Il caso O.J. Simpson: il processo del secolo e la prima stagione di American Crime Story
Fra realtà e ricostruzione, un verdetto che ha fatto storia
Il 3 ottobre del 1995, tutto il mondo si fermò. Negli Stati Uniti era previsto l’annuncio del verdetto per il “processo del secolo”, quello che vedeva imputato il celebre O.J. Simpson, ex giocatore di football, attore e volto noto, per il duplice omicidio della ex moglie Nicole Brown e del suo amico Ron Goldman.
Il caso OJ Simpson, il podcast
Chi c’era ricorderà che l’annuncio venne trasmesso in tutto il mondo, anche in Italia.
Ma solo in America, in tutti gli Stati Uniti, uffici e attività chiusero frettolosamente perché i titolari e gli impiegati dovevano trovarsi davanti alla TV per assistere al verdetto.
Quasi mezzo miliardo di dollari di perdite produttive, hanno stimato gli esperti, accompagnarono quel giorno.
Ma in ballo c’era molto, molto di più.
Le tensioni sociali
Dopo che il video con il violento pestaggio da parte della polizia ai danni di Rodney King, un tassista afroamericano di Los Angeles, scoppiarono rivolte razziali in tutto il Paese.
I saccheggi, gli scontri con la polizia e le proteste causarono la morte di 50 persone.
Los Angeles era una polveriera pronta a esplodere quando, il 17 giugno del 1994, dopo l’inseguimento più famoso mai visto in TV, O.J. Simpson venne arrestato per gli omicidi di Nicole Brown e Ron Goldman.
Per evitare lo scoppio di altre sanguinose rivolte, minacciate da tutti gli esponenti delle lotte per i diritti civili, la giuria giunse a un verdetto di assoluzione.
Nonostante la presenza del DNA di Simpson sulla scena del crimine, il DNA delle vittime nel sangue trovato nella sua auto e perfino su un paio di calzini, O.J. Simpson venne lasciato libero. Sarebbe morto trent’anni dopo l’ex moglie Nicole, nel 2024, dopo aver trascorso molto tempo in prigione per altri crimini.
Vi parliamo approfonditamente dei fatti, delle prove e del processo nel nuovo podcast di GameSurf dedicato ai fatti di cronaca raccontati dalle serie TV e dal cinema.
American Crime Story: la rivoluzione del true crime in TV
Così come vi parliamo di American Crime Story, la serie prodotta da Ryan Murphy e Brad Falchuk che ha debuttato in TV nel 2016 proprio con Il caso O.J. Simpson.
10 episodi che ricostruiscono minuziosamente non solo il processo, ma anche e soprattutto l’atmosfera sociale dell’epoca.
Cuba Gooding Jr., Sarah Paulson, John Travolta, David Schwimmer, Courtney B. Vance, Bruce Greenwood, Nathan Lane, Sterling K. Brown, Selma Blair e Connie Britton sono solo alcuni dei volti noti e amatissimi dal pubblico che hanno fatto parte del cast de Il caso O.J. Simpson.
Una serie che ha rivoluzionato il concetto stesso di true crime in TV, mettendo in scena con l’accuratezza di un documentario fatti di cronaca che hanno segnato un’epoca.
Il dream team di avvocati capeggiati da Robert Shapiro (un eccezionale John Travolta in TV) ha portato a termina una missione impossibile: far assolvere un colpevole.
Perché la serie firmata da Ryan Murphy e Brad Falchuk, antologica (cioè con storie e personaggi diversi in ogni stagione) come American Horror Story, non mette in dubbio ciò che chiunque abbia studiato il caso sa bene: O.J. Simpson era colpevole. Il DNA lo collocava sulla scena del crimine. Non aveva un alibi. Aveva un movente (anni di abusi domestici ai danni di Nicole Brown, con 8 interventi della polizia e una litigata fresca fresca, relativa proprio alla sera dell’omicidio). Era fuggito prima dell’arresto, a bordo di quella Ford Bronco bianca destinata a diventare protagonista di un inseguimento che chiunque fosse presente all’epoca seguì in diretta TV. Insomma: non c’era possibilità che venisse assolto. Se non la paura di una bomba sociale pronta a esplodere e la genialità di un team di avvocati - da qui il nome “dream team”, la squadra dei sogni - che avrebbero segnato per sempre la storia giudiziaria e sociale degli USA.
La popolarità di O.J., attore ed ex atleta
O.J. Simpson godeva di una popolarità immensa. In America non c’era nessuno che non l’avesse visto in TV, sul campo da football o in qualche spot, trasmissione sportiva o video promozionale. O.J. Simpson era anche un attore, lo ricorderete nella saga cinematografica di Una pallottola spuntata, ma già negli anni ’70 era stato nel cast di film importanti, da L’inferno di cristallo a Capricorn One e Cassandra Crossing, per non parlare delle serie e le produzioni TV in cui aveva recitato: Radici, Dragnet, Ironside, Difesa a oltranza…
Insomma: era una star. E quando una star di quel calibro, un uomo afroamericano in un Paese dilaniato dalla segregazione razziale fino alla metà degli anni ’60, viene arrestato per omicidio, il Paese si ferma. E s’incolla alla TV per seguire il processo.
Quel processo viene ricostruito con dovizia di particolari dalla prima stagione di American Crime Story, premiata con 9 Emmy Awards e 2 Golden Globes, un vero e proprio evento televisivo dopo l’evento storico rappresentato dal processo stesso.
Siamo di fronte alla TV che ci parla della TV. Alla fiction che ci parla della realtà e alla realtà riportata dalla fiction.
Una riflessione sulla società filtrata da una società successiva di due decenni rispetto all’epoca dei fatti.
La prima stagione di American Crime Story ha scritto un pezzo di storia del piccolo schermo, così come il processo a O.J. Simpson ha scritto un pezzo di storia americana.
Il primo episodio di Crimini in serie, il nuovo podcast di GameSurf dedicato ai casi di cronaca diventati serie TV o film di successo, ci racconta quel pezzo di storia.
E 29 anni dopo quel verdetto così sconvolgente - ma non certo inatteso - la riflessione di un gioiello del piccolo schermo non solo su un caso di duplice omicidio, ma anche su un’intera società, si rivela ancora prezioso. Ricco di elementi su cui ragionare, e di bilanci da fare a distanza di 30 anni da due morti che non hanno mai, di fatto, ottenuto giustizia.