Speciale Friends, la sitcom che tutti amavano: la comicità, gli amori, le guest star, la modernità.
“La” sitcom per definizione. Una serie che ha accompagnato generazioni di telespettatori in tutto il mondo, parlando la stessa lingua: quella universale dei sentimenti.
“La” sitcom per definizione. Una serie che ha accompagnato generazioni di telespettatori in tutto il mondo, parlando la stessa lingua: quella universale dei sentimenti.
Una serie mai volgare, costruita su una comicità fisica, su battute che non passano mai di moda, su tormentoni - vedi l’Uomo Nudo nel palazzo di fronte - che a distanza di quasi 30 anni dal debutto di Friends, ancora funzionano.
Uno dei personaggi preferiti dal pubblico è sempre stato Chandler (Matthew Perry), coinquilino di Joey (Matt LeBlanc).
Matthew Perry, amatissimo dai telespettatori, ci ha lasciati a soli 54 anni dopo una vita di lotta contro la dipendenza.
L’avevamo visto tutti, in evidente difficoltà, alla reunion di Friends in cui aveva buttato lì, come sempre scherzando, che nessuno lo cercava mai. Era solo. È questa la cosa che fa così male.
Ma oggi siamo qui per celebrare la serie che l’aveva reso, insieme ai suoi 5 “amici” della TV, una star planetaria.
- Friends: a scuola di commedia
- Friends e la modernità della commedia
- Non solo amici: gli amori di Friends
- Un cult, non solo per il pubblico: le guest star di Friends
- Friends e le immancabili polemiche del politically correct
Friends: a scuola di commedia
Friends, creata da David Crane e Marta Kauffman, è sempre stata vista come una sitcom “semplice”. Meccanismi relazionali attorno ai quali si costruiscono le situazioni quotidiane, riti di passaggio, piccole e grandi difficoltà di ogni giorno.
Nell’episodio pilota, Rachel (Jennifer Aniston) lasciava il fidanzato Barry sull’altare, per rifugiarsi dai vecchi amici - Monica (Courteney Cox) - e iniziare una nuova vita.
Arrivavano così, con un mega-dramma prontamente sdrammatizzato. La sposa in fuga ritrova l’amica di una volta, suo fratello, i suoi due dirimpettai e la bionda un po’ strana che in qualche modo finisce per legare con tutti. Perché Phoebe (Lisa Kudrow) ha una chiave d’accesso per tutti. Basta saperla trovare.
Ross (David Schwimmer), da sempre cotto di Rachel, è il personaggio più “fisico” della serie. Inciampa, cade, fa cadere. In quella scuola di commedia che è Friends, ha il ruolo di rappresentante della vecchia slapstick comedy, che puntava appunto sulla fisicità per far ridere il pubblico.
Rachel ha il ruolo della ragazza viziata, che impara a sue spese quanto sia difficile cavarsela da sola, e che dà vita a battute fondate sul contrasto fra la vita che avrebbe voluto e quella in cui si ritrova.
A Phoebe, l’abbiamo già accennato, è affidato il ruolo della “stramba”, in senso positivo, la ragazza strana che segue le tradizioni vecchie e nuove più bizzarre, che crede in tutto ciò che non si vede, che si scontra con la sua ingenuità contro l’aspra concretezza del mondo.
Monica è un po’ la cinica del gruppo, quella che sottolinea le difficoltà con le battute più amare, ma non per questo meno divertenti.
E poi c’è Joey. L’attore da soap, il rubacuori che è in realtà un bambinone mai cresciuto. Quello che fa le battute da “meno sveglio” del gruppo, ma è ugualmente adorabile.
Sono tanti tipi di comicità, mescolati insieme in una ricetta pressoché perfetta.
Friends e la modernità della commedia
Le tematiche universali - amore, amicizia, famiglia, lavoro - non passano mai di moda e “parlano” alle persone in ogni parte del mondo. Perché alla fine, in un modo o nell’altro, ci preoccupiamo tutti e affrontiamo tutti le stesse cose.
Ma Friends ha una marcia in più. Non è solo universale, è anche libera da ogni àncora che potesse renderla “vecchia”.
Provate a pensarci: sì, ci sono i riferimenti alla cultura statunitense, ma non sono mai tanto forti da risultare incomprensibili al resto del mondo. Sì, c’è New York, ma siamo molto lontani dalla New York di Sex and the City: in Friends, la città è uno sfondo, non un personaggio come nella serie di Darren Star. E sì, certo, ci sono gli anni ’90. Ma non sono mai fortemente legati alla moda, alla musica o alla tecnologia. Tutto, in Friends, diventa universale. Senza tempo. Rivista dopo 30 anni, è ancora divertente. Funziona ancora. Ci fa ancora battere il cuore.
Un campionario di tutti i principali tipi di comicità, affidati ai vari personaggi, inserito in un contesto di così ampio respiro da risultare fresco anche oggi, dopo che abbiamo vissuto le disavventure tecnologiche di IT Crowd, dopo gli scienziati di The Big Bang Theory e dopo quella famiglia allargata, impagabilmente scombinata, che ha conquistato il mondo con Modern Family.
Dopo tutto questo, Friends regge ancora. Perché è stata pensata per parlare a tutti, ovunque, sempre. Nello spazio e nel tempo, Ross e Rachel ci terranno ancora con il fiato sospeso, aspetteremo ancora che Chandler abbia il coraggio di chiudere la sua assurda relazione con Janice, resteremo in attesa che Phoebe trovi la propria strada e la persona giusta, staremo a guardare Monica mentre si fa strada nel lavoro e scopre che l’amore della sua vita era sempre stato lì, davanti ai suoi occhi.
Io faccio parte della generazione che ha scoperto Friends al suo arrivo in Italia, su Rai3. Quando facevamo i numeri per arrivare a casa in tempo per l’episodio del giorno, e quando proprio non potevamo speravamo che la corrente non saltasse cancellando la programmazione del videoregistratore.
Io sono cresciuta con Ross, Rachel, Monica, Chandler, Joey e Phoebe. Avevo poco meno della loro età. Mi preoccupavo delle stesse cose, cercavo le stesse cose, fuggivo dalle stesse cose.
I tempi cambiano. Il ritmo narrativo si evolve, adattandosi ai gusti del pubblico. Eppure, Friends è ancora qui. A parlarci di amore e amicizia, a dirci - con le parole della celebre sigla - che “ci sarà per noi”… E per ricordarci che è “solo” una serie TV. Dovremo cavarcela da soli. Sempre.
Non solo amici: gli amori di Friends
Amici? Certo, ma non solo. Nel corso delle 10 stagioni di Friends nascono amori e interessi inaspettati tra i 6 protagonisti, ma ci sono anche tanti personaggi che si avvicendano al loro fianco.
Rachel ha trasformato la sua relazione d’amore con Ross in una sorta di mito. Qualcosa di cui tutti discutevano, “la” storia più importante della serie, che ci ha tenuti col fiato sospeso per anni. Rachel capisce di amarlo già alla fine della prima stagione, ma il loro è il classico tira e molla fatto di gelosie, tradimenti, insicurezze. Si lasciano nella seconda stagione per un’avventura di Ross, si svegliano sposati a Las Vegas nella stagione 5, senza neanche ricordare cosa sia successo, fino all’arrivo di Emma, la bimba che Rachel annuncia di aspettare.
Il grande amore di Monica è Chandler, con il quale avvia una relazione clandestina nella stagione 4, mentre si trovano a Londra per il matrimonio di Ross. Si sposeranno alla fine della stagione 7, avranno dei figli, coroneranno il loro sogno d’amore a dispetto di tutte le burrascose relazioni precedenti, avute con altri. A cominciare da quella con Richard (Tom Selleck), l’uomo con cui Monica sembra incapace di chiudere davvero, un po’ come Chandler è costantemente incapace di lasciare le ragazze con cui non vuole più stare, da Janice a Joanna, il capo di Rachel.
Phoebe ha una vita sentimentale piuttosto movimentata, un po’ come Joey. Tendono a essere gli eterni single del gruppo, apparentemente incapaci di trovare l’amore con la “A” maiuscola, quello che duri per sempre. Alla fine però si aiutano. Joey presenta a Phoebe il grande amore, Mike, all’alba della stagione 9, con tanto di proposta di matrimonio (doppia, a dirla tutta). E Joey il divo della soap opera, che vive di rendita grazie al fascino del dottor Ramoray - il suo personaggio - ha una storia con Rachel, pensando sia quella giusta. Ma lei capisce invece che possono essere solo amici ed ecco quindi susseguirsi una lunga serie di ragazze fino a Janine, ballerina, con la quale Joey convive nella stagione 6 ma che purtroppo non riesce proprio a legare con i suoi amici…
Gli amori di Friends sono tanti, tutti particolari, tutti incredibilmente verosimili. E anche la scoperta di avere l’amore lì, davanti agli occhi, senza mai essersene resi conto, è una situazione fortemente aderente alla realtà.
Gli amori di Friends ci hanno fatti sognare, commuovere, arrabbiare. Ci hanno accompagnati per 10 in attesa di quel lieto fine - che tanto lieto non era: piuttosto amaro, il finale di serie - che tutti vorremmo per le nostre vite… E per i nostri amici.
Un cult, non solo per il pubblico: le guest star di Friends
In seguito, sarebbe successo ancora, per esempio con Will & Grace. Ma Friends fu la prima. La prima sitcom nella quale tutti, ma proprio tutti, volevano comparire come guest star. Gli attori di Hollywood erano fan di Friends. Volevano entrare a far parte della sua storia, anche solo per un (mezzo) episodio.
Gli agenti delle star tempestavano di telefonate la produzione. Quel finto crossover con E.R., l’altra serie dei record in quegli anni, era solo uno dei modi in cui gli autori avevano inserito nel cast George Clooney e Noah Wyle, star del medical drama più riuscito di tutti i tempi. Ma la lista di volti noti comparsi nei 234 episodi di Friends è praticamente infinita. Julia Roberts, Helen Hunt, Brooke Shields, Tom Selleck (il grande amore di Monica), Robin Williams, Billy Crystal, Ben Stiller, Charlie Sheen, David Arquette (futuro marito di Courteney Cox), Jean Claude Van Damme, perfino Sarah Ferguson, negli episodi girati a Londra per il matrimonio di Ross.
E ancora: Sean Penn, Susan Sarandon, Gary Oldman, Brad Pitt (l’allora marito di Jennifer Aniston), Bruce Willis, Reese Witherspoon, Kristin Davis, Ralph Lauren, Winona Ryder, Kathleen Turner, Alec Baldwin, Paul Rudd, Selma Blair… L’elenco non finisce mai.
Così come la popolarità di una serie TV che ha saputo inventarsi e reinventarsi in modo sempre nuovo, per offrire a ogni grande attore giunto sul set il ruolo giusto, per divertire e divertirsi. Come se partecipare alla storia di Friends fosse una di quelle cose che a Hollywood rappresentava una spunta da mettere all’elenco delle esperienze da fare almeno una volta nella vita.
Il budget della produzione, dato lo straordinario successo in tutto il mondo, era cresciuto stagione dopo stagione. Nel 2002 il cast principale guadagnava 1 milione di dollari a puntata. Cioè 6 milioni solo per i 6 protagonisti principali. Eppure, c’erano delle guest star disposte a partecipare gratuitamente, pur di scrivere il loro nome nell’elenco della storia di Friends.
Forse anche per questo resta una serie così attuale: nemmeno le grandi star inserite in un episodio, per il proverbiale cameo, la invecchiano. Ci riportano, semmai, a un passato glorioso in cui la TV affermava di essere all’altezza del cinema, e di superarlo in popolarità. Appena una manciata d’anni dopo il tormentone “recita in TV perché non ce l’ha fatta al cinema”. Ditelo a Julia Roberts…
Friends e le immancabili polemiche del politically correct
Ho avuto occasione di scriverne nel 2020: Friends, un po’ come qualsiasi altro film e serie TV, era finita nel mirino del politicamente corretto. Sì, innegabile: erano gli anni ’90 e qualche battuta forse oggi un po’ infelice sulle peculiarità di uomini e donne non manca. Le star della serie, in primis Jennifer Aniston e David Schwimmer, sono intervenute più volte in difesa della serie, rispondendo alle polemiche.
Ma anche qui possiamo dire una cosa in difesa di Friends: faceva passare tutto, perfino le tematiche più delicate, come normalità. L’ex moglie di Ross che lo lascia per un’altra donna non aveva scandalizzato nessuno. Al massimo veniva usata per prendere in giro il povero Ross, ma nessuno - né i personaggi né il pubblico - si poneva il problema di come fosse possibile o affermava che fosse scandaloso. Mai.
Ross partecipava al matrimonio fra la sua ex e il suo nuovo amore, una donna.
C’è poi la polemica sulla mancata inclusione: tutti personaggi bianchi, niente minoranze, e un’accusa piuttosto bizzarra. Quella di aver copiato la formula della serie da Mr. Cooper, la serie che aveva debuttato sempre nel 1992 e che venne prodotta per 5 stagioni, raccontando la storia di amici e coinquilini. Tutti neri.
A prescindere dalla differenza nella formula comica fra Mr. Cooper e Friends, è interessante notare una cosa. Durante gli anni di Friends, nessuno si lamentava della mancanza di afroamericani, latini o asiatici nel cast. Tutte le polemiche sono scoppiate dopo, in quella fase di revisionismo portata dal politically correct e dalla cancel culture che in Friends non è mai presente. Non si riscrive la storia per cancellare qualche episodio scomodo, ci si limita a riflettere sulla società dell’epoca con il tipo di umorismo che andava di moda in quegli anni. Tutto qui.
Nel 1994 gli afroamericani rappresentavano meno del 12% della popolazione degli Stati Uniti, ma erano sempre al centro di programmi di successo. Sitcom che fin dagli anni ’70 incantavano il pubblico - tutto il pubblico - da Sanford and Son a I Jefferson, da I Robinson a Willy, il principe di Bel Air, da Otto sotto a un tetto al successivo Everybody Hates Chris, la sitcom narrata da Chris Rock e ispirata alla sua infanzia che personalmente, a tutt’oggi, ritengo una delle serie TV più divertenti di tutta la storia.
Ecco quindi, che il problema non si poneva. Nessuno se lo poneva. Cambiano i tempi e si evolvono le sensibilità, cambia la società e la TV si adegua, ma ai tempi di Friends tutti amavano i protagonisti. Inclusi i telespettatori afroamericani.
Io penso che Friends, al netto della scelta del cast, sia stato un successo figlio del suo tempo ma ancora oggi in grado di farci sorridere, con quella comicità semplice e al tempo stesso disincantata, tipica di un modo di porsi nei confronti della vita e non di una scelta politica o politicamente corretta/scorretta.
Friends parlava a tutti. In tutto il mondo. A dispetto del colore della pelle, della religione, degli orientamenti sessuali. Perché tutti volevano la stessa, identica cosa: staccare per un po’ dalla propria vita, immergersi in un’atmosfera leggera ma anche carica di emozioni, divertente ma anche sufficientemente realistica da offrire una possibilità d’identificazione. A prescindere dalle differenze, sempre frutto di ricchezza. Anche nell’accogliere un prodotto straniero trasformando attori stranieri in amici. Nel verso senso della parola.