Cosa sappiamo su M., la serie Sky in cui Luca Marinelli sarà Mussolini
La notizia non lascia indifferenti: Luca Marinelli sarà Mussolini nella nuova serie Sky intitolata M. Il figlio del secolo. Marinelli, divenuto famoso a livello italiano grazie al ruolo del cattivo in Lo chiamavano Jeeg Robot e fattosi notare anche a livello internazionale come protagonista dell’acclamato Martin Eden, interpreterà Lvi, il Duce, l’uomo che di fatto creò il fascismo e guidò la nazione in un ventennio dittatoriale, alleandosi con la Germania nazista e decidendo anche l’ingresso italiano nel Secondo conflitto mondiale.
Un progetto ambizioso, rischioso, secondo alcuni pericoloso. In quest’ottica si capisce lo strano incontro che vado a raccontarvi. Oggi alla Festa del cinema di Roma si sia svolto un panel introduttivo dedicato alla serie, di cui non si è ancora girato nemmeno un minuto, ma che è destinata ad avere inevitabilmente tutti i riflettori addosso.
Ospite d’eccezione il regista inglese Joe Wright (L’ora più buia, Espiazione, Orgoglio e Pregiudizio), che dirigerà tutti e otto gli episodi di questa produzione italiana che guarda già al pubblico internazionale. Insieme a lui hanno tentato di fare una descrizione del progetto Stefano Bises (Gomorra) Davide Serino, che hanno curato la stesura delle sceneggiature.
M. la serie su Mussolini: cosa sappiamo finora
La radice di questa serie è fondamentale per capirne l’approccio e le aspirazioni. M - Il figlio del secolo è infatti la trasposizione televisiva del primo romanzo che lo scrittore Antonio Scurati ha dedicato alla figura del Duce, dalla sua ascesa fino alla sua caduta. Nel 2019 il primo tomo - che racconta l’ascesa al potere tutt’altro che scontata del futuro Duce - vinse il premio Strega. Si tratta di un’opera monumentale, divisa in quattro volumi (l’ultimo in corso di stesura), basata su un’approfondita ricerca storica, in cui Mussolini parla di sé in prima persona.
Dopo essere diventato un successo letterario internazionale, dopo aver venduto 800mila copie nella sola Italia, M. è diventato uno spettacolo teatrale da tutto esaurito al Piccolo di Milano. Ora il gruppo internazionale Sky, con l’appoggio di The Apartment di Lorenzo Mieli, è al lavoro su una serie che dovremmo vedere in TV a fine 2023.
Al momento non sono ancora cominciate le riprese di M- Il figlio del secolo, adattamento in 8 episodi del primo, lunghissimo romanzo di Scurati dedicato al Duce. Cast blindatissimo, a parte il nome di Luca Marinelli, svelato proprio oggi. Da subito ci si è chiesti quale possa essere la somiglianza tra l’attore di Martin Eden e The Old Guard e uno dei volti politici italiani più noti al mondo. In merito il regista Joe Wright ha detto:
Luca è un attore che basa molto la sua interpretazione sulla vocalità, punto su questo aspetto quindi. Per quanto riguarda le somiglianze, lui sarà ovviamente un giovane Mussolini. Personalmente trovo che le aggiunte prostetiche siano spesso controproducenti per il risultato finale. Certo hai più somiglianza, ma perdi l’attore dentro la performance, proprio in favore dell’aspetto fisico. In merito mi viene da citare il mio film L’ora più buia, in cui Gary Oldman faceva Winston Churchill. Ci somigliava, certo. Per me però quello non è un film su Churchill, anche se lui è il protagonista, è un film sul dubbio.
Gli sceneggiatori Bises e Serino hanno anche risposto a qualche domanda sui nomi che giravano per il ruolo: Tommaso Ragno, Massimo Popolizio. Gli autori lasciano passare un lungo silenzio, poi dicono negano di averli considerati, sottolineando che quello raccontato nella prima parte è ancora un giovane Mussolini (lasciando quindi la porta aperta a un successivo cambio d’interprete?).
Il resto del cast, tutto italiano, non è ancora stato svelato. Nonostante la produzione internazionale e il regista inglese, la serie sarà tutta girata in italiano, così come è avvenuto per esempio per L’amica geniale, co-produzione HBO/Rai.
Joe Wright spiega perché dirigerà la serie su Mussolini
A destare notevole curiosità è ovviamente il coinvolgimento del regista di Espiazione e L’ora più buia. La sua prima reazione è stata un secco no, che però è si è tramutato in genuino interesse una volta saputo che Stefano Bises stava scrivendo le sceneggiature del progetto, attualmente gestito da un gruppo di sceneggiatori. Un approccio molto italiano alla serialità, senza showrunner, un’unica figura responsabile.
In merito Wright ha svelato:
Lo faccio perché volevo lavorare con Stefano Bises. Qualche tempo fa, mentre mi trovavo a New York a promuovere un mio film che poi ha floppato tantissimo (Cyrano NdR), ho visto una serie in televisione. Era Gomorra. Io di solito non vedo molta TV, ho così tanti film da vedere per lavoro e per piacere. Quella serie però mi ha colpito così tanto che ho pensato che avrei fatto di tutto per lavorare con chi l’aveva scritta.
Sono tante le sfide che Joe Wright dovrà affrontare, in un set su un personaggio storico che non appartiene alla sua cultura inglese, senza capire l’italiano, lingua in cui verrà recitata la serie. Interpellato in merito, Wright spiega:
Anche se sapessi l’italiano non so se riuscirei a seguire il parlato della serie, ci sono così tanti accenti e parlate dialettali, esattamente come avviene in Inghilterra. Sono assistito da un team di esperti che mi aiuta, parola per parola, a tradurre esattamente quel che succede. Avrò il mio approccio di sempre, da Orgoglio e Pregiudizio in poi: fare tanta, tanta ricerca, leggere tutto il possibile e poi mettere tutto da parte e cercare la mia versione, non quella che avviene mentre leggi.
Gli sceneggiatori su M - Il figlio del secolo: “no a ideologie”
Stefano Bises e Davide Serino hanno già potuto toccare con mano l’atmosfera incandescente che si crea attorno alla possibilità di fare una serie su Mussolini, in Italia, nel 2022.
Fatto curioso, considerando che negli ultimi anni film e romanzi con protagonista o comprimario il Duce non sono mancati (Sono tornato, Il cattivo poeta, l’opera stesa di Scurati). Titoli che sono centrali in una certa nicchia (dei cinefili, dei lettori), ma serviva Luca Marinelli, serviva la serialità nell’epoca di Netflix, ad attirare davvero l’attenzione.
Il primo problema che gli sceneggiatori hanno dovuto affrontare è stata la mole del progetto. M - Il figlio del secolo è infatti un impressionante romanzo di oltre 800 pagine, che racconta e fa parlare una miriade di persone realmente esistite che hanno avuto un ruolo, grande o piccolo, nell’ascesa del Duce. Tagli sono stati necessari. Il taglio scelto dagli sceneggiatori, privilegia alcuni aspetti dell’impostazione voluta dallo scrittore stesso, come spiega Serino:
Il libro, per chi non lo conoscesse, parte dal 1919 e si chiude con l’inizio della dittatura vera e propria di Mussolini, che si ritrova il paese in suo potere. Il primo tomo di M è l’ascesa, la costruzione di una dittatura. Il romanzo spiega però come sia un’ascesa precaria, piena di sliding doors: ci sono state molte occasioni per sbarazzarsi di Mussolini prima che diventasse tale, ma non è stato fatto. Nel ridurre l’enorme mole del romanzo, abbiamo mantenuto i passaggi che riassumevano questo punto.
Un altro punto cardine per gli sceneggiatori nel ridurre Il figlio del secolo in una serie da 8 episodi è stata la natura inizialmente ambivalente di Mussolini rispetto all’uso della violenza:
Ci siamo molto concentrati sulla violenza: la necessità di utilizzarla da parte Mussolini e la volontà, poi messa a tacere, di ripudiarla. Mussolini deve essere violento per prendere il volere, ma come tutti i dittatori vuole essere amato. Un terzo elemento è stato individuato da Joe e riguarda la mascolinità.
Dalla platea si alzano già alcune voci, anche contrarie. Ci si chiede se non sia doverosa una censura, dell’autocensura. Al contrario qualche voce giovane presente si dice ansiosa di vedere una serie su una parte di storia che tra i banchi viene studiata poco e male.
Bises spiega che M non ha certo la pretesa di sostituire i libri di testo, ma che sì, punta a rispolverare episodi degli inizi politici di Mussolini che sotto un’apparente cristallizzazione storica sono conosciuti superficialmente. Il Colpo di Stato c’è stato, sottolinea, e se alcuni dettagli lo fanno sembrare quasi una farsa, ciò non cambia la realtà.
Per questo la serie prende una decisione coraggiosa: non partire da un Mussolini ideologico, da subito etichettato come inumano, il Male assoluto in terra. Altrimenti sarebbe difficile spiegare la fascinazione che esercitò, l’influenza che il suo “brand politico” esercita ancor oggi. Questo però non si può fare partendo dal giudizio, dalla condanna:
Non ci saranno censure, da parte nostra non ci sono stati imbarazzi. Quella di cui parliamo in questa serie è la Storia, storia italiana. Anzi, ci ha molto stupito cercando informazioni trovare così tanti elementi riconducibili alla contemporaneità.