Valeria Golino racconta L'arte della gioia e quanto sia difficile, anche oggi, non censurare l'eros

L’arte della gioia rimane un’opera scandalosa, ieri come oggi: lo sa bene Valeria Golino, regista della serie Sky che porta in TV il romanzo di Goliarda Sapienza.

Valeria Golino racconta Larte della gioia e quanto sia difficile anche oggi non censurare leros

Nel centenario dalla nascita della scrittrice Goliarda Sapienza, Valeria Golino è al centro di due progetti che tentano di restituirne tutta la scandalosa, enigmatica complessità. La interpreterà come attrice in Fuori, il film a lei dedicato di Mario Martone in arrivano nel 2025. È invece la regista della serie Sky che porta su piccolo schermo il suo romanzo più censurato, scandaloso e iconico: L’arte della gioia.

Preceduta da un passaggio trionfale allo scorso Festival di Cannes e da recensioni entusiastiche, la serie Sky racconta il coming of age di Modesta, una ragazzina orfana che tra convento e società nobiliare saprà crearsi una sua moralità, un suo mondo dove esercitare il proprio potere, anche se donna, anche e di umili origini, anche se sola.

Un progetto difficile da immaginare: per la mole del romanzo, certo, ma anche per i suoi contenuti, colpiti ieri come oggi da timori e vere e proprie censure. Ne abbiamo parlato proprio con Valeria Golino.

Valeria Golino racconta L'arte della gioia e quanto sia difficile, anche oggi, non censurare l'eros

In gioventù hai conosciuto Goliarda, hai frequentato casa sua. Ora sei la regista della serie tratta da uno dei suoi romanzi più famosi e scandalosi, per anni censurato in Italia. Come hai vissuto quest’esperienza di portare l’opera di Goliarda al pubblico televisivo, che magari non la conosce? 

Valeria Golino - Per me portare su schermo la storia di Modesta è stato tanto importante quanto spaventoso. All’inizio l’idea era quella di farne un film, ci abbiamo lavorato per parecchi mesi con il team di scrittura senza però riuscire a trovare una quadra. Il problema stava nella natura stessa del romanzo L’arte della gioia, che è davvero difficile sintetizzare a parole: è tante, tantissime cose insieme. 

Un aspetto che volevo passasse con chiarezza è quello della disobbedienza prima istintiva e poi meditata di Modesta, che si riflette alla perfezione in quella letteraria e dei contenuti che Goliarda Sapienza ha messo in questo suo scritto. Riuscire a rendere giustizia anche solo a questo aspetto nelle tempistiche di un film non era semplice, c’era poco minutaggio a disposizione. Perciò ci siamo spostati sulla serie, per dare a questo racconto fluviale tutto il tempo di esplorare le contraddizioni, le sfumature. 

Anche dopo essere passati nel campo della serialità, non è stato comunque un compito facile. Con gli autori ci abbiamo messo ben 2 anni solo per trovare una quadra su cosa e quanto raccontare, oltre che al come. Non è stato facile, nonostante avessimo il supporto di un interlocutore navigato come Sky. Facendo questa serie ho imparato tantissime cose che non sapevo all’inizio di come si fa e si gira per la televisione. Noi ci abbiamo messo tutta la pazienza e l’attenzione e anche le nostre, di contraddizioni. Volevamo fosse un racconto esistenziale. 

Valeria Golino racconta L'arte della gioia e quanto sia difficile, anche oggi, non censurare l'eros

Pensi sarebbe piaciuto a Goliarda il risultato finale? 

Chissà. È stato come si è evoluto il mio rapporto con lei nel corso della vita, sai? Lei è stata la mia maestra quando ero appena diciottenne, mi ha insegnato tanto. Poi però l’ho persa di vista, ho smesso di frequentare casa sua. Anni dopo l’ho ritrovata attraverso questo libro, di cui ho sentito parlare solo molto tempo dopo la sua scrittura e pubblicazione in Francia. 

Tra qualche tempo poi uscirà Fuori di Mario Martone, in cui interpreto proprio Goliarda. Quando ho girato con Martone, avevamo come set quella stessa casa in cui la incontravo da ragazza , che era poi casa sua. Ripensando a tutto questo, a come mi sono allontanata e poi sono tornata da lei come attrice e regista, il progetto di L’arte della gioia sembra quasi una predestinazione no? È come se questa serie, a posteriori, desse un senso compiuto al nostro rapporto, a come si è evoluto nel corso degli anni. 

Come hai scelto Tecla Insolia per il ruolo della protagonista, Modesta? 

Pensa che quel ruolo inizialmente lo voleva fare Jasmine (Trinca), che però ho voluto con me sul set in un altro ruolo, quello di Madre Leonora. Mi piaceva pensarla in questo ruolo che lei definisce come quello di “una donna che ha la ferocia dei sopravvissuti” e dice di condividerne questo aspetto. Tecla all’epoca delle riprese aveva 18 anni e sposava benissimo l’inconsapevolezza dell’età con la capacità di esplorare liberamente questo personaggio così amorale. Sul set eravamo immersi in una sorta di bolla atemporale, lontano da tutti, perciò con lei mi sono sentita libera di sperimentare. 

Come hai affrontato le parti più audaci di questo romanzo? Nella storia di Modesta c’è molta violenza, molto eros, persino molti gesti delittuosi.

Il libro è ben più ardito di quello che la serie poi presenta al pubblico, questo per darti una cifra di quanto Goliarda fosse indomita, nella vita come nella scrittura. Quindi, se in qualche passaggio la serie scade nel bigottismo, la colpa è da imputarsi solo a me, che non me la sono sentita di andare oltre. Considerando poi il clima attuale, forse meglio così. 

Cosa intendi? Hai avuto pressioni per quanto e cosa mostrare? 

No, assolutamente. Sky è stata un partner fantastico. Il che non vuol dire che non si sia discusso, ma ci arrivavano consigli e indicazioni sull’elemento dell’intrattenimento, su come tenere lo spettatore sul divano per un altro episodio capisci? Cosa che loro sanno fare molto bene. Sui contenuti e su quanto mostrare, ci hanno lasciato carta bianca, nella maniera più assoluta. Tanto che mi sento di dirti che questa serie la si poteva fare solo con loro. Non siamo i primi ad aver accarezzato l’idea di adattare questo romanzo, no. Però Sky ha creato il clima e il pubblico giusto per farlo. Almeno in Italia.

Valeria Golino racconta L'arte della gioia e quanto sia difficile, anche oggi, non censurare l'eros

Altrove invece? 

Io e Valeria (Bruni Tedeschi) ancora non ci capacitiamo di come non si riesca a trovare un distributore francese per L’arte della gioia, un emittente che la trasmetta. La serie l’abbiamo presentata l’anno scorso a Cannes proprio perché il romanzo è stato lanciato in Francia, là Goliarda è amatissima. È stato il traino per far arrivare il libro in Italia, anche se va riconosciuto lo sforzo e il coraggio di un piccolo editore italiano. Voglio ricordare che da noi la prima edizione, prima di quella completa di Einaudi, l’ha pubblicata Baraghini, un edotore coraggiosissimo. All’epoca l’edizione italiana copriva solo la parte di storia che troverete nella serie, non la seconda parte del romanzo. 

Insomma, comn questi presupposti davamo per scontato di sbarcare in Francia. Invece abbiamo venduto la serie in mezza Europa, ma lì no. 

Come te lo spieghi?

Forse semplicemente non è piaciuta. La mia impressione però è quella di Valeria, che vive e lavora in Francia come attrice, è che lì si sia creato un clima molto, molto attento a un certo tipo di contenuti, che finisce per penalizzare una serie che parla dell’eros femminile come la nostra. Noi sicuramente su certi versanti sia davvero, davvero indietro, e spesso stiamo pure facendo passi nella direzione sbagliata, però in qualche modo questo non aver codificato quello che si può dire o no garantisce una libertà che porta L’arte della gioia sulle piattaforme in Italia ma non in Francia. 

Quando lavori in Francia ti viene detto cosa puoi dire e cosa no. Qui non succede ancora e forse non ci rendiamo conto di quanto aiuti prodotti come questo. 

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