School Spirits: una teenager a caccia del proprio assassino
Su Paramount+ ogni venerdì un nuovo episodio di School Spirits, il teen drama in cui una licela indaga sul proprio omicidio
School Spirits ci racconta la storia di una liceale che si ritrova a essere un fantasma, bloccata - insieme a molti altri - nel luogo in cui è morta: il liceo. School Spirits, appunto: gli spiriti della scuola. Ed è incredibile quante siano le vittime - studenti o insegnanti - di incidenti o di omicidi avvenuti entro i confini della scuola. Vittime alle quali si aggiunge Maddie, che tutti ancora cercano come una ragazza scomparsa ma che noi - e qualcun altro - sappiamo essere morta.
- La trama di School Spirits
- Il classico meccanismo del whodunit
- L’inferno del liceo
- Un microcosmo di sogni infranti
- Vita, morte, paradiso e inferno secondo School Spirits
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La trama di School Spirits
Quando Maddie Nears (Peyton List, Jessie) scompare, tutto il liceo Split River High si mobilita per ritrovarla. Il suo ragazzo, Xavier (Spencer Macpherson, Reign) viene quasi subito scoperto ad averla tradita e quindi sospettato del suo omicidio, sebbene il corpo di Maddie non sia stato ritrovato. Man mano che il migliore amico di Maddie, Simon (Kristian Ventura, The Red Ride Massacre), indaga sulla scomparsa dell’amica, altri sospettati vengono ritenuti responsabili della sua scomparsa: la capo cheerleader Claire (Rainbow Wedell, La biblioteca della magia) e il professor Anderson (Patrick Gilmore, 2012).
Ma a indagare sulla propria scomparsa c’è soprattutto lei, Maddie, che si ritrova in veste di fantasma a vagare per il liceo: non può lasciare i confini del posto in cui è morta. Sa di essere morta. Ma non ricorda nulla dei fatti precedenti la sua morte. Mentre si adegua a vedere i suoi compagni di scuola, che non possono vederla, incontra tutti gli altri fantasmi intrappolati nella scuola: studenti, un professore, musicisti della banda della scuola intrappolati in un loop infinito. Stringe subito amicizia con un ragazzo morto negli anni ’90, Charley (Nick Pugliese, Dramarama), che le presenta il professor Martin (Josh Zuckerman, The Offer, Oppenheimer), la poco amichevole Rhonda (Sarah Yarkin, Ancora auguri per la tua morte) e il campione di football Wally Clark (Milo Manheim, Zombie), un ragazzo apparentemente molto superficiale ma in fondo buono e disponibile con gli amici. Fantasmi, naturalmente.
Creata dai quasi esordienti fratelli Megan e Nate Trinrud, a partire dalla loro graphic novel, e fortemente influenzata nello stile dai produttori di Pretty Little Liars, School Spirits è già stata rinnovata per una seconda stagione, che andrà in onda nel corso del 2024.
Il classico meccanismo del whodunit
Nei primi 5 episodi il classico meccanismo del whodunit viene seguito alla lettera: l’investigatore di turno indaga sul delitto in un ambiente delimitato. I sospettati vengono vagliati uno dopo l’altro, diventando tutti i plausibili colpevoli finché un indizio o un colpo di scena spinge l’indagine verso qualcun altro e si ricomincia daccapo.
Ogni elemento del giallo viene rivisitato a ogni nuova teoria: in base al sospettato del momento, per verificare che i fatti siano coerenti, si ripercorrono le tappe della storia aggiungendo qualche nuovo indizio che finisce per far cambiare prospettiva all’investigatore. E così via, fino alla soluzione del caso.
La particolarità di School Spirits è che l’investigatore è… La vittima dell’omicidio.
Solo Maddie potrebbe smascherare il proprio assassino, se solo ricordasse cosa le è successo. Ma in qualche modo, i fatti sono completamente stati cancellati dalla sua memoria, così non ha idea di chi possa averle fatto del male fino a toglierle la vita.
Molti dei fantasmi ricordano la propria morte, e la raccontano a Maddie e a noi. Allora perché Maddie non ricorda la sua? Quale orrore si cela dietro quel segreto, inconfessabile perfino a se stessa?
Dal suo ragazzo agli amici, dai professori alla rivale in amore, tutti vengono sospettati. E le idee si fanno sempre più chiare, un episodio dopo l’altro, mentre Maddie è costretta a vedere tutti i giorni i suoi compagni di scuola andare avanti con le loro vite, sua madre recarsi a parlare con gli insegnanti - distrutta dal dolore ma anche animata dalla speranza che la figlia venga ritrovata viva, cosa che noi sappiamo essere impossibile.
La polizia non compare quasi mai: le loro indagini sono talmente superficiali e vanno così a rilento da non essere nemmeno ritenute abbastanza rilevanti da comparire di tanto in tanto nella storia. Gli investigatori sono i fantasmi e gli amici di Maddie, i ragazzini che si sostituiscono agli investigatori professionisti, ottenendo spesso risultati molto più importanti grazie alla proverbiale incoscienza della gioventù: rubano prove, s’introducono in luoghi proibiti, spiano e seguono i sospettati senza essere visti. O senza farsi cogliere sul fatto.
L’inferno del liceo
Da sempre le serie TV si servono del liceo come metafora dell’inferno in terra: le gare di popolarità, il bullismo, le antipatie da parte degli insegnanti - se non peggio - la rivalità costante, l’ansia per le prestazioni sportive… E l’ombra del fallimento in agguato su ogni giornata in cui ci si confronta con un mondo ostile se si decide di non esservi conformi.
Da Twin Peaks a Buffy - che addirittura l’aveva costruito sopra la Bocca dell’Inferno - da The Vampire Diaries a Stranger Things, da Scream (la serie) fino all’apoteosi dell’orrore di Non siamo più vivi, il liceo è una metafora evidente dell’inferno dell’adolescenza, la presa di coscienza di sé, la disperata ricerca del proprio posto nella società e nel mondo e naturalmente la convivenza forzata con chi non avremmo mai voluto frequentare.
I mostri del liceo sono i più spaventosi, celebrati dalle serie TV - non solo made in USA - perché rappresentano un periodo che tutti ricorderemo per il resto della nostra vita, con le ferite e le lezioni, non scolastiche, pronte a restare per sempre con noi. Contribuendo a determinare quali adulti saremmo diventati una volta usciti da quelle mura.
Restarvi intrappolati per l’eternità è la punizione più crudele che si possa immaginare, e viene inflitta a tutti i personaggi di School Spirits costretti a restarvi per decenni, dall’ora della propria morte, assistendo al mondo che cambia, ai compagni che si diplomano e vanno là fuori, a vivere una vita che per i fantasmi della scuola non è mai stata un’opzione.
In quel limbo fra la vita e la morte, ancora in contatto con il mondo terreno eppure non più parte di esso, Maddie e i suoi compagni di sventura devono trovare il modo di accettare la realtà dei fatti. Maddie sa di essere morta, ma il suo corpo non è mai stato ritrovato e gli altri, soprattutto sua madre, sperano di poterla riabbracciare. Il dolore della consapevolezza di essere stati strappati alla vita si unisce allo strazio di vedere i propri cari soffrire e sperare, fino all’inevitabile conclusione che già tutti ci aspettiamo: il ritrovamento di Maddie e l’identificazione del suo assassino.
Fra balli scolastici, partite di football, cheerleader e compiti in classe, School Spirits ricostruisce un puzzle, pezzo dopo pezzo, che non porterà solo alla soluzione del caso di Maddie: ricostruirà anche l’immagine di una società in cui prevaricazione, superficialità, pregiudizi e discriminazione continuano a giocare un ruolo molto, troppo importante.
Un microcosmo di sogni infranti
A colpire in modo particolare non sono tanto i “vivi” della serie, oggetti dei sospetti di Maddie e di chi indaga con lei, quanto quegli school spirits che impariamo a conoscere.
Dal giovane professore che cerca di ricondurre l’esperienza ultraterrena a una lezione per imparare comunque qualcosa all’ex campione di football, il classico ragazzotto superficiale che grazie alla vicinanza agli altri fantasmi impara a valutare il valore di altre cose oltre alla popolarità del quarterback della scuola. Dalla studentessa intrappolata da decenni nel liceo, e per questo comprensibilmente esasperata e quindi ostile con tutti, al giovane liceale gay innamorato di un ragazzo che oggi è ancora presente nella scuola, cresciuto e sempre lì, di fronte ai suoi occhi, anno dopo anno.
Gli spiriti della scuola vedono i loro compagni crescere, i loro professori invecchiare, i loro famigliari portare omaggio al luogo in cui li hanno persi. Anno dopo anno. Stagione dopo stagione. In quell’eternità che a molti di noi sono sembrati i cinque anni di liceo, figuriamoci quando quegli anni diventano davvero l’eternità.
I protagonisti di School Spirits sono loro: coloro che hanno perso la vita, un cumulo di giovani sogni infranti contro un incidente, un malore, un’allergia fatale, un assassino. Guardare il mondo, e in particolare gli anni del liceo, dal punto di vista di chi è costretto a rivivere quei rituali all’infinito, fa pensare davvero molto.
I sogni infranti di tutti coloro che non ce l’hanno fatta, e che nel mondo reale non ce la fanno, diventano macerie emotive con cui prima o poi bisognerà fare i conti. Non possiamo che farci tutti la stessa domanda: perché sono bloccati lì? Perché il nostro ideale di vita ultraterrena fra soffici nuvole e suoni di arpa viene cancellato per lasciarci a un loop infinito di vita scolastica? Cos’hanno fatto, di male, tutti i fantasmi della scuola per restarvi intrappolati?
Vita, morte, paradiso e inferno secondo School Spirits
I luoghi comuni sull’aldilà vengono vagliati, uno dopo l’altro, fino a portarci all’inevitabile conclusione: quell’idillio di pace e serenità che ci illudiamo di trovare dopo la morte non esiste. Non si resta intrappolati al liceo perché si hanno le proverbiali “faccende in sospeso” alla Ghost da risolvere. No. Si resta semplicemente intrappolati nell’ultimo luogo in cui il nostro corpo è stato vivo e poi, per un motivo o per l’altro, non lo è più stato.
Siamo 8 miliardi di futuri spiriti costretti a vagare fra le mura o i confini del luogo che ci è costato caro, che ci è costato la vita terrena. Ma ce ne resta un’altra, infinita, da vivere.
La riflessione di School Spirits - che almeno nella prima parte della stagione sembra inflessibile su questo - riguarda il crollo delle illusioni che i vivi si fanno sull’immortalità dell’anima. Favolette che ci raccontiamo da millenni al solo scopo di trovare conforto, per noi stessi quando siamo vicini alla morte e per tutte le persone care che perdiamo lungo il cammino.
La morte è un fatto naturale, fa parte della vita, ma è così dolorosa per chi resta che tutto il costrutto illusorio sui meriti, il paradiso e l’inferno in qualche modo fa parte del nostro modo di vedere le cose. A prescindere dal credo religioso. School Spirits ci dice che tutto questo non esiste: c’è solo l’eternità, l’anima è immortale e non possiamo più provare dolore fisico, ma il tormento esistenziale è tutta un’altra storia. Quello esiste, può esistere per sempre, può trasformarci nella responsabile del teatro della scuola, così ossessionata dagli spettacoli da mettere in scena da dimenticare di essere morta. Può calarci nei panni di una ragazzina senza colpe che finisce per diventare insopportabile semplicemente perché a sua volta non sopporta più la morte. Può dirci che non conta come ci siamo comportati in vita: alla fine ci ritroviamo tutti nello stesso luogo, il luogo della nostra morte, costretti a una convivenza forzata con tutte le sue altre vittime: come poteva esserci un posto migliore del liceo per rappresentare tutto questo?
Oltre al giallo sulla sua morte, Maddie ci prende per mano e ci conduce alla scoperta del crollo di tutte le nostre illusioni, preparandoci a un infinito niente da ingannare con una serata film e i popcorn, che per qualche ragione possiamo illuderci di poter ancora mangiare. Mentre rimaniamo sempre uguali a noi stessi, e il mondo va avanti senza di noi. Mentre noi vittime stiamo a guardare e i nostri assassini vivono. Mentre la meritocrazia, una volta principio fondante della scuola, viene cancellata dalla lavagna dell’esistenza per lasciare spazio a una sola certezza: non sappiamo niente. Non abbiamo capito niente. Non ci aspetta niente.
E siamo soltanto a metà della prima stagione…