Lezioni di chimica: Brie Larson nella nuova serie di Apple TV+
In Italia è arrivata Lezioni di chimica, la serie di Apple TV+ in cui Brie Larson è una donna laureata in chimica che negli anni ‘50 lotta per farsi riconoscere un posto nel mondo
Se ne parla moltissimo, e in modo spesso confuso: è la cancel culture, ovvero la mania di eliminare da film e serie TV tutti quegli elementi del passato di cui ci si vergogna. Il problema è che la cosiddetta “sensibilità” contemporanea finisce per stravolgere ogni straccio di verosimiglianza, per eliminare elementi fondamentali di produzioni del passato, per scegliere la via dell’assurdo pur di non confrontarsi con un mondo passato che oggi non si vuole più ammettere di aver costruito.
Ma andiamo con ordine. Lezioni di chimica è tratta dall’omonimo romanzo di Bonnie Garmus e racconta la storia di una donna nell’America degli anni ’50.
La trama di Lezioni di chimica
Elizabeth Zott (Brie Larson, premio Oscar per Room e Captain Marvel per gli spettatori più giovani) è assistente di un laboratorio di chimica nell’Istituto di Ricerca di Hastings. Si occupa di pulire e preparare tutto il necessario per il lavoro dei chimici, ma siamo nel 1951 e tutti la vedono più come una donna delle pulizie e un’addetta al caffè… Sebbene non esitino a chiederle consiglio quando i loro calcoli non tornano.
Elizabeth è infatti laureata in chimica, ma viene considerata poco più di una segretaria perché è una donna e non ha conseguito il Dottorato.
Diversa da tutte le altre donne di Hastings e non solo, Elizabeth è appassionata di cucina, non s’interessa di cose futili come l’aspirazione al matrimonio e lavora alacremente a una scoperta rivoluzionaria.
Quando incontra la mente più brillante di Hastings, il dottor Calvin Evans (Lewis Pullman, figlio di Bill, già visto in Catch-22 e Top Gun: Maverick), inizia a legare con lui grazie alla comune passione per il buon cibo e naturalmente per la chimica. Entrambi sono due persone fuori dal comune, non proprio esperti nelle relazioni sociali, ma in qualche modo riescono a capirsi e iniziano a lavorare insieme…
Lezioni di chimica e il falso femminismo
Il creatore e showrunner di Lezioni di chimica è Lee Eisenberg (The Office, Queer as Folk), che imbastisce la storia storia come la lotta per l’affermazione professionale condotta da una donna più brillante e intelligente dei suoi colleghi uomini, ma in un mondo profondamente maschilista.
Per Zott - così viene chiamata in laboratorio - vanno bene i concorsi di bellezza organizzati da Hastings, ma non certo il lavoro di laboratorio senza supervisione. Nonostante sia a tutti gli effetti un chimico, non ha libertà di movimento, e quasi nemmeno di pensiero, finché non stringe un legame con Calvin Evans, che a Hastings non parla praticamente con nessuno.
A conquistare il dottor Evans, facendolo avvicinare a Elizabeth per discutere di lavoro con lei fino a scoprirne le doti intellettuali, è la cucina. Un grande classico: "gli uomini si prendono per la gola". Altro che emancipazione... Elizabeth - che conosciamo quando conduce un programma di cucina per poi tornare indietro di 7 anni, nel suo passato - considera infatti la cucina come un processo chimico della massima precisione. Conduce esperimenti molto rigorosi per ottenere il risultato perfetto e quando ogni sera cucina, prepara abbastanza cibo per avere anche il pranzo da portare al lavoro il giorno seguente… Pranzo che conquista Calvin ogni giorno nella mensa aziendale.
Ho letto un paio di recensioni italiane entusiastiche che gridano alla celebrazione del femminismo… Ma sono state tutte scritte da uomini. La realtà è che Lezioni di chimica è incentrata su un concetto di femminismo assolutamente falso e superficiale.
Elizabeth “nasce” come un personaggio rigido, asociale, quasi fastidioso per il pubblico. È sempre stata una ragazza seria, ma qualcosa nel suo passato condiziona il suo comportamento e il suo modo di porsi in modo molto marcato. Quando il legame con Calvin si stringe, nell’arco di un episodio e poco più, come per magia le sue paure si dissolvono ed Elizabeth diventa una donna come tutte le altre: sorridente, intenta a curare il proprio aspetto, desiderosa di piacere.
Una trasformazione troppo marcata, esageratamente rapida - almeno nei tempi del racconto - e che è esattamente l’antitesi del femminismo: una donna in cerca del proprio posto nel mondo, lo ottiene solo quando un uomo si interessa a lei. Non solo. La confezione della serie resta estremamente curata, dal punto di vista delle scenografie, dei costumi, della fotografia… Ma cade clamorosamente sui contenuti - con un drammatico colpo di scena che chiude il secondo episodio e, presumiamo, ci riporterà alla Elizabeth dell’inizio - e si preoccupa anche di inserire una dose massiccia di cancel culture.
Lezioni di chimica: la cancel culture nell’America degli anni ’50
Se già è fastidioso riguardare quel gioiello di Hazzard con la censura del Generale Lee - l’auto dei protagonisti con la bandiera confederata - è quasi insopportabile guardare l’America che si lava la coscienza cancellando la realtà e riscrivendola ai limiti della fantascienza.
Calvin Evans infatti vive in un quartiere “a maggioranza afroamericana”, così viene definito. La sua vicina di casa è una madre single afroamericana con due figli che Calvin frequenta, con grande amicizia verso tutti i membri della famiglia. Fa addirittura da baby-sitter ai figli quando Harriet Sloane (Aja Naomi King, Le regole del delitto perfetto) fa tardi al lavoro.
Nel 1951 la convivenza di bianchi e neri nello stesso quartiere - e figuriamoci la libera frequentazione di un uomo bianco e una donna single nera, che entrano ed escono dalle reciproche case con naturalezza - non era solo utopistica, era anche vietata. Per legge. Nel 1951 negli Stati Uniti c’era la segregazione razziale. Invece Harriet frequenta il consiglio comunale, parla proponendo delle soluzioni per salvare il quartiere dalla futura autostrada, guida marce di protesta con tanto di cartelli. Nell’America del 1951, sarebbe stata pestata a sangue e arrestata. Mai avrebbe potuto parlare in consiglio comunale. Mai la sua amicizia con un uomo bianco sarebbe stata vista come “normale”. Guardate quel capolavoro di Them, la serie di Prime Video, e capirete di cosa parlo.
La segregazione razziale si basava sulle norme note come “Leggi Jim Crow”, che seguirono l’abolizione della schiavitù dopo la Guerra Civile del 1861. Ebbene: le leggi restarono in vigore fino agli anni ’60 del secolo successivo. Le gesta eroiche di Rosa Parks, divenuta un simbolo dei diritti civili, (e questa sì, del vero femminismo) iniziarono nel 1955 - cioè 4 anni prima dell’ambientazione di Lezioni di chimica - quando la donna si rifiutò di cedere il post sull’autobus a un uomo bianco, come prescriveva la legge di allora.
Ecco quindi che quell’alone di femminismo falso - ribadisco: la trasformazione di Elizabeth inizia solo quando un uomo le rivolge la sua attenzione, concetto profondamente maschilista - si accompagna perfettamente alla cancel culture che vuol mostrarci un Paese progressista da un lato e repressivo - solo con le donne bianche, a quanto pare - dall’altro.
Questo è ciò che emerge dai primi due episodi di Lezioni di chimica, e a prescindere da cosa succederà da qui in poi le regole base dell’universo narrativo delle serie sono già state gettate. Male, come ho avuto modo di spiegare…