Alfred Hitchcock Presenta: il maestro del brivido scrisse (anche) la storia della TV

Ricordiamo insieme Alfred Hitchcock Presenta, la prima serie TV d'autore

di Chiara Poli

Domenica 2 ottobre 1955. Sul network CBS debutta una serie (trasmessa in seguito anche da NBC), che allora chiamavamo “telefilm”, destinata a cambiare per sempre il panorama televisivo mondiale.

Alfred Hitchcock Presenta porta sul piccolo schermo, dimostrando per la prima volta che non aveva niente di piccolo, il Maestro del Brivido in persona.

Siamo nel 1955, dicevamo: prima di Psyco, Gli uccelli, La donna che visse due volte e Intrigo internazionale ma dopo Io ti salverò (1945), Notorius (1946), Nodo alla gola (1948), La finestra sul cortile e Il delitto perfetto (1954), tanto per citare qualche titolo.

Sir Alfred Hitchcock era già il genio cinematografico che tutti amavano. E quella domenica di ottobre di tanto tempo fa, comparve in TV per presentare (Alfred Hitchcock Presents, appunto) la prima storia di tante. Perché la serie TV che stava inaugurando sarebbe stata prodotta fino al 1962, per un totale di 7 stagioni e 268 episodi.

Il “buonasera”  del maestro del brivido era destinato a diventare un rituale per tutti coloro che, all’epoca, possedevano un televisore. E per tutti coloro che ne avrebbero avuto uno entro il 1962.

Mentre gli Stati Uniti avevano già la loro prima serie in prime time (I Love Lucy, con Lucille Ball, 19519, In Italia, come sappiamo, la RAI iniziò le trasmissioni televisive nel 1954.

Gli italiani dovettero quindi attendere fino al 1959, quando la RAI iniziò a trasmettere la serie di Hitchcock, per altro in modo confusionario (cominciando con la terza stagione, e non con la prima, e con una programmazione piuttosto ballerina).

Poco importa, però: tutti, in tutto il mondo, volevano vedere il Maestro presentare storie diverse, in una serie antologica che avrebbe scritto le regole del giallo in TV.

La struttura degli episodi


Una delle prime regole intuite da Hitchcock fu che in televisione bisognava dare continuità agli spettatori. Ecco quindi che tutti gli episodi di Alfred Hitchcock Presenta, benché differenti, avevano la medesima struttura narrativa.

All’inizio vedevamo lui, il Maestro in persona, col sottofondo della “Marcia funebre per una marionetta” di Charles Gounod, la colonna sonora destinata a fare storia e suggerita al maestro da Bernard Hermann, suo storico collaboratore per le colonne sonore dei film.

Hitchcock compariva come una sagoma, la stessa celebre sagoma che aveva disegnato personalmente e che in seguito diventò il suo marchio di fabbrica, ed entrava in scena raggiungendo il centro dell’inquadratura.

Dopo l’immancabile “Buonasera” (Good evening), introduceva l’argomento dell’episodio usando qualche arguta metafora o qualche battuta macabra, creando uno stile unico che nessuno sarebbe mai riuscito a replicare.

A scrivere i testi delle presentazioni c’era il collaboratore James B. Allardice, prolifico sceneggiatore televisivo già dall’inizio degli anni ’50 e autore di alcune fra le serie TV di maggior successo degli anni ’60 (tanto per fare due titoli: I mostri e Gli eroi di Hogan). Allardice fu anche l’autore, oltre che dei monologhi introduttivi di Alfred Hitchcock Presenta, di quasi tutti i discorsi pubblici pronunciati dal regista in varie occasioni, premi inclusi.

Siamo al monologo, dicevamo: mettendo in scena qualche gag divertente, Sir Alfred Hitchcock ci spiega quale sia l’argomento trattato e poi inizia la storia.

La struttura è classica. Ci vengono presentati i personaggi e l’ambientazione, poi seguiamo gli eventi, l’immancabile colpo di scena (o colpi di scena) e la risoluzione finale, a cui segue un’altra apparizione di Hitchcock che, stavolta con un tono decisamente meno scherzoso rispetto all’apertura, tira le fila della storia. La morale, insomma. Contando che, di solito, il suo commento riguardava il destino del criminale di turno che, stando a quanto visto sullo schermo, sembrava - sembrava solo - averla fatta franca. Dalla viva voce di Hitch arrivava però la notizia del suo arresto, o peggio.

Siamo in un momento storico in cui la pubblica morale impone che chi infrange la legge, compiendo atti contro altre persone o contro il patrimonio, non possa sfuggire alla giustizia. In qualche modo, a un torto subito deve seguire una punizione. Era il principio stesso da cui partivano le chiusure di Hitchcock, il quale si divertiva moltissimo, inutile dirlo, a confezionare storie in cui, invece, i delinquenti se la cavavano.

Ciascun episodio durava 25 minuti. Nel 1962, la serie si trasformò: la durata venne raddoppiata, da 25 a 50 minuti, e ribattezzata L’ora di Hitchcock. Mantenendo quasi intatte le altre caratteristiche.

L’ora di Hitchcock venne prodotta per 3 stagioni, fino al 1965.

Il cast tecnico e artistico


Hitchcock era il produttore di Alfred Hitchcock Presenta e L’ora di Hitchcock. La platea televisiva mondiale lo premiò per le sue serie al punto da fargli guadagnare un mucchio di soldi, ovvero il denaro a cui puntava per realizzare i prodotti che aveva in mente per il cinema. Con i soldi guadagnati dalla TV acquistò importanti quote della casa di produzione dietro ai suoi film, la Universal Pictures, cosa che gli permise di avere un maggiore controllo sui film successivi. Da Psyco agli altri titoli precedentemente citati.

Occupandosi della produzione e girando in media un paio di introduzioni diverse per ciascun episodio, non aveva molto tempo per la regia. Diresse, infatti, solamente 17 episodi fra il 1955 e il 1961.

Ma a sostituirlo chiamò nomi celebri. Fra i registi di Alfred Hitchcock Presenta c’erano infatti Robert Stevens (per ben 44 episodi), Arthur Hiller, Norman Lloyd, Don Taylor, Stuart Rosenberg, Robert Altman (sì, lui), George Stevens Jr. e tanti altri. Incluso William Friedkin, dietro la macchina da presa per l’ultimo episodio.

Anche fra gli sceneggiatori comparivano nomi più che illustri, a cominciare da Robert Bloch. L’autore del romanzo di Psyco, destinato in futuro a diventare uno dei più grandi successi di Hitchcock, iniziò infatti a collaborare con il celebre regista in TV, scrivendo circa 25 degli episodi di Alfred Hitchcock Presenta.

Accanto a Bloch impossibile non citare il grande Ray Bradbury, che nel 1951 con la pubblicazione di Fahrenheit 451 era diventato una star in tutto il mondo. Bradbury firmò 6 episodi per Hitchcock, andando ad affiancare un team di autori che prevedeva scrittori del calibro di Roald Dahl (4 episodi più 2 derivati dalle sue opere), Richard Levinson, Richard Carr, John Cheever e tanti altri.

Dal punto di vista del cast artistico, con gli interpreti che in pratica facevano a gara per prendere parte a uno o più episodi (alla faccia dello snobismo per la TV che si sarebbe in seguito creato), i nomi non erano da meno.

Clint Eastwood, Robert Redford, Walter Matthau, Bette Davis, Joseph Cotten, Jessica Tandy, Charles Bronson, Cloris Leachman, Steve McQueen, Robert Loggia, Martin Balsam, Arthur Hill, William Shatner, Fay Wray, Vincent Price, Vera Miles e Leslie Nielsen sono solo alcuni dei grandi nomi che si avvicendarono sul set.

Premiata con 3 Emmy Awards e 1 Golden Globe a Hitchcock nel 1958, Alfred Hitchcock Presenta fu un grande esempio di TV d’autore, la prima nobilitazione dei telefilm che avrebbe spalancato le porte a una serie di grandi autori e attori, pronti a investire nel nuovo schermo che di piccolo, avremmo scoperto, non aveva proprio niente…

Il revival: Alfred Hitchcock Presenta nel 1985


Nel 1985, su NBC andò in un onda un film TV inusuale, che univa sezioni della serie Alfred Hitchcock Presenta originale, ma adattata con la tecnologia a colori, e filmati nuovi di zecca. Grazie agli ascolti strepitosi, il network decise di produrre una nuova serie intitolata Alfred Hitchcock Presenta (conosciuta anche come The New Alfred Hitchcock Presents), un revival prodotto per una stagione su NBC e altre 3, successiva, su USA Network fino al 1989 per un totale di 76 episodi (più il film TV, considerato il pilot).

Ogni storia era nuova e veniva introdotta da uno spezzone (a colori, come richiedevano i tempi), con Hitchcock che introduceva l’episodio.

Una nuova generazione di registi si avvicendò sul set, da Tim Burton a Frank Pierson, da Randa Haines a Burt Reynolds, passato dietro alla macchina da presa.

Anche nel cast artistico, naturalmente, i nomi erano quelli in voga all’epoca, da Andy Garcia a Steven Bauer, Dirk Benedict e Arsenio Hall, Mark Hamill e Michael Ironside, Tim Daly ed Erik Estrada, Linda Fiorentino e Joaquin Phoenix. Senza mai dimenticare Melanie Griffith e la madre, Tippi Hedren, indimenticabile protagonista de Gli uccelli.