Girlboss

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Abbiamo avuto modo di vedere in anteprima i primi quattro episodi di Girlboss, la nuova serie tv Netflix basata sull'autobiografia di Sophia Amoruso, fondatrice dell'impresa on-line multimilionaria Nasty Gal. La serie si propone di raccontare al grande pubblico come la Amoruso sia riuscita creare questo gigantesco impero dell'abbigliamento partendo dal nulla e diventando dunque capo di sé stessa. Quali ostacoli ha incontrato lungo la strada e qual è il segreto del suo successo? 

Girlboss
Sophia Amoruso, l\'originale

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Facile essere figlia di papà e vivere grazie ai suoi soldini, sperperando e scialacquando la paghetta di 1000 dollari a settimana. Ma Sophia Amoruso non era la classica figlia di papà, anzi. Quando diciamo che è partita da zero, intendiamo proprio il nulla del nulla. Si manteneva a stento, rovistava nei cassonetti e viveva alla giornata grazie a piccoli lavoretti che non riusciva mai a tenersi. Ventidue anni, un futuro incerto e una macchina che cade a pezzi. Vi chiederete come ha fatto questa ragazza a sopravvivere a San Francisco, alla vita e a diventare ricchissima. Inizialmente ce lo siamo chiesti anche noi, ma più proseguivamo con la visione, più diventava chiara una cosa: Sophia Amoruso è una tosta. E' una pazza scatenata certo, ma ha intuito, ha senso degli affari e, soprattutto, non ha paura di lavorare sodo e sporcarsi le mani per ottenere quello che vuole. Poi, per sua stessa ammissione, l'idea iniziale non era di creare un'impresa multimilionaria, ma solo vendere vestiti vintage su ebay e pagare l'affitto (e magari fare la spesa). La cosa le è un pochino sfuggita di mano.

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"Si spreca troppo tempo guardando quello che fanno gli altri, sempre troppo affascinati dalle vite altrui, invece di impegnarsi a costruire la propria di vita. Spero che la mia storia aiuti a capire che possiamo essere artefici del nostro destino." Molto (mooolto) liberamente ispirata alla sua vita, Sophia Amoruso cerca di raccontarci come, grazie al sudore della propria fronte, si possano raggiungere traguardi all'apparenza inarrivabili. Ogni episodio è stato un susseguirsi di disavventure tragicomiche che puntano tutte verso un'unica direzione: la realizzazione di sé stessi tramite qualcosa che amiamo fare. Il successo arriverà poi (ma solo se tenete duro!). A tenere in piedi tutto il baraccone c'è la più che convincente interpretazione di Britt Robertson (Tomorrowland, nel 2015... ve la ricordate?), un diavolo di ragazza che sprizza energia e caos da tutti i pori, affiancata da Ellie Read (la migliore amica), Johnny Simmons (l'interesse amoroso) e un per niente invecchiato Dean Norris (Breaking Bad) nei panni del padre, con cui la protagonista ha un rapporto complicato.

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Britt Robertson nella serie

Creatrice dello show è Kay Cannon (Pitch Perfect 2, New Girl, 30 Rock), anche produttore esecutivo insieme a Charlize Theron, Laverne McKinnon, Christian Ditter e la stessa Sophia Amoruso. La strada per il successo non è stata tutta rose e fiori, ovviamente, ma anche una volta che questo è stato raggiunto, la Amoruso ha avuto la sua dose di gatte da pelare, scandali e "dura realtà" contro cui sbattere il muso: sembra infatti che nel 2015 la Nasty Gal abbia licenziato quattro donne perché incinte. Le accuse mosse sono state subito dichiarate false e diffamatorie, ma voci provenienti dal'interno dell'azienda sostengono che Nasty Gal sia un contesto più utopistico e disastroso di quanto si era prefissata di creare la sua fondatrice. La serie tv di Netflix - se durerà abbastanza - riuscirà a raccontare senza peli sulla lingua anche queste macchie sul curriculum della mega azienda? Lo scopriremo solo guardando. 

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