Moonlighting: il 3 marzo del 1985 debuttava la serie cult con Bruce Willis
Un investigatore e la proprietaria dell'agenzia iniziano a lavorare insieme, facendo scintille. Ricordiamo Moonlighting
Sappiamo che le serie cult degli anni ’90, come X-Files e Buffy, hanno rivoluzionato la tv grazie al loro intelligente mix di generi diversi. Una cifra stilistica appartenente a molte delle serie più amate di quel periodo, ma anche di diverse opere successive. Pare quindi evidente come nella prima metà degli anni ’80 non fosse pura avanguardia avventurarsi in questo terreno.
Moonlighting, creata da Glenn Gordon Caron (Medium) e trasmessa fra il 1985 e il 1989, era una serie che precorreva i tempi. Un supercult che debutta il 3 marzo del 1985 e che merita di essere ricordata per l’innovazione che introdusse in quei “telefilm” che tutti consideravano il rifugio di chi non ce l’avrebbe mai fatta sul grande schermo. Andate a raccontarlo a Bruce Willis…
Agenzia investigativa Moonlighting
La trama seguiva le vicende di Maddie Hayes (interpretata dalla splendida Cybill Shepherd), una ex modella che, dopo un tracollo finanziario causato dalla truffa perpetrata dal suo manager, decide di occuparsi personalmente dell’agenzia investigativa che aveva acquistato diversi anni prima. Insieme al suo impertinente e affascinante investigatore privato David Addison (Bruce Willis).
Fra casi più o meno rischiosi e bizzarri, i due colleghi si ritrovano a essere sempre più attratti l’una dall’altro, in un gioco di flirt che porteranno alla nascita di una storia d’amore.
La serie mescola infatti commedia romantica, dramma, poliziesco e giallo. Il cast include anche Allyce Beasley nel ruolo di Agnes DiPesto, l’eccentrica segretaria dell’agenzia, e Curtis Armstrong nei panni di Herbert Viola, un hacker informatico (sì, nel 1985 in America sapevano già cosa fossero gli hacker).
Oltre ai casi da risolvere, la serie si concentra sullo sviluppo dei personaggi principali, esplorando la loro complessa dinamica e le tensioni romantiche. La chimica tra Shepherd e Willis è stata un elemento chiave del successo dello show, con dialoghi brillanti e situazioni comiche che hanno catturato l’attenzione del pubblico fin dall’episodio pilota.
Moonlighting, grazie all’originalità e al suo innovativo approccio alla narrazione televisiva, si è trasformata in una serie icona degli anni ’80. Sarebbe potuta durare molto a lungo, ma ha commesso un errore di calcolo…
U.S.T.: L’idea vincente, poi prematuramente bruciata
Moonlighting è una serie divertentissima. La verve comica di Bruce Willis, che l’avrebbe reso protagonista di mitici film d’azione in cui le sue battute sono un marchio di fabbrica, emergeva prepotentemente.
E poi Willis, unico nel cast, si rivolgeva direttamente a noi: parlava in macchina, come si dice, rivolgendo avvertimenti e avvisi al pubblico che lo stava guardando come se fosse perfettamente consapevole della nostra costante presenza. In qualche scena mostrava anche parte della troupe e del set, per svelare al pubblico il meccanismo della finzione in un istante con frasi iconiche come:
“Non fateci caso: è solo un telefilm”…
E ritornare quindi a farne parte come se niente fosse. Una genialata che ha certamente contribuito a fare di Moonlighting un grande successo.
Ma a fare la differenza con molte altre serie precedenti, naturalmente, fu la relazione fra i due protagonisti.
Ve ne ho parlato in diverse occasioni, soprattutto nell’episodio di Ma sei serial? dedicato a X-Files: mi riferisco quel meccanismo di sceneggiatura noto come U.S.T. (Unresolved Sexual Tension), ovvero quella tensione sessuale irrisolta che si crea in una coppia di protagonisti e che tiene il pubblico incollato allo schermo perché tutti, più o meno consapevolmente, vogliono scoprire se finalmente scoppierà l’amore.
Ma se quel genio di Chris Carter, che l’ha sempre saputa lunga, ha fatto in modo di tenerci lì per la bellezza di otto anni prima di regalarci il primo, sospirato “vero” bacio fra Mulder e Scully, un giovanissimo e ancora inesperto Glenn Gordon Caron ha ceduto molto prima. Spezzando la magia.
Il pubblico desidera il lieto fine, ma vuole che sia, appunto, la fine.
David Addison e Maddie Hayes s’impegnano a fingere d’ignorarsi episodio dopo episodio, fino a che i battibecchi - chiaramente amorosi - li portano a trasformare la loro relazione in realtà… Rendendo tutto un po’ meno magico.
Sì, perché quando l’U.S.T. si trasforma in amore dichiarato, la sua magia scompare e la serie di cui fa parte si trasforma in qualcosa di diverso. Pensate a La Tata: tutta un’altra cosa quando Francesca corteggia il signor Sheffield, rispetto a quando lo sposa…
E così Moonlighting perde la sua magia, ma non l’importanza che ha avuto nella storia delle serie TV.
Dialoghi brillanti, un ritmo comico perfetto, un sacco di irresistibili gag fisiche (quelle che ricordano la slapstick comedy, in cui Willis si è dimostrato maestro) e quella “faccia da schiaffi” perennemente ostentata da David Addison si aggiungono al mix di generi e al rapporto diretto con gli spettatori nel fare di Moonlighting uno dei titoli più amati del decennio.
Nel giorno del suo anniversario, non potevamo non ricordare un titolo che perfino le nuove generazioni, abituati a ritmi narrativi molto più veloci, apprezzerebbero.
Moonlighting è reperibile in DVD in edizione UK con anche la traccia italiana. Ma sarebbe davvero, davvero fantastico rivederla in TV, o almeno su uno dei molti servizi streaming anche in Italia (è disponibile in America su diverse piattaforme, ma purtroppo non qui).