Le notti di Salem: dal romanzo di Stephen King alla innovativa trasposizione tv firmata da Tobe Hooper
Riscopriamo insieme la miniserie del 1979 tratta da Le notti di Salem di Stephen King e la sua influenza sulla TV
Stephen King e Tobe Hooper, due nomi molto noti e amati dagli appassionati di horror. Uno scrittore - “lo” scrittore per definizione - e un regista e produttore che ha fatto la storia del genere con i suoi film, da Non aprite quella porta (1974), prima apparizione del serial killer cinematografico Leatherface, Faccia di Cuoio, a Poltergeist e Dark Skies, serie TV di grande rilevanza che gli avrebbe spalancato le porte di Masters of Horror. Accanto a nomi del calibro di John Carpenter, Dario Argento, John Landis, Joe Dante…
Le notti di Salem (Salem’s Lot in lingua originale), il romanzo di Stephen King, uscì per la prima volta nel 1975. Nel ’79 arrivò anche in edizione italiana, e io ci misi le mani sopra alcuni anni dopo, quando avevo appena 10 anni ed ero già passata da Edgar Allan Poe a Lovecraft e poi a King.
Ebbene, ricordo ancora oggi quanto mi spaventasse l’idea di un vampiro sospeso fuori dalla mia finestra che chiedeva di farlo entrare per uccidermi. Non avevo ancora scritto né la mia tesina di maturità sul romanzo gotico né il libro su Buffy e tutti gli speciali sull’evoluzione della figura del vampiro: sapevo solo che mi terrorizzava e che per me s’identificava con gli occhi iniettati di sangue di Christopher Lee nei film della Hammer che vedevo in TV.
A mio parere, Le notti di Salem resta tutt’oggi uno dei romanzi più suggestivi scritti dal Re. Il mio preferito in assoluto è L’ombra dello scorpione, seguito da It, ma Salem’s Lot è al terzo posto. Sul podio della mia classifica personale.
Non ne hanno mai tratto un film, ma per ben due volte è stato portato in TV. La prima volta il 17 novembre del 1979, quattro anni dopo l’uscita del romanzo negli USA, con la firma di Tobe Hooper.
Da noi arrivò prima al cinema, in una versione estremamente ridotta: 112 minuti (vietati ai minori di 18 anni) sui 184 della miniserie originale, che solo in seguito all’uscita nelle sale arrivò in versione integrale anche sulla TV italiana.
Con un cast capeggiato da una grande star della TV: David Soul, l’amatissimo detective Ken Hutchinson - noto come Hutch - di Starsy & Hutch.
Soul era già una stella della TV, noto al grande pubblico in vari Paesi del mondo. Fu proprio la sua presenza a richiamare il pubblico per Le notti di Salem. Ma anche i grandi nomi del passato presenti nel cast.
La trama di Salem’s Lot - Le notti di Salem
Lo scrittore Ben Mears (Soul) torna nella sua cittadina natale, Salem’s Lot. Chiede all’agente immobiliare di zona, il signor Crockett (Fred Willard, Wagon-lits con omicidi), della vecchia casa sulla collina, nota come casa Marsten, ma gli viene risposto che non è più disponibile: l’hanno venduta.
Scopriamo che a comprarla è stato un antiquario, il signor Richard Straker (il grande James Mason di È nata una stella), insieme al suo misterioso socio: il signor Kurt Barlow (Reggie Nalder, L’uomo che sapeva troppo). Straker si sta preparando a inaugurare il suo nuovo negozio e ad accogliere Barlow, che il signor Crockett non vede l’ora di conoscere.
Ben incontra una ragazza che sta leggendo uno dei suoi libri, Susan Norton (Bonnie Bedelia, la futura signora McLane della saga di Die Hard), che lo invita a cena dai suoi genitori. Quando escono insieme, dopo la cena, Ben racconta a Susan di essere tornato perché sta scrivendo un libro su casa Marsten. Dalla sua stanza nella pensione di Eva Miller (Marie Windsor, Rapina a mano armata), Ben ha una visuale perfetta su casa Marsten.
La notte dopo l’arrivo di Ben, a casa Marsten vengono fatte delle consegne in tarda serata, come da istruzioni di Straker. Vuole che un’antica credenza, molto preziosa, venga portata direttamente alla villa.
Un ragazzino scompare senza lasciare e quando viene trovato il primo cadavere, il capo della polizia locale informa Ben di non lasciare la città. In fondo, la sparizione e i morti sono arrivati da quando Ben è tornato in città.
Il numero delle morti e delle sparizioni inizia ad aumentare, finché Ben si convince di aver agito come un catalizzatore, risvegliando le forze del male di Salem’s Lot. E a sospettare di Straker. Ma il vero colpevole dell’orrore che si nasconde in città è il suo socio…
Salem’s Lot: un microcosmo pieno di segreti e orrore
Anche se non avete letto il romanzo o visto una delle due trasposizioni televisive - la seconda è del 2004 e ha per protagonista Rob Lowe - potreste aver già visto Casa Marsten e conosciuto Salem’s Lot in Castle Rock, la serie TV prodotta per due stagioni e incentrata su personaggi e luoghi tratti dalle opere di Stephen King.
Se invece conoscete la storia, sapete già che la cittadina di Salem’s Lot, piazzata da King nel suo amato Maine, è la cittadina in cui sono ambientate tutte le sue storie di vampiri (come lo splendido racconto Il bicchiere della staffa).
Nella miniserie di Hooper, tutta la parte relativa alle sottotrame presenti nel romanzo viene volutamente banalizzata. La segretaria di Crockett, Bonnie (Julie Cobb, Il tempo della nostra vita), che è sposata ma tradisce il marito con il suo capo, l’impicciona locandiera Eva che sbircia nelle stanze dei suoi ospiti, l’adolescente aspirante scrittore Mark Petrie (Lance Kerwin, Virus letale) e tutti gli altri abitanti di Salem’s Lot: Hooper vuole che lo spettatore conosca la cittadina tramite i suoi abitanti, ma non s’interessa alle loro storie se non nei legami con casa Marsten.
Parlando con uno dei suoi ex insegnanti, Ben racconta di essersi intrufolato da bambino nella vecchia casa e di aver visto il signor Marsten morto, appeso per il collo, impiccato. E di averlo visto aprire gli occhi e fissarlo. Da quel momento, nonostante avesse lasciato la città poco dopo, Ben è rimasto ossessionato da quella casa. Crede che vi alberghi il Male, vista la lunga storia di morti e sparizioni avvenute lì dentro.
Io credo che una casa maledetta attiri uomini malvagi.
Tutta l’essenza del lavoro di Hooper ruota attorno alla casa, al mistero che la circonda, al suo passato di morte e sparizioni. L’avvio è molto lento, il ritmo è ovviamente dilatato - in linea con i tempi narrativi del 1979 - perché ogni personaggio e ogni sottotrama deve essere chiaro al pubblico. Un pubblico televisivo, per di più, abituato a formati diversi - telefilm, con episodi di massimo un’ora, o film. Le miniserie non erano molto diffuse all’epoca, e Tobe Hooper si prese un rischio decidendo di realizzarne una. Ma vinse la scommessa.
Una miniserie innovativa, unica nel suo genere
Il pubblico era spaventato ma anche attratto dalla storia. La lentezza della narrazione non faceva che accrescere la tensione, fino al momento in cui le potenziali vittime… Diventavano vittime per davvero. Ma non sapevi mai quali, e quando. Tantomeno come. Sapevi solo che sarebbe successo qualcosa di brutto. E poi succedeva, ed era impensabile: bambini offerti in sacrificio al mostro? Mariti gelosi (un altro grande nome: George Dzundza) pronti ad ammazzare moglie e amante? Violenza sugli animali, in particolare sui cani? Tutto questo non si poteva mostrare. Non si usava, tantomeno in TV. A meno che non ti chiamassi Tobe Hooper.
Per la prima volta, alla grande platea televisiva si presentano un vampiro mostruoso, evidentemente ispirato al Nosferatu di Murnau del 1922, ma anche a Klaus Kinski, e la figura del famiglio. Ovvero la persona - umana, quindi libera di muoversi anche sotto la luce del sole - che serve fedelmente il vampiro, portandogli le prede, proteggendo la sua identità e nascondendo la sua presenza a tutti.
Man mano che il commissario di polizia indaga in ogni direzione, sia su Ben che su Straker e il misterioso Barlow, Le notti di Salem mescola sapientemente il genere horror con il poliziesco, il genere televisivo più amato dal pubblico.
Ma resta il fatto che i vampiri televisivi de Le notti di Salem erano terrificanti. L’horror in TV - in un prodotto scritto e pensato per la televisione - non aveva mai raggiunto tali livelli di paura. Non si erano mai visti sul piccolo schermo bambini morti in seguito all’attacco di un vampiro - e anche la versione distribuita in Italia in DVD presenta parte delle censure applicate a queste scene.
I tagli sono maldestri, approssimativi, con tanto di uso di fermoimmagine e rallenty: si notano. Anche un occhio non esperto si accorge di loro. Ma non furono sufficienti a non impressionare fortemente anche il pubblico italiano, sebbene fossimo ormai lontani dal 1979 - era infatti il 1984.
L’uscita nelle sale italiane, con un’ora e venti minuti in meno rispetto alla versione originale, aveva ulteriormente rimandato il passaggio in TV. All’epoca esistevano le cosiddette “Windows”, ovvero un periodo di tempo più o meno lungo, di solito diversi mesi, che impediva la messa in onda in TV di un film (e, in seguito, la sua uscita per il mercato home video) per sfruttare al massimo ogni proiezione cinematografica.
C’erano i cinema estivi all’aperto, i festival, le rassegne. E gli anni passavano. 5, come abbiamo visto, in questo caso specifico.
L’influenza di Salem’s Lot e la miniserie del 2004
In occasione del venticinquesimo anniversario della miniserie di Hooper, venne realizzata una nuova trasposizione televisiva di Salem’s Lot. Questa volta il titolo rimase identico anche in Italia, e la miniserie con Rob Lowe nel ruolo che fu di David Soul ci regalò un approccio al personaggio molto diverso e un ritmo narrativo decisamente aggiornato ai gusti del pubblico nel nuovo millennio.
Rutger Hauer, Donald Sutherland (di nuovo insieme sul set dopo il film di Buffy nel 1992), James Cromwell, Andre Braugher, Samantha Mathis… Un cast di grandi nomi venne composto per riportare in TV la storia dei vampiri di Salem’s Lot. C’erano effetti speciali digitali, scenografie molto più ricche e suggestive, attori amatissimi e molto celebri. C’erano scene di tensione, eppure il ricordo della prima miniserie, nel pubblico che l’aveva vista, era rimasto indelebile.
Tanto che il giudizio del pubblico (il pubblico televisivo americano, che aveva visto la miniserie di Hooper senza gli imbarazzanti tagli italiani) finì per essere positivo ma nettamente inferiore a quello sulla trasposizione del 1979.
Io analizzati la miniserie con Rob Lowe per FOX, che la mandò in onda, e la trovai ben fatta. Ricca di pathos e molto efficace nel raccontare quell’orrore che serpeggiava in città e finiva per affliggere tutti gli abitanti di Salem’s Lot.
Ciononostante, ricordavo il lavoro di Hooper come molto più spaventoso. Nonostante l’avessi visto in versione edulcorata e molti, molti anni prima.
Le notti di Salem del 1979 ebbe una grandissima influenza sia sul pubblico che sulle produzioni successive. Innanzitutto, sdoganò il formato della miniserie anche per generi diversi dal dramma.
Olocausto e Radici erano già state tramesse, negli anni immediatamente precedenti a Le notti di Salem. E sembravano aver stabilito la regola che le miniserie dovessero trattare argomenti delicati, storici o di qualche forte rilevanza sociale.
Tobe Hooper smentì questa regola prima che diventasse una consuetudine. Dobbiamo a lui la successiva realizzazione di tutte le miniserie tratte dalle opere di Stephen King (da L’ombra dello scorpione a The Tommyknocers fino a Mucchio d’ossa). E dobbiamo a lui anche il passaggio televisivo di tematiche scomode, ma diffusissime nel genere horror, e di immagini spaventose. In un saggio sulla storia della TV una volta scrissi che senza Le notti di Salem non avremmo avuto Twin Peaks, non così come Lynch potè proporla alla platea televisiva.
Per alcuni generi narrativi, le concessioni su cosa e quanto si può mostrare in TV - vedi gli omicidi nei polizieschi, tanto per capirci - aumentano più velocemente nel tempo, grazie alla massiccia produzione di serie e miniserie che vogliono lasciare il segno. Per il genere horror, costantemente attaccato dalla critica mainstream, che lo ha considerato per decenni “brutto e cattivo”, sul piccolo schermo ci si muoveva molto più lentamente.
Le notti di Salem diede uno scossone a questo percorso, dimostrando che anche le storie spaventose e i mostri - che fossero di natura soprannaturale o no - potevano parlare al pubblico di tematiche importanti e delicate.
Come il bisogno di credere per sconfiggere il Male, avendo fede (in qualsiasi cosa, non necessariamente nella religione). O la necessità di lavorare insieme per fermare il mostro di turno, unendo le forze. O come l’importanza di affrontare i traumi del passato per diventare finalmente le persone libere e serene che avevamo sempre sognato di essere.