse globale ha cominciato pian piano a crescere.
Nel mentre, il team sapeva bene di essere davanti a una sfida decisamente impegnativa: non tradire il proprio pubblico andando a snaturare Yakuza, ma allo stesso tempo continuare a renderlo intrigante e appetibile senza ricadere nella produzione di episodi “fotocopia”.
Sebbene nel tempo ci sia stato qualche calo nell'intensità della scrittura dei vari capitoli, riscontrabili principalmente nelle fasi mediane della sceneggiatura, in un modo o nell’altro abbiamo sempre assistito a finali epici che ci hanno fatto compagnia mentre partecipavamo alla crescita di Kazuma, alla sua maturazione e alla scoperta di nuovi valori e affetti, tra tutti naturalmente la piccola Haruka e i bambini dell’orfanotrofio di Okinawa, fattori che hanno sempre rappresentato tanto un motivo per andare avanti, quanto un tallone d’achille da proteggere, capace di rendere vulnerabile e ricattabile anche un uomo senza paura come il buon Kaz, per quanto come da classico copione, quando una debolezza deriva da un sentimento positivo, finisce sempre per risultare la vera forza del nostro protagonista.
Però, col passare del tempo, il solo Kazuma (che nel mentre ha perfezionato diversi stili di combattimento) non poteva reggere il peso della situazione, con gli sviluppatori che hanno saggiamente iniziato a inserire dal quarto episodio nuovi personaggi giocabili, ognuno con la propria storia, creando nuovi affascinanti profili o andando a pescare tra quelli più iconici già apparsi in precedenza, tra cui non possiamo che citare la possibilità di impersonare in Yakuza 0 il vero fan favorite dalla stragrande maggioranza del pubblico: “il cane pazzo di Shimano” Goro Majima, yakuza violento e sadico come pochi, divenuto iconico grazie a una caratterizzazione superba e a un design quanto mai azzeccato, con una benda sull’occhio sinistro e un abbigliamento così appariscente che si farebbe notare anche nel bel mezzo dei festeggiamenti del carnevale di Rio de Janeiro.
A questo punto mi permetto una piccola digressione, visto che ho parlato di design: la saga di Yakuza non sarebbe la stessa se ognuno dei protagonisti affiliati a un clan non sfoggiasse uno degli stupendi tatuaggi creati per SEGA appositamente dal maestro Horitomo: oni, tigri, carpe e soprattutto lo stupendo dragone che troneggia sulla schiena di Kazuma. Vere opere d’arte che potrebbero perfettamente stare sulla schiena di un patriarca della vera mafia nipponica.
Ad ogni modo, arrivati a Yakuza 6, non poteva più bastare aggiungere protagonisti e inserire nuove ambientazioni (per quanto nessuna potrà entrare nel mio cuore come Kamurocho) e arrivati a un punto cruciale della storia, Nagoshi e il suo team hanno deciso di ci compiere una piccola rivoluzione: da un lato dar vita al filone Judgment, le avventure dell’avvocato d’azione Takayuki Nagami, uno spin-off che con qualche aggiunta ricalca abbastanza fedelmente le classiche meccaniche action e le atmosfere yakuza, che a oggi si è meritato anche un secondo episodio Lost Judgment con i Ryu Ga Gotoku che non hanno escluso futuri seguiti.
Dall'altro lato ecco la notizia che fece più scalpore: un nuovo episodio della saga principale con cambio di protagonista e di gameplay: il giovane Kasuga Ichiban avrebbe preso il posto di Kazuma Kiryu e avremmo abbandonato il sistema action per passare al JRPG a turni. Apriti cielo. Ammetto che come tanti altri fan, ebbi un momento di disappunto facendo tantissima fatica ad accettare entrambe le notizie e che quando arrivò il momento di approcciarmi al gioco vero e proprio, provai un certo smarrimento. Lo stesso titolo segnava un taglio con il passato e invece del presumibile Yakuza 7 adesso avevo tra le mani Yakuza: Like a Dragon, andando a perdere la numerazione classica. Col senno di poi mi rendo conto di quanto poco sensate fossero le mie paure, ma dovete pensare che una gran parte della mia vita da gamer è passata in compagnia di Kaz per le strade di Kamurocho.
"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi": Kasuga ichiban come il Gattopardo
In poche ore col controller in mano, però, la nebbia e i dubbi iniziarono a diradarsi. Il gameplay non era perfetto, forse un po’ troppo statico nei combattimenti persino per un JRPG, ma sorretto da un sontuoso sistema di job e classi in grado di rivaleggiare con molti mostri sacri del genere, in più trame e sottotrame rispecchiavano fedelmente le basi della serie e tutto andava a incastrarsi alla perfezione con quanto avevamo vissuto nei precedenti episodi, acquisendo anzi una epicità e una drammaticità tra le migliori a cui avessimo mai assistito. Infine la sorpresa più gradita: Kasuga Ichiban si rivelò come un protagonista quasi perfetto, entrando immediatamente nel cuore mio e di tantissimi altri yakuza fan.
Se Kazuma è un modello comportamentale, quasi un totem, Ichiban con il suo carattere spensierato, ma al tempo stesso con una propria moralità incrollabile e degna di un vero eroe (ruolo a cui per tutta l’avventura aspirerà a diventare) è stato quell’amico d’infanzia che non ti abbandona per tutta la vita, il compagno di bevute che anche se non vedi da mesi e mesi, quando lo incontri al tavolo di un pub ti fa sentire a casa e ti raddrizza l’umore dopo una giornata storta. Lo avrete già capito: Yakuza: Like a Dragon ha saputo rimescolare le carte in tavola senza tradire le proprie radici, andando a piazzarsi di diritto tra i migliori episodi del marchio, tra l’altro vantando quello che probabilmente è l’ending migliore della saga: “Ichibanka” canzone nata dalla collaborazione tra gli Shonan No Kaze e Yasukata Nakada, da ascoltare a fine gioco con gli occhi colmi di lacrime per la commozione.
Anche qui un solo consiglio: se non l'avete ancora giocato dovete assolutamente rimediare, per quanto il mio suggerimento sia sempre quello di recuperare tutta la saga principale nella sua completezza, compresi Judgment, Lost Judgment e il da poco giunto in occidente Ishin (secondo capitolo dedicato all’epoca dei samurai), senza dimenticare Yakuza 0 così da scoprire anche il particolare rapporti che lega Kazuma Kiryu a Goro Majima.
Like a Dragon lasciava aperte alcune strade che facevano presupporre una ovvia continuazione,ma nel 2021 Nagoshi ha deciso di abbandonare il Ryu Ga Gotoku Studio assieme ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori per dare vita a un nuovo team, il NetEase Games, con i diritti di Yakuza che sono rimasti saldi in mano a SEGA e ai rimanenti sviluppatori del Ryu Ga Gotoku, con i fan che naturalmente hanno iniziato a farsi tantissime domande sul futuro di Yakuza, visto l’allontanamento spontaneo del suo creatore. Una cosa è certa, il team targato SEGA non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo pubblico e sembra anzi più attivo che mai.
Per prima cosa subito un annuncio: la saga cambia nome e se in occidente eravamo abituati a chiamarla Yakuza, dovremo imparare a chiamarla Like a Dragon, traduzione letterale di Ryu Ga Gotoku, titolo originale in Giappone. Dal punto di vista ludico è di recente uscito Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name, inizialmente nato come espansione che doveva spiegare che fine avesse fatto Kazuma durante le avventure di Ichiban, DLC diventato pian piano troppo grande per non meritare un’uscita propria, per quanto venduta a prezzo budget e non esteso quanto gli episodi principali, il tutto in attesa di quello che possiamo considerare ufficialmente come Yakuza 8, cioè Like a Dragon: Infinite Wealth.
The Man Who Erased His Name oltre che a riportarci a impersonare Kazuma è ritornato al classico gameplay action, andando a coprire alcuni buchi di trama, per quanto non sia riuscito a toccare gli apici creativi degli episodi migliori, vuoi per la sua natura di capitolo secondario, vuoi per il necessario riassestamento interno del team. Rimane comunque una produzione di qualità e se non lo avete ancora fatto dovete assolutamente leggere la nostra recensione e tornare a calcare le strade più malfamate del Giappone. Discorso ben diverso va fatto per Infinite Weath che abbiamo già provato in demo (andate a scoprire le nostre impressioni) e che sin dal suo annuncio sta solleticando incredibilmente l’interesse del pubblico, in quanto porterà avanti la trama e ci vedrà utilizzare tanto Kazuma quanto Ichiban e ci porterà alle Hawaii, dove Kasuga si è ritrovato su una spiaggia… completamente nudo!
A oggi tra demo e trailer sappiamo che il gameplay sarà nuovamente JRPG, ma con alcuni momenti in cui dovremo prendere le redini del combattimento per sfruttare alcune meccaniche action, con una trama ancora da esplorare e l’ambientazione che promette tantissimi luoghi di interesse e minigame, per quanto sarà da capire se riuscirà a reggere il confronto con quanto visto e vissuto in passato. Sicuramente il progetto è stato supportato grandemente da SEGA e sembra proprio che avremo tra le mani un titolo enorme con tantissime cose da fare e per scoprirlo dovremo soltanto attendere il 26 Gennaio 2024, ormai letteralmente alle porte. Orfano di Nagoshi, riuscirà il Ryu Ga Gotoku Studio a tenere alto il nome di Yakuza come tutti noi speriamo? Cosa tornerà dal passato e quanto saranno all’altezza i nuovi elementi? La coppia esplosiva dei due protagonisti promette benissimo, ma c’è ancora un'adeguata vena creativa in grado di scrivere un nuovo memorabile capitolo? Tante sono le domande, ma una cosa è sicura: non stiamo nella pelle in attesa di avere le nostre risposte in compagnia di Kazuma Kiryu e Kasuga Ichiban!
Like a Dragon: Infinite Wealth
Il lungo cammino in cui ci ha accompagnato la saga di Yakuza è stato semplicemente impressionante e se torno con la mente alla prima volta in cui quasi diciotto anni fa inserii nella mia PlayStation 2 il CD del primo episodio dell'epopea di Kazuma Kiryu, mai mi sarei aspettato di riparlarne oggi, con 43 anni sulle spalle, molti meno capelli in testa, ma con sempre la stessa voglia di mettere le mani su una nuova creazione del Ryu Ga Gotoku Studio. Tra intrecci di trama geniali, drammatici e situazioni al limite dell'assurdo, Yakuza/Like a Dragon ha creato una formula inconfondibile capace di imporsi e rinnovarsi con il passare degli anni, senza aver paura di stravolgere il proprio gameplay e riuscendo a dissipare qualsiasi dubbio riguardo alla vena creativa del team di sviluppo. Adesso, dopo esserci gustati il ritorno di Kazuma con The Man Who Erased This Name non ci resta che aspettare Infinite Wealth per scoprire se ancora una volta il Ryu Ga Gotoku Studio scriverà un importante pagina di una serie che ormai è leggenda.