Il ritorno del Diavolo rosso
di
Correva l'anno 1964 quando la geniale e fervida mente di Stan Lee dava alla luce l'ennesimo protagonista dei fumetti della Marvel Comics: Daredevil.
Avvocato in cerca di giustizia di giorno e supereroe mascherato di notte, Daredevil ha saputo conquistarsi negli gli anni un'importante fetta di pubblico nel vastissimo panorama supereroistico mondiale.
Gli inizi, dobbiamo ammetterlo, non furono esaltanti. La nuova creazione della Casa delle Idee non ottenne instantaneamente il risultato sperato, anche a causa della percezione del pubblico che lo identificava come una brutta copia del più famoso e popolare Uomo Ragno.
Effettivamente molti sono i punti in comune: il costume rosso subentrato nel settimo numero al costume giallo che richiama quello dell'arrampicamuri, i superpoteri simili (entrambi dotati di supersensi), fino ad arrivare alle motivazioni che li spingono ad indossare la calzamaglia e combattere il crimine: la morte di zio Ben nel caso dell'Uomo Ragno e la morte del padre “Battlin'” Jack Murdock nel caso di Daredevil.
Passano gli anni fino a che nel 1979 approda alla testata un giovane molto promettente, che già aveva impressionato per il suo lavoro nell'annual di Amazing Spider Man: il giovanotto risponde al nome di Frank Miller.
Miller é sia sceneggiatore che disegnatore e sotto la sua egida il personaggio di Daredevil viene reinventato, arrivando a conquistare il grande pubblico che finora l'aveva snobbato.Basta storie di supereroi, tanto il panorama ne é già pieno, ma largo al noir e al poliziesco da strada.Miller ridefinisce i cardini portanti del personaggio.
Non più solo un avvocato vigilante ma anche temi più “profondi” vengono introdotti nella testata, per esempio l'aspetto religioso: Matt Murdoch é cattolico e la sua fede sarà elemento importante nell'evoluzione del personaggio. Perché cattolico? Perché per stessa definizione di Miller soltanto un cattolico avrebbe potuto essere sia un vigilante notturno che un avvocato di giorno.
Questa tematica sviluppata nel fumetto verrà fortunatamente ripresa anche nella serie televisiva, con un Matt Murdoch in perenne dubbio morale con la sua coscienza religiosa per le azioni compiute indossando la maschera.
Oltre al “nuovo” Daredevil, Miller introduce il personaggio di Elektra e tutta la seguente tematica dei ninja (Matt Murdoch é esperto di arti marziali) e soprattutto “ruba” a SpiderMan il cattivo Kingpin (all'anagrafe Wilson Fisk) trasferendolo a Hell's Kitchen dove sarà per gli anni a venire la principale nemesi del diavolo acrobata.
In questa sua opera di ridefinizione del personaggio arriviamo ai primi anni'90 dove sempre Miller riscriverà le origini di Daredevil andando ad arricchire notevolmente il suo background.
Esce per l'appunto “Man without fear (L'uomo senza paura in italia) che sarà importante fonte d'ispirazione per la recente serie televisiva.
Qui l'infanzia di Matt viene ritratteggiata, lasciando più spazio alle parti di vita vissuta piuttosto che al comparto supereroistico vero e proprio.
Dall'incidente che lo rende cieco alla morte del padre per essersi rifiutato di “accomodare” un incontro di boxe, ai primi incontri con i ninja della Mano (temibile organizzazione criminale che entrerà nel novero dei nemici storici di Daredevil) fino al rapporto con il collega/amico Foggy Nelson con il quale aprirà il suo studio legale.
Il tutto viene ritratto con spiccato stile noir molto crudo, caratteristica distintiva delle opere di Miller che raggiungerà il suo apice nei volumi di Sin City.
Ed é proprio questo ciclo narrativo, l'Uomo senza paura appunto, ad essere il punto di partenza che ha dato origine al primo di quattro telefilm nato dalla collaborazione della Marvel con Netflix, piattaforma televisiva nota ormai anche in Italia per aver lanciato alcune serie di grandissimo successo.
Dicevamo quattro serie televisive perché a seguire ci saranno le uscite di A.K.A. Jessica Jones (in fase di ripresa in questi giorni), Luke Cage e Iron Fist, che andranno poi a convergere nel progetto Difensori, finalizzato ad un'unione con il resto dei supereroi cinematografici di casa Marvel nel secondo capitolo di Infinity War, tappa finale della saga degli Avengers sul grande schermo.
Questa partnership con Netflix ha consentito il confezionamento di un prodotto più “adulto” rispetto alle precedenti opere televisive della Marvel (Agents of Shield e Agent Carter) dato che é caratteristica della piattaforma suddetta il potersi permettere una programmazione dove il cappio del rating non é cosi stretto come nei normali programmazioni via cavo.
Eccoci quindi davanti a 13 puntate (rilasciate in contemporanea, altra caratteristica di Netflix) serratissime e senza un attimo di sosta, dove si racconta la lotta di Daredevil per “salvare” il suo quartiere dalle grinfie di Kingpin, che vede un'incredibile opportunità di successo nella speculazione edilizia a Hell's Kitchen, quartiere colpito dalla battaglia di New York osservata nel primo film degli Avengers e ora intento a risollevarsi dalle macerie.Ecco quindi il collegamento a tutto il mondo cinematografico Marvel che funge da punto di partenza per la serie televisiva.
Daredevil infatti si colloca perfettamente nella continuity dei progetti cinematografici della casa delle idee ma a differenza di Agents of Shield riesce ad avere una propria identità assolutamente indipendente dal resto del mondo cinematografico Marvel e rimanendo un prodotto perfettamente fruibile anche da parte di chi non mastica pane e fumetti.
Ci troviamo davanti ad un prodotto per adulti e senza mezza misure o concessioni al lato più umoristico e scanzonato ben presente nelle altre produzioni dell'MCU. Ogni puntata viene scandita dai pugni presi e incassati dal nostro protagonista e l'atmosfera che permea la serie é quella thriller-noir già apprezzata in molte produzioni televisive degli ultimi anni, non ultima True Detective.
La citazione non é casuale perché la splendida sigla del telefilm é stata sviluppata dall'Elastic Studio, gia responsabile dei titoli di testa dell'affermata serie poliziesca.
Daredevil é un prodotto diverso dai precedenti telefilm di “supereroi”. Nel mondo di Hell's Kitchen non c'é bisogno di salvare il mondo da un'invasione aliena o impedire minacce cosmiche. A Hell's Kitchen bisogna sopravvivere alla quotidianità e al degrado urbano.
Senza entrare nel pericoloso campo degli spoiler, gli autori hanno pescato a piene mani dalla splendida saga di Frank Miller portando sullo schermo i personaggi tanto cari ai lettori del fumetto.
Ennesima conferma nella bontà della Marvel nei casting delle sue produzioni, ci troviamo di fronte anche questa volta a scelte ottimali. Ad un azzeccatissimo Charlie Cox nel ruolo di Matt Murdock vanno ad aggiungersi Elden Henson, che sembra nato per interpretare Foggy Nelson, la bellissima Deborah Ann Wolf (già ammirata in True Blood) nei panni di Karen Page e una sempre splendida e brava Rosario Dawson che porta sullo schermo l'infermiera Claire.
A questi protagonisti va ad aggiungersi un manipolo piuttosto nutrito di villain che daranno filo da torcere a Matt per tutta la serie e che, ne siamo certi, rivedremo anche nella seconda e già confermata stagione.
Menzione speciale in questo senso per un superlativo Vincent D'Onofrio, che spacca lo schermo con una versione psicotica e inquietante di Kingpin che siamo sicuri lascerà lo spettatore a bocca aperta. Assolutamente eccezionale!
Anche a livello di regia non ci si trova davanti al semplice compitino svolto per portare a casa la sufficienza ma la ricerca stilistica si riflette anche sull'operato della macchina da presa.
A piani sequenza memorabili (come non citare l'esaltante finale del secondo episodio che rende esplicito omaggio ad Old Boy, capolavoro di Park Chan-Wook), vanno ad aggiungersi un montaggio impeccabile e un utilizzo di luci e colori che contribuiscono in maniera tangibile al successo del prodotto finale.
La sceneggiatura che accompagna queste 13 puntate prende ampio spunto dalle opere fumettistiche di Frank Miller, ma rimane fedele al dictat del MCU che le plasma in maniera funzionale alla resa ultima sullo schermo.
In Daredevil quindi non manca nulla per esaltare sia i fan del fumetto sia far breccia nei cuori di chi non ha mai sentito parlare del diavolo di Hell's Kitchen ed é a digiuno di strisce e balloon.
Per Daredevil, che si é trovato nel rating di ascolti a battere il ben più famoso e rinomato House of Cards (sempre in casa Netflix), e ha raggiunto il poco invidiabile record di seconda serie televisiva più scaricata di sempre (in questo Game of Thrones rimane imbattuta e imbattibile al primo posto) é già stata commissionata una seconda stagione.
In conclusione non possiamo far altro che consigliarne entusiasticamente a tutti la visione. La Marvel ancora una volta confeziona un prodotto di altissimo valore e qualità televisiva, che siamo sicuri troverà un posto speciale nelle vostre serie tv preferite.
Avvocato in cerca di giustizia di giorno e supereroe mascherato di notte, Daredevil ha saputo conquistarsi negli gli anni un'importante fetta di pubblico nel vastissimo panorama supereroistico mondiale.
Gli inizi, dobbiamo ammetterlo, non furono esaltanti. La nuova creazione della Casa delle Idee non ottenne instantaneamente il risultato sperato, anche a causa della percezione del pubblico che lo identificava come una brutta copia del più famoso e popolare Uomo Ragno.
Effettivamente molti sono i punti in comune: il costume rosso subentrato nel settimo numero al costume giallo che richiama quello dell'arrampicamuri, i superpoteri simili (entrambi dotati di supersensi), fino ad arrivare alle motivazioni che li spingono ad indossare la calzamaglia e combattere il crimine: la morte di zio Ben nel caso dell'Uomo Ragno e la morte del padre “Battlin'” Jack Murdock nel caso di Daredevil.
Passano gli anni fino a che nel 1979 approda alla testata un giovane molto promettente, che già aveva impressionato per il suo lavoro nell'annual di Amazing Spider Man: il giovanotto risponde al nome di Frank Miller.
Miller é sia sceneggiatore che disegnatore e sotto la sua egida il personaggio di Daredevil viene reinventato, arrivando a conquistare il grande pubblico che finora l'aveva snobbato.Basta storie di supereroi, tanto il panorama ne é già pieno, ma largo al noir e al poliziesco da strada.Miller ridefinisce i cardini portanti del personaggio.
Non più solo un avvocato vigilante ma anche temi più “profondi” vengono introdotti nella testata, per esempio l'aspetto religioso: Matt Murdoch é cattolico e la sua fede sarà elemento importante nell'evoluzione del personaggio. Perché cattolico? Perché per stessa definizione di Miller soltanto un cattolico avrebbe potuto essere sia un vigilante notturno che un avvocato di giorno.
Questa tematica sviluppata nel fumetto verrà fortunatamente ripresa anche nella serie televisiva, con un Matt Murdoch in perenne dubbio morale con la sua coscienza religiosa per le azioni compiute indossando la maschera.
Oltre al “nuovo” Daredevil, Miller introduce il personaggio di Elektra e tutta la seguente tematica dei ninja (Matt Murdoch é esperto di arti marziali) e soprattutto “ruba” a SpiderMan il cattivo Kingpin (all'anagrafe Wilson Fisk) trasferendolo a Hell's Kitchen dove sarà per gli anni a venire la principale nemesi del diavolo acrobata.
In questa sua opera di ridefinizione del personaggio arriviamo ai primi anni'90 dove sempre Miller riscriverà le origini di Daredevil andando ad arricchire notevolmente il suo background.
Esce per l'appunto “Man without fear (L'uomo senza paura in italia) che sarà importante fonte d'ispirazione per la recente serie televisiva.
Qui l'infanzia di Matt viene ritratteggiata, lasciando più spazio alle parti di vita vissuta piuttosto che al comparto supereroistico vero e proprio.
Dall'incidente che lo rende cieco alla morte del padre per essersi rifiutato di “accomodare” un incontro di boxe, ai primi incontri con i ninja della Mano (temibile organizzazione criminale che entrerà nel novero dei nemici storici di Daredevil) fino al rapporto con il collega/amico Foggy Nelson con il quale aprirà il suo studio legale.
Il tutto viene ritratto con spiccato stile noir molto crudo, caratteristica distintiva delle opere di Miller che raggiungerà il suo apice nei volumi di Sin City.
Ed é proprio questo ciclo narrativo, l'Uomo senza paura appunto, ad essere il punto di partenza che ha dato origine al primo di quattro telefilm nato dalla collaborazione della Marvel con Netflix, piattaforma televisiva nota ormai anche in Italia per aver lanciato alcune serie di grandissimo successo.
Dicevamo quattro serie televisive perché a seguire ci saranno le uscite di A.K.A. Jessica Jones (in fase di ripresa in questi giorni), Luke Cage e Iron Fist, che andranno poi a convergere nel progetto Difensori, finalizzato ad un'unione con il resto dei supereroi cinematografici di casa Marvel nel secondo capitolo di Infinity War, tappa finale della saga degli Avengers sul grande schermo.
Questa partnership con Netflix ha consentito il confezionamento di un prodotto più “adulto” rispetto alle precedenti opere televisive della Marvel (Agents of Shield e Agent Carter) dato che é caratteristica della piattaforma suddetta il potersi permettere una programmazione dove il cappio del rating non é cosi stretto come nei normali programmazioni via cavo.
Eccoci quindi davanti a 13 puntate (rilasciate in contemporanea, altra caratteristica di Netflix) serratissime e senza un attimo di sosta, dove si racconta la lotta di Daredevil per “salvare” il suo quartiere dalle grinfie di Kingpin, che vede un'incredibile opportunità di successo nella speculazione edilizia a Hell's Kitchen, quartiere colpito dalla battaglia di New York osservata nel primo film degli Avengers e ora intento a risollevarsi dalle macerie.Ecco quindi il collegamento a tutto il mondo cinematografico Marvel che funge da punto di partenza per la serie televisiva.
Daredevil infatti si colloca perfettamente nella continuity dei progetti cinematografici della casa delle idee ma a differenza di Agents of Shield riesce ad avere una propria identità assolutamente indipendente dal resto del mondo cinematografico Marvel e rimanendo un prodotto perfettamente fruibile anche da parte di chi non mastica pane e fumetti.
Ci troviamo davanti ad un prodotto per adulti e senza mezza misure o concessioni al lato più umoristico e scanzonato ben presente nelle altre produzioni dell'MCU. Ogni puntata viene scandita dai pugni presi e incassati dal nostro protagonista e l'atmosfera che permea la serie é quella thriller-noir già apprezzata in molte produzioni televisive degli ultimi anni, non ultima True Detective.
La citazione non é casuale perché la splendida sigla del telefilm é stata sviluppata dall'Elastic Studio, gia responsabile dei titoli di testa dell'affermata serie poliziesca.
Daredevil é un prodotto diverso dai precedenti telefilm di “supereroi”. Nel mondo di Hell's Kitchen non c'é bisogno di salvare il mondo da un'invasione aliena o impedire minacce cosmiche. A Hell's Kitchen bisogna sopravvivere alla quotidianità e al degrado urbano.
Senza entrare nel pericoloso campo degli spoiler, gli autori hanno pescato a piene mani dalla splendida saga di Frank Miller portando sullo schermo i personaggi tanto cari ai lettori del fumetto.
Ennesima conferma nella bontà della Marvel nei casting delle sue produzioni, ci troviamo di fronte anche questa volta a scelte ottimali. Ad un azzeccatissimo Charlie Cox nel ruolo di Matt Murdock vanno ad aggiungersi Elden Henson, che sembra nato per interpretare Foggy Nelson, la bellissima Deborah Ann Wolf (già ammirata in True Blood) nei panni di Karen Page e una sempre splendida e brava Rosario Dawson che porta sullo schermo l'infermiera Claire.
A questi protagonisti va ad aggiungersi un manipolo piuttosto nutrito di villain che daranno filo da torcere a Matt per tutta la serie e che, ne siamo certi, rivedremo anche nella seconda e già confermata stagione.
Menzione speciale in questo senso per un superlativo Vincent D'Onofrio, che spacca lo schermo con una versione psicotica e inquietante di Kingpin che siamo sicuri lascerà lo spettatore a bocca aperta. Assolutamente eccezionale!
Anche a livello di regia non ci si trova davanti al semplice compitino svolto per portare a casa la sufficienza ma la ricerca stilistica si riflette anche sull'operato della macchina da presa.
A piani sequenza memorabili (come non citare l'esaltante finale del secondo episodio che rende esplicito omaggio ad Old Boy, capolavoro di Park Chan-Wook), vanno ad aggiungersi un montaggio impeccabile e un utilizzo di luci e colori che contribuiscono in maniera tangibile al successo del prodotto finale.
La sceneggiatura che accompagna queste 13 puntate prende ampio spunto dalle opere fumettistiche di Frank Miller, ma rimane fedele al dictat del MCU che le plasma in maniera funzionale alla resa ultima sullo schermo.
In Daredevil quindi non manca nulla per esaltare sia i fan del fumetto sia far breccia nei cuori di chi non ha mai sentito parlare del diavolo di Hell's Kitchen ed é a digiuno di strisce e balloon.
Per Daredevil, che si é trovato nel rating di ascolti a battere il ben più famoso e rinomato House of Cards (sempre in casa Netflix), e ha raggiunto il poco invidiabile record di seconda serie televisiva più scaricata di sempre (in questo Game of Thrones rimane imbattuta e imbattibile al primo posto) é già stata commissionata una seconda stagione.
In conclusione non possiamo far altro che consigliarne entusiasticamente a tutti la visione. La Marvel ancora una volta confeziona un prodotto di altissimo valore e qualità televisiva, che siamo sicuri troverà un posto speciale nelle vostre serie tv preferite.