Crimini in serie: Charles Manson e la sua storia criminale nella serie Aquarius

Alla scoperta della setta di Charles Manson, fra TV e realtà

di Chiara Poli

Il nuovo episodio di Crimini in serie, il podcast di GameSurf dedicato ai casi di cronaca raccontati da film e serie TV di successo, ha per protagonista uno dei più noti criminali statunitensi del XX secolo: Charles Manson. La sua storia è stata portata anche in TV, nella splendida serie di John McNamara Aquarius, prodotta per 2 stagioni e con David Duchovny (Fox Mulder in X-Files) nei panni di un detective sulle tracce di una ragazza che si è unita alla “Famiglia” Manson.

Aquarius e Charles Manson: il podcast

 

Chi era Charles Manson


Nato il 12 novembre 1934 a Cincinnati, Ohio, Manson divenne famoso per essere il capo di una setta criminale nota come “la Famiglia” (The Family), responsabile di alcuni degli omicidi più brutali e sconvolgenti della storia americana.

Manson crebbe in condizioni difficili, con una madre alcolizzata e violenta. Trascorse gran parte dell’adolescenza in riformatorio o in prigione per piccoli reati. Queste esperienze giovanili contribuirono probabilmente alla sua personalità problematica e alla sua tendenza a manipolare gli altri.

Negli anni ’60, dopo essere stato rilasciato Manson si trasferì a San Francisco, dove entrò in contatto con la cultura hippie e cominciò ad attrarre seguaci, principalmente giovani donne, con le sue idee sulla libertà sessuale e sulla rivoluzione sociale. Si stabilì poi nella Valle della Morte, in California, dove fondò la sua setta chiamata “la Famiglia”.

I crimini di Charles Manson


Il periodo più oscuro della vita di Manson fu tra il 1969 e il 1971, quando lui e i suoi seguaci commisero una serie di omicidi brutali trasformati dalla stampa in eventi sensazionalistici.

Gary Hinman era un musicista amico di Manson. Venne ucciso nel luglio 1969 dopo aver rifiutato di donare i suoi beni alla setta.

Il 9 agosto del 1969, cinque persone furono massacrate nella casa di Sharon Tate, attrice incinta di 8 mesi e moglie del regista Roman Polanski. Tra le vittime c’erano anche quattro amici di Tate, ospiti della sua villa in Cielo Drive.

Donald “Shorty” Shea invece era un attore che lavorava come guardiano di un ranch in cui la Famiglia viveva temporaneamente. Fu ucciso nel settembre 1969 perché Manson lo sospettava di aver parlato con le autorità.

Questi crimini furono commessi da membri della Famiglia su ordine diretto di Manson, che credeva che gli omicidi avrebbero scatenato una rivoluzione razziale negli Stati Uniti, che lui chiamava Helter Skelter, diffondendo la sua interpretazione delirante dell’omonima canzone dei Beatles. La musica lo ossessionava: sognava di diventare un musicista di successo, cosa che lo spinse anche ad avvicinare uno dei membri dei Beach Boys, che entrò a far parte della sua setta.

Il processo e la condanna


Nel dicembre 1969, la polizia arrestò Manson e alcuni dei suoi seguaci per l’omicidio di Gary Hinman. Successivamente, altre prove collegarono il gruppo agli omicidi Tate-LaBianca di Cielo Drive.

Il processo contro Manson e tre delle sue seguaci più fedeli (Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten) iniziò nel luglio 1970 e durò quasi un anno. Durante il processo, Manson si tagliò la fronte in segno di protesta - in realtà per attirare l’attenzione dei media - e i suoi seguaci fecero lo stesso come gesto di solidarietà.

Il 25 gennaio 1971, Manson fu dichiarato colpevole di cospirazione per omicidio e di primo grado per sette omicidi. Nel marzo dello stesso anno, la giuria raccomandò la pena di morte per lui e le tre donne coinvolte.

Nel 1972, la Corte Suprema della California abolì la pena di morte, commutando automaticamente tutte le condanne a morte in ergastolo. Manson trascorse il resto della sua vita in prigione, principalmente nel Corcoran State Prison in California.

Durante l’incarcerazione, Manson ricevette numerose visite da giornalisti e scrittori che volevano comprendere meglio la sua mente criminale. Nonostante i suoi tentativi di ottenere la libertà vigilata, Manson rimase in prigione fino alla sua morte.

Charles Manson morì il 19 novembre 2017, all'età di 83 anni, al Bakersfield Hospital in California. Era stato ricoverato per problemi di salute legati all’invecchiamento e morì per cause naturali.

La sua morte chiuse un capitolo oscuro della storia americana, ma il suo nome rimane sinonimo di violenza e manipolazione psicologica. Il caso Manson continua ad affascinare gli studiosi del crimine e il pubblico in generale, offrendo una finestra su come la manipolazione e l’ideologia estrema possano portare a conseguenze catastrofiche.

Aquarius: Charles Manson in TV


Ed è proprio a partire da questi presupposti che John McNamara (Sky Game, The Magicians) nel 2015 creò Aquarius, la serie ambientata nella Los Angeles del 1967-68 e legata alla Famiglia Manson.

Il protagonista è il detective Sam Hodiak (David Duchovny), che sta cercando una ragazza scomparsa e secondo la famiglia finita nella setta di Charles Manson. Attraverso la prospettiva di Hodiak, ci avviciniamo al mondo di Manson, alla sua violenza e alla manipolazione psicologica con la quale faceva fare ai suoi seguaci qualsiasi cosa, incluso uccidere.

Gethin Anthony, futuro agente dell’FBI nell’ottima serie Manhunt, ha studiato a lungo le interviste e i video con Manson protagonista per imparare a parlare come lui, muoversi come lui e soprattutto cercare di interpretare il suo ruolo di leader di una setta.

Con un’attenta ricostruzione dell’atmosfera di quegli anni, e dell’impatto culturale che la vicenda della Famiglia Manson ebbe sull’opinione pubblica (e sulle leggi promulgate in seguito), Aquarius ci ha regalato un’esperienza intensa, con ottime interpretazioni e un protagonista tanto carismatico da strappare - in modo voluto - la scena a Manson, per denunciarne il “fascino” malvagio sostituendolo con quello di un rappresentante della legge. Che all’epoca non ci andava affatto per il sottile…

Nel nuovo episodio di Crimini in serie vi raccontiamo dettagliatamente la storia di Manson e la sua trasposizione televisiva, a dimostrazione di come, in fatto di crimine, la realtà superi sempre la fantasia.