Star Trek: Discovery

“Spazio, ultima frontiera...”

Ok, non sarà l’incipit più originale di sempre (peggio avrei potuto solo fare dicendo che era una notte buia e tempestosa), ma quando si parla di Star Trek queste parole riecheggiano nella testa di ogni fan che, come me, sono ormai decenni che segue con passione le avventure delle varie navi (o stazioni) stellari della Federazione.

Star Trek Discovery è stato uno degli show televisivi che ho seguito con più piacere l’ultimo anno, trovandomi piacevolmente soddisfatto di quanto visto nelle prime 15 puntate della prima stagione.

PREVIOUSLY ON STAR TREK DISCOVERY

Come al solito, alle porte di una nuova stagione, un bel riassuntone delle puntate precedenti è sempre buona cosa.

Ambientato temporalmente qualche anno prima della serie classica (quella con Kirk, tanto per intenderci), per la prima volta nella storia di Star Trek il personaggio principale della serie non è il capitano di una nave stellare ma il suo primo ufficiale (anche se per poco, visto quello che accade già nelle primissime puntate), Micheal Burnham, un’orfana umana che è stata accolta nella famiglia dell’ambasciatore vulcaniano Sarek, che i fan conosceranno sicuramente, essendo il padre di Spock.

Il personaggio di Burnham va ad occupare quello slot nell’equipaggio di Star Trek che in passato è stato dello stesso Spock, di Data e comunque di quei personaggi che al loro interno hanno questo eterno conflitto tra logicità ed umanità, anche se ognuno di questi lo ha portato avanti in maniere diverse .

In 15 episodi abbiamo visto veramente di tutto: tradimenti, ammutinamenti,  lo scoppio della guerra Federazione-Klingon, la scoperta di un nuovo sistema di propulsione più potente del motore a curvatura, il passaggio tra universi paralleli e chi più ne ha più ne metta.

Le ultime puntate sono incentrate proprio sulla conclusione del conflitto: se da una parte abbiamo la Federazione, che per paura della sconfitta va contro i propri principi proponendo di risolvere la guerra con un genocidio, dall’altra abbiamo Micheal Burnham (insieme all’equipaggio della Discovery), pronta a trovare un’altra via per non rinnegare quello che la Federazione rappresenta.

La 15esima ed ultima puntata della prima stagione ci regala un piccolo epilogo in coda che ci mostra come la Discovery ritorna immediatamente in viaggio per accogliere il suo nuovo capitano (ed anche qui in molti avrebbero potuto pensare ad una scontata e facile promozione di Burnham) se non fosse che, durante il viaggio, riceve una chiamata d’emergenza.

Ed è in questo momento che mi sento di dover fare una critica enorme agli showrunner di Star Trek Discovery: personalmente avrei fatto finire la puntata in questo preciso momento.

Ovviamente per chi segue Star Trek sa benissimo che numero andranno ad occupare quelle ultime due caselle, invece la scelta degli autori è stata quella di non lasciarci nell’hype più assoluto, ma farci vedere l’Enterprise e conoscere il suo capitano, Cristopher Pike (personaggio già noto sia nella serie classica che nei film reboot con Chris Pine e Zachary Quinto).

La stagione finisce con Pike che prende il comando della Discovery per scoprire cosa ha mandato in avaria l’Enterprise, mentre Burnham e Sarek (ospite della Discovery per tornare su Vulcano) sono molto delusi nel non vedere Spock al seguito del capitano Pike come ufficiale scientifico, ruolo con cui era arruolato a bordo dell’Enterprise.

LA NUOVA STAGIONE

La prima puntata della seconda stagione ha un titolo emblematico: Fratello.

Come abbiamo detto, Sarek e Burnham sono molto dispiaciuti, ma anche stupiti di non ritrovare Spock a bordo dell’Enterprise (si viene a sapere che ha preso un periodo di licenza) e durante il corso di questo primo episodio ci saranno tanti flashback che ci mostreranno i primi incontri tra la piccola Micheal e il giovane vulcaniano e del loro rapporto.

Dai 60 minuti di questa prima puntata non si riesce a capire se questa storyline della “ricerca di Spock” (ogni riferimento al terzo film della serie è puramente voluto!) sia la trama che porterà avanti questa seconda stagione oppure verrà risolta in breve tempo per poter inserire all’interno del cast in maniera regolare uno dei personaggi più amati di sempre della saga.

La decisione di far vedere un episodio a settimana (insolta per Netflix, ma d’altronde la serie è della CBS e il colosso dello streaming ne ha curato solo la distribuzione) porta allo spettatore a farsi delle domande, ad elaborare teorie e cercare solo di intuire come possa proseguire la trama (e visti i vari plot twist della prima stagione, non è compito facile).

Di certo non ci sono da farsi domande ma solo godersi la fantastica ed adrenalinica scena con cui la squadra comandata dallo stesso Pike, di cui ovviamente Burnham fa parte, atterra sull’asteroide che ha causato il fallout dei sistemi dell’Enterprise, anche se onestamente si potevano risparmiare le tute da Power Rangers.

Buoni gli effetti speciali (importanti per una serie Sci-fi come questa), un po’ meno buona l’interpretazione di Anson Mount nei panni di Cristopher Pike (l’attore di recente ha intepretato Freccia Nera nella sfortunata serie Inumani della Marvel, già cancellata dopo solo una stagione) che mi ha dato più l’idea di voler rielaborare il personaggio di Kirk che del Pike canonico visto nella serie originale ma anche nei reboot di J.J. Abrams.

Ho apprezzato molto la prima stagione (anche se alcune delle prime puntate mi sono  risultate molto lente) e, al netto di qualche scelta costumistica discutibile, questa prima puntata della seconda mi ha convinto che Star Trek Discovery è una serie con del buon potenziale.

Intanto la domanda che ci si pone a fine puntata è: dove è finito Spock e che diavolo ha combinato? La ricerca ha inizio!