La stagione evento del capolavoro di David Lynch

di

“Si, ma è Lynch!”

Quante volte l’abbiamo sentito dire, o l’abbiamo detto noi stessi di fronte ad uno dei suoi film o ad una delle complicate scene di Twin Peaks. Eccessivo, geniale, complesso, inquietante. Lynch può essere definito in tanti modi, ma sicuramente “banale” non rientra tra questi. Il problema è che spesso la sua complessa visione delle cose non aiuta chi siede di fronte ad un suo prodotto. Si, perché è come se lui lanciasse tutti gli elementi su un tavolo, lasciando a te il compito di unire tutto, di trovare il collante e scoprire la logica che li lega. Altrimenti…”Beh, ma è Lynch”.

Prendi Twin Peaks, per esempio. Forse una delle cose più semplici, sotto un certo punto di vista, prodotte dal regista statunitense. C’è un omicidio, un agente dell’FBI che indaga, un colpevole. Una roba che Law & Order se la cava in mezz’ora. No. Lui ci butta in mezzo un disperso paesino di qualche migliaio di anime dove esistono segreti inenarrabili, nani e giganti, la Loggia Nera e la Garmonbozia.

“La Garmon..COSA?”

“Bozia. E’ una roba che si mangia, sembra il mais”

“Si, ma cos’è?”

“Il cibo degli esseri sovrannaturali di Twin Peaks. Rappresenta il loro dolore e la disperazione”

“Ah”

“E’ David Lynch, cara.”

Iscriviti a Gamesurftv su

Lo diciamo chiaro e tondo: se le prime due stagioni di Twin Peaks vi sono sembrate illogiche, astruse e complesse, state alla larga dalla terza perché, almeno per ora, è un viaggio nel tunnel degli orrori di David Lynch. Benvenuti al Lynch Park, sedetevi e gustatevi lo spettacolo. Senza fare troppe domande, per quello c’è tempo.

Le prime quattro puntate che abbiamo avuto la possibilità di vedere sottotitolate (le prime due, in italiano, saranno trasmesse il 26 maggio su Sky Atlantic), hanno messo sul piatto decine di puntini, ancora tutti da unire. C’è “Evil Cooper”, cioè il doppelganger del povero agente Cooper ormai posseduto dal demone Bob, c’è un misterioso appartamento a New York dove un tizio fisso continuamente un oblò in attesa “Che appaia qualcosa” , c’è un albero con una specie di polpetta parlante che è “la nuova versione del nano” e c’è ovviamente la Loggia Nera, il gigante e l’uomo senza un braccio.

E Twin Peaks? Appare, si, e ritroviamo alcuni personaggi che abbiamo imparato a conoscere e ad amare 25 anni fa, tutti ovviamente invecchiati ma sempre carichi di fascino, ma geograficamente parlando questa terza stagione è maggiormente dislocata all’interno del suolo americano il che rende la serie, almeno per il momento, un filo più complicata da seguire.  Ma non è certo il saltare da una località all’altra il vero problema, quando di fronte ti trovi le sequenze “Alla Lynch”, con i primi 15 minuti della terza puntata quasi interamente muti, con primi piani interminabili e silenzi davvero carichi di tensione. Ecco, al contrario delle prime due stagioni, dove ogni scena era sottolineata da un certo tipo di musica, qui la colonna sonora ha un ruolo appena accennato, quasi marginale. 

E poi ci sono i social network, perché se 25 anni fa speculazioni e teorie potevano solo rimanere circoscritti alla propria testa o, al massimo, alla cerchia di amici, ora pullulano teorie e discussioni che analizzano ogni scena, dialogo o espressione. Poco poetico, forse, e sicuramente più vicino ad una macelleria dell’intelletto dove ogni singola cosa viene presa, ripulita e sfilettata dal pubblico pensiero, però è anche un modo più pratico e meno intimista per unire quei famosi puntini di cui sopra. E ad ogni modo, se non vi va, potete anche starne lontani.

Anche in questo caso, è David Lynch.