Rectify: su Rakuten TV è disponibile la serie che tutti dovrebbero vedere

Trama, cast e tematiche di una serie imperdibile, ora disponibile gratuitamente

di Chiara Poli

È una delle serie TV più ispirate (e piene d’ispirazione) mai create. L’ha creata l’attore Ray McKinnon (Lincoln Potter in Sons of Anarchy), e aveva già dimostrato il proprio talento di sceneggiatore nel cortometraggio The Accountant, realizzato insieme alla moglie e premiato con un Oscar.

In Italia, la sua serie era arrivata con 3 anni di ritardo, nel 2016, su Sky Atlantic, ma abbiamo compensato potendo vedere tutte le 4 stagioni fra il 2016 e il 2017, recuperando velocemente il tempo rispetto agli anni della messa in onda su Sundance TV, dal 2013 al 2016.

Ora, finalmente, è disponibile gratuitamente per tutti su Rakuten TV e il consiglio è quello di recuperarla. Perché Rectify è pura poesia, e ora vi raccontiamo perché.

La trama di Rectify


Daniel Holden ha trascorso 19 interminabili anni in prigione, nel braccio della morte. È stato condannato per lo stupro e l’omicidio di Hannah, 16 anni, che all’epoca era la sua ragazza.

Quando nuove tecnologie portano a nuove prove, Daniel viene scarcerato. Non è scagionato dalle accuse, e per tutti è ancora uno stupratore e un assassino. Inclusi tutti gli abitanti di Paulie, la cittadina in Georgia in cui torna a vivere, e dalla quale non può allontanarsi.

Riadattarsi alla libertà e affrontare l’odio di una città intera non sarà facile, ma Daniel ha resistito per quasi vent’anni in condizioni carcerarie estreme. E sa di essere innocente…

Rectify: un canto di dolore e un’ode alla libertà


Rectify ruota attorno alle sfide che Daniel (un eccezionale Aden Young) deve affrontare nel reinserirsi nella società dopo la sua liberazione. Dopo la routine carceraria, chiunque sarebbe smarrito. Anche solo capire dove mangiare, quando e cosa diventa un problema. Dalla totale dipendenza in carcere al libero arbitrio: un passaggio traumatico, che sarebbe troppo per chiunque, e sembra essere troppo anche per Daniel. Deve trovarsi un lavoro, reinventarsi una vita per la quale non era più pronto. Perché Daniel aspettava soltanto di morire.

Tutti, a Paulie, lo odiano. E non stiamo parlando solo di insulti e minacce, stiamo parlando di un’intera città che vorrebbe la sua testa. Sceriffo incluso.

Per fortuna, Daniel ha una famiglia che lo supporta, in particolare la sorella Amantha (Abigail Spencer, in un ruolo di cui ci s’innamora a prima vista) che, insieme ai genitori (uno adottivo) di Daniel - Teddy (Clayne Crawford) e Tawney (Adelaide Clemens), rappresenta un punto di riferimento.

Amantha non si è mai arresa: per quasi vent’anni ha lottato per far dichiarare innocente suo fratello, insieme all’avvocato Jon Stern (Luke Kirby) e a tutte le associazioni possibili che mostrassero interesse per il caso di Daniel.

Ma immaginatevi il contesto: profondo Sud degli Stati Uniti. Paulie, cittadina in cui tutti si conoscono e il livello medio dell’istruzione non è altissimo, così come non è molto aperta la mentalità di chi la abita.

Un fatto di sangue orrendo ai danni di una ragazzina che tutti, appunto, conoscevano. E un colpevole, condannato a morte, che da un giorno all’altro torna in città.

Ci si aspetta che già sopravvivendo una settimana Daniel si possa dire miracolato.

Ma ciò che ci aspetta è una serie che parla di redenzione - personale più che sociale - e di come anche la libertà possa diventare ingombrante. 

Odio, ignoranza, pregiudizi


In una storia carica di tensione continua, Daniel fa avanti e indietro nella sua vita, per raccontarcela. Dagli anni in prigione, con la mente che vaga e riflette sul senso stesso della vita in un mondo così ingiusto, agli anni da ragazzino, insieme a Hannah. Fino a quella notte terribile.

E poi, naturalmente, c’è la condanna. Quella sociale e mediatica, che non lascia scampo. È anche di questo che parla, Rectify. Dell’odio cieco e insensato, dei pregiudizi, dell’ignoranza. Dell’impotenza di chi è costretto a subire, subire, subire. Per sempre.

Ma ci parla anche di ciò che un uomo, rinchiuso in una cella solitaria come tutti i condannati a morte, ha vissuto, pensato e sognato per quasi vent’anni. Mentre soffriva per la morte di una ragazza il cui omicidio è ingiustamente finito sulle sue spalle.

Ci sono tanti casi di cronaca, anche recenti e anche in Italia, relativi a persone che sono state decenni in carcere per poi risultare innocenti. Ma Rectify non è una serie sugli errori giudiziari: il nome di Daniel Holden non è affatto riabilitato, quando lascia il carcere. Non può rifarsi una vita, con il marchio dell’assassino sempre impresso sulla fronte. Non può ricominciare.

Daniel deve solo sopportare. Non ha altra scelta. Non può commettere nessun errore, neanche il più piccolo. Tornerebbe in prigione, e non ne uscirebbe mai più.

Ma ora è fuori. Ed è vivo. Deve vivere. Deve farlo. Per Amantha. Per la sua mamma. Per Hannah, che merita giustizia. E per se stesso, che per 4 stagioni dovrà lottare contro gli incubi, il senso di straniamento, le minacce e l’odio, il bisogno di verità e di giustizia e un mondo che non conosce più.

Perché dopo 20 anni in carcere, fuori tutto è cambiato. Tutto, tranne ciò che la gente pensa di lui.

Daniel Holden lo sa. Ne soffre, ma non può farci nulla. A parte, naturalmente, cercare di far sì che la verità venga a galla, dopo così tanto tempo.

Trasformando Rectify dalla storia di un condannato a morte che si ritrova libero in un thriller investigativo che, però, non smette mai di regalarci poesia, riflessioni preziose, frasi che lasciano il segno, relazioni che stringono il cuore.

Fatevi un regalo. Recuperate Rectify su Rakuten TV, se non l’avete mai vista. Non ve ne pentirete.