24: ecco perché Jack Bauer ha scritto la storia della TV

Jack Bauer e 24: ecco come si scrive la storia della TV

24 ecco perché Jack Bauer ha scritto la storia della TV

Otto giorni. Solamente otto, infernali giornate. 8 stagioni, ciascuna delle quali corrispondeva a una giornata, con 24 episodi a raccontarci un’ora (45 minuti, in realtà) di quella giornata.

24, la serie con Kiefer Sutherland impegnato a proteggere l’America da minacce terroristiche interne ed esterne, ha debuttato sul network americano FOX nel novembre del 2001. Dopo essere stata rimandata a causa dell’attentato dell’11 settembre.

Il podcast di 24

 

24: ecco perché Jack Bauer ha scritto la storia della TV

Mentre il mondo intero era ancora sotto shock, con le immagini dello schianto degli aerei di linea contro le Torri Gemelle del World Trade Center, Jack Bauer arrivava in TV a rassicurarlo. A raccontare che c’erano uomini, al servizio del CTU (l’unità anti-terrorismo), pronti a fare qualsiasi cosa per evitare che un altro attentato su suolo americano sconvolgesse il Paese e il mondo intero.

E dopo 8 stagioni a dimostrarcelo, fra adrenalina e battute che lo hanno trasformato in un’icona del piccolo schermo, 24 non poteva finire in altro modo: con Jack Bauer vivo, vegeto e sempre pronto a tornare.

Non si uccide un personaggio-icona della tv. Non ci si chiude mai la porta, dopo milioni di telespettatori in tutto il mondo, 20 Emmy Awards e 2 Golden Globes.

Jack Bauer esce dallo schermo ma resta pronto a ricominciare a correre, a fare qualsiasi cosa per salvare il mondo. Di nuovo.

Jack Bauer non chiede informazioni: le ottiene

24: ecco perché Jack Bauer ha scritto la storia della TV

Hanno fatto storia i Jack Bauer Facts, di cui parliamo anche nel nuovo episodio di Ma sei Serial? dedicato appunto alla serie di cui è stato protagonista. Dopo Chuck Norris, è arrivato il personaggio di Kiefer Sutherland a scrivere la storia della cultura pop, oltre che della TV.

“Una volta Jack Bauer si è scordato dove teneva le chiavi della macchina e ha passato il resto del pomeriggio ad autotorturarsi per farsi dire dov’erano”.

Negli anni in cui 24 era in onda, eravamo invasi da battute come queste. Perché Jack Bauer è uno di quei personaggi che non passano inosservati. L’hanno citato in Will & Grace, Modern Family e naturalmente I Simpson.

Una corsa frenetica dopo l’altra, un interrogatorio senza rispettare alcuna regola dopo l’altro, Jack Bauer ha fatto di tutto. Ha salvato più volte la vita del Presidente, e di più Presidenti. È stato catturato, imprigionato, torturato. Si è visto rapire la figlia (la celebre Kim “sparatemi addosso” Bauer) e ha fatto di tutto per riprendersela. È diventato il punto di riferimento di quel timer senza pietà che scandiva ogni episodio di 24, e che sentirete nel podcast perché perfino il timer è diventato iconico.

Jack è diventato l’emblema stesso del duro, il personaggio a cui tutto è concesso, a patto che nasca dai suoi ideali. Il duro più duro che piange (riguardare la stagione 3 per credere). Il duro più duro che si sacrifica. Il duro più duro che è pronto a tutto - incluso farsi torturare, imprigionare e deportare, se necessario - in nome di ciò in cui crede.

Perché Jack Bauer è un idealista. Lo è sempre stato. Il motivo del suo successo è tutto qui: in un mondo senza più certezze, Jack Bauer era arrivato a ridarcene parecchie.

Fuori dallo schermo

24: ecco perché Jack Bauer ha scritto la storia della TV

Il successo di 24, in cui Jack Bauer in ogni stagione (o meglio giornata) sventava la minaccia del momento, dalle bombe nucleari agli attacchi terroristici con armi biologiche, ha varcato il confine dello schermo. Jack Bauer è diventato un personaggio del mondo reale, un punto di riferimento della cultura pop.

L’uomo disposto a tutto pur di ottenere il proprio scopo, in nome di un patriottismo che diventa universale, perché Jack Bauer non si preoccupa di salvare l’America: Jack Bauer salva il mondo intero.

E ha lottato contro il terrorismo con tanta forza da costringere il suo interprete, Kiefer Sutherland, a parlare ai soldati americani scoraggiando l’uso della violenza verso il “nemico”. Perché Jack Bauer non era solo molto amato: correva anche il rischio di dare un esempio che non andava seguito, soprattutto visto il suo arrivo immediatamente successivo all’11 settembre (mese in cui la serie avrebbe dovuto debuttare, poi rimandata per ovvi motivi).

24 ha perseguito un’esasperata ricerca di verosimiglianza, scandita dal timer che ci ha narrato 8 giornate della vita di Jack “in tempo reale”, unita all’esasperata ricerca di esagerazione di situazioni, personaggi, contesti.

Chi ha amato 24 con i suoi continui colpi di scena, i suoi elementi fissi (al CTU c’è sempre una talpa: il nemico ci siede accanto) e i suoi personaggi (Tony Almeida, Nina Myers, Chloe, il Presidente Palmer, Michelle Dessler, Chloe…) è rimasto incollato allo schermo per 8 anni. Ha divorato il film TV di cui Jack Bauer è stato protagonista e ha visto anche il sequel 24: Legacy, deluso perché Jack Bauer non era rimpiazzatile. E senza di lui, 24 proprio non funzionava.

L’eredità di 24

24: ecco perché Jack Bauer ha scritto la storia della TV

Jack Bauer non è sostituibile e il tentativo di un sequel/spinoff l’ha dimostrato. Quel mix di realtà e fantasia, con Paesi stranieri rigorosamente inventati per la serie, per non incorrere in incidenti diplomatici in un momento storico molto delicato, con quelle 24 ore “reali” in cui ci perdevamo senza accorgerci dei minuti rubati dopo lo spot pubblicitario, è stato vincente.

Nell’episodio di Ma sei Serial? dedicato a 24 vi raccontiamo la genesi di Jack Bauer, le ragioni del suo successo, ripercorriamo le minacce affrontate in ogni stagione e il rapporto con i suoi compagni di viaggio.

Fino all’inevitabile conclusione: 24 ha spalancato le porte a nuove possibilità sul piccolo schermo. Anche e soprattutto perché, prevedibili o no, verosimili o no, credibili o no, le storie di 24 avevano la capacità di coinvolgere il pubblico facendogli spalancare le braccia a quel meccanismo di sospensione dell’incredulità indispensabile per goderne appieno.

Non importa se non abbiamo mai visto Jack Bauer andare in bagno, mangiare, riposarsi. Sapere che era sempre pronto, sempre all’erta, in qualche modo sovrumano perché non aveva bisogno di mangiare e dormire, ci faceva stare tranquilli.

Finché c’era Jack Bauer, a vegliare su di noi, dormivamo sonni tranquilli. E finché potremo rivedere le sue avventure, sarà sempre così.

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