Ho fatto i pancioni e le rughe di L'amica geniale: intervista ad Andrea Leanza, responsabile del trucco prostetico

L’esperto di trucco prostetico e vincitore di un David di Donatello Andrea Leanza racconta il dietro le quinte della quarta stagione di L’amica geniale, tra rughe e pancioni creati dal suo team.

Ho fatto i pancioni e le rughe di Lamica geniale intervista ad Andrea Leanza responsabile del trucco prostetico

A pochi giorni dalla fine dell’ultima stagione di L’amica Geniale sui social imperversano i video della distruzione del set casertano dove è stato ricreato il rione di Lila e Lenù, culla della storia racconta in quattro romanzi da Elena Ferrante e poi adattata per il piccolo schermo da Rai ed HBO. Una costruzione imponente, che per cinque anni ha visto centinaia di maestranze aggirarsi per i vicoli e le case di quelle strade costruite da zero, che hanno accolto gli spettatori italiani e di tutto il mondo.

Nell’ultimo anno di vita di questo set ormai perduto e molto rimpianto dal pubblico sul posto c’era anche Andrea Leanza. Truccatore è un termine riduttivo ed errato per raccontare cosa faccia sui set di cinema e tv, ma anche nel dietro le quinte dell’Ariston. Vincitore del David di Donatello per il make up prostetico che trasformava Pierfrancesco Favino nei panni di Craxi in Hammamet di Gianni Amelio, Leanza ha infatti anche fatto sanguinare Achille Lauro in una storica esibizione al Festival di Sanremo.

Ho fatto i pancioni e le rughe di L'amica geniale: intervista ad Andrea Leanza, responsabile del trucco prostetico

Difficile sintetizzare in cosa consista il suo lavoro in poche parole. Tra divisione trucco ed effetti speciali, Leanza si occupa di trucco prostetico, scultura e stampaggio di protesi e altre componenti da applicare alla pelle degli attori, ai props, alle creature realizzate per film come Il racconto dei racconti di Matteo Garrone.

Il lavoro sul set de L’amica Geniale ha riguardato solo l’ultima stagione ma è stato molto impegnativo: insieme al suo team della ALCFX si è occupato di invecchiare molti personaggi per rendere evidente il passare del tempo nei vari episodi, ma ha anche creato da zero i pancioni delle protagoniste incinte, per le scene in cui la pelle del ventre è esposta e una semplice imbottitura non basta.

Di cosa ti sei occupato sul set dell’ultima stagione de L’amica geniale?

Insieme a Denise Boccacci eravamo i capireparto responsabili delle protesi utilizzate per ottenere alcuni effetti specifici nell’aspetto dei personaggi della serie. In questo progetto non ci siamo occupati di trucco “estetico”, definito anche beauty: per quello c’è un reparto apposito. Noi eravamo responsabili della creazione e applicazione delle protesi necessarie per invecchiare la pelle dei personaggi. Un’altra cosa di cui ci siamo occupati e che ha richiesto molto lavoro è stata la realizzazione delle pance dei personaggi che erano in gravidanza.

Niente cuscino sotto la maglietta insomma.

No, o almeno non sempre. Quando la pancia è coperta dai vestiti se ne occupano altri, ma se c’è bisogno di vedere la pelle dell’addome bisogna creare qualcosa di realistico, sia per grana e colore dell’epidermide, sia per forma del pancione stesso. In questo caso ce ne occupiamo noi.

Come si realizza il pancione finto per una serie come L’amica geniale? È un processo su misura o avete delle pance standard?

No, questo tipo di protesi sono realizzate assolutamente su misura: ogni attrice ha una pancia ad hoc. Partiamo da una scansione digitale del corpo dell’attrice che ci consente di realizzate una stampa 3D molto fedele del corpo dell’interprete, in scala 1:1. A seguire creiamo uno stampo master e una copia in gesso che ci serve per poter modellare con la plastilina la forma della pancia. Ci sono molti altri passaggi intermedi, ma il punto è che si arriva a uno stampo in resina che consente di creare le pance in silicone.

Ho fatto i pancioni e le rughe di L'amica geniale: intervista ad Andrea Leanza, responsabile del trucco prostetico

È un processo molto complesso. Quanto tempo comporta?

Almeno un mese, ma solitamente di più. Ci sono passaggi di scultura, stampaggio, colorazione. Ci sono più professionisti che si occupano di fasi differenti, è un lavoro di gruppo. Bisogna prestare attenzione a tante cose, dal volume della protesi e al colore della pelle dell’attrice. Come linea guida hai comunque delle indicazioni che ti dà la regista. Nel caso di questa serie, ci hanno chiesto di modellare la protesi con una forma più tonda o a punta nel caso il nascituro fosse un maschietto o una femminuccia.

Il risultato finale è pesante?

Se fosse realizzato tutto in silicone sarebbe ingestibile per l’eccessivo peso. Lo strato esterno in silicone invece è alto un dito: lì realizziamo l’ombelico, i pori della pelle e tutta la colorazione, prestando attenzione per esempio alla linea più scura che si forma al centro della pancia di una donna in gravidanza. Invece per l’interno della protesi utilizziamo una schiuma di poliuretano morbida, che somiglia un po’ alla gomma piuma e permette di avere un risultato finale con un peso abbastanza simile a quello di una vera pancia di una donna incinta.

Per quanto riguarda l’invecchiamento invece, come si rende un attore più anziano con le protesi?

Dipende dal tipo d’invecchiamento, che può essere molto leggero oppure più marcato. Per farti un esempio: Alba Rohrwacher, che interpreta la protagonista Lenù, aveva bisogno di un invecchiamento appena visibile, per segnare il passaggio del tempo nella parte conclusiva della stagione. Ecco, in questo caso abbiamo applicato delle piccole protesi sulla palpebra, tra le sopracciglia, dove appaiono le zampe di gallina. Sono delle piccolissime protesi spesse qualche millimetro, che vanno a cambiare la grana della pelle. Dopo aver “invecchiato” la pelle si procede con il normale trucco beauty se il personaggio ne ha bisogno. Noi ci occupiamo del trucco solo se le protesi sono più marcate e bisogna fare in modo che non siano visibili.

È successo sul set di L’amica geniale?

Sì, per vari personaggi che erano già adulti all’inizio, come i genitori delle protagoniste e di Nino Sarratore. Il lavoro più impegnativo è stato probabilmente quello sul personaggio di Immacolata, la mamma della protagonista. Un impegno importante per la complessità e l’estensione delle protesi utilizzate. Ogni volta le coprivano guance, collo, mento, labbro superiore, fronte. Erano coinvolte anche le mani, non solo il volto.

Le tempistiche immagino cambino.

Sì. L’invecchiamento leggero richiede massimo un’oretta, mentre per Imma ci volevano anche quattro ore. Sono molto orgoglioso di poter dire che ci siamo occupati di questo personaggio in prima persona io e Denise per tutto il tempo o quasi, nonostante con il nostro team fossimo impegnati su più fronti, in più progetti contemporaneamente.

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Quali sono i tuoi ricordi del set?

È stato davvero spettacolare stare sui set di Caserta, il livello di realismo della ricostruzione del Rione era da togliere il fiato. Potevi camminare per i vicoli del rione di Lila e Lenù e ti pareva di stare in città da quanto tutto sembrava tutto vero. Solo quanto entravi in qualche edificio ti rendi conto che erano solo impalcature su cui erano ricostruite le facciate. Tra l’altro mi ha messo un po’ di malinconia venire a sapere che sia stato tutto distrutto perché così ha voluto chi aveva la proprietà del terreno dove era stato costruita questa piccola città a cui si è lavorato per cinque anni. Io l’ho vissuta solo per un anno, ma ne conservo un bel ricordo.

Per noi della ALCFX è stata davvero un’esperienza tosta, perché avevamo tanto lavoro su questo set: le pance delle donne incinte, tanti personaggi da invecchiare. Abbiamo dovuto organizzarci al meglio per avere sempre qualcuno sul set in nostra vece quando eravamo impegnati altrove, perché stavamo seguendo altri progetti.

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