Aspettando Il Gattopardo di Netflix: ricordiamo il romanzo e il film di Visconti

Viaggio fra le pagine de Il Gattopardo e fra le immagini di Visconti

Aspettando Il Gattopardo di Netflix ricordiamo il romanzo e il film di Visconti

È senza dubbio il titolo italiano più atteso dell’anno: la miniserie Il Gattopardo di Netflix, attesa produzione italiana con Kim Rossi Stuart, Paolo Calabresi, Saul Nanni e Benedetta Porcaroli, arriverà il 5 marzo e per la prima volta dal 1963 - dopo il capolavoro di Luchino Visconti con Alain Delon, Burt Lancaster e Claudia Cardinale - riporterà sullo schermo il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, classico immortale della letteratura italiana.

Il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Aspettando Il Gattopardo di Netflix: ricordiamo il romanzo e il film di Visconti

Pubblicato postumo nel 1958, Il Gattopardo è ispirato alle vicende della famiglia nobile dell’autore ed è ambientato nella Sicilia del Risorgimento.

Dopo la morte di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel 1957 fu il cugino Lucio Piccolo a inviare il manoscritto alle case editrici scrivendo una lettera di accompagnamento per presentare l’opera.

Il Gattopardo, attraverso il racconto della storia di una famiglia, contiene una profonda riflessione sulle trasformazioni sociali, politiche ed economiche che hanno segnato l’isola nel passaggio dal Regno Borbonico all’Unità d’Italia.

La storia inizia nel 1860 con l’arrivo di Garibaldi in Sicilia. Il protagonista, Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, è un aristocratico che osserva con distacco e malinconia il declino della sua classe sociale e l'ascesa di una nuova borghesia rappresentata da personaggi come Don Calogero Sedàra. Il nipote di Don Fabrizio, Tancredi Falconeri, si unisce ai garibaldini, comprendendo che per mantenere il potere è necessario adattarsi ai cambiamenti. La sua celebre frase:

Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi

sintetizza in modo perfetto l’atteggiamento opportunistico di parte dell’aristocrazia dell’epoca. Si sono scritti fiumi di parole su questa frase, che molti di noi hanno studiato sui banchi di scuola.

Aspettando Il Gattopardo di Netflix: ricordiamo il romanzo e il film di Visconti

E quando Tancredi si fidanza con Angelica, la bella figlia di Don Calogero, si sigilla l’unione fra la nobiltà decadente e la borghesia emergente. Il romanzo, come sappiamo, si conclude con la morte del Principe e con una riflessione sulla quanto siano vani i tentativi di cambiamento all’interno di una società profondamente radicata nelle proprie tradizioni.

Lo stile di Tomasi di Lampedusa è notoriamente caratterizzato da una prosa elegante e molto ricca di dettagli, che dipinge con tratti precisi e vividi sia l’ambiente siciliano che la vita interiore dei suoi personaggi.

Ancora lo ricordo dalle lezioni: l’autore si serve di una narrazione lenta e riflessiva, piena di digressioni sulla storia e la filosofia.

Ciascuno dei capitoli del romanzo corrisponde a un momento essenziale per la vita del Principe di Salina, ma anche per la storia della sua Sicilia. La struttura del romanzo è suddivisa in otto capitoli, ognuno dei quali rappresenta un momento cruciale nella vita del Principe e nella storia della Sicilia.

Come dicevamo, Il Gattopardo è indubbiamente annoverato fra i capolavori della letteratura italiana del XX secolo. Nel 1959 vince il Premio Strega, che contribuisce ad accrescere il suo enorme successo di critica e pubblico facendolo diventare uno dei libri più letti del periodo.

La sua influenza, anche grazie al tema dell’inevitabile decadenza e della morte, che accompagna il lettore verso la conclusione della storia, ha lasciato il segno nella nostra storia letteraria.

E la trasposizione cinematografica firmata da un maestro come Luchino Visconti ha contribuito ulteriormente alla sua fama e alla sua immortalità.

Il film di Visconti

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Nel 1963 la prima - e fino a oggi unica - trasposizione de Il Gattopardo è un classico del cinema italiano così come il romanzo lo è della letteratura nostrana.

L’opera di Visconti, come sempre curata fin nei dettagli, ci restituisce un’immagine dettagliata della Sicilia del Risorgimento e dei temi del romanzo, il declino dell’aristocrazia e l’ascesa della borghesia.

Il cast, dal sapore internazionale, ha incantato il pubblico di tutto il mondo con la bravura e il fascino di Burt Lancaster nei panni del protagonista, il Gattopardo Don Fabrizio, con la bellezza mozzafiato di Claudia Cardinale in quelli di Angelica, con il fascino magnetico di Alain Delon nel ruolo di Tancredi e il grande Paolo Stoppa in quello di Don Calogero Sedàra, il personaggio che incarna di fatto l’ascesa della borghesia di cui abbiamo tanto parlato.

Palma d’Oro a Cannes, candidato agli Oscar per i migliori costumi e vincitore di un David di Donatello, il film aveva delle indicazioni precise: non dovevano esserci scene di combattimento per volontà del produttore.

Il signor Titanus in persona, Goffredo Lombardo, com’è noto dopo aver acquisito i diritti del romanzo affidò la regia del film prima a Mario Soldati, poi a Ettore Giannini e infine a Luchino Visconti, l’unico fino a quel momento che non si dimostrò in forte contrapposizione con le sue idee sulla realizzazione del film.

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La sceneggiatura firmata da Suso Cecchi d’Amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa ed Enrico Medioli anticipò una lavorazione lunga e intensa, con oltre 15 mesi di lavoro (di cui quasi 6 di riprese) per arrivare all’anteprima nel marzo del 1963, destinata a segnare la storia del cinema. I costi lievitarono incredibilmente durante la realizzazione, e ogni studente di Cinema conosce la risposta che Visconti diede a un preoccupatissimo Goffredo Lombardo: disse che lui, quel film, poteva farlo solo in quel modo. Se il produttore non gradiva, lo poteva sostituire. Nonostante l’enorme successo internazionale, insieme al flop di un’altra costosa produzione (Sodoma e Gomorra del ‘62), i tre miliardi di lire - cifra record per l’epoca - de Il Gattopardo mandarono di fatto in bancarotta la Titanus, che smise di produrre.

Molti gli aneddoti sulla lavorazione del film, che segue fedelmente - con gli immancabili tagli dovuti alle tempistiche - la trama del romanzo. È noto come Visconti non volesse Lancaster come protagonista (preferiva di gran lunga Laurence Olivier oppure Nikolay Cherkasov, star di Ivan il Terribile). Ma il fascinoso Lancaster conquistò presto il regista quando seppe che Lancaster aveva letto il romanzo e spingeva per ottenere il ruolo, innamoratosi del personaggio. Quando alla fine Visconti dovette scegliere fra Lancaster, Gregory Peck, Anthony Quinn e Spencer Tracy, sappiamo chi la spuntò nonostante l’agguerrita concorrenza.

È noto anche come Martin Scorsese abbia più volte dichiarato che Il Gattopardo è il suo film preferito, e che secondo il pregistioso The Guardian Il Gattopardo rappresenta la migliore trasposizione cinematografica di un romanzo di tutti i tempi.

Un’epopea della trasformazione

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Il Gattopardo non è solo un film storico: è una vera e propria epopea che cattura l’essenza stessa di un’epoca di cambiamenti radicali. Attraverso la figura del Principe di Salina, Luchino Visconti ci conduce in un viaggio introspettivo, in cui la decadenza dell’aristocrazia è specchio di una trasformazione sociale decisamente più ampia.

Il film è una riflessione malinconica sulla fine di un’era. La Sicilia del 1860 all’arrivo dei garibaldini diventa il teatro di un passaggio di consegne: i valori tradizionali dell’aristocrazia cedono il passo a quelli emergenti e nuovi della borghesia, mentre Don Fabrizio osserva con rassegnazione ma anche con distacco questo cambiamento. Perfettamente consapevole che il suo mondo sta per scomparire.

Il Valzer della Memoria, la celebre scena del ballo che tutti conoscono - spesso anche se non hanno visto il film - è la perfetta metafora di questo passaggio di consegne. Lo sfarzo e l’opulenza del ballo nascondono la consapevolezza della fine. Siamo di fronte all’ultimo ballo di un'aristocrazia che si aggrappa al passato mentre il futuro incalza. Con Il Gattopardo, quindi, Visconti non si limita a raccontare una storia: offre anche un’analisi psicologica e sociale dei personaggi.

Don Fabrizio è un uomo complesso, diviso tra il desiderio di mantenere il suo status e l’intelligenza che lo rende consapevole dell’inevitabile cambiamento. Tancredi, suo nipote, rappresenta la nuova generazione pronta ad adattarsi ai tempi, perfino a costo di rinnegare le proprie origini.

La Sicilia nel film Visconti, infine, è molto più di uno sfondo nel film: è un personaggio a sé stante.

I paesaggi aridi, i palazzi nobiliari, le tradizioni secolari, tutto contribuisce a creare un’atmosfera unica, che abbraccia lo spettatore trasportandolo indietro nel tempo, in un’altra epoca. Una magia che solo il grande cinema sa fare.

Il Gattopardo è un’opera senza tempo, che continua a far riflettere e ad affascinare. La sua capacità di raccontare la complessità umana e sociale, attraverso una regia magistrale e una fotografia impeccabile, costumi da sogno e interpretazioni che non si dimenticano, rende l’operazione di Netflix una sfida che non vediamo l’ora di scoprire.

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