Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

Un viaggio alla scoperta di Evil, con la vera natura della serie dei creatori di The Good Wife sulle moderne possessioni demoniache

Evil personaggi esorcismi demoni della serie di Paramount

Ci sono cascata anche io. I coniugi Michelle e Robert King, già creatori di quel gioiello televisivo che è The Good Wife, hanno teso una trappola e io ci sono cascata.

Quando ho visto il pilot di Evil, “venduta” dal marketing come una serie horror, sono rimasta interdetta: la prima metà dell’episodio era veramente spaventosa, tesa, degna del miglior film di genere. Nella seconda metà, poi, tutto veniva in qualche modo sgonfiato. Rivisto con un’altra prospettiva.

Ma non era la classica contrapposizione fra scienza e fede, in una classica ottica alla X-Files, per capirci. Non era un caso soprannaturale poi rivalutato con l’occhio della razionalità. Era qualcosa di diverso e lì per lì ho pensato che non sapesse nemmeno lei cosa fosse. Che l’etichetta “horror” fosse una cantonata. Così, un po’ delusa dal non trovarmi di fronte a un nuovo The Exorcist, prematuramente cancellato, ho abbandonato. 

Qualche giorno dopo ho ripreso la visione… E ho visto tutte le prime due stagioni di fila, comprendendo la vera natura di Evil: la serie di Paramount+ rappresenta una moderna, attualissima riflessione sul Male, il Bene, la tentazione, la fede e il dubbio nel mondo di oggi. Fortemente ancorata all’attualità, Evil ha passaggi memorabili, personaggi fantastici e colpi di scena da vendere. Il tutto nell’ambito di un grande, complesso, prestabilito piano. Non bastava l’episodio pilota per comprenderlo, ma già dal terzo era chiaro.

Kristen, David e Ben: il magnifico, imperfetto trio

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

Evil fa affidamento non su due, bensì su tre differenti punti di vista.

David Acosta - un sempre bravissimo Mike Colter (il temibile Lemond Bishop di The Good Wife) - rappresenta la fede, Kristen Bouchard (Katja Herbers, Westworld) l’approccio clinico, Ben Sharif (Aasif Mandvi, Jericho) quello scientifico ma anche scettico. Il debunker delle possessioni demoniache, così mi è sempre piaciuto considerarlo, è quindi l’elemento aggiuntivo che s’inserisce in una visione a due lui-lei che in Evil non avrebbe mai funzionato a dovere.

Un po’ per il feeling che da sempre unisce David e Kristen, intimamente legati da un’amicizia profonda, e un po’ per l’approccio comunque cattolico di Kristen al mondo, alla vita, perfino all’educazione delle sue figlie, iscritte appunto a una scuola cattolica. Per quanto lo rinneghi, Kristen in qualche modo crede. Non ha lo sguardo disincantato di Ben, cerca solo di dimostrare di averlo…

Ciò che ha di certo sono invece quattro bambine fra le più maleducate mai viste in TV: parlano sempre e solo tutte insieme, urlando, eppure la loro madre non le riprende mai per questo e sembra essere in grado di capirle tutte e quattro, anche quando si parlano sopra.

Io non ci riesco, ma è questo il punto: Kristen è una madre, una moglie, una donna e una psicologa tutt’altro che perfetta. Una donna che vuole dare l’impressione di avere il controllo, ma che non ce l’ha. Praticamente su niente. Inclusa sua madre Sheryl (Christine Lahti, Chicago Hope). L’imperfezione di Kristen, che inizialmente può sembrare antipatia, funziona perché in questa storia non ci sono eroi. Non ci sono certezze. Non ci sono risposte univoche.

Il prete ha i suoi dubbi, la psicologa è a dir poco tormentata e il debunker si trova a toccare con mano cose che non può spiegare e che lo destabilizzano.

Aggiungete alla ricetta il cattivo di turno, uno sempre ipnotico Michael Emerson (Benjamin Linus in Lost) nel ruolo di Leland Townsend e avrete il risultato: una serie che va compresa nella sua essenza stessa, prima di essere amata. Per fortuna, ci vuole poco. Bastano pochi episodi per entrare a far parte del gioco degli imperfetti: anche noi lo siamo, quindi finiamo per provare simpatia per i professionisti del Bene, chiamiamoli così, che si trovano a prendere più di una decisione sbagliata. E a perdere quel famoso controllo che li differenzia dagli eroi senza macchia e senza paura.

L’influenza demoniaca: la stagione 3

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

Da pochi giorni su Paramount+ è arrivata anche la terza stagione di Evil, disponibile subito con tutti gli episodi. Inutile dirvi che l’ho divorata. Per due ragioni fondamentali: la presenza maggiore di Suor Andrea (la bravissima Andrea Martin di Great News), uno strepitoso personaggio ricorrente già conosciuto negli episodi precedenti che ora acquista un ruolo più importante. Libera, sicura di sé, fermamente credente, coraggiosa, altruista, capace di sdrammatizzare, incapace di mentire: sorella Andrea è tutto questo, e molto altro.

E poi nella stagione 3 c’è il cambio di scenario: David Acosta ora è stato ordinato, è diventato Padre Acosta. Grazie al suo essere diventato un prete a tutti gli effetti, oltre a quel pizzico di “effetto Uccelli di rovo” che certamente non guasta, entra prepotentemente in campo una nuova forza, molto potente, che lo impegna in missioni a dir poco inquietanti. A dimostrazione di come una delle istituzioni più antiche di sempre abbia occhi, orecchie e denaro in ogni dove. Se proprio le manca qualcosa, al limite, sono gli scrupoli.

All’inizio Evil è molto esplicita nei nostri confronti: la serie sembra indicarci che le scelte sbagliate, le tentazioni, i tormenti interiori e perfino gli incubi siano semplicemente il frutto della presenza di un’influenza malvagia, demoniaca, nelle nostre vite. Il demone George - nome bizzarro per una figura bizzarra con battute alla Freddy Krueger, emblematica della serie - ne è l’esempio perfetto: c’è e non c’è. Appare e scompare. Viene ascoltato e temuto oppure ignorato. Perché siamo noi, in qualche modo, a tentarci da soli. A imboccare la strada sbagliata. A perdere i nostri riferimenti e a commettere quegli errori che tutti riconosciamo come tali. Eppure non smettiamo di sbatterci il naso. Le prime due stagioni di Evil ci parlano molto di questo aspetto.

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

L’influenza del Male nelle nostre vite non viene dai demoni che Suor Andrea vede benissimo, viene dalla vita frenetica, dalla totale assenza di privacy, dai pericoli del web per i ragazzini e le ragazzine di tutto il mondo, da quegli algoritmi “demoniaci” protagonisti della stagione 3, che ci tempestano di tentazioni in cui c’illudiamo di non credere. Ma basta un mezzo secondo d’indugio in più su un link o un video, ed ecco che il gioco è fatto.

Nell’immaginario collettivo, il Diavolo e i suoi demoni hanno sempre saputo a cosa rivolgersi per metterci in difficoltà. Nella società di oggi, sono i social media e l’e-commerce a farlo. Quante volte avete letto il post di un vostro amico “spaventato” dall’aver pronunciato il nome di un prodotto ed esserselo prontamente ritrovato in offerta sul proprio account?

Eccola qui, l’essenza di Evil: è come un algoritmo del mondo di oggi inserito in una serie TV, che ci cattura con l’eterno conflitto fra razionalità e irrazionalità, naturale e soprannaturale, condendo il dibattito con l’approccio dello scetticismo, quello della medicina e naturalmente quello della fede di un uomo che per primo pensa a problemi medici quando si trova di fronte a un possibile miracolo. O a una possibile possessione. 

Il modo in cui la Chiesa, come istituzione, indaga sui misteri - video sui social inclusi - ci restituisce la contemporaneità di un dibattito sulla perdita dell’anima, dei valori, del controllo sul futuro di un mondo che sembra proprio essere spacciato.

La mappa del Male: poca fatica e zero competenze

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

Lungo la loro lunga e tortuosa strada, David, Kristen e Ben s’imbattono in una vera e propria mappa del Male. Da quel momento, ne sono così condizionati da vederla ovunque. Spesso a ragione, qualche volta a torto.

Questo fa di Evil un moderno trattato sul potere del condizionamento, dell’ossessione, della comunicazione, della suggestione. Un moderno trattato su ciò di cui molte persone oggi vivono, macinando miliardi di dollari sulla buona fede di persone pronte a credere a qualsiasi cosa. La nuova serie dei coniugi King non è che un punto di vista su ciò che ogni giorno ci circonda e sul modo in cui tutti noi, dai bambini agli adulti, dai preti agli scettici, dai medici ai manager lo interpreta, lo recepisce e lo rielabora.

Viviamo un’esistenza di algoritmi e messaggi subliminali, controllati dagli strumenti che dovrebbero consentire a noi di avere il controllo. Siamo sempre più ossessionati dall'apparenza, dai beni materiali e dall’egoismo. Mentre il pianeta ci fa scontare la nostra avidità non facciamo che esacerbare la situazione, trovando altri modi per peggiorare le condizioni di tutti pur di privilegiare le nostre.

Se negli anni ’50 la fantascienza classica era una rappresentazione del timore della perdita d’identità a favore del nemico invasore (comunista, dal punto di vista di Hollywood), nel 2020 ci troviamo a fronteggiare la perdita di privacy, sicurezza, libertà di scelta. Negli episodi della terza stagione di Evil, che seguono la geniale trovata della seconda di sfogliare le pagine di un libro pop-up sulle varie creature (vampiri, fantasmi, zombie) prima e sui vari tipi di demoni (degli algoritmi, della strada, della fine) poi, ci sono tutti i mali di oggi.

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

I predatori che si celano dietro falsi profili per stringere amicizia con i bambini nei giochi più popolari, le nuove valute che si fanno strada grazie a influencer dai mille talenti, tutti da dimostrare, così pieni di follower da poter appunto influenzare il mercato in modo significativo, e naturalmente la vecchia, cara via più semplice, oggi tanto amata, per fare carriera e guadagnare molto denaro.

Da quando hanno perfezionato le biciclette assistite, con il motore che fatica al posto tuo sulle salite, sono davvero pochi quelli che hanno mantenuto la voglia di pedalare. Da quando le star dei social hanno iniziato a guadagnare montagne di soldi senza saper fare niente e senza titoli di studio, sono ancora di meno quelli che hanno mantenuto la voglia di studiare e la costanza di farsi la gavetta.

Evil divide fra i suoi personaggi le competenze necessarie a leggere il mondo di oggi e ci ricorda che servono quelle competenze per non perdersi nelle troppe insidie. Non può insegnarci a svilupparle, ma può almeno metterci in guardia sui pericoli che corriamo ogni giorno. Può dimostrarci come perfino il professionista più insospettabile - non faccio il nome per evitare ogni spoiler - possa finire per diventare facile preda della strada comoda e veloce. In fondo, chi mai vorrebbe fare fatica e lavorare a lungo, ogni giorno, per ottenere lo stesso risultato raggiungibile in un paio di mosse? Chi ma lo rifiuterebbe, alla fine, il motore?

Evil se lo chiede. Risponde alla domanda e lancia un monito: attenzione alle conseguenze - le leggiamo ogni giorni sui giornali, nostro malgrado - della via più breve e facile. 

Una strada lunga tre (quattro) stagioni

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

Mi viene sempre in mente uno degli esempi che preferisco per dimostrare cosa significa pianificare nella cosiddetta “bibbia” (la trama, i personaggi, l’ambientazione e lo sviluppo a grandi linee) di una serie TV. Nella prima stagione di X-Files, Gola Profonda parla a Fox Mulder di qualcosa che sarebbe successo solo molti anni dopo, nella stagione 9. Significa che Chris Carter aveva già pianificato la principale linea narrativa di X-Files, indipendentemente dal numero di stagioni che avrebbe avuto a disposizione. Allo stesso modo, nella prima stagione di Evil apprendiamo i primi dettagli di un piano malvagio che viene poi approfondito nella seconda stagione - di cui è oggetto principale - e infine mostrato nella terza.

Certamente proseguirà anche nella quarta, le cui riprese sono state interrotte in anticipo per impegni familiari di uno dei protagonisti e per lo sciopero degli sceneggiatori. Ma il punto è questo: una strada stabilita in partenza che si sviluppa in base alla disponibilità di episodi, senza mai deviare dal percorso prestabilito. Approfondendolo, semmai.

Evil, “male” in inglese, getta le proprie fondamenta su alcune delle questioni più scottanti dell’attualità. Dalla fecondazione assistita alla già citata strada breve, dal complottismo internazionale ai rischi della tecnologia, dall’inquinamento alla speculazione immobiliare.

Ogni episodio si lega a un argomento specifico, ma porta anche avanti il disegno generale, come nella migliore tradizione delle serie TV.

Attraverso la guida della diocesi newyorkese a cui fa capo David, Monsignor Matthew Korecki (il grande Boris McGiver di Servant), impariamo che ciascuna organizzazione, a prescindere dalla sua natura, segue una rigida gerarchia. Nella Chiesa come nella vita, bisogna rispettare gli ordini, seguirli, conquistarsi la fiducia dei superiori e ottenere in questo modo maggiore libertà tramite l’unico mezzo utile per ottenerla: il sacrificio.

La cura del dettaglio: i personaggi secondari di Evil

Evil: personaggi, esorcismi, demoni della serie di Paramount+

Le figlie di Kristen, che crescono in modo impressionante nella seconda e soprattutto nella terza stagione, hanno un ruolo fondamentale: come abbiamo visto, il loro gridare sempre e parlarsi sopra serve a evidenziare come Kristen non sia, in realtà, una madre che ha il controllo della situazione. 

Anche tutti gli altri personaggi secondari, come spesso accade, servono a caratterizzare in modo più preciso i protagonisti, ma Evil se ne serve anche in modo diverso.

Per esempio la sorella di Ben, Karima (Sohina Sidhu, Little Voice) non solo introduce il dibattito religioso con Ben per esporre al pubblico il punto di vista di uno dei protagonisti, ma lo porta con sé anche al club degli scienziati in cui incontra una donna che lo metterà al centro della trama in uno dei futuri episodi. Dimostrando la possibile convivenza di scienza e fede - una fede molto particolare, in effetti - nella mente e nel cuore della stessa persona.

Se le figlie e il marito di Kristen sono briciole disseminate lungo il suo cammino per condurla esattamente dove gli autori vogliono che vada, le frequentazioni degli altri due protagonisti contribuiscono sia a esporne che a condizionarne le vite. 

Nel caso di David, un personaggio ricorrente - nei dialoghi - è l’ex fidanzata Karen. Sebbene non sia presente, in diverse occasioni Karen influenza le scelte di David, così come Orson Leroux indirizza la vita di Kristen e Vanessa quella di Ben. 

La doppia funzione dei personaggi secondari, perfino di quelli che non si vedono mai, si ottiene in modo così efficace solo nelle serie che possono vantare una grande qualità nella scrittura. Cosa che Evil senz’altro può fare, come dimostrano la realizzazione di un episodio quasi completamente muto (uno dei più suggestivi, ambientato in un monastero), il terzo e amatissimo finale di stagione, il primo episodio della stagione 2, incentrato sui terrori notturni, e molte altre storie nella serie, come quella dell’ascensore che conduce a una destinazione senza ritorno…

Tutte dimostrazioni di quanto Evil sia profonda, curata e ricca di strati sotto i quali scavare per trovare riferimenti - inclusi quelli visivi, con il perfetto omaggio all’iconica immagine de L’esorcista con la riproduzione dell'arrivo di Padre Merrin a casa di Regan.