From: la stagione 3 in un crescendo di orrore
Dov'eravamo rimasti e cosa ci aspetta nei nuovi episodi
Dopo aver portato l’orrore su un altro livello, in un mix fra Nightmare e Stati di allucinazione, per From è ora di scavare più a fondo.
Nella terza stagione, in arrivo in prima assoluta e in contemporanea con gli USA dal 4 ottobre su Paramount+, ci aspettano nuove incredibili emozioni.
Abbiamo visto in anteprima i primi 3 episodi, di cui vi parleremo senza spoiler, e possiamo sicuramente affermare che i fan di questo gioiello horror del piccolo schermo non rimarranno delusi.
Una stagione eccezionale
Fin dalla sua comparsa - ne abbiamo parlato qui - From colpisce con la sua abilità nell’approfondire quel pozzo senza fondo e senza tempo in cui i protagonisti sembrano essere finiti per caso.
Finalmente, la terza stagione affronta l’elefante nella stanza: il destino. Ovvero la ragione per cui qualcuno passa dalla stessa strada proseguendo il proprio viaggio e qualcuno viene fermato dall’albero che blocca il passaggio. Destinato - perché di destino si tratta, appunto - a conoscere la città in cui Boyd (un eccezionale Harold Perrineau, che in questa stagione mostra tutta la sua completezza di interprete) - combatte contro l’oscurità, guidando la comunità che lo ha eletto sceriffo e guida.
Perché Boyd, chi ha visto le prime due stagioni lo sa bene, è l’uomo che ha rivoluzionato la routine dei malcapitati bloccati in un incubo.
Devono a lui la speranza che prima non conoscevano. Devono a lui la certezza di poter stare al sicuro, almeno in certe condizioni e rispettando certe regole. Sempre a lui, tutti i sopravvissuti devono la capacità di affrontare il futuro più incerto di sempre con la forza necessaria a resistere.
Non solo per restare vivi, no. Soprattutto per mantenere quella lucidità che fa credere loro di essere ancora sani di mente.
Dov’eravamo rimasti (attenzione: leggete SOLO se avete visto la stagione 2)
La salute mentale è qualcosa di cui dubiti, perfino quando vivi in un posto senza uscita, in cui i mostri la notte si aggirano chiamandoti per attirarti fuori casa e sbranarti, se inizi a vedere qualcosa che altri non vedono.
Le visioni che fin dall’inizio accompagnano alcuni personaggi (a cominciare da Victor, interpretato da ) possono sembrare allucinazioni, proiezioni mentali, segnali di squilibrio derivati dallo stress oggettivo in cui i residenti si trovano.
Ma ci sono due modi di interpretarle: credere che significhino qualcosa, come fa Tabitha (Catalina Sandino Moreno) seguendo le indicazioni per andare a salvare “i bambini alla torre”, oppure pensare di essere sull’orlo della follia, come succede a Jade (David Alpay).
Fatto sta che il secondo finale di stagione ci aveva lasciati a bocca aperta, con il primo abitante - a quanto ne sappiamo - tornato nel mondo normale: Tabitha.
Tabitha, che era riuscita ad arrivare alla torre. Tabitha, che si è risvegliata in un ospedale, in una città, circondata da persone reali, nel mondo che conosceva prima. Un mondo in cui non ci si deve nascondere prima che faccia buio. Non per l’arrivo di creature mostruose, almeno.
E come da tradizione, From riparte esattamente da qui: da dove ci aveva lasciato, al risveglio di Tabitha, in un racconto ininterrotto che si srotola lungo le stagioni come se non si fosse mai fermato.
Perché l’impressione di essere lì, nel vivo degli eventi, insieme ai protagonisti, è fondamentale perché noi spettatori condividiamo le emozioni dei personaggi. E nella stagione 3 succederà in modo straziante.
L’elefante nella stanza
Il destino, dicevamo. Ovvero ciò che fa la differenza fra un viaggio qualunque e una fermata all’inferno.
From dimostra di avere ancora tanto, tanto da raccontarci. Dopo averci terrorizzato con la consapevolezza che nemmeno trovandosi “al sicuro” durante il sonno si sfuggiva ai mostri, la serie ci ricorda qual è il pericolo più imminente. E lo fa in un modo che ci spezza il cuore, e che vuole spezzare - dichiarandolo - colui che rappresenta la speranza in città.
Lo sceriffo Boyd, colui che ogni sera al tramonto gira per le strade suonando una campana assicurandosi che tutti siano al sicuro prima che cali il buio.
L’uomo scelto per farci da guida in questo mondo. Colui a cui guardiamo anche noi, in attesa di risposte per le domande che affollano la nostra mente.
Chi pensava che dopo la prima stagione From si arrampicasse un po’ sugli specchi, andando a nutrire l’universo narrativo e orrorifico con elementi improvvisati, dovrà ammettere di essersi sbagliato di grosso.
Nella stagione 3, From dimostra di essere nata all’interno di un progetto narrativo complesso e ben definito. Un progetto che si sviluppa in un ordine prestabilito, con il compito sia di aumentare le nostre conoscenze sulla città fantasma in cui veniamo trasferiti, e sui boschi che la circondano, sia di sorprenderci, spaventarci, sconvolgerci. Di farci piangere, addirittura. E ne verserete, di lacrime. Fidatevi.
Si esplora la dimensione del sacrificio di coloro che sono pronti a tutto per il bene altrui.
In quel microcosmo umano in cui l’autobus con gli ultimi arrivati aveva portato l’ennesimo piantagrane, nella città in cui Sara (Avery Konrad) ha tradito la sua stessa specie, ci sono tutti i “tipi” umani che possiamo incontrare nel mondo. Ma questa stagione si concentra principalmente sulle persone votate al sacrificio, pronte ad aiutare gli altri, a guidarli. Boyd, Donna (Elizabeth Saunders), Fatima (Pegah Ghafoori).
E quelle persone, esattamente come le altre, hanno il vizio di ricorrere alla razionalità per spiegare ciò che succede in un mondo a parte, dove le regole naturali finora conosciute non valgono più.
Attenzione: rifugiarsi nel raziocinio è una caratteristica tipica di chi ha paura e preferisce credere di essere pazzo piuttosto che aver assistito agli orrori a cui assiste. Ma allo stesso tempo, è la chiave che la paura - l’elemento dominante nel mondo di From - usa per indurre le persone a commettere errori potenzialmente fatali.
Mentre l’inverno arriva ad accorciare le giornate e a rendere la sopravvivenza sempre più difficile, From 3 si prepara a spingere anche noi sul baratro della follia, mentre ci chiediamo se tutto ciò a cui assistiamo sia frutto di un incubo. Ma gli incubi, lo sappiamo bene, nel mondo reale non uccidono…