Hanna

Da oggi, 29 Marzo, è disponibile su Amazon Prime Video la serie tv ispirata all'omonimo film uscito nel 2011, Hanna. Scordatevi però la bionda Saoirse Ronan, Erica Bana e Cate Blanchett e date il benvenuto ad una quasi sconosciuta Esme Creed-Miles, scelta tra oltre cento candidate. David Farr, co-autore del film diretto da Joe Wright e ora sceneggiatore della serie, ha voluto subito mettere in chiaro che si tratta di un prodotto completamente diverso, non più fiaba alla Mago di Oz ma un thriller politico dal retrogusto fantascientifico, un percorso di formazione e rivelazione personale che porterà la nostra giovane protagonista a scoprire la verità sul proprio passato.

Oh baby, baby it's a wild world...

Hanna è un'adolescente di circa 15 anni e tutto ciò che sa, glielo ha insegnato suo padre Erik (Joel Kinnaman, Altered Carbon), l'unico altro essere umano che abbia mai incontrato in tutta la sua vita. Le conoscenze di Hanna però non si possono definire "normali" anche perché lei stessa non è una ragazzina normale. Ha un udito sopraffino, una forza fuori del comune e abilità che - grazie al duro addestramento cui l'ha sottoposta il padre in tutti questi anni - la rendono una macchina da guerra pronta a sterminare un intero esercito se necessario. I due vivono isolati dal resto del mondo in una foresta in Polonia, al sicuro da coloro che cercano Hanna per ucciderla. Ma perché, e chi sono "loro"? Erik non si sbottona mai e tutto ciò che la ragazzina può fare è obbedire e allenarsi, allenarsi, allenarsi. Bastano poche sequenze però per capire che i confini di quella foresta ad Hanna stanno ormai molto stretti e la curiosità di scoprire il mondo che la circonda - uniti al sentimento di ribellione tipico degli adolescenti - la porteranno a rivelare involontariamente la loro posizione al nemico: Marissa Wiegler (Mirelle Einos, The Killing), agente della C.I.A. da sempre sulle loro tracce. Il perché... beh, lo scoprirete solo guardando!

Padre e figlia, costretti alla fuga, vengono subito separati ed inizia così per Hanna il viaggio alla scoperta di sé stessa e del suo corpo, immersa in un mondo per lei totalmente sconosciuto fatto di barrette al cioccolato, social media e musica assordante ma bellissima. Hanna non sa cosa si provi a baciare un'altra persona ma sa atterrare un uomo a mani nude. Non sa cosa sia la televisione ma parla fluentemente tre lingue. Hanna non ha idea di come muoversi nel mondo, per fortuna ci sarà Sophie (Rhianne Barreto) a guidarla, una sua coetanea che incontrerà per caso nel deserto e che la introdurrà alle dissolutezze e meraviglie dell'adolescenza, oltre che allo splendido concetto di amicizia.

Gli otto episodi di cui è composta la serie hanno permesso David Farr di approfondire la Hanna che aveva "abbandonato" nel 2011 per darle nuova vita e un nuovo spessore. Per questo motivo ha voluto che l'impronta registica dello show fosse data da una donna, così che venissero messe alla luce nuove prospettive e angolazioni. A curare i primi due episodi troviamo infatti la regista Sarah Adina Smith che ha commentato: "Vidi il film di Wright al cinema e mi innamorai della protagonista. Lo rispetto come autore, ma non ho riguardato il suo film perché volevo fare qualcosa di diverso, volevo concentrarmi sullo sguardo di Hanna, di qualcuno che guarda il mondo con occhi completamente nuovi." In questo Esme Creed-Miles, sebbene la sua giovane età e poca esperienza, è davvero impressionante. La sua recitazione trasmette forza e fragilità al tempo stesso. Rabbia e purezza, confusione e risolutezza. Figlia degli attori Samantha Morton (Minority Report) e Charlie Creed-Miles, ha saputo portare davanti alla cinepresa tutte le sfaccettature e insicurezze di chi ha abilità incredibili sì, ma non sa stare al mondo (anche se cerca di imparare in fretta!).

In questa serie non troviamo solo azione (ce ne fosse stata di più, avremmo apprezzato molto!) ed elementi thriller, ma anche tinte da teendrama e momenti più leggeri. Un misto di generi che porta un po' in confusione lo spettatore ma che era necessario vista la natura della sua protagonista. Probabilmente sarebbero bastati anche cinque/sei episodi per raccontare la storia senza nulla togliere alla caratterizzazione dei personaggi, ed evitare così scene più noiose che finiscono solo per allungare e diluire la narrazione (dialoghi lenti, infiniti spostamenti da A a B...). Alcuni espedienti e trovate ci sono sembrate inoltre un po' tirate ed esagerate, lasciandoci quel senso di "irreale" che una serie così non dovrebbe avere, visto che è ambientata nel 2019.

Alla fine dei conti, ci aspettavamo una serie molto diversa. Ci sarebbe piaciuto vedere di più Hanna nella foresta, nel suo habitat naturale insomma, vederla vivere e comportarsi come le era stato insegnato da sempre, conoscerla più a fondo così prima che sentisse l'impulso (sano e legittimo) di esplorare il mondo ed essere catapultata nella società moderna. Joel Kinnaman e Mireille Enos sono spettacolari insieme (fanno faville sin da The Killing) ma per una cosa o per l'altra gioiamo di questa chimica sempre troppo poco. Hanna è un'occasione mancata? Forse. A noi lei è piaciuta moltissimo. Presi singolarmente, tanti personaggi ed elementi ci hanno colpito e affascinato. È il prodotto finale che è stato confezionato male e, alla fine della fiera, ci lascia un po' con l'amaro in bocca