Netflix: stop alla condivisione password e account
Controllo dell'indirizzo IP, identificativo del dispositivo e “posizione principale” tra le armi che la società statunitense è decisa a impiegare per arginare lo sfruttamento illecito del servizio streaming
Abbonarsi a una piattaforma VOD come Netflix è diventato progressivamente sempre più costoso, del resto anche gli altri grandi competitor all'interno di questo ambito mercato dell'intrattenimento liquido hanno ritoccato le tariffe mensili.
Al momento Netflix offre per l'Italia quattro diversi piani di affiliazione: il più basso da 5,45€/mese che include 4-5 minuti di pubblicità ogni 60' minuti di programma, alcuni film e serie tv non sono disponibili per limiti contrattuali e 1x solo dispositivo connesso, qualità video HD. Il piano base da 7,99€/mese è identico al precedente ma senza pubblicità, lo “Standard” da 12,99€/mese aumenta a 2x i dispositivi connessi nello stesso momento, mentre il “Premium” sale a 17,99€/mese, aggiunge la fruizione video UHD/4K e un massimo di 4x dispositivi in contemporanea.
Netflix contro la condivisione degli account: il dietro-front
Anche se in passato l'azienda non ha perso occasione per favorire la pratica della condivisione della password, il calo di abbonati in varie parti del mondo e quindi le inferiori entrate hanno evidentemente spinto a remare contro qualsiasi pratica volta a offrire a terzi la visione del canale. Non si tratta di pratiche fuorilegge di redistribuzione pirata del segnale rivenduto a prezzi scontati su cui indagano da sempre le forze dell'ordine, bensì dell'amichevole pratica di passare ad amici e parenti lo sfruttamento del canale al di fuori della medesima abitazione, che è poi quello che recita il relativo contratto di abbonamento.
Per arginare questa pratica oramai divenuta deleteria e arginare le perdite, Netflix sta attuando una serie di contromisure per monitorare l'indebito sfruttamento, attraverso il controllo della cosiddetta posizione principale, che è quella che viene memorizzata la prima volta che si effettua la connessione alla piattaforma, attraverso il consueto router di rete collegato via cavo o Wi-Fi, raccogliendo informazioni relative all'indirizzo IP di rete ed eventuale identificativo del dispositivo. Inoltre la posizione principale resta tale se da essa avviene un collegamento almeno una volta ogni 31 giorni, pena la perdita di attendibilità. Di fatto è ancora possibile condividere il proprio account con amici e parenti, ma con un costo maggiorato di 3€/mese, condizione che non dovrebbe alterare o aggiungere una seconda posizione principale, che in quanto tale avrebbe senso se restasse univoca.
Tre euro valgon bene un account?
Se è vero che sul sito si recita testualmente “Le persone che non fanno parte del tuo nucleo domestico dovranno usare un account proprio per guardare Netflix. Ai dispositivi che non fanno parte della posizione principale la visione di Netflix può essere bloccata”, resta il dubbio su come il gestore possa essere assolutamente certo di avere rilevato la frode. Che giri un IP fisso o che si rinnovi ogni volta che ci si collega al router, non dovrebbe essere difficile capire se qualcuno sta sfruttando lo stesso abbonamento attraverso un'altra linea/abbonamento al provider Internet, ma non tutto è chiaro rispetto al riconoscimento di falsi positivi.
Il fatto è che Netflix consente anche agli abbonati che viaggiano di sfruttare l'offerta VOD, chiedendo un accesso diverso da quello principale per un massimo di 7 giorni consecutivi. In tal caso la fruizione temporanea mentre si è in viaggio non dovrebbe impedire la visione domestica purché sempre all'interno della “posizione principale” inizialmente stabilita. Anche perché condizioni particolari di un solo abbonamento e due case dove risiede parte dello stesso nucleo familiare come verrebbe gestito? Costringendo a richiedere un nuovo codice di accesso 4x volte al mese? Probabilmente bisognerà pensare a una qualche dichiarazione accompagnata da documento che lo attesti, altrimenti il ritorno di fiamma dei furbetti sarebbe inevitabile.
A ciò si aggiunge l'inevitabile pensiero rispetto a quanto snella sarà la burocrazia anche solo telematica per richiedere e ottenere codici temporanei, o come arrivare a dimostrare che il blocco del segnale non ha alcuna fondatezza. Caso tipico potrebbe essere l'inutilizzo totale del servizio per almeno 32 giorni consecutivi, indipendentemente dalla posizione principale o secondaria. Inutile aggiungere che arginare l'emorragia di dati e servizi in situazioni particolari come una bifamiliare con due diversi nuclei, un solo abbonamento e un solo router potrebbe risultare pressoché impossibile anche solo da rilevare.
Qui di seguito riportiamo il link alla pagina delle FAQ di Netflix