Manhunt: su AppleTV+ la serie che ricostruisce la storia e le conseguenze dell’assassinio di Abraham Lincoln
Fra storia e messa in scena, ecco Manhunt, su AppleTV+
C’è da riflettere sul serio, a pensarci. Pensate alla “coincidenza”. Il primo Presidente degli Stati Uniti vittima di un attentato fu Abraham Lincoln, la cui morte cambiò il corso della storia del Paese (e non solo). A succedergli fu il suo vice presidente, di nome Johnson (Andrew).
La stessa cosa successe quasi un secolo più tardi, con l’omicidio di JFK e la salita al potere di Johnson (Lindon), un altro attentato che avrebbe pesantemente influenzato il corso della storia.
E proprio di storia, qui, si tratta.
Il libro e la serie TV
Manhunt: The 12-Day Chase for Lincoln’s Killer è il libro di James L. Swanson che Monica Beletsky (Fargo, The Leftovers) ha adattato nella serie TV Manhunt, disponibile con i primi due episodi su AppleTV+ e con un nuovo episodio ogni settimana.
Il libro narra gli eventi che hanno circondato l’assassinio del presidente Abraham Lincoln e la successiva caccia all’uomo per il suo assassino, l’attore John Wilkes Booth.Pubblicato nel 2006, il libro offre una narrazione avvincente e dettagliata della fuga di Booth e degli sforzi delle forze dell’Unione per catturarlo, che sono stati attentamente riportati nella serie TV.
Swanson ricostruisce i dodici giorni cruciali dopo l’assassinio di Lincoln, descrivendo le azioni di Booth, la sua fuga attraverso la Virginia e le tensioni e le emozioni che hanno pervaso il Paese. Utilizzando fonti storiche e testimonianze oculari, il libro offre una prospettiva avvincente sulla caccia all’uomo che ha catturato l’attenzione dell'intera nazione.
Attenzione, però: non aspettatevi una serie adrenalinica fatta di continui inseguimenti. No. Manhunt non solo racconta la storia di Booth e della sua fuga, ma offre anche un quadro più ampio degli eventi che hanno segnato il periodo postbellico negli Stati Uniti, comprese le reazioni pubbliche all’omicidio di Lincoln e il clima politico e sociale dell’epoca.
A inseguire Booth ci sono, fra gli altri, il detective Lafayette Baker (Patton Oswalt, indimenticabile interprete dei gemelli in Agents of S.H.I.E.L.D.) e il giornalista Wallace (Josh Stewart, Criminal Minds). Ma a coordinare i loro sforzi c’era qualcun altro…
Il cast di Manhunt, fra la storia e la sua messa in scena
A meno che non leggiate il suo nome, non lo riconoscerete mai: lo straordinario protagonista di Midnight Mass, la miniserie horror di Netflix, Hamish Linklater, sotto a un pesantissimo trucco dà vita ad Abraham Lincoln. Sì, perché anche se Manhunt inizia il giorno del suo omicidio, il personaggio resta fondamentale nella narrazione, soprattutto perché la sua eliminazione seguì di appena 5 giorni la fine della Guerra Civile fra la Confederazione che voleva mantenere la schiavitù e l’Unione che combatteva per riconoscere anche agli afroamericani lo status di cittadini liberi come tutti gli altri.
Al centro della narrazione c’è un altro volto noto, quello di Tobias Menzies (che scatenerà spiacevoli ricordi in chi ha visto Outlander, senza però negare le sue grandi qualità interpretative), nei panni del Segretario del Dipartimento di Guerra, Edwin Stanton.
Stanton, nato nel 1814 in Ohio, aveva studiato legge e ha esercitato la professione di avvocato con successo prima di entrare in politica. Aveva servito come procuratore generale degli Stati Uniti sotto la presidenza di James Buchanan.
La sua nomination come Segretario alla Guerra avvenne poco prima dello scoppio della Guerra Civile. Stanton fu uno dei membri più influenti del gabinetto di Lincoln durante il conflitto. Era noto per la sua determinazione e il suo duro lavoro nell’organizzazione degli sforzi di guerra dell’Unione, coordinando le risorse umane e materiali necessarie per sostenere l’esercito.
Stanton, che era anche molto vicino alla vedova di Lincoln, Mary (qui interpretata dalla sempre bravissima Lily Taylor), viene ricordato per aver pronunciato la celebre frase Now he belongs to the ages (Ora egli appartiene alla storia) dopo la morte di Lincoln, è il principale inseguitore di Booth: vuole catturare a tutti i costi il killer del suo Presidente. Killer che nella serie ha il volto di Anthony Boyle (l’adorabile Crosby di Masters of the Air, che con questo ruolo mostra il proprio eclettismo). Boyle interpreta infatti John Wilkes Booth, attore e simpatizzante confederato statunitense. Fu lui a sparare al Presidente Lincoln il 14 aprile 1865, durante una rappresentazione teatrale al Ford's Theatre di Washington. Booth sparò a Lincoln alla testa con una pistola. Lincoln morì il giorno successivo.
Booth era profondamente ostile alla causa unionista durante la Guerra Civile Americana e si oppose apertamente a Lincoln. Considerava Lincoln responsabile della sconfitta del Sud e della distruzione dell’istituzione della schiavitù. Booth era coinvolto in un complotto più ampio per assassinare non solo Lincoln, ma anche il vicepresidente Andrew Johnson e il segretario di Stato William H. Seward, sebbene solo Booth avesse avuto successo nel suo attentato.
Il segretario Seward, protagonista di una drammatica sequenza nell’episodio pilota di Manhunt, ha il volto del grande Larry Pine (Sandy in Succession).
E poi, naturalmente, c’è lei.
Carrie Lazar (I magnifici 7) dà vita a Mary Surratt. Mary Surratt era una donna statunitense diventata tristemente nota per il suo coinvolgimento nel complotto per assassinare il presidente Abraham Lincoln nel 1865. Era la proprietaria di una pensione a Washington, D.C., frequentata da simpatizzanti confederati, compreso John Wilkes Booth.
Surratt fu arrestata insieme ad altri cospiratori e fu processata davanti a una corte militare. Nonostante ci fosse qualche dubbio sul suo coinvolgimento diretto nell’attentato, fu condannata e giustiziata, diventando così la prima donna ad essere impiccata dal governo federale degli Stati Uniti. La sua condanna è stata oggetto di controversia e dibattito nel corso degli anni, con alcuni che sostengono che non avesse avuto un ruolo significativo nella cospirazione e che fosse stata condannata ingiustamente. La sua storia è stata raccontata nel film The Conspirator, con Robin Wright nei panni di Mary per la regia di Robert Redford.
Un’accurata ricostruzione storica
Manhunt è una serie storicamente accurata, con un’attentissima ricostruzione degli eventi ma anche della psicologia e del ruolo dei personaggi per quanto riportato dalle cronache dell’epoca.
La cura per i costumi, le scenografie e ogni singolo oggetto di scena permette agli autori di ricreare l’atmosfera di un Paese che era appena uscito da una guerra devastante, una guerra fratricida, e che si preparava a dover lottare per portare avanti il risultato di quella vittoria ottenuta da Lincoln, sostituito da Andrew Johnson.
L’attenzione si sposta sul contesto storico e politico dell’epoca, avvicinandoci alla realtà in modo da ricordare che la morte di Lincoln non fu certo il gesto di un folle: fu il risultato di un complotto che interpretava i sentimenti di tutti gli sconfitti nel conflitto dopo la resa del Generale Lee.
La Guerra Civile Americana finì infatti il 9 aprile 1865, quando il generale confederato Robert E. Lee si arrese alle forze dell’Unione guidate dal generale Ulysses S. Grant durante la Battaglia di Appomattox Court House, in Virginia. Questa resa fu un evento cruciale che segnò la fine delle ostilità principali tra le forze dell’Unione e i confederati.
Tuttavia, alcuni combattimenti minori e sacche di resistenza confederata continuarono per un breve periodo dopo la resa di Lee, come nella battaglia di Palmito Ranch in Texas, combattuta il 12 e 13 maggio 1865, che è considerata il vero ultimo scontro significativo della guerra.
La resa di Lee e la successiva capitolazione delle altre forze confederate rappresentarono la fine dell’effettiva resistenza organizzata della Confederazione e segnarono l’inizio del processo di Ricostruzione negli Stati Uniti, nel quale Edwin Stanton ebbe un ruolo fondamentale.
Manhunt è prodotta, fra gli altri, dall’autore del libro James L. Swanson, dalla creatrice Monica Beletsky e da Apple Studios.