Prison Break: perché rivedere la serie con Wentworth Miller, ora su Netflix

La storia di Prison Break e di Michael Scofield

Prison Break perché rivedere la serie con Wentworth Miller ora su Netflix

Fra i più sfruttati da cinema e TV, con capolavori immortali come Fuga da Alcatraz, Le ali della libertà, Oz, Rectify, Fuga di mezzanotte, Dead Man Walking e Papillon tanto per citare qualche titolo, c’è il filone carcerario. Lo stesso che in letteratura studiamo tutti a scuola, da Le mie prigioni (e precedenti) in poi.

Prison Break: perché rivedere la serie con Wentworth Miller, ora su Netflix

Il filone carcerario ha una particolarità: è lo specchio dei suoi tempi. Racconta perfettamente la società del periodo in cui è ambientata la narrazione.

Inoltre ha una profondità tematica sempre importante, che attrae il pubblico e regala riflessioni importanti.

Ecco perché Prison Break, al suo debutto nel 2005, ha rivoluzionato il genere: ha introdotto nel filone carcerario il tema dell’eroismo e dell’amore fraterno disposto a qualsiasi cosa.

Il podcast di Prison Break: tutte le curiosità sulla serie tv

 

La trama di Prison Break e il carisma di Michael Scofield

Prison Break: perché rivedere la serie con Wentworth Miller, ora su Netflix

Michael Scofield (Wentworth Miller) è un uomo perbene che commette un crimine plateale allo scopo di farsi arrestare e finire nello stesso carcere del fratello, ingiustamente rinchiuso nel braccio della morte.

Michael ha un piano preciso: si fa arrestare allo scopo di far evadere Lincoln Burrows (Dominic Purcell), il fratello incastrato per un omicidio che non ha commesso.

Prima di Rectify, capolavoro assoluto del genere carcerario in TV, e dopo “la” serie carceraria per definizione, Oz di Tom Fontana, con l’inconfondibile marchio di qualità HBO, non era facile affacciarsi sulla scena per dire qualcosa di diverso sul genere.

La scelta di puntare subito sul tema dell’evasione, in stile Fuga da Alcatraz, non bastava: ci voleva un’importante riflessione anche sulla giustizia. Ecco quindi le implicazioni del caso contro Lincoln, schiacciato dai potenti fino a ritrovarsi rinchiuso nel braccio della morte (con l’introduzione anche del discusso tema sulla pena di morte) in attesa dell’esecuzione.

Michael è un ingegnere. Ha studiato la mappa del carcere fin nei minimi dettagli. Ha investito molto, tutto ciò che aveva, nel piano per salvare Lincoln.

Si gioca la vita iniziando a raccontarci la sua storia con un gesto inusuale: commettere un crimine che lo porti in carcere.

L’intelligenza di Michael e la sua incredibile capacità di pianificazione, relativa a ogni azione che compie dal momento in cui si fa arrestare in poi, lo rendono un personaggio carismatico, che ci tiene incollati allo schermo.

Uniamo al carisma il suo grande fascino, che lo lega quasi immediatamente al personaggio della dottoressa Sara Tancredi (Sarah Wayne Callies), il medico del carcere, e abbiamo il perfetto quadro della situazione.

Paul T. Scheuring, futuro autore dell’interessantissimo The Experiment, sempre a tema carcerario, crea un mix perfetto con Prison Break: avventura, azione, romance, dramma, thriller.

Perché in prigione, naturalmente, non ci sono solo Michael e Lincoln. Ci sono uomini di ogni genere.

Gli altri detenuti: benvenuti a Fox River

Prison Break: perché rivedere la serie con Wentworth Miller, ora su Netflix

Come ogni serie carceraria che si rispetti, anche Prison Break segue la tradizione: unisce alla trama e al mix di generi quella denuncia della violenza, della corruzione e della prepotenza che regola la vita in prigione. Ovvero, la legge del carcere.

Il carcere di Fox River - che nella realtà non esiste, è stato immaginato appositamente per la serie - ci viene mostrato da una prospettiva inedita, ovvero quella di un uomo che ha consapevolmente scelto di entrarci.

Ma per quanto Michael possa essersi preparato, studiando accuratamente la struttura, il fattore umano non è prevedibile.

Nella sua coraggiosa missione, Michael non è solo. È circondato da tanti altri carcerati, che può aver studiato ma che non conosce. E che possono diventare, come in ogni viaggio avventuroso che si rispetti, alleati o nemici.

Mentre Fernando Sucre (Amaury Nolasco) diventa un uomo di cui Michael può imparare a fidarsi, Theodore Bagwell (Robert Knepper), detto T-Bag si dimostra subito non solo pericoloso, ma soprattutto inaffidabile. Ergastolano, nato da un crimine orrendo, diventa un criminale “per natura”, un suprematista bianco e un uomo imprevedibile, che si divide fra crudeltà e follia.

E poi ci sono quelli di un’altra categoria. Come John Abruzzi (Peter Stormare), ex capo della famiglia malavitosa che domina Chicago, un criminale di altissimo profilo il cui aiuto verrà a Michael in cambio di informazioni tanto preziose quanto delicate.

Nello scegliere di allearsi con delinquenti del calibro di Abruzzi, per altro aiutandoli a compiere ulteriori terribili crimini, Michael dimostra non solo la propria determinazione a salvare il fratello, ma anche la difficoltà morale di adattare il proprio piano di volta in volta, superando vari ostacoli.

C-Note (all’anagrafe Benjamin Miles Franklin, interpretato da Rockmond Dunbar).

Naturalmente, ci sono tanti altri personaggi, come la ex fidanzata di Michael (Veronica Donovan, interpretata da Robin Tunney), l’agente dei Servizi Paul Kellerman (Paul Adelstein), coinvolto nel complotto ai danni di Lincoln, il capo delle guardie carcerarie Brad Bellick (Wade Williams), il direttore del carcere Henry Pope (Stacy Keach) e tanti altri, tutti da scoprire nelle stagioni della serie, la cui storia produttiva è stata certamente particolare.

Prison Break: la serie e i sequel

Prison Break: perché rivedere la serie con Wentworth Miller, ora su Netflix

20th Century Fox Television, produttrice di Prison Break, aveva pensato che la storia sottopostale da Scheuring fosse perfetta per una miniserie. Una decina di episodi che avrebbero tenuto sempre alta la tensione e lasciato il pubblico senza fiato.

Per quanto affascinante, l’idea di un uomo che si faceva arrestare per far evadere il fratello poteva non avere molti spunti narrativi per dar vita a una vera e propria serie TV.

Ma con il successo straordinario ottenuto dai primi episodi, si è dimostrato che tenere viva la storia di Michael (e Michael stesso, se mi capite) avrebbe dato i suoi frutti.

Ecco quindi una prima stagione eccezionale, una seconda stagione che regge abbastanza il confronto, una terza stagione un po’ traballante e una quarta, va detto, piuttosto imbarazzante. Eppure, il pubblico non molla. Restano tutti lì, a seguire ancora la storia e il suo carismatico protagonista, l’unico vero responsabile del successo di Prison Break: Michael Scofield.

L’affetto per Michael era tale che il grande pubblico era disposto a tutto pur di continuare a seguire la sua storia. Incluso passar sopra a sceneggiature prive di idee e spesso ripetitive.

E così, grazie solo al pubblico e ai fan di Michael, la storia di Prison Break diventa lunghissima.

Dal debutto del 2005 fino al 2017, anno di distribuzione in TV della stagione 5 che porta l‘avventura di Prison Break a totalizzare la bellezza di 90 episodi. A dispetto dei 10 che si prevedeva inizialmente di produrre.

Ora, tutti i 90 episodi sono disponibili su Netflix. E in meno di una settimana, hanno già scalato la classifica delle serie più viste in Italia, piazzandosi (per ora) al quarto posto…

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