Jon Hamm di nuovo protagonista di una serie a 10 anni da Mad Men: “fare l’attore mi rende ancora molto felice”
Dieci anni dopo la conclusione di Mad Men, Jon Hamm torna da protagonista assoluto di una serie sull’infelicità dei ricchi statunitensi. Lui però, anche se invecchia, è ancora molto felice.

Che Jon Hamm sia una persona in un momento felice della sua vita lo si capisce anche via webcam, chiacchierando per appena un quarto d’ora a proposito serie che segna il suo ritorno da protagonista in TV dopo i fasti di Mad Men.
Disteso nel dialogo con la stampa ma attento e acuto nelle risposte, Jon Hamm non rifugge la domande sul periodo di Mad Men, su quella stagione d’oro della serialità che gli ha donato fama internazionale grazie a un’interpretazione iconica - termine molto abusato ma non in questo caso - che vale una carriera: quella di Don Draper.
Non stupisce che Jonathan Trooper, lo showrunner di Your Friends & Neighbors, abbia pensato a lui per interpretare Coop, il protagonista di una serie che coniuga l’ormai gettonatissima critica alle classi sociali abbienti ai colpi di “un turista del furto”, ovvero il personaggio di Hamm. Dopo essere stato licenziato dal suo remunerativo lavoro negli edge funds infatti, Coop decide di approfittare dello sfrenato consumismo di amici e vicini di casa, rubando oggetti preziosissimi ma ormai invisibili in armadi e cassetti stracolmi di acquisti di lusso.
Ricco, divorziato e infelice, Coop si ritrova a cercare di mantenere una parvenza di danarosa normalità con espedienti sempre più pericolosi, mentre pian piano si fa strada in lui la consapevolezza che la strada del successo l’ha portato in direzione opposta alla felicità. La fama invece non ha impedito a Hamm di sentirsi soddisfatto della sua vita, anche con dieci anni in più sulle spalle. Anche dovendo impare ogni giorno lunghissimi copioni zeppi di dialoghi e voice over, a lui non sembra nemmeno di lavorare.
Intervista a Jon Hamm: il mio lavoro mi rende ancora felice
Cosa ti ha spinto ad accettare il ruolo di protagonista in Your Friends & Neighbors?
Ciò che mi ha spinto a scegliere il progetto è stato incontrare Jonathan Tropper, il creatore e sceneggiatore dello show. Ho amato molto i suoi lavori precedenti. La prima volta che abbiamo parlato un po’ di questo progeggo abbiamo scoperto che entrambi pensavamo che l’idea alla alla base dello show - quella di un uomo benestante che comincia a rubare nel suo ricco quartiere per mantenere il suo stile di vita dopo essere stato licenziato - funzionasse molto bene. Lui dal lato della scrittura e io dal lato della recitazione potevamo davvero "affondare i denti" in questioni spinose, divertendoci nel farlo. Pensavamo sarebbe stato divertente ancor prima di cominciare e in effetti questo set si è rivelato tale.
È passato molto tempo da Mad Men e da quando ti sei preso sulle spalle una serie da assoluto protagonista. Cosa è cambiato per te questa volta?
L’ultimo show di cui sono stato protagonista è stato proprio Mad Men. Durante la sua produzione avevo tra i trenta e i quarant’anni, mentre ora sono all’inizio dei cinquanta. È un po' più una sfida dal punto di vista dell'energia, della gestione del tempo e della vita personale. Ma sono anche ancora abbastanza in forma, quindi sono in grado di sostenere il carico di lavoro richiesto.
Inoltre ho il vantaggio che, data la mia esperienza, so esattamente cosa richiede in termini di concentrazione e lavoro ogni passaggio sul set. Ci sono già passato prima e capisco le esigenze del lavoro e per giunta mi diverto ancora ogni giorno. Sono anzi entusiasta del fatto che siamo già praticamente confermati anche per una seconda stagione.
Hai menzionato di essere ancora in forma ma che girare una serie come questa può essere sfidante. C'è qualcosa che hai amato fare di più durante le riprese di Your Friends & Neighbors, o al contrario c'è qualche scena o azione che non vorresti mai più rifare perché ti ha sfinito?
Faccio un sacco di corse in questa serie. Non sono un grande fan della corsa, però (ride). Le mie ginocchia e la mia schiena non amano correre e scattare, ma... lo faccio. Semplicemente non mi piace fare tante scene di questo tipo. Poi penso a Tom Cruise, e cavolo, quanto è in forma. E ha circa 10 anni più di me! Rimango impressionato da come sia riuscito a mantenersi a quel livello di performance fisica.
Sì, la parte fisica diventa molto più difficile col tempo. La parte mentale... fortunatamente non ho ancora perso colpi in quell'area (ride). Ma le mie ginocchia, la mia schiena e le mie anche non amano gli scatti. Quindi spero che nella prossima stagione ci sia meno da correre.(ride)
Considerando il tuo percorso professionale – dall'inizio come attore, passando per Mad Men, fino ad oggi – cosa significa per te avere successo adesso?
Penso che il punto cruciale del successo sia essere felici, giusto? Capire che ciò che hai nella vita non si misura solo dalle cose materiali che possiedi. C'è di più nella vita che il semplice accumulo di una montagna di roba. C'è anche la soddisfazione emotiva, la gratificazione spirituale e tutte le altre cose che derivano dal vivere un’esistenza che ti nutre e che senti appagante in qualche modo.
Credo che questo sia il percorso che il mio personaggio, Coop, sta affrontando in questo momento. Hai ragione a sottolineare che lui, come sentiamo nella voce fuori campo iniziale, si era prefigurato questo viaggio pensando che lo avrebbe portato all'apice della felicità. Ma non è stato così. Non era quello il percorso giusto.
Quindi, riesaminare la propria idea di successo, ridefinirla e poi ricominciare fa parte della sua crescita. Ci si aggiunge poi l'ulteriore esigenza di quella parte della sua vita in cui sente di doversi impegnare solo per far quadrare i conti e mantenere quelle apparenze che sa non essere, in ultima analisi, appaganti. Questo è il dilemma che affronta nel corso della serie.
Coop vive in una zona residenziale caratterizzata da una popolazione privilegiata e con un alto reddito: Westmont Village. È un luogo immaginario, ma immagino peschi a piene mani dalla realtà.
Westmont Village è ovviamente un luogo fittizio, ma si basa su diversi posti che sia io che Jonathan abbiamo frequentato e abitato, crescendo o da adulti. Sai, c'è una parte elegante in ogni città, giusto? Penso che, che si tratti di Beverly Hills, Bel Air, Westchester County, gli Hamptons, il Connecticut... o dove sono cresciuto io c'erano Ladue e Clayton... ogni città ha la sua parte elegante. Questa è la versione che abbiamo scelto di esplorare nella nostra parte fittizia dell'Upstate New York.
È interessante perché andiamo in queste comunità reali per girare uno show fittizio, e tanti residenti sono molto contenti che abbiamo scelto la loro cittadina per ambientare la nostra versione. Questo pur non essendo una narrazione così lusinghiera.
Sai, si capisce al volo qual è la parte bella di una città, no? È sempre pulita e ha servizi funzionanti, strade senza buche, prati, alberi e arbusti molto curati...cose del genere. Questa di solito è una rappresentazione esteriore dell'orgoglio della comunità, quello che le persone hanno per quei luoghi. Nella nostra serie diventa una rappresentazione esteriore della quantità di denaro che solitamente serve per vivere lì. Quindi, noi diciamo che sì, questi posti sono molto belli, ma a volte, quando gratti la superficie e guardi un po' più a fondo, c'è anche un lato oscuro.
Jonathan Tropper ha detto di essersi sentito quasi in colpa per la quantità di dialoghi che avevi da memorizzare ogni giorno e di essere rimasto sorpreso dalla tua dedizione. Ti aveva proposto di spalmare di più le parti impegnative, ma tu hai rifiutato dicendo: "è il mio lavoro". Dice che ha trovato raramente questo livello di impegno. Come ti sei sentito riguardo alla sua preoccupazione e a questa sua osservazione?
Beh, fa sempre piacere sentirselo dire. Penso... sai, mi diverto sul set, come ti dicevo prima. Mi piace davvero il mio lavoro. Amo fare quello che faccio, lo faccio ad un livello molto alto, vengo compensato con paghe all’altezza. Mi viene chiesto di lavorare con persone al top nel loro campo. Perciò mi impegno e mi diverto molto.
Qualcuno una volta ha detto: "il successo è poter fare ciò che ami e poi trovare qualcuno così stupido da pagarti per farlo". Credo ci sia qualcosa di vero in questo, sai? Sono una persona molto fortunata. Posso lavorare a questo livello e interagire con le persone creative con cui interagisco.
Spesso non mi sembra lavoro. Ovviamente sono molto stanco alla fine della giornata e lavorare con questi ritmi richiede un'enorme quantità di acume mentale, preparazione ed energia emotiva, e tutte queste cose. Ma lo amo davvero. Quindi, alla fine, stanchezza e soddisfazione si controbilanciano.
Quando Jonathan mi chiede una cosa del genere, posso onestamente dire: "No, non ho bisogno che alleggerisci il carico, è per questo che mi hai assunto". Sai, questa è la parte divertente per me: dare vita alle tue parole e, si spera, far provare qualcosa alle persone quando vedono il tutto messo insieme.
La voce fuori campo di Cooper come toni sembra figlia del suo amore per i film noir e per il cinema d’antan che guarda sui DVD Criterion. Senza contare che la scena di lui in piscina ricorda quella di Viale del tramonto. Che idea c’è dietro questa scelta stilistica e come hai creato quella specifica tonalità del voice over?
È una buona osservazione. C'è decisamente un cenno a Viale del tramonto, sicuro. A Coop piacciono i film, sai? Penso sia una parte importante della sua vita e della nostra. A me piacciono i film, so che anche Jonathan è un cinefilo. Credo che entrambi abbiamo pensato che sarebbe stato una sorta di punto di riferimento per Coop, il quale, dopo che la sua vita inizia un po' a crollare, torna a ciò che in qualche momento della sua esistenza precedente, quando era più giovane, è stato un'ispirazione per raggiungere i suoi obiettivi. Penso che molti di noi guardino al cinema in questo modo. Certamente per me, crescendo nel Midwest, guardare film come James Bond, Top Gun, Indiana Jones e tutti questi classici…sono stati di grande ispirazione per me. Li guardavo pensando che forse un giorno avrei potuto andare in quei posti, o fare quelle cose, o essere nei film.
Quindi credo che questa sia l'attrattiva per Coop: guardare indietro a questi film con cui ha un legame emotivo. E non sono tutti, sai, film d'essai o necessariamente della Criterion Collection, ma sono film che, per una ragione o per l'altra, hanno acceso in lui una qualche ispirazione. E penso che sia a questo che torna quando non ha nient'altro da fare.